A una persona di cui ho una foto in bianco e nero

Non scrivevo sul blog da un po’ di tempo. Tanto di quel tempo che c’è stato perfino chi ha detto che Macchianera era morto. Come se potesse morire.

Però è innegabile la mia latitanza. Sulle prime ho creduto che fosse uno degli effetti del sopravvento dei social network: scrivi decine di piccole cazzate durante il giorno e, alla fine, non hai poi tutta questa voglia di ripeterti in un riassuntone finale. Ma, no, il motivo non sono i social network. Cioè, un po’ sì, siamo onesti; anche se poi è solo questione di dove va la gente a leggerti, e qua tutti assieme o sparsi per la rete non fa poi tutta questa differenza.

Le ragioni di questa assenza sono state principalmente due. Il libro, anzitutto: l’ho scritto con un senso atavico di colpa addosso per avere abbandonato il blog, al punto che sono arrivato a pubblicarne gran parte su queste pagine mentre stendevo le idee sul word processor. Poi un editore ha avuto la bontà di pubblicarlo, ma prima ci sono state le infinite revisioni richieste dall’essere un pignolino come me (confortato unicamente dal fatto che, alla millemillesima lettura, non ho ancora trovato un refuso), e la fatica di svelare un finale che comporta l’essere pigro come me.

La seconda ragione è un amico, uno di quelli si fanno vivi all’improvviso, e di cui hai testimonianza solo attraverso una foto in bianco e nero.

Che tu sia maschio o femmina, amico, intanto: ciao.

Nel primo caso abbozzerò un mediamente convinto “certo che sono contento lo stesso!”: non sarà totalmente vero, ma alla fine, in fondo è lo stesso. Solo non farmene una colpa se quando esci mi vedi con la faccia di uno che voleva l’iPhone bianco e invece c’era solo quello nero: prometto che in cambio non ti vestirò da femmina comunque, e quelli son veri traumi che restano tutta la vita, credimi.

Ci sono poi altre cose che prometto a te o alle persone che ho intorno. Non sono tantissime: sono cinque. Così è più facile rispettarle. Fossero dieci sarebbe molto peggio. E diciamo che se fossi un bookmaker già su queste cinque non ci metterei dei soldi.

Primo: autorizzo chiunque di mia conoscenza a lasciare trascorrere tre minuti netti prima di schiaffeggiarmi ripetutamente se indugerò in particolari riguardanti cacche, pannolini, temperatura del latte, quantità di lacrime da lasciare scorrere prima di intervenire, diametro ideale delle ruote dei passeggini, ore di sonno perse, ruttini, coliche, pappe, malattie infettive. Ma soprattutto cacche.

Secondo: dichiaro di essere perfettamente consapevole che ciò che sta accadendo nella mia vita è – agli occhi degli altri – perfettamente normale; che l’umanità si riproduce allo stesso modo che ho utilizzato io da milioni di anni, e ciò non mi rende né speciale, né eletto, né più fortunato, né più maturo, né autorizzato a scassare la minchia al mondo con la pretesa supponenza di chi sta assistendo a un miracolo unico e irripetibile e deve renderne partecipe l’universo intero. Procreano anche le forme di vita primitive come i batteri, e non stanno lì tutto il giorno a vantarsene. Cose tipo: “Ride!”, “Cammina!”, “Parla!” sarebbe strano se tu prima o poi non le facessi, non è che sei un genio tu.

Terzo: a un certo punto ci sarà qualcuno che vorrà farti credere che il sesso sia una cosa brutta, da fare di nascosto, divorati dai sensi di colpa. Non è che proprio te lo verranno a dire: son cose che ti mettono in testa man mano che cresci, poi è un attimo ritrovarsi inginocchiati in un confessionale o a passare le vacanze tra i lupetti ad accedere fuochi con le pietre. Beh, sappi questo: che il sesso non è affatto la cosa brutta che ti spiegheranno, e che la malizia sta nelle parole e nelle azioni di chi crede che lo sia. Di quelli che si nascondono e sono divorati dai sensi di colpa. Ti chiedo solo un favore: nel caso in cui si verifichino contemporaneamente le seguenti condizioni: a) che tu sia minorenne; b) che tu sia femmina; c) che tu abbia già fatto sesso; d) che tu voglia parlarne ai tuoi genitori, beh, dammi retta: dillo solo alla mamma. Te lo dice uno che è stato a un passo dal trascorrere le vacanze tra i lupetti a sfregare inutilmente quelle cazzo di pietre.

Quarto: cose di cui non se ne parla neanche fino a una certa età. Il motorino: fino ai sedici anni. Internet: fino ai dodici (e fino a quando non sarai in grado di fregarmi, rigorosamente su un computer su cui abbia messo io le mani). Webcam: vedi alla voce “motorino”. Piercing e tatuaggi: in una dimensione parallela in cui l’universo non abbia previsto la mia presenza. Droghe: te ne proporranno. Altri ti diranno che fanno tutte male. Beh, non è vero che sono tutte uguali. Tu, per favore, se devi, scegli quelle che non fanno male.

Quinto: ci sarà un momento in particolare in cui penserò – e magari dirò – che tu e tutta la tua generazione siete degli sfaccendati idioti incapaci di stare al mondo e dediti alle forme di divertimento più deficienti che la razza umana possa concepire. E’ normale. Si chiama “rincoglionimento”: succede ai vecchi che non si ricordano più le proprie, di cazzate, e non san fare le proporzioni con le vostre. Tu, nel caso, abbozza; dammi ragione perché altrimenti sarà probabile che mi incazzi e guarda con serenità al futuro tuo e della tua generazione, sfaccendata, idiota e incapace di stare al mondo esattamente come la mia, come quella prima della mia e come tutte quelle che le hanno precedute.

Ci sono sicuramente altre cose che dovremo chiarire, ma in questo momento non mi vengono in mente e forse è meglio se decidiamo che ci metteremo d’accordo man mano, che dici?

Tre cose prima di lasciarti al tuo liquido amniotico: la prima è che la mamma vorrebbe anche che tu crescessi romanista, e siccome al papà non frega niente, direi che questa gliela possiamo concedere.

La seconda: quando ti chiederanno se vuoi più bene alla mamma o al papà, sappi che lei voleva chiamarti qualcosa tipo “Costanza”, “Lucrezia”, “Elettra”, o un nome ancora peggio. Traine le conseguenze.

Per finire, la terza: sappi che uno dei più grossi problemi cui dobbiamo far fronte in questo periodo, prima della tua nascita, è quello del conflitto di interessi. Ci sono infatti ottime possibilità che tu mi abbia fatto vincere il premio come “Miglior post” alla Blogfest.

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10 Commenti

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