«Via Stalin» invece va bene

Ma se una via dedicata a Craxi riportasse la dicitura «latitante» – dicano – che cosa andrebbe scritto a margine delle «vie Stalin» che sopravvivono in due città della Sicilia? «Sanguinario»? «Assassino»? «Massacratore»? «Sterminatore»? «Arcipelago gulag»?

Bettino Craxi, «latitante», è lo statista che negli anni Ottanta ha portato il nostro paese al quarto posto mondiale e che ci ha strappato a una prospettiva greca o polacca: e Stalin? Che cosa gli dobbiamo? Erano latitanti o condannati anche Silvio Pellico o GIuseppe Mazzini, mentre è assodato che Giulio Cesare prosperò anche grazie alle ruberie di Crasso, e allora che facciamo? Sì, ho capito, è chiaro che questo è un modo cretino di ragionare: soppesare col bilancino storico il peso effettivo della toponomastica italiana rischia di far dimenticare che i nomi per vie e piazze non sono mai stati scelti con ricerca storiografica ma con lottizzazione partitica e correttezza politica e ignoranza storica, se non storica ignoranza. Solo questo spiega perché Vladimir Ilyich Ulyanov, cioè Lenin, in Italia vanti decine di targhe targhe mentre Dwight David Eisenhower  – il presidente degli Stati Uniti che comandò gli Alleati in Europa, già responsabile degli sbarchi angloamericani sulla Penisola, insomma colui che ci liberò, per dirla male – compaia soltanto su una sola targa a Montesilvano, nel pescarese. Andando a sbirciare invece tutte le vie Marx e le vie Vietnam e le 55 vie Ernesto Che Guevara che sono state celebrate da piccole e grandi amministrazioni parrebbe che si sia andati a festeggiare non il 2010, ma il 1960.

Pace: la sostanza è che la Storia se ne frega delle nostre beghe politiche, figurarsi dunque se non se ne frega delle fobie di chi ha festeggiato il capodanno giudiziario, quei poveracci cioè sotto la targa di via Garibaldi probabilmente scriverebbero «confinato a Caprera».
Le traversìe che accompagnano i tentativi di titolare alcune vie a Bettino Craxi, per il resto, esprimono la contraddizione di un popolo che non riesce a fare i conti con se stesso assai di più che la sua incapacità di saper leggere una fedina penale. La giunta Moratti, già qualche anno fa, non approvò una targa dedicata a Craxi per mera distrazione durante le votazioni, e nel luglio 2007, per eguale distrazione, la giunta Veltroni votò favorevolmente: se lo ricorda qualcuno? Destra e sinistra hanno votato trasversalmente in entrambi i casi, come pure trasversale (pidiessini e missini) fu la folla che assediò Craxi all’hotel Raphael: accade in un paese dove nel 1994 la giunta pidiessina, a Genova, respinse la proposta di dedicare una via a Enzo Tortora «per non entrare in polemica con i giudici di Mani pulite», e poi – lo disse il capogruppo Pds – perché si sarebbe trattato «di un attacco generalizzato ai giudici, continuativo della strategia berlusconiana». L’Unità del 30 dicembre 2006, del resto, tornava ad accanirsi contro Giorgio Almirante e lo descriveva come un terrorista dopo che a Latina avevano proposto di dedicargli un piazzale – proprio un piazzale – in una cittadina in cui per contrappasso c’erano già via Giovanni Gentile e il Teatro Gabriele D’Annunzio. E chi glielo spiegava, a questi, che via Almirante l’auspicava anche Rosa Russo Jervolino a Napoli, ex vicina di casa del leader missino? E chi glielo ricorda a tutti quanti, oggi, che il Paese già pullula di vie dedicate a Bettino Craxi? A Ozieri, in Sardegna, via Craxi c’è da anni e incrocia viale Berlinguer. In tutta Italia ce n’è almeno sette, di vie Craxi. A Roma, invece, a protestare contro il progetto di dedicare nuove vie a Craxi e Almirante e Berlinguer e Fanfani (idea veltroniana perfezionata da Alemanno) sono rimasti solo i poveracci de Il Fatto con le loro fedine penali bianche come carta da cesso.
Questo mentre gli ovattati benpensanti alla torinese – non parlo di Marco Travaglio, ma di Massimo Gramellini della Stampa, per esempio – cincischiano nella loro narcotica correttezza politica e, nel respingere una «Via Craxi», ne propongono una dedicata ad Alda Merini: e chi protesta? Va benissimo, come tutto ciò che da noi è inoffensivo e gradevole senza tuttavia incidere né fare la storia di niente: sotto, allora, con innumerevoli vie Pablo Neruda – in Italia ce ne sono centinaia – a dispetto di una sola per Louis-Ferdinand Céline; sotto, pure, con una decina di vie dedicate allo scrittore fascista-staliniano Maxim Gorky nonostante Giuseppe Prezzolini ne abbia solo due di più. Vie dedicate a Nazzareno Strampelli, scienziato che vinse la battaglia del grano, che fece mangiare un intero Paese, uomo a cui si devono le varietà di grano duro usato oggi in Italia e in gran parte del mondo: 11, stop. Vie dedicate a Giulio Natta, Nobel per la chimica per aver inventato praticamente la prima plastica, il Moplen: 49 targhe. Neanche pochissime, ma Lenin ne ha 76. Ora rompono le palle per Bettino Craxi, statista, uomo che torna a giganteggiare, giorno dopo giorno, in quella stessa Storia che intanto ha spazzato via loro.

