Un milione di euro. Più le case e i negozi. Bella lì. E’ che Giovanni Baget Bozzo era un prete del fare – e il suo geriatra, non ho dubbi, era un geriatra del fare. Intanto, una new entry in top 10: un attesissimo (dehehihohu) postumo album di Jimi Hendrix (n.6) , che è anche in copertina su Rolling Stone. Per la centesima volta in 6 anni. XL in copertina ci ha messo i Gorillaz, che non ce l’hanno fatta (n.18, e del resto il loro disco non è esattamente imperdibile). I cantanti su cui ha puntato Sorrisi & Canzoni – prima, chiaro, della copertina celebrativa per Valerio Scanu (n.3) e Alessandra Amoroso (n.9), trionfatori di un programma Mediaset – sono Povia (n.24) e il trio Pupo Emanuele Filiberto Luca Canonici (che scende da un promettente n.51 al n.81). Il che mi fa dire che ha ragione Berlusconi, che ovviamente è come Marco Mengoni (…in quanto entrambi resistono al n.1 decisamente più del preventivato). Berlusconi sostiene che i giornali sono una vergogna, e in effetti non fanno vendere i dischi. Scanu dietro Re matto di Mengoni forse vuole anche dire che le Mengonelle (“feroci valchirie di Marco Mengoni”, devono essere simpatiche) sono superiori alle Scanine. Ma presumo che le Cartine, gli Amorosini e i Promotori della Libertà siano a loro volta un po’ di più. Buffo però che i dischi si vendessero di più quando i fans erano meno organizzati e battaglieri. Perché si sa, è l’epoca dei fans, ne ho persino io – intendiamoci, sono il loro zimbello: mi rendono la vita impossibile e mi dileggiano a ogni piè sospinto. Forse è l’era dei fans a temperatura ambiente, che “impazzano sul web” ma non spendono soldi per dischi e download. Non scendono in piazza per la Costituzione ma firmano appelli su facebook. E di certo non comprano i giornali di musica che giustamente chiudono – mentre i giornali di gossip aumentano. Avete idea di quanti sono diventati? E mica li sostiene il mitico Movimento Pensionato Uomini Vivi. No, la gente li compra. Eppure, esattamente come la musica, i pettegolezzi li avrebbe aggratis, da Dagospia o da Corriere.it, da Studio Aperto o dal pomeriggio di RaiUno. Mah.
Comunque, copertine a Mengoni, non ne ricordo alcuna. Oh, magari è per questo che il suo disco vende (un po’) più degli altri. E oltre che copertine, vere recensioni di Re matto non ne ho viste da nessuna parte, magari mi sono sfuggite. A me personalmente è simpatico e l’ho sentito interpretare benino certe cose a X Factor, anche se gli strilletti dopo un po’ mi fanno venire voglia di fermare la macchina e scendere col cric. Anche quando non sono in macchina. Però così come gli “aha, aha” sono la cifra machista della canzone hip hop e i gorgheggi sono la cifra divista del pop femminile, gli strilletti alla Mika sono un marchio del disco bivalve. Più che altro, stilisticamente il disco di Mengoni mi fa venire in mente una specie di versione maschile di Anna Oxa. Ma d’altro canto, Albania is the new America, e anche Berlusconi è una versione italiana di uno statista albanese. A proposito di America, vi segnalo una piccola cosa: dalla top ten italiana mancano completamente le case discografiche americane. Ci sono sei album targati Sony, due della Sugar (Elisa, che rientra al n. 10, e Malika Ayane, che sale al n.2). Uno della EMI (il già citato Scanu), e uno della Tattica Srl, che sarebbe l’etichetta di Mario Biondi (risalito al n.7), ma soprattutto è l’etichetta “indie” che ruota attorno a Renato Zero.
