Caro Bettino

Filippo Facci per ‘Libero’ del 3 gennaio 2010

Carte, appunti, fascicoli, informative, soprattutto lettere. Bettino Craxi spesso non le leggeva neanche, talvolta neppure le apriva: resta che ne riceveva a tonnellate. E’ ben chiaro che le missive fossero proporzionali, per numero e spesso per l’adorazione che promanavano, al potere che il leader socialista deteneva prima di schiantarsi: ecco perché sono centinaia e perché ne faremo se va bene un sommario.

Come detto, non è solo posta più o meno confidenziale: ci sono lettere di portata storica – quella di Ronald Reagan, per esempio – più altre non meno importanti come quelle dei principali leader europei.
Ci sono carte e informative e dossier: roba interessante mischiata a spazzatura. C’è un dossier sull’allora Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro circa i suoi rapporti col Sisde e coll’imprenditore Valerio Valetto. C’è una lettera autografa di Indro Montanelli in cui, il 31 luglio 1934, dichiara di ricevere 150 lire dall’Ufficio stampa del Capo del governo per l’articolo «Il nuovo eroismo»; allegato, anche il tagliando dell’assegno intestato a Galeazzo Ciano e girato a favore di Montanelli. Segue, poi, una ricevuta emessa dal sottosegretariato per la Stampa e la Propaganda: riguarda «lire 200», in data 30 settembre 1934, per l’articolo «Necessità dello stile»; un’ultima ricevuta, il 9 febbraio 1935, vede Montanelli ricevere altre 200 lire per l’articolo «La famiglia»: Indro, di suo pugno, si scusa per il ritardo con cui accusa ricevuta.

Molte le carte sul caso Moro e sui rapporti Brigate Rosse-camorra. Di altre carte non sapremmo che dire: si passa da infiniti carteggi sui finanziamenti esteri del Pci (in particolare sulla misteriosa finanziaria Maltese Sapri broker, dove convivevano il cassiere Pci Renato pollini e quel Renato Castellari morto suicida in circostanze misteriosissime nel 1993) sino al noto schema detto «canestrino» che permetteva al Pool di Milano, durante Mani pulite, di scegliersi il giudice; una serie di inquietanti informative riguardano poi Nicola Mancino – ex Dc, oggi vicepresidente del Csm – e alcune indagini del 1985 condotte dal pm Francesco Misiani per concussione aggravata e poi archiviate a Roma da Domenico Sica; altre carte, peraltro note, riguardano il passato extraparlamentare del pm Francesco Greco e alcuni suoi imbarazzanti interventi per inneggiare alla superiorità della giustizia cinese. Una serie di appunti riguardano poi un’operazione che Carlo De Benedetti avrebbe compiuto nel 1989 quando la sua Olivetti incorporò la srl System di Roma (via del Colosseo 9) che di fatto era una cooperativa informatica legata al Pci.
Le lettere di Francesco Cossiga a Craxi sono infinite e copiosissime, mentre non è chiaro il significato di una missiva di Cossiga indirizzata presumibilmente a Licio Gelli: «Caro Licio, ho ricevuto la tua segnalazione e mi sono mosso nel senso da te indicato…». Eccetera. E’ datata 5 aprile 1979.

In parte da decifrare, nondimeno, una scrittura autografa datata 27 novembre 1984 e così denominata: «Verbale di intesa tra i signori Silvio Berlusconi e Calisto Tanzi. Nell’ipotesi di operatività economicamente equilibrata delle imprese televisive private oggi esistenti si conviene quanto segue…». Nelle pagine successive si parla dell’impegno di Berlusconi nell’assicurare adeguata copertura pubblicitaria a Euro tv (70 miliardi di lire dal 1985 al 1987) mentre Tanzi si impegna ad acquistare l’intero capitale sociale della Sedit spa per un totale di due miliardi di lire. Senza data, per contro, una missiva privata e autografa di Silvio Berlusconi: «Caro Bettino, grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo e la tua credibilità. Spero di avere il modo di contraccambiarti… Ancora grazie, dal profondo del cuore. Tuo Silvio». Non è noto se sia stata scritta a margine del «decreto Craxi» (che impedì l’oscuramento alla reti Fininvest il 20 ottobre 1984) o a margine di altre faccende. L’amicizia tra Craxi e Berlusconi del resto non è mai stata un mistero.
Ci sono anche lettere o bigliettini di magistrati. Ce n’è uno del procuratore generale presso la Cassazione Vittorio Sgroi (28 marzo 1987) e un altro in cui il procuratore generale di Milano Giulio Catelani, il 5 marzo 1992, ringrazia vivamente per «il buon ricordo di una piacevole serata in cui ho avuto l’occasione e il privilegio di conoscerla». Normale: ma va detto che in quel periodo l’alba di Mani pulite era già sorta.  Meno di un anno dopo Catelani smetterà di spedire ai politici non solo le missive, ma pure gli inviti per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario. E nella primavera del 1993, un anno dopo, dirà: «La nostra è una rivoluzione legale e saggia che dura da poco più di un anno, ricordatevi che quella francese è iniziata nel 1788 ma è finita solo nel 1794». Tra le carte craxiane spunta anche una lunghissima lettera di Adoldo Beria di Argentine (eccellente ex procuratore generale di MIlano, padre della giornalista Chiara) che in data 11 aprile 1990 delucida Craxi sulla questione Cir-Mondadori-Fininvest: «Oggi sono sempre più convinto di essere stato nel giusto a sostenere che era meglio che la vicenda venisse risolta in sede arbitrale e non fosse portata davanti alla magistratura milanese con provvedimenti cautelari ed urgenti. Con viva cordialità, tuo affezionatissimo».