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44 Commenti

  1. mah, si potrebbe argomentare che all’epoca il consigliere comunale di vattelappesca probabilmente non conosceva stalin come sanguinario dittatore, ma lo immaginava come il saggio amministratore del paradiso in terra.
    sarebbe assurdo dedicare invece una strada a qualcuno che si è macchiato di crimini ed è fuggito come il peggiore dei ladri, esattamente come sarebbe assurdo oggi dedicare una strada a pol pot o a stalin o a chausescu in cambogia, o in paesi dell’est, o in italia.

  2. Facci… nel ’45 Inghilterra, Francia, Usa e Russia hanno vinto la guerra… per questo c’e’ via Stalin e non via Hitler…
    Ogni tanto mollare i siti porno per qualche libro di storia pare brutto?

  3. Il paragone tra l’Uomo D’Acciaio e il cinghialone corrotto è assimilabile a quello tra un giornalista e filippo facci.

    Ma non ti puzza il fiato a leccare sempre il potente di turno?
    Vedrai che in futuro loderai Di Pietro e Beppe Grillo,vedrai…

  4. Caro Filippo,

    che Craxi ci abbia salvato da un destino polacco o greco e ci abbia fatto diventare la quarta potenza mondiale è, diciamo, un po’ esagerato. E’ vero, lui era lì quando il PIL è salito ma quello era il decennio reaganiano, non craxiano e l’Italia è cresciuta all’estero grazie alle esportazioni (quindi alla crescita altrui) e all’interno grazie alla spesa pubblica. Ecco, è proprio nel periodo ’82-’90 che il debito pubblico italiano è raddoppiato in termini reali e per le maggiori tasse che dovremo pagare noi dobbiamo ringraziare proprio Craxi assieme ad Andreotti e Forlani. Ci ha strappato alla Grecia per consegnarci alla Turchia. Fra un po’.

  5. Dite a quella faccia da spaghetti western di un Paolo Beneforti che:
    1) non sono mai stato ‘pennivendolo di Craxi’ (mai pagato da lui nè direttamente nè indirettamente);
    2) non ho mai diffamato Di Pietro nel senso che non ho MAI avuto condanne nonostante le sue numerosissime querele.
    Se lo querelassi, ergo e semmai, sarebbe soccombente lui.

  6. Jonkind, conosco le tue obiezioni – assai diffuse – sulla congiuntura internazionale e tutto il resto. Nessuno tuttavia sa spiegare perché, se la congiuntura avvantaggiò tutti, perché fu l’Italia e non altre a salire al quarto posto.

  7. Scusa Filippo, e come la mettiamo col debito pubblico, salito alle stelle negli anni d’oro di Craxi?

    Le vie dedicate a Stalin e a Lenin andrebbero dedicate ai veri amici del nostro Paese, come succede in un Grande Paese come la Francia, dove le strade sono dedicate a Churchill, a Franklin Delano Roosevelt, a Eisenhower, a Woodrow Wilson, non a Fidel Castro e Che Guevara…

    Ma il paragone con con Silvio Pellico o Giuseppe Mazzini è una cazzata immane, perchè costoro erano condannati in quanto patrioti e oppositori del potere, non in quanto Presidenti del Consiglio e tangentari…

  8. “mai pagato da lui nè direttamente nè indirettamente”
    LOL….l’Avanti non era il giornale del partito di Craxi?

    “se la congiuntura avvantaggiò tutti, perché fu l’Italia e non altre a salire al quarto posto.”
    Primo: quale quarto posto? A me risulta massimo sesto (dietro USA, URSS, Giappone, Germania e Francia). Secondo, con la svalutazione della lira era molto più facile esportare, ma questo non dipendeva da Craxi, le ruberie diffuse che hanno fatto esplodere il debito pubblico e distrutto le aziende sane (perchè non potevano competere coi mazzettari, che vincevano gli appalti non per merito proprio ma perchè conoscendo tramite il politico corrotto il valore delle altre offerte vincevano l’asta al ribasso per poi rifarsi con gli interessi in corso d’opera, tanto pagava Pantalone (ovvero gli italiani onesti che non evadevano).

  9. Craxi è quello che governando ha raddoppiato il debito pubblico.
    Oggi paghiamo 70 miliardi di interessi l’anno. Se Craxi non