Allora, avete preso l’iPad ieri notte? Come? No??? E perché? Sapete benissimo che salverà le vostre vite. Pensate alla leggerezza con cui apprenderete che dovrete fare i sacrifici. L’impalpabilità con cui leggerete del segreto di Stato sui dossier Telecom, l’alta definizione del tasso di disoccupazione, la rapidità con cui potrete commentare la morte di Arnold. It’s a brave new world. E nell’era dell’iPad, dell’iPod, dell’iPed, proprio come ieri MA NON COME IERI!!!!, potrete leggere questa rubrica e apprendere che il disco dei Rolling Stones del 1972 Exile on Main Street è la più alta new entry in Italia e l’unica novità in top 10, al n.4 dietro a miticoLiga, Biagioantonacci, e – non dimentichiamolo! – Renato Zero. Bene. I Rolling Stones. Il 1972. Ieri. Non come ieri. Vediamo che si può dire.
IPOTESI. Diciamo (per ipotesi) (appunto) che il rock è morto. Che poi, come dice la mia amica Barbara Gallu**i (non so bene se vo**ia essere citata), “Che sia morto è anche un po’ il suo bello”. La tecnologia sta producendo lo stesso tipo di eccitazione sessualmessianica del rock nei suoi anni migliori. Certamente non uscirà un nuovo Sgt. Pepper o un nuovo The Wall o un nuovo Nevermind ma gente, certamente uscirà un qualche aggeggio o applicazione o social network – iPuzz, Cheecheeput, Burple – e ci aiuterà non a cambiare il mondo ma a starci dentro, che è quello che conta, come gli hippies capirono ben presto. Ma quel che più conta, è nuovo, o così ci dicono. Ed è il suo bello.
Ed ora, una piccola porzione di fatti miei. Per lavoro ho passato un paio di giorni all’estero in compagnia del direttore di una testata (rivale di una delle mie, toh). Compagnia piacevole, ma ve la devo dire tutta: ho sofferto il suo quasi perenne attaccamento all’iPhone. Temo di avergli suscitato l’impressione che suscito ad altri entusiasti: quella del luddista antitecnologico. Mi ha ripetuto più volte, non so se per convincermi o per convincersi: “E’ il futuro, è il futuro”. E io pensavo che no. Che al massimo è il presente. Ma poi, perché convincermi? Passo ore al computer e su internet, sono entrato in twitter due (o erano tre?) anni fa, e in facebook due (o erano tre?) anni fa; ho fatto il normale percorso della mia generazione: 1) C64 2) Amiga 3) Playstation. Per non parlare del percorso 1) trillino col cellulare 2) SMS 3) Skype. E a questo punto buttiamo dentro anche: 1) 56k 2) wireless. O persino: 1) videoregistratore 2) Telepiù 3) emule. Non vi basta? Allora anche: 1) videocamera 2) Coolpix.
(ehi, non so dove mettere il Tom Tom) (quanto al Digitaleterrestre, per quanto mi riguarda ha la faccia di Gasparri, quindi l’unico posto dove metterlo è in una cisterna di guano) (ma va da sè che ce l’ho, per forza di cose e per il bene del Paese)
Ma per finire in bellezza con una progressione veramente fatidica: 1) Technics 2) walkman 3) discman 4) lettore mp3 (Creative e Apple, per quanto mi riguarda).
E quindi, una volta rivendicata la più banale contemporaneità tecnologica, ecco una
IPOTESI. (…è un’altra, questa) Forse molti di quelli che sono in stato di iPnosi oggi hanno saltato un po’ di tappe del percorso, e stanno recuperando ora perché quella che è la tappa gli sembra la partenza, la rampa di lancio. E la vera differenza tra me e loro è che loro si sentono genuinamente parte di qualcosa di grandioso. Allo stesso modo, comprando oggi il disco di – che so – White Stripes o Coldplay o Radiohead o Franz Ferdinand non ci si sente parte di niente, vero? Non è colpa loro: è così e basta. Mentre comprando Exile on Main Street con l’aggiunta dei pezzi vecchi taroccati, ci si sente parte di un vecchissimo incantesimo.
