Scusate l’assenza. Mi farò perdonare 1) con una tirata extralong 2) facendo ulteriore scempio delle mie già disastrose pubbliche relazioni.
Sapete, ricevo un barile di comunicati stampa al giorno. Oggi uno mi ha incuriosito. Massimo Cotto, giornalista musicale, autore di 3-4 milioni di libri e trasmissioni (l’anno) ha vinto per uno dei suoi libri un premio che “fonda il proprio operato sul concetto di musical-letterarietà della canzone”. Il Premio Lunezia. A comunicarlo è il suo ufficio stampa.
Un giornalista musicale che ha un agente che gli cura i rapporti con la stampa è interessante, no? Di persona non lo conosco, ma ho raccolto racconti agghiacciati di gente che ha lavorato in giornali diretti (per poco) da lui. Però una volta ho comprato un suo libro! Così, vedete, non ho pregiudizi. Gli ho dato del denaro proprio come ha fatto per anni il servizio radiotelevisivo pubblico.
(en passant, il podio della hit parade è sempre quello. MiticoVasco, Modà, Jovanotti) (anche i Modà quest’anno hanno preso uno dei premi Lunezia) (anche Sgarbi) (e Noemi) (e Mauro Pagani, e Niccolò Agliardi e i Ghost e i Pooh, e insomma sono 17, non ve li cito tutti)
Incidentalmente l’ufficio stampa di Massimo Cotto è anche l’ufficio stampa del Premio Lunezia. Si chiama Parole e Dintorni. Detto sinceramente, e chi non mi crede è libero di canzonarmi, il miglior ufficio stampa con cui io abbia avuto a che fare nella mia sospetta carriera. Con altrettanta sincerità, altri non la pensano allo stesso modo – anzi. Anzi anzi anzi. Ma io parlo per me, oh.
Comunque, il direttore artistico del Premio Lunezia non è Massimo Cotto, che è invece direttore artistico del Premio De Andrè, di Astimusica e del Premio Silvi città di Mogol.
(difficilmente si dirige artisticamente una cosa sola. Per dire, un mese fa l’ufficio stampa di un altro giornalista musicale pregiato, Ezio Guaitamacchi, ha annunciato che questi lasciava in un colpo solo tre direzioni artistiche: i festival Just like a woman, Genova guitar Festival e Milano Guitar Festival. Incidentalmente, l’ufficio stampa di Guaitamacchi è sempre Parole e Dintorni. Che incidentalmente è anche ufficio stampa di Venditti, Bertallot, Simona Molinari, Finardi, Ghost, MiticoLiga, Pooh, Panariello, Renga, Mannarino, Sud Sound System, Niccolò Agliardi, Pino Daniele, Patrizia Laquidara, Pacifico, Luchino Carboni – oh, un sacco di gente va bene? E non tutti hanno vinto il Premio Lunezia quest’anno)
(mi seguite fin qui?) (dai, su, un piccolo sforzo: dopo fa quasi ridere)
(al n.4 in classifica, la new entry più alta, Beyoncé) (ora, posso dirvi quanto amo la FIMI Nielsen e la sua classifica per questo?) (perché così come My life in the bush of ghosts di Brian Eno & Brian Eno è sempre lì piantato in mezzo alla classifica da mesi, un motore immobile attorno al quale gli altri cd schizzano su e giù (tipo Made in Japan dal n.94 al n.51) (o un Fabri Fibra che scende dal n.25 al 42) (ecco che invece il disco deByrnizzato dalla FIMI oscilla impercettibile dal n.45 al n.46, come fa da 24 settimane, evidentemente perché vero perno delle vendite dei dischi in Italia)
(nota bene: anche la posizione di Adele mi causa negligente gaiezza) (come già scritto, è n.1 un po’ in tutto il mondo, ma in Italia predilige il n.11 e ci gira attorno da mesi) (oggi è al 12) (un giorno vi sottoporrò la chart history di Adele) (ma torniamo a Beyoncé, e alla FIMI che è veramente impagabile) (giacché, sapete, il disco di Beyoncè si chiama 4) (è il suo quarto disco) (lei è nata il 4) (e poi, “My mother’s birthday, and a lot of my friends’ birthdays, are on the fourth; April 4 is my wedding date”) (allora ha fatto scegliere il titolo del suo quarto album ai fan) (e questi, che come tutti i fan hanno una sensibilità speciale) (hanno detto: “Bigoncia, chiamalo 4!!!”) (e a che numero lo fa debuttare la FIMI, che è un po’ l’ufficio stampa del fatto che si vendono dei dischi in Italia?) (eddài)
Il direttore artistico del Premio Lunezia è Carlo Avarello. L’ho scoperto dal comunicato stampa. Non lo conosco. Però è lui a potermi dire “E tu chi saresti, scusa?” Carlo è figlio di Angelo, leader dei Teppisti dei Sogni. E qui o sapete, o non sapete.