Insomma, Warner e Universal sono uscite dalla top 10 proprio come ne sono usciti Black Eyed Peas, Lady Gaga e Sonohra. Prende la top 20 per i capelli (tinti) Edoardo Bennato, n.20 col nuovo album: ho come l’impressione che qualcosa stia cambiando negli scaffali dei dischi (avevo scritto “i negozi di dischi”, ma poi ho pensato che potrebbe leggermi qualche 18enne) (magari una Mengonella pronta a denunciarmi su un forum “Ehi, leggete cosa scrive questo imbecille ecc. ecc.”). Ovvero, che non siano più la casa accogliente dei cantautori sessantenni (vedi anche le fatiche dei dischi di Lucio Dalla e di capireBattiato) (e l’ultimo disco di Ruggeri, devono averlo rapito gli alieni). Apparentemente, alla lunga, i vecchi campioni hanno fatto il loro tempo. Brutto vederli arrancare, meglio spegnere la tv come ha fatto il presidente del Milan. Oddio, è quello che fa sempre quando il risultato non gli garba – che so, il Prodotto Interno Lordo o l’indice di disoccupazione: meglio spegnere e andare a troie o a ministre. Le goleade, beccatevele voi.
Quella dello statista albanese posso riciclarla e spacciarla per mia? Eddàai, suuuuu, per favoreeeee.
Sennò, quanto dovremo aspettare per avere i Vampire Weekend primi anche in Italia?
(oh, il pezzo lì, quello che fa “un Re Matto, matto da legare” secondo me diventerà storico)
Per quanto riguarda la crisi dei giornali musicali, ipotizzo questa cosa: io sono stato un grande consumatore di riviste, roba da scaffali pieni di Rumori e Blow Up (sì, ok, lo so, quando verrà l’armageddon l’Altissimo me ne chiederà conto). Mi servivano un po’ come guida, tanto mi scialacquavo comunque la paghetta in cd, ma così avevo un’indicazione di cosa mi poteva interessare. Poi segnavo i titoli più allettanti e presentavo la lista al mio negoziante di fiducia, che impazziva per procurarmi quello che gli chiedevo.
Ora, se voglio sapere qualcosa con due clic ci sono decine di persone che mi dicono com’è il disco, magari sento anche il sample e comunque sono così ricco che mi faccio arrivare tutti i dischi che voglio a dorso di equino. (non se noti la divertente circonlocuzione per non dire che) Quindi, delle riviste che quando arriva la recensione di Rumore il disco l’hanno già sviscerato in diecimila, non è che uno se ne faccia più tanto. Del gossip non lo so, però apprezzo che si diano mazzate al Corriere.
Vista la gerontocrazia imperante in questo Paese, quella per dire che ha fatto sì che in università ci siano professori ordinari di 70 anni, associati di 60, ricercatori di 50 e assistenti (senza speranza veruna tranne che continuare ad assistere) di 25, l’idea che i nostri pop- sauri tramontino non mi ammazza più di tanto, visto pure che tendono quasi tutti a ripetere stancamente se stessi (o a rendersi incomprensibili per far vedere che ‘si evolvono’). PEEEEEEERO’ mi domando e chieggo: nel nostro panorama musicale sta avanzando il nuovo che avanza, sta arrivando l’aria fresca dopo anni di muffa o stiamo entrando a piedi uniti nella generazione bimbominkia? Quella, per dire, che non sa distinguere tra un videogioco e un terremoto in Cile, totalmente autoreferente ed anaffettiva, incapace di subordinare due pensieri…. Ah, sì, lo dicevano anche dei fan dei pop- sauri quando costoro erano agli esordi… ok, l’eterno ritorno…
Povero Jimi! Ormai non si ha diritto a stare in pace manco dopo morti.
In quanto ai giornali, concordo con V. (Tranne questo: dopo che hai preso in prestito un disco a dorso d’equino, lo hai ascoltato un paio di volte o lo cancelli (se non ti piace) o lo compri (se ti piace (almeno quelli di nicchia, su, sosteniamoli))). Io però il Mucchio me lo compro, anche se a volte mi chiedo il perchè, più per ciò di non-musicale che c’è dentro che per altro. E secondo me My Deddu tu saresti un tipo da Mucchio, ma proprio un mucchio.