Va da sé che la parte del leone la facciano le lettere e i messaggi e le suppliche dei vari politici. Infinite le personalità internazionali – dalla Thatcher a Buthros Ghali – e numerosi gli scambi epistolari con Marco Pannella, Armando Cossutta, Emma Bonino, una lettera di Mario Segni, altre più datate di Loris Fortuna, in sostanza tutti i segretari dei partiti di allora. Compare anche una lunga lettera di Umberto Bossi all’allora presidente del Consiglio Giuliano Amato (25 giugno 1992, Mani pulite furoreggiava) in cui il senatur commenta le linee programmatiche del governo.

Molti i bigliettini di cordiale scambio con Giorgio Napolitano: sia che fossero scritti da semplice parlamentare del Pci (ala migliorista, già accusata di intelligenza col nemico socialista) oppure da presidente della Camera quale fu dal 1992 al 1994. Questo bigliettino è dell’11 marzo 1988: «Caro Bettino, Ci terremmo, e ci terrei, al tuo intervento. Potrebbe essere una buona occasione di dialogo e convergenza. Posso contarci?». Altri messaggi volanti: «Parlerà ora Capanna, e poi io, E riprenderò il tema di una possibile missione europea, su cui Andreotti non ha detto nulla». Quando invece Napolitano gl’inviò la seguente, ed è interessante, era il 4 agosto 1992 e in teoria Craxi si era già avviato a divenire un appestato politico: «Desidero informarla di averla chiamata a far parte della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali». Notare che Napolitano è passato al «Lei».

Anche Francesco Rutelli, da radicale, è piuttosto assiduo. Nel luglio 1991 scrive a Craxi per lamentarsi che una sua lettera non è stata pubblicata dall’Avanti!: «Non è stata pubblicata domenica, né martedì né mercoledì. Oggi abbiamo addirittura appreso che il direttore Villetti se l’è persa!». Terribile. Sarà per questo che nell’autunno 1993, durante la campagna elettorale per le amministrative di Roma (ballottaggio Fini-Rutelli), l’ex radicale e neo progressista dichiarerà a tutti i giornali, di Craxi, che «sognava di vederlo consumare il rancio in carcere».

Ci sono anche un paio di testimonianze della politica che fu e dei galantuomini che l’abitavano: altro che casta. Questa lettera-ricevuta è datata 31 dicembre 1945 ed è scritta su carta intestata dell’Avanti!: «Riceviamo dal compagno Pietro Nenni la somma di lire 350.000 quale rimborso del prestito che gli era stato fatto dall’amministrazione del Giornale Avanti! in occasione dell’acquisto da lui fatto della macchina Lancia, cedutagli a prezzo speciale dai compagni di Torino». Quest’altra invece è datata 4 aprile 1985, ed è su carta intestata del Quirinale, firmata Sandro Pertini: «Caro Craxi, mi è stato sottoposto per la firma il disegno di legge di rivalutazione dell’assegno personale e della dotazione della Presidenza della Repubblica… Riconosco che un adeguamento delle voci, dopo circa 20 anni dall’ultima rivalutazione, è necessario… (tuttavia auspico che) la decorrenza della corresponsione della nuova misura dell’assegno sia fissata in una data successiva alla scadenza del mio mandato. A questo fine, ti restituisco il disegno di legge perché sia emendato in senso suddetto».

Le lettere di varia estrazione, infine, non si contano. Dal politologo Gianfranco Pasquino (1989) a un Romano Prodi in versione boiardo dell’Iri. Dal professor Umberto Veronesi (natale del 1985) a Sabina Ciuffini, alle sorelle Fendi (5 maggio 1984, incoraggiamento e stima) sino addirittura a Toni Negri. E scambi politici con Norberto Bobbio, altri appena diversi con Sandra Milo, con Francesco Alberoni, Nicola Trussardi, mezzo mondo. Prima della pioggia, ovviamente.