Avarello è autore, e vi invito a cercare Diventerò ghiaccio su Youtube per apprezzarlo. E anche produttore dei Ghost e di Simona Molinari. Che incidentalmente vengono premiati anche loro nel Premio Lunezia e hanno come ufficio stampa Parole e Dintorni, ma non vuol dir niente, Sgarbi oppure Max Gazzè vengono premiati e hanno altri uffici stampa, quindi non illate (dal verbo illare. “Fare malevole illazioni”).
(altra pausa) (perché non è che possa fingere di non essere l’INVIDIOSO che sono) (e perciò vi metto a parte della capacità di sintesi di Massimo Cotto rispetto alla mia) (con una sua recensione di chi se non Brian Eno) (su Max) (“Small Craft On A Milk Sea: Metti una jam con Jon Hopkins e Leo Abrahams, a improvvisare. Il risultato è lunare e a volte spaventevole, romantico e dolce, un colpo all’inquietudine e uno agli imaginary landscapes. A tre anni dal lavoro con Byrne, Eno torna a colpire, freccia avvelenata nella foresta di Sherwood (SOGNOEINCUBO)”)
(…ahò) (freccia avvelenata nella foresta, eh)
(altro che le trenta prolisse righe di meschina acidità nei confronti di Eno che ho scritto io per Rolling Stone) (l’unica cosa che posso obiettare è che dubito che David Byrne conosca Brian Eno. Ché alla FIMI, controllate, non risulta. Non ci ha mai, mai, MAI fatto dischi assieme)
Non so voi, ma questa cosa dei direttori artistici mi è sempre un po’ passata sopra. E mi sono perso delle cose. Per fare un nome che secondo me aspettate (essendo le male persone che siete): Red Ronnie. E’ stato direttore artistico oltre che del più bel concerto mai visto sotto al Duomo il 26 maggio 2011, del LiveMi a Milano, ma anche di Un Po di Musica a Guastalla, per la Regione Emilia-Romagna, e in passato de La canzone italiana d’autore a Isernia, dove nel 2008 ha portato nientemeno che Angelo Branduardi. Peccato che lo abbiano sostituito con il figlioccio di Arbore, Dario Salvatori, dal 1815 a libro paga Rai – attualmente è “responsabile artistico del patrimonio sonoro” – che l’anno scorso a Isernia ha portato Mariano Apicella e Gianni Nazzaro, vuoi mettere la felicità degli isernini di fronte alla bella canzone d’autore quella vera.
