Scialocco scrive una cosa che in minima parte è anche contro di me.
Potrei stare qui a dire che per quanto mi riguarda le cose non stanno esattamente così, ma l’ho già fatto, e poi chissenefrega.
Invece, siccome mi piace quel che ha scritto e come l’ha scritto – non necessariamente quel che dice -, ci metto il link.
Impara l’arte di mischiare le carte e metti da parte la protesta onesta sali anche tu in cima a una gran gru e piscia sulla testa a quelli che stan giù ai carabinieri arriverà anche GNeri a darti ragione si dà ad ogni frescone che chiama ‘oppressione’ il rispetto della legge addosso a Bordone che è un servo del padrone io esco dal gregge e voglio il contratto mi spetta di diritto e di fatto e abbasso il pivello che mi frega di scatto senza anzianità non è al mio livello |
ed io non mangio più fanculo la gravità io resto sulla gru. Chorus: sali sulla gru anche tu e protesta a testa in giù sali in alto sulla gru chiedi tutto e anche di più. Avanti alla riscossa chi mi dà una scossa? bandiera rossa la trionferà accorrete numerosi dagli atri muscosi da tutti i socialcosi e i fori cadenti e ditelo alla gente cinquanta cent non sono niente per la celebrità. Chorus: sali sulla gru anche tu e protesta a testa in giù sali in alto sulla gru tanto dopo scendi giù. (da Scialocco)
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Al di fuori di questa faccenda, che non conosco e non commenterò, in questa “poesiola” si prende per il culo gente che viene regolarmente maltrattata, umiliata, sottopagata, e che se alza la testa rischia di morire ammazzata (Villa Literno, Castelvolturno, Rosarno, ecc.) per opera dei soliti ignoti. Poi se sono costretti a salire su una gru per reclamare qualche diritto, vengono presi per il culo dallo Scialocco di turno. Certo, non saranno molto eleganti, e i loro modi non saranno proprio politically correct, come le loro azioni non sono tutte encomiabili. Ma forse il problema ce l’ha chi pensa che puoi sfruttare delle persone e lasciarle vivere in mezzo a cataste di immondizia per poi lamentarsi quando non si comportano come lord inglesi…
La stavo scrivendo in rima ma non ho così tanto tempo.
C’è gente, caro Gianluca, rispettabilissima che dice la sua opinione legittima. Legittima anche se acida, antipatica, espressa con cattiveria e cinismo degni di miglior causa. Poi va a commentare l’impatto dell’ipad sul giornalismo, parla dell’ultimo manga o della serie usa scaricata dal web. Insomma, non fa un cazzo. Fondamentalmente per un motivo: non gliene frega, un cazzo.
Chi si stupisce per le gru e lo sciopero della fame, ignora quello che succede in Italia da qualche anno a questa parte. La butta in politica, parla di reazioni “di pancia”. Poi gli batte il cuoricino forte forte se ascolta gli elenchi di saviano e fazio, si incazza per annozero e il lunedì commenta report. girogirotondo e non cambia niente.
Gianluca hai fatto bene a dare visibilità alla storia di Paola Caruso, io ti ringrazio.
Sai, per qualcuno è meglio se il precario si butta dalla tromba delle scale. Così “era depresso”, “non ha sopportato”. Magari qualcuno fa uscire che di lì a poco sarebbe stato assunto. Invece se il precario parla e usa gli stessi strumenti di lavoro per manifestare il proprio disagio, diventa soggetto pericoloso.
Chi usa il rimario come scialocco, faccia una bella rima su questo nome e questo cognome: Giancarlo Siani.
sottoscrivo in tutto e per tutto quello che ha scritto Ciro.a me la pseudo-poesiola di scialocco non e’piaciuta per niente.mi e’sembrata invece una cosa molto bella da parte di Gianluca mettere a disposizione di Paola Caruso il blog.
Complimenti
indiscutibilmente
del politicamente
corretto
hai vinto lo scudetto
ehi, campione
Ciro, ciriello
è comodo, non bello
mischiare questo e quello
abbassare il livello
della discussione
per darsi ragione
citare cose o persone
che non c’entrano un accidente
tu parli di Siani
ma ricorda che gli infami
gli fecero la festa
per via di un’inchiesta
mentre questa
si è solo messa in testa
di essere più brava
non c’entra una fava.
Alvaro Rissa dice “è comodo, non bello
mischiare questo e quello”: la situazione degli immigrati non è un po’ diversa da quella di una collaboratrice del Corriere?