Ma toglimi una curiosità, una versione maschile di Anna Oxa non lo era già la stessa Anna Oxa? Quantomeno una versione trans, dài.
E almeno il presidente del Milan a Ferguson non gli ha mandato LaRussa a pestarlo, ad altri è andata peggio.
Oddio saranno due anni che ho preso il numero di RS con il glitter in copertina e non l’ho ancora aperto.
Mi piaceva l’effetto scenografico.
L’ opinione sul disco dei Gorillaz l’hai un po’ cannata francamente, meno immediato e senza i singoloni dei due precedenti, ma non per questo prescindibile.
Che strano, da quando la classifica – e se riesce, la rubrica – viene fuori il venerdì, i commenti sono crollati. O forse sono io che sono diventato noioso.
(potreste fare dell’impagabile umorismo e dire: “Come sarebbe, diventato?”) (ma adesso non potete più, vi ho invasi preventivamente)
Stando così le cose, non aspetto il decimo commento per rispondere, veh. E dunque:
@ Valero, non è che un’opinione si “canna”. Un’opinione non è giusta o sbagliata. E’ la mia. Non è la tua. Però siccome la rubrica la scrivo io, l’opinione che ospita è la mia e non quella di un altro – non sono mica Minzolini. Ma nei commenti ospito la tua. Urrà per il web luogo di confronto democratico e di crescita eccetera.
(poi torno su questa cosa)
@Pietro: credimi, non sono un tipo da Mucchio, sono troppo relativista.
@Shengo: forse sia la prima che la seconda che hai detto. Ma onestamente della vecchia guardia io mi sento un po’ saturo. E poi chi lo sa, magari un po’ di bimbominkiacrazia ci stimola.
@Filippo1: non so nemmeno se al n.1 ci andranno i Baustelle. Penso di sì ma non ci metto la mano sul fuoco.
@V: evidentemente nell’era prima del web, luogo di confronto democratico e di crescita – un urrà! – per molti di noi sfigati e ossessi dalla musica le riviste musicali erano anche un modo per non sentirci soli, per scoprire che non esistevano solo i truzzi che ci circondavano e sbavavano per Samantha Fox: là fuori, qualcuno aveva i nostri stessi gusti da musone – e ne scriveva in modo forbito. E poi l’autorità dei giornalisti musicali era indiscussa, anche di quelli più irritanti. Oggi (per fortuna, lo dico con mio stesso nocumento) non c’è più un dietro e un davanti la cattedra, non c’è un ipse dixit e analogamente non credo verrà più fuori un Bertoncelli o un Fegiz dalla carta stampata e nemmeno dal web (luogo eccetera) dove l’ondata di musicblogstar (leggi: Scaruffi) mi pare esaurita. Quindi non ci resta che far chiacchiere tra noi, io scrivo le mie e voi rispondete con le vostre. L’unica peculiarità che distingue me è che io sono quello fissato con la classifica, per cui butto lo spunto partendo da lì. Ma se non ci fossero i commenti la rubrica sarebbe realmente irrilevante. A che serve uno che se la canta, se la suona e se la scrive?
L’ ondata di musicblogstar è stata probabilmente risucchiata da Pitchfork e siti simili, quindi qualcuno di autorevole o meno (punti di vista) dietro la cattedra ancora c’è.
Tra l’altro Pitchfork ha messo Plastic Beach tra i dischi consigliati, tiè! (ovviamente scherzo, nel commento precedente mi sono espresso male, un’opinione è un’opinione).
Il disco dei Gorillaz sarebbe arrivato tra i primi 10 se fossero state contate le vendite di un intera settimana e non solo di due giorni (il disco è uscito giorno 5, la classifica settimanale si ferma a giorno 7). Comunque ritengo il disco molto valido, infatti la critica l’ha lodato, peccato che non ci sia stata una buona risposta da parte del pubblico come per gli album precedenti.