(i dischi rap per cui mi ero dato tanta pena l’ultima volta, cioè Gue Pequeno e Shablo e Don Joe sono al n.14 e 25. In top ten ci sono MiticoLiga al n.6, Gianna Nonnini al n.7, Vinicio Capossela al n.9, Zucchero al n.10. Come dire: certa sinistra) (al n.8 c’è Pitbull, che a qualcuno può piacere, quindi che diritto ho io di dire che mi farebbe schifo pure se fosse muto? Rispetto i gusti di quelli che hanno speso stupidamente i loro soldi per questo cane)
Già che ci sono apro una parentesi: tra i Festival in circolazione, non posso non riconoscere che quest’anno il Milano Jazzin’ Festival ha un cartellone pauroso anche se è tutto fuorché jazzante. Il suo direttore artistico è Nick the Nightfly. Incidentalmente, è anche il direttore artistico del Blue Note. Incidentalmente, l’ufficio stampa di Nick e del Blue Note è Parole e Dintorni. Ma a parte questo, il Nightfly ha messo in piedi una roba notevole quest’anno. Però è anche vero che pur essendo meno esposto di Red Ronnie, era in rapporti squisiti con l’arpia. Mi chiedo se al suo posto diventerà direttore artistico Vecchioni. Brrr.
(spero apprezziate il fatto che ho aperto parentesi ovunque, tranne dove ho detto che ne avrei aperta una) (cosa non faccio per divertirvi, consunto guittone che sono)
Beh, come vanno in hit parade gli oldies? Bene, grazie, Back in Black li guida al n.34. Meglio del nuovo (beh, diciamo così) Pat Metheny, n.38 e del nuovo (diciamo così) Limp Bizkit, che entra al n.58.
Al n.13 il nuovo album dei Rio, la band col fratello di MiticoLiga. Che non hanno come ufficio stampa Parole e Dintorni, così la smettete di illare. Parole e Dintorni mi informa peraltro che MiticoLiga ha fatto 13. Tanti sono i suoi dischi nella top 100 oggi. “Record assoluto nella storia della musica italiana! Mai un artista con così tanti dischi in classifica contemporaneamente”…
…Tranne David Byrne. Che per quel che ne sappiamo potrebbe essere coautore di una ventina di dischi, compresi quello di Pitbull e di quello di Lady Gaga (n.5), ma tanto la FIMI lo negherebbe anche con una pistola alla tempia.
Paolo Madeddu sei il nostro direttore artistico! E dovresti fare un pensierino su fare l’ufficio stampa di Byrne, mi sa che ne abbisogna. Ma ora smetto di illare e me ne ritorno in montagna, che qua sembra luglio.
peggio della gea di moggi figlio
ricevo e pubblico volentieri un comunicato dell’ufficio stampa di madeddu(e david byrne):il signor Paolo specifica di non avere mai equivocato sulla natura genuina di certe verità ufficiali intimando nel contempo coloro che a suo nome spergiurano sulle proprie convinzioni di ritirare simili affermazioni calunniose.Aggiunge inoltre di detenere da sempre una foto di mastella sul comodino,argomento che dovrebbe una volta per sempre chiudere una faccenda che ha già procurato abbastanza danni alla validissima nazionale industria discografica
http://www.youtube.com/watch?v=AmhKXFkUQbQ
p.s. (fidati,è l’unica maniera di uscirne bene.Hai visto cosa è successo per quella cosa che qualcuno ha scritto recentemente su Faber?)
Mamma mia quanto http://scrivi!
Io sono rimasto mooolto contento del disco di Capossela, ma non è che venda tantissimo…
Sei pronto per scrivere su Repubblica. Pagine di politica, chiaramente. Responsabile dell’inserto “La Gazzetta del Complotto”.
Non riesco a immaginare come si possano comprare i CD di Pitbull. Non è nemmeno il fatto che piaccia a lasciarmi attonita, ma il target a cui si rivolge al limite potrebbe scaricarlo tramite colpevoli cavalcate sul muletto, o buttarlo giù con spremute di lime. E già ci vuole dello stomaco per fare entrambe le cose.
Però noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre, e se le pedane sono piene di scemi che si muovono non è mica colpa della TheClassifica, no? Che invece si conferma aperta al rinnovamento e alle riforme, una volta dopo l’altra – i rapper, i direttori artistici, De Andrè… qualcuno qui si vuole proprio far fischiare da tutti. E però riesce sempre a mantenersi divertente. Incidentalmente, di sicuro.