I giornalisti non mancano mai e i direttori di Repubblica e della Stampa furono per esempio accomunati dal proposito di non irritare troppo Bettino. Il 10 dicembre 1984, per esempio, Eugenio Scalfari scrive al leader socialista: «Con riferimento alla querela proposta da lei contro Repubblica… prendiamo atto di quanto affermato e precisato nei comunicati diffusi dalla stampa in data 20 settembre 1981 dal Psi e in data 1 ottobre 1981 (cioè anni prima, ndr)… Diamo atto di non avere ragione per ritenere infondate le affermazioni contenute in predetti comunicati». Traduzione: Bettino, non querelare. In una lettera dell’8 maggio 1992, invece, Paolo Mieli (poi al Corriere della Sera e assai ostile al leader socialista) chiede venia: «Caro Craxi, ti prego di scusarmi dello spiacevole incidente di stamattina. Voglio subito precisarti che la responsabilità della pubblicazione è interamente mia e non di Minzolini… Mi hanno indotto in errore due circostanze…» eccetera. Mieli in passato era stato legato alla famiglia Craxi, mentre Augusto Minzolini frequentava l’Hotel Raphael e l’adiacente «avvelenatore»,  una pizzeria poi chiusa, e non di rado carpiva informazioni da chiacchierate informali.

Non male, per capire l’aria che tirava, anche due lettere dell’«editore» Cesare Romiti (Fiat, quindi La Stampa e il Corriere) spedite il 21 gennaio e l’11 marzo del 1991: «Gentile Presidente, La ringrazio ancora per avermi ricevuto a Milano. In merito a un argomento da Lei sollevato, mi sono fatto portare il numero arretrato del Corriere della Sera e come Lei potrà vedere dalla copia che Le invio; l’importante incarico affidatoLe  dal Segretario Generale dell’ONU era stato riportato in forma molto evidente sia nella prima pagina del giornale, sia alla pagina 9 dello stesso. Tanto mi premeva di segnalarle. Con la massima stima»
Poi, come detto, c’è di tutto. Da missive di Cesare Lanza per disegnare strategie e direzioni editoriali (31 gennaio 1984)  a un affettuoso bigliettino di Maria Giovanna Maglie sino a una lettera di Giordano Bruno Guerri – allora alla Mondadori – che aveva inviato a Craxi una biografia su Ghino di Tacco. Illeggibili e impegnativissime le letterone di Rossana Rossanda del manifesto.

Le lettere spedite a Craxi da Achille Occhetto, come segretario nazionale del Pci, sono impressionanti anche per chi sia decisamente abituato al cinismo della politica. La seguente è del 5 agosto 1992: «Caro Craxi, come sai il Congresso dell’internazionale Socialista esaminerà la domanda di adesione del Partito Democratico della Sinistra. Noi pensiamo che l’accoglimento del Pds nell’internazionale socialista sia la logica e naturale conclusione dell’iter avviato un anno fa… Auspichiamo che da parte Tua – nella qualità di Vicepresidente dell’Internazionale Socialista – e da parte del Psi vi sia il necessario consenso all’adesione del Pds all’Internazionale Socialista. In ogni caso noi siamo a tua completa disposizione… Con amicizia». Cioè: Che la politica avesse una morale pubblica e una privata (a somma zero) era ben noto, ma qui si sfiora la schizofrenia. In quel periodo Craxi riceveva attacchi furibondi soprattutto da sinistra (per Mani pulite) e tuttavia riteneva di dover fare alla sinistra un’apertura clamorosa: invitò il Pds – che appunto aveva richiesto l’adesione all’Internazionale – a convergere col Psi per definire una piattaforma comune che affrontasse problemi politici e istituzionali. Occhetto rispose a Craxi, pubblicamente, che la sua era la «logica della riproduzione del vecchio sistema e della vecchia nomenkatura»; privatamente, invece, spediva missive come la suddetta. Notare come nella sua missiva a Craxi Occhetto non citi neppure di sfuggita la famosa questione morale: eppure, sempre pubblicamente, il Pds disconosceva a Craxi ogni legittimità governativa e talvolta politica. Craxi aveva già pronunciato il primo dei suoi famosi discorsi parlamentari (una chiamata in correità per tutti i partiti) e però la risposta di Occhetto era stata questa: «Craxi a Milano aveva i suoi amici, io i miei nemici». In seguito, Craxi aiutò il Pds (che entrò nell’internazionale) e poi andò ad Hammamet. Il Pds prese, poi, tutto o quasi ciò che restava del socialismo italiano. E lo sparpagliò nell’oceano insapore della sinistra tutta.