Anche in passato ci sono stati periodi in cui si era neoclassici o preraffaelliti, insomma per stare in piedi ci si appoggiava al Già Fatto. Però oggi, ce lo siamo detti un sacco di volte qui dentro e non siamo i primi – anche questo un Già Detto, quindi – revival e vintage imperversano. Il passato è il nostro presente, è il nostro orizzonte. E da tempo pasticciamo col passato più del “Doc” di Ritorno al Futuro. Dalla pubblicità con Marylin e Lennon, icone dei decenni passati cui si fa dire che bisogna smettere di essere rétro (e quindi non dovremmo ascoltare loro in prima istanza, haha!) a un cinema che dopo aver vissuto di sequel e di remake ha deciso di modificare a proprio piacimento la Storia (Inglorious Basterds) o i classici della letteratura (Alice in Wonderland del compulsivo remaker Tim Burton. Almeno, gli avesse dato un altro titolo). Nella musica, da un lato l’hip-hop è sempre più cannibalismo di vecchie hit, dall’altro il rock gira attorno (involutissimo) alle sue antiche rivoluzioni.
Ora, vedendo che Michael Jackson è stato sdoganato dalla morte e Jimi Hendrix non è mai stato così creativo come a 40 anni dalla sepoltura, anche Mick Jagger e il Keithecantropo hanno deciso di trattarsi come dei cadaveri eccellenti. Hanno preso uno dei loro dischi-icone, l’album più caro ai “puristi” per il suo suono da scantinato, da lunga jam session informale, e hanno deciso di aggiungere alla sua ristampa qualcosa che possa ingolosire i fans più dei loro ultimi, mesti album. Degli scarti d’epoca, giusto un po’ ritoccati.
(okay, un po’ più di un po’)
Si è scatenata una salivazione pavloviana, sulla quale pochi fans hanno sollevato delle eccezioni. Ovvero: dove stavano questi pezzi, mai apparsi nel mare di bootleg di quel periodo? Perché Jagger e il produttore Don Was sono stati così ambigui sui dettagli riguardanti i suddetti ritocchi? Quanto c’azzecca la voce del Jagger attuale? E in definitiva perché non fare come avevano sempre fatto, cioè usare quel che c’era di buono – se era buono – per un disco nuovo (vedi Tattoo You, album fortunatissimo che rielaborava scarti di dischi precedenti, a cominciare dall’inno Start me up) invece che seguire i Beatles in quel mesto pastrocchio (mai più ripetuto) che fu Freebird? Insomma, se fosse semplicemente un falso, se non fosse roba vecchia ma tutta roba nuova? L’idea è affascinante: un disco di brani nuovi, fatto passare per vecchio di 40 anni per rilucere, in questo modo, del valore aggiunto del p-a-s-s-a-t-o, dei bagliori della leggenda, per lucrare sulla propria dipartita e quella del rock, altrettanto dipartito – ma che cavolo, è un po’ il suo bello.
Non soccombere all’applefagganza, Barman. Resisti.
Bel post.
Sono affascinato dai meadri della psiche umana (come diceva il saggio Giacomo) e appassionato di tecnologia.
Per cui il fenomeno gadget mi interessa molto.
iphone\pad ne sono il sunto…
E il tuo paragone con la musica e il “ritorno” mi ha aperto una nuova prospettiva… molto interessante per spiegarmi il tutto.. cosa che non sono ancora riuscito a fare completamente ma sto mettendo insieme i pezzi…
Vuoi dire che il fenomeno iphone\ipad sia legato a una sorta di “ramake” \ “effetto nostalgia” ?
Non so… nn sono del tutto convinto ma nemmeno del tutto contrari… è possibile…
Anche io nn ne posso più di sentire gente che non sa manco cosa sia un… bo… un mp3… un comodore… un vcr… un etacs… vantarsi del suo gadget tanto bello e costoso quanto vuoto e inutile…
E’ come vivere tra i matti a piede libero… o impazzisci o se superano quel 50% democratico ti rinchiudono dantoti del matto.
