Da Erba a Brembate, quando la xenofobia è più forte della verità

“Non è mica per essere razzisti, ma se per caso dovesse essere marocchino…”. La ragazza con i capelli ossigenati passeggia per le strade della sua Brembate e non conclude la frase, dando a questa sospensione tutto un pathos che sa di recriminazione meditata da lungo tempo. Sabato sera e notizie filtrate, a una settimana dalla scomparsa della tredicenne Yara sembra finalmente esserci qualcuno, un volto, un nome: Mohamed Fikri, ragazzo marocchino intercettato dalla polizia mentre sta tornando in nave a Tangeri. Le voci si autoalimentano, a un certo punto si parla perfino di confessione, Fikri diventa un mostro e per le strade del paesotto della provincia bergamasca compaiono i primi cartelli senza appello: “I marocchini fuori da Brembate”. Un caso, quello di Yara, che finora si era distinto da quello più mediatico di Avetrana proprio per il silenzio ostinato dei Brembatesi, un caso che ha un solo testimone, Enrico Tironi, che guarda caso indica tra i possibili colpevoli della sparizione della tredicenne un uomo straniero.

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3 Commenti

  1. ricordo anche l’ondata di razzismo post delitto di Novi Ligure, quando sembrava che fossero stati due con l’accento dell’est, se ben ricordo.

  2. Non a caso è stata coniata l’espressione “razzismo democratico”. Qualcosa di subdolo che si è insinuato nella nostra società.

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