Abbiamo due problemi in Italia, il sovraffollamento delle carceri e l’evasione fiscale, entrambi sembrano irrisolvibili, da anni. La popolazione carceraria esplode anche per la lentezza e la farraginosità del sistema giudiziario, l’evasione fiscale è spesso impunita perché la necessità di personale per il controllo territoriale è enorme, e i costi ne vanificherebbero l’utilità per il bilancio dello Stato.
Per ridurre l’affollamento carcerario si sta pensando a misure ambiziose, come concedere gli arresti domiciliari a chi debba scontare ancora un solo anno di pena. Si tratterebbe di mandare a casa, con il solo obbligo di firma alla stazione dei carabinieri, almeno 69mila detenuti.Per combattere l’evasione fiscale Tremonti dice da anni di voler coinvolgere i Comuni nella riscossione dei tributi in cambio di una partecipazione alle somme riscosse: la motivazione è sensata, portare i controlli sul territorio e dissuadere l’evasione fiscale tramite un avvicinamento, anche fisico, tra contribuente ed esattore. Con un piccolo problema, anzi due: i Comuni storicamente non hanno abbastanza personale e spesso l’avvicinamento fisico invece del conflitto di interessi genera empatia e complicità.
Ecco dunque una modesta proposta per combattere l’evasione “da strada”, quella generata dalla mancata emissione di fatture, scontrini e ricevute fiscali da parte di esercizi pubblici, servizi alla persona e professionisti in vetrina: sul modello già sperimentato degli ausiliari della sosta per le multe al posto dei vigili, si potrebbero usare i detenuti agli arresti domiciliari per un anno di servizio civile. Opportunamente dotati di pettorina, fascia al braccio e collegamento radio con un tutore di quartiere gli “evasi” potrebbero posizionarsi in bella vista all’uscita di bar, ristoranti, panetterie, parrucchieri, ferramenta, negozi al dettaglio ma anche studi dentistici e quant’altro, per controllare la corretta emissione della documentazione fiscale, dissuadendo gli esercenti a sorvolare sui loro doveri, impartendo dove possibile una qualche forma di educazione civica e fiscale, istruendo sull’importanza per i clienti di richiedere un giustificativo per il fisco.
Mi aspetto che i detenuti agirebbero con la volontà di fare il meglio, con la disciplina e la solerzia di chi non vuole sgarrare nel suo ultimo anno di pena. Prevedo anche un comportamento sottomesso da parte dei controllati, basterebbero l’effetto-presenza e la moral suasion dati dalle circostanze, sono sicuro che gli autonomi si metterebbero subito in riga.
Un po’ troppo?
Oppure no?
Sempre utile, un articolo come precisa. Saluti dalla Spagna.
Giusta teoria ma il controllo non risolverà la questione fiscale finché il cittadino non sarà coinvolto direttamente. Superare la tassazione attuale consentendo a tutti di detrarre ogni spesa. Non comprerebbe neppure un caffé senza scontrino. E avremmo una tassazione adeguata dato che su quel caffé oggi la tassa è doppia: paga IRPEF e IVA chi lo vende e anche chi lo compra. Un lungo discorso… :-)
Si, Francesco, il conflitto fiscale tra venditore e acquirente dovrebbe funzionare in questo senso. tuttavia molti tra gli acquirenti sono essi stessi evasori fiscali. mi pare che ci fossero delle simulazioni per cui introducendo la deducibilità lo stato ci avrebbe perso perché la maggiore emersione di imponibile sarebbe stata neutralizzata dalla caduta dell’imposta. Più altri problemi.
Io in linea di max sono favorevole ma non sembra di così facile attuazione
dubito che seri controlli fiscali sulla grande evasione costino 100 miliardi di euro.
@Francesco: allora non sono l’unico a pensare che IRPEF ed IVA costituiscano di fatto una doppia tassazione, visto che fior fiore di fiscalisti, m’han risposto che no: l’IRPEF tassa il “reddito” e l’IVA i “consumi”, son due cose diverse. Cose diverse sti cazzi.
“l’evasione fiscale è spesso impunita perché la necessità di personale per il controllo territoriale è enorme, e i costi ne vanificherebbero l’utilità per il bilancio dello Stato”
Ah, sì, deve essere senz’altro per quello che non si combatte l’evasione. Mica perchè c’è uno scellerato patto sociale fra certe forze politiche e certi ceti sociali. No, figuriamoci.
Vorrebbero tanto combattere l’evasione, ma come si fa?
Un dipendente medio costa 50 000 euro/anno, quindi con 1 mld ne paghi 20 000. Cioè paghi un esercito di finanzieri, impiegati, ispettori con 1/100 delle stime più ottimistiche dell’ammontare delle imposte evase.
solo una precisazione: arresti domiciliari e obbligo di firma non sono la stessa cosa. Gli arresti domicliari sono il carcere con la casa al posto del carcere, il che vuol dire che non puoi mai uscire, e anche dentro puoi avere contatti solo con le persone decise dal giudice, l’obbligo di firma invece è solo l’obbligo di andare ogni giorno dai carabinieri a firmare a una certa ora, il che ti lascia libero di fare quello che ti pare tutto il resto del tempo. E’ una bella differenza…
Solo per chiarire, intendevo che: se su un caffé paga le tasse il barista ma chi lo acquista non può detrarlo pagando cioè le tasse anche su ciò che ha speso, per quel caffé lo Stato incasserà IVA e IRPEF da 2 soggetti fiscali. Considerando le due voci al 20%, per 2 soggetti, lo Stato incassa su quella spesa l’80%. Per doppia tassazione intendevo questo… pardon!
Francesco, sei debole sul meccanismo di funzionamento dell’IVA. La paga il tipo che beve il caffè al bar, il barista no.
Ho un’idea anch’io.
Più che un’idea una constatazione: i conti non tornano.
Sono molto curioso di cosa possa tirare fuori per davvero Tremonti, infatti…
http://riciardengo.blogspot.com/2010/05/chiaro-che-non-mettete-le-mani-nelle.html
@piti: IVA a carico dell’utilizzatore finale, d’accordo. La tassazione così com’è resta al 60% considerando l’IRPEF al 20% (con magnanimità).
L’esempio era nell’idea che il “controllore” fosse ognuno di noi.
Io credo che sia il sistema fiscale così come è concepito a lasciare spazio all’evasione, se ognuno realmente pagasse su ciò che gli resta in tasca detratta ogni spesa, forse le cose andrebbero meglio; questo sistema lo sperimentiamo da 50 anni, si potrebbe ammettere che non funziona e introdurne gradualmente uno diverso.
Ma era solo un’idea..
il controllo incrociato conti correnti pra registro nautico e catastale funzionerebbe…proprio per questo non lo si fa…
e per chi nasconde soldi nei paradisi fiscali,si potrebbero requisire all’istante e 20 anni di galera al titolare…ma questo governo di ladri ed evasori è interessato a fare l’esatto opposto.
dubito che seri controlli fiscali sulla grande evasione costino 100 miliardi di euro.
dubito che seri controlli fiscali sulla grande evasione costino 100 miliardi di euro.