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21 Commenti

  1. Per chi non avesse voglia di leggersi tutto l’articolo:
    Quando Bettino era Presidente del Consiglio gli leccavano tutti gli occhiali da vista.Lui aveva un carteggio per tutto e tutto sapeva:la sinistra inguattava finanziamenti bolscevichi e le sue frange estreme cooperavano col crimine organizzato.I leader di tutte le altre potenze occidentali si rivolgevano al Presidente del Consiglio Italiano come al Presidente del Consiglio italiano.Il Pool di Milano coreografava i processi con le strategie della briscola.Francesco Greco era maoista.De Benedetti è diventato capitano d’industria coi soldi dell’U.R.S.S. Cossiga è l’ultimo a sapere dei tentativi di colpo di stato bianco o nero anche se ci tiene a fare sapere di essere il primo.Tanzi ripuliva i soldi proprio a tutti.Bettino e Silvio coltivavano una amicizia disinteressata.I magistrati inviavano biglietti di auguri al Presidente del Consiglio.Pure Adoldo Beria pensa che corruzione e tribunale non leghino.Napolitano ha passato tutta la sua carriera politica a mediare fin dai tempi del pentapartito.Rutelli era una zecca.Nenni e Pertini due galantuomini.Romiti era redattore capo della Stampa e del Corriere.Nemmeno Craxi sapeva chi fosse Occhetto.Montanelli era fascio.

  2. Filippo, credo che il suicida in questione si chiamasse Sergio Castellari, non Renato. Forse ti confondi con il regista neorealista (Renato Castellani con la n). Peraltro la famiglia (del Castellari suicida) abitava nel mio stesso palazzo, e ricordo ancora la giornalista del programma di Santoro dell’epoca, credo Samarcanda, che voleva usare me, appena diciassettenne, come cavallo di troia per entrare nel palazzo aggirando il veto del portinaio. Per il resto, ottimo pezzo come sempre.

  3. Facci, c’è modo di consultarle tutte? Perchè queste sono solo una parte, quella politica.
    A me interessano quelle “gestionali”. Quelle in cui parla del partito e dei suoi finanziamenti, if any. Perchè è lì che il Bettino è stato accusato.
    Sarebbero molto interessanti.

  4. Ma a Facci non interessano mica il partito e i suoi finanziamenti.
    A lui interessa mostrare – carte alla mano – che siccome tutti scrivevano a Craxi, sono tutti colpevoli e quindi Craxi è meno colpevole.
    Del resto a quanti sarà capitato di scrivere una letterina all’Avanti in quegli anni. Se non era l’Avanti, era il giornale di un partito il cui segretario scriveva una letterina a Craxi: ecco, tutti colpevoli.
    Vivi in via Turati? Sei colpevole.
    Ehi, ci sono garofani nell’aiuola del tuo vicino? Colpevole tu e il tuo vicino.

  5. Caro Facci, Lei sì che è un vero giornalista dei Ns. tempi, non quel bontempone e schiavo della verità di Travaglio. Ogni giorno supara se stesso, continui così, per tutto il 2010.

  6. bravo Filippo. Dovrebbero mettere l’ingratitudine tra i reati e la Chiesa trai peccati più pesanti.

  7. Com’.è. bello vedere che Facci non se lo calcola nessuno. Sembra ormai Sgarbi. Non serve più a niente. bla bla bla.

  8. Seriamente. Davvero qualcuno è riuscito ad arrivare alla fine del post?

    Dalla letterina “tagliata” di Silvio, io ho guardato solo le figure.

  9. Zio bono, non ne posso più di quelli che vogliono lasciare i commenti “brillanti”, come questo qui sopra.
    Senza offesa, ovviamente.

    Poi, vero, ma perchè sta pratica incestuosa macchianera/FF?

  10. Concordo con Ipazia. Sento la asciutta incombenza di fare presente a Macchia Neri che ad alcuni di noi – non credo molti, ma non credo pochi – il rimbalzello con FriendFeed ha più che rotto le palle; le ha nebulizzate, prima c’erano e ora non più, come il pianeta Alderaan. Gianluca, non hai sentito come una perturbazione nella Forza, come se milioni di palle gridassero terrorizzate e d’un tratto si fossero zittite?

  11. Filippo…
    il signor Craxi sarebbe orgogliosissimo..di vedere che bravo giornalista sei diventato…quanto vali e soprattutto quanta invidia e livore susciti nelle persone mediocri…
    Continua cosi’….

  12. Cinzio, Facci non lo invidia nessuno, ‘sta cosa dell’invidia ormai è stata usata alla nausea e fa solo ridere, prova qualcosa di decente, fai uno sforzo, Craxi merita di più, no?

  13. Bravi. Proprio Bravi. Facci indica la luna e voi guardate il dito. Cioè, volevo dire, il punto. O la parentesi. Punto e virgola. Trattino basso…

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