Vero, le situazioni sono diverse ma le strategie assimilabili: voglio attenzione, subito e voglio ragione, anche se non ce l’ho.
Diciamo che in una protesta ci sono il motivo e il modo di protestare. Il modo deve essere adeguato alla gravità del motivo. E in questo ritengo gli immigrati (molto) meno criticabili rispetto alla collaboratrice del Corriere.
Mah, entrambi vantano dei diritti: chi pretende un posto fisso, chi un permesso di soggiorno; ma invece che cercare di far valere i loro (presunti) diritti nei modi previsti, preferiscono la protesta eclatante, il porsi nel ruolo di vittime di una tremenda ingiustizia, etc.
Voglio dire: c’è gente che, a torto o a ragione, la prende in quel posto quanto e più di loro ogni giorno, ma sbraitando di meno.
Se ti attieni ai modi previsti… addio… (vedi link)
http://www.disma.biz/?p=5909
Guarda, la soluzione è molto semplice: il permesso di soggiorno si fa _prima_ di entrare in un Paese; serve, appunto, per ottenere il diritto di soggiornarci.
Così, almeno, ho fatto io quando ho soggiornato all’estero, eppure non sono né nero, né giallo, né a metà strada; o dici che sia proprio quello il problema?
Ora non ho sinceramente voglia di mettermi a discutere di immigrazione ecc. ecc.
Il link era solo per ricordare che qualche volta, anche a chi vuol rispettare le regole (e magari ha pure i requisiti), riguardo immigrazione o altro, lo stato italiano rende la vita difficile, quando non impossibile. Poi qualcuno, su tanti, una mattina si alza particolarmente male…
Vabbè scilocco, vuo’ pazzià? E pazziamm.
A te basta la rima baciata, qui come si dice dalle mie parti, c’abbrucia ‘o fronte. Vuoi visibilità? Scrivi a Mara Maionchi ma lascia stare questi temi, ci fai più bella figura.
Ah, infami/festa/inchiesta: rileggiti la storia di Giancarlo.
Eh, ma il problema è proprio quello: che siamo un popolo di furbi e chi segue le regole è un fesso.
E chi arriva si adegua subito all’andazzo.
Ciro, visibiché?
Non sono salito sulla gru e neanche ho sequestrato il gatto di GNeri (che comunque ringrazio, se qualcuno apprezza quel che scrivi anche se non è d’accordo fa sempre piacere), per farmi linkare, io.
Te lo ripeto in prosa, così forse capisci meglio: hai paragonato una che non ha avuto il posto fisso che si aspettava con uno morto ammazzato. Cazzo c’entra?
Ah, sì: anche lei è giornalista. Embé?
“c’è gente che, a torto o a ragione, la prende in quel posto quanto e più di loro ogni giorno, ma sbraitando di meno.”
Un’argomentazione ineccepibile. Per i Faraoni e i feudatari, in modo particolare. Se tutti avessero continuato a prenderla in quel posto ogni giorno e senza sbraitare, chi ha scritto queste immortali parole sarebbe ancora a zappare la gleba.
Il fatto che chi protesta lo faccia, volontariamente o meno, anche per chi non lo fa e potrebbe trarne vantaggi, è proprio un concetto inaudito?
Ossignur: prima mi accusano di tifare camorra, adesso di voler reintrodurre lo jus primae noctis.
Guarda, ti anticipo: per Piazza Fontana ho un alibi.
Un modo abbastanza patetico per non rispondere nel merito.
Più che patetica, è prevedibile la Strategia dell’Attenzione che si manifesta attraverso lo sbraitare finché l’attenzione non la si ottiene, appunto (o quando diventa chiaro che non la si otterrà); dopo di che lo sbraitamento cessa altrettanto bruscamente quanto era cominciato.
Come in questo caso.
Che, come i casi di questo genere, poco e nulla c’entra col progresso sociale del proletariato inquadrato nella prospettiva storico-dialettica del postcapitalismo blabla.
Da che mondo e’ mondo qualsiasi forma di protesta viene fatta per attirare l’Attenzione. Solo che adesso sono cambiate le modalita’ e, in piu’, sembra che l’idea di ‘fare casino’ sia quasi un’offesa al bon ton non un modo per far sentire la tua voce (ai cortei si contesta pure il fatto che si fischi! No, dico…)
A questo si aggiunge l’isolamento in cui si trovano le persone: i precari, anche solo in una stessa azienda, non si organizzano insieme per potestare (chi vuole mettere a rischio un posto di lavoro per definizione traballante?).