Io non ho l’iphone.
L’ho rifiutato quando melo volevano vendere a 180 euro perchè allo stesso prezzo ho preferito prendere un cellulare che poteva fare i filmati col flash e le foto e inviare ogni genere di roba e riceverla via usb\sd\infrarosso\wifi\bluetooth con memoria espandibile matteria cambiabile con un parco software non approvato da jobs ma da nessuno su cui potevo installare quello ke volevo a gratis compreso tomtom con mappa di tutta europa e pure col touch screen… e nn mene pento…
proud to be crazy
a me l’ipad l’hanno regalato 2 mesi fa … guardato una volta e appogiato li dove sempre è… Made, sono troppo out oppure un vero figo fuori dal gruppo??
Io mi domando quanto acuti bisogna essere per commentare ogni settimana, da centinaia di setttimane, una classifica musicale insignificante, ripetitiva, obsoleta e riuscire lo stesso a dire cose intelligenti. In modo divertente. Profondo. Originale. Pepato. Educato. Elegante.
Come si usa dire, un fottuto genio
Ce l’ho!
Un esempio di ritorno alle origini come ultimo passo di una personale progressione, dico…
1) Orologio con braccia di topolino come lancette
2) Orologio “al quarzo” due pulsanti costantemente scaricato a furia di accendere la lucina per vederla accendersi e fottuto con l’acqua del lavandino
3) Orologio al quarzo quattro pulsanti con cronometro, resistente all’acqua, savansandìr
4) Orologio con calcolatrice
5) Orologio con radio e pomello ricerca stazioni
6) Orologio con fasi lunari, plus suffciente per agevolare il ritorno alle lancette
7) Suoc’
8) Sc*ba
9) Nessun orologio.
Olè.
E comunque quello con le braccia di topolino resta inarrivabile e quindi il 10 o era di nuovo quello (ma ancora non eravamo negli anni in cui lo scemo fa un sacco creativo e quindi ciccia) o niente.
Rivoglio il mio vecchio giradischi. Un oggetto di dubbio gusto, ma lo rivoglio, con quel rumore della puntina
Eh, Piti, bisogna essere Paolo Madeddu, e nient’altro. Sì, signore e signori, o siete Paolo Madeddu o lasciate perdere.
Che jagger sia il capo di satana non lo scopriamo certo oggi.
E’ riuscito a fare le pentole con i coperchi.
Grande Mick.
E grande Paul Made in Eddu.
Se Madeddu fa a botte con Chuck Norris, lo fa rotolare come una pietra.
Madeddu è cosi maschio che Chuck Norris al confronto sembra il cugino checca di Jimmy Sommerville.
Prendere a pugni un uomo solo perchè è stato un po’ scortese è quello che Madeddu ha fatto una volta a Chuck Norris.
Battiato spera che ritorni presto l’era del cinghiale bianco perchè così Chuck Norris può cucinarlo per Madeddu.
Madeddu è così colto che quello che viene spurgargli il pozzetto nero è Umberto Eco.
Madeddu è così spiritoso che il suo commercialista è Woody Allen.
Madeddu è così forte che è la palestra che va a fare esercizi da Madeddu.
Madeddu è così alto che quando portava l’apparecchio per i denti e sorrideva sembrava la Tour Eiffel.
E’ bello essere Madeddu, ma io sono felice lo stesso di avere l’IPhone.
Non è L’OGGETTO, non è il FUTURO, è come il bidet, per alcuni comodo per altri inutile (tipo i francesi).
Per quanto riguarda la classifica (se ne esiste ancora una) forse sarebbe meglio parlare della classifica di ITunes o della musica scaricata su Monova o BtJunkie, lì si ha uno spaccato veritiero di cosa si ascolti oggi come oggi.
Ad esempio, su BtJunkie il primo Audio Ita il primo risultato è la raccolat di Rod Stewart.
Ommiodio, Maddeddu c’ha raggione.
Bastardi, sapete che vi adoro quando mi adorate, vero? Dovrei smettere di scrivere per RS, che tanto più che lettere di insulti non mi arrivano – peraltro le scrive tutte il direttore. Comunque, al commento n.10 per tradizione scattano le risposte, e quindi:
@matteodedona: grazie, ma temo che a commentarla siamo in due o tre, forse già un quarto mi porterebbe via questa leadership.
@aid85: sì, ma nel senso che in certi campi è tutto nostalgia e passato, in altri per bilanciare è tutto futuro luminoso. Di conseguenza, su facebook la maggior parte della gente posta i video degli anni 80 e dice “Ah, come era tutto più bello”. Ok, ma allora che li mandino per cartolina postale, quei video.
@conteMarx: due mesi fa??? Se l’avessi venduto subito al proprietario di macchianera, qui, oggi saresti possessore di due gatti, una fidanzata e un appartamento.
@piti: continua pure.
@Broono: è qui che ti racconti balle. Perché il 9) è il cellulare, usato come orologio. Ci ho preso?
@barynia: sono certo che esiste un’applicazione che ti permette di ascoltare qualsiasi cosa col fruscìo da puntina. E puoi pure scegliere tra puntina di tre mesi, un anno, o sei anni e mai cambiata, con orrore dell’amico preciso.
@Pietro: sembra una specie di condanna. Tipo che non ho scelta.
@diamonddog: devo anche dire che negli ultimi anni ho rivalutato molto Mick Jagger, anche come figura musicale. E’ evidentemente stato molto più curioso musicalmente del suo pard (come del resto McCartney), e come cantante, almeno fino al 1976 è impeccabile, niente vezzi ed effettacci inutili, sempre dentro alla canzone e mai a specchiarsi. Per non parlare del fatto che nell’Inghilterra degli anni 60 non so quanti volessero cantare come i negri invece che cantare come Cliff Richard o Lonnie Donegan.
@Piti2: Ok, ora può bastare. In ogni caso, la seconda affermazione è vera e incontestata.
Sbagliato!
Perché il 9 è arrivato ben prima che divenissi possessore del mio primo cellulare.
Semplicemente un giorno mi sono reso conto che la quantità di orologi dai quali siamo circondati in casa, al lavoro, in strada, OVUNQUE, era tale, che il lasso di tempo che divideva il momento in cui volevo sapere l’ora da quello in cui la scoprivo, non poteva essere, come in genere è, inversamente proporzionale al costo di un aggeggio che si diceva utile a sollevarci da un problema che non sussisteva.
Non avendo la passione per gli orologi mi restava quindi l’esigenza di sapere l’ora.
Pagare più di cento lire una cosa che avevo intorno nel raggio di mezzo metro in decine di forme diverse e tutte gratuite mi sembrò (da) quel giorno un’incredibile cazzata.
Ualà.
Quel giorno iniziò una lunga serie di scelte fatte tutte su quell’impianto e che a oggi posso dire tutte più che intelligenti.
Per lo stesso motivo un giorno ho demolito l’auto e ho cominciato a girare in taxi.
Gli amici che mi vedono mi guardano come fossi uno sborone, tutte le volte, tu-tte-le-vol-te.
Ogni volta che ho un pezzo di carta, una penna e dieci minuti di tempo/attenzione, ne prendo uno a campione e con tre conti gli dimostro quanto la cosa mi costi un terzo di quano costi a chi mi guarda come fossi appunto lo sborone del cazzo, l’auto con la quale è convinto di essere molto meno sborone di me.
Hai dieci minuti?
Un foglio?
Una penna?
Un Ipen?
Sai mica l’ora?
Le 17:52.
Visto?
e ho scelto tra 4 orologi.
L’Ipad deve aver venduto tipo 13 esemplari in tutto, e a occhio e croce tutti i possessori al momento mi sembrano blogghers
Quella dei Beatles non era “Free as a bird”?