Ora, io non so dire se lei abbia fatto bene o male, ma sentire gente subito criticare la sua scelta senza considerare tutto il resto mi fa venire l’orticaria.
E Gianluca Neri ha fatto bene a darle risalto. Siamo nell’era della comunicazione virtuale, no? Facciamo che questa sia stato un esperimento.
Lucrezia, da che mondo è mondo, se molli la protesta non appena hai ottenuto un po’ di attenzione e solo quella (né permesso di soggiorno, né assunzione ex. art.2) vuol dire che cercavi solo quella.
Nel frattempo sarai riuscito a spillare qualche link di solidarietà che niente paura, sarà giusto sufficiente a non farti morire affamato come avevi minacciato; o qualche soldo via PayPal che niente paura, sarà giusto sufficiente a non farti morire fulminato come avevi minacciato.
Come vedi, io accomuno i tre casi perché si tratta di performance.
Invece a fare i contegnosetti, caricatura delle vecchie zie nel salotto buono che sorseggiano zibibbo, criticando chi urla la rabbia e l’ingiustizia che deriva dall’asimmetria eccessiva che le leggi consentono alle aziende rispetto a chi vi lavora, quello invece sì che fa andare avanti il mondo.
E che significa che chi fa come la Caruso lo fa per sé? Ciò per cui ha sbraitato e fatto lo sciopero della fame è vero giusto. Anche quando si compra un kg di mele, non lo si fa per fare un piacere al fruttivendolo, però di fatto è quel che accade.
ahah però è simpatica dai. bello anche il riproporla, pochi l’avrebbero fatto
Piti:
“Anche quando si compra un kg di mele, non lo si fa per fare un piacere al fruttivendolo, però di fatto è quel che accade.”
Ecco, appunto: quello si chiama ‘scambio’. Io ti do i soldi, tu mi dai le mele; non perché ci stiamo tanto simpatici, ma perché conviene a entrambi. Nessuno mi obbliga a venire da te a comprare le mele, nessuno ti obbliga a vendermele.
In questo caso, invece, io pretendo le mele perché… già, perchè?
Perché visto che tu già da qualche settimana, tutti i giovedì, mi davi le pere, io mi aspettavo che mi dessi anche le mele, cazzo, che problema c’è, invece di darle a questo qui ma chi è, da dove arriva, secondo me mi ha anche scavalcato nella fila.
Oppure perché… perché le mele sono un diritto umano, ecco. E se non me le dai subito, io mi metto a testa in giù e trattengo il fiato. Anzi no, guarda, si è già radunata un bel po’ di gente, direi che adesso posso anche scendere dall’albero e andare a casa, senza le mele. Tanto neppure mi piacciono: era per il principio.
Ovviamente hai fatto finta di non capire. Che sia ovviamente, almeno spero per te.
Sei tu che non hai capito che stai mischiando pere e mele, né spero tu lo capisca, a questo punto.
Insomma, a protestare si ha torto perché si protesta. E perché tanta gente invece non protesta. E perché le cose vanno così. E perché a te non piace chi protesta, perché non lo fa per aiutare tutti quelli nelle medesime condizioni (seppure questo aiuti, nei fatti, a sottolineare una eventuale ingiustizia in termini generali) ma solo per il proprio caso personale.
Che tu non lo capisca è scontato. La presunzione boriosa che ti avvolge non ti agevola nel farti arrivare idee diverse dalle tue.
Ribadisco, non distingui mele e pere, protesta e spettacolo.
La protesta, specie se annunciata ‘dura e pura’ fino alle estreme conseguenze, finisce solo quando hai ottenuto quello che chiedi, o quando sei costretto a smettere.
Lo spettacolo, invece, finisce quando deve finire, punto.
Se hai sospeso la tua incredulità fino a convincerti che i due innamorati sul palco si siano promessi davvero amore eterno, fino alla morte; se le luci, i costumi, la scenografia, la recitazione, etc. non ti sono bastati, ti basta aspettare che cali il sipario: da morti e stecchiti che sembravano, li vedrai rialzarsi sorridenti e inchinarsi a raccogliere gli applausi.
E non c’è niente di male, eh? Anzi, già i greci due millenni e mezzo fa avevano capito che pure la visione di un evento finto poteva farti sentire come se avessi partecipato ad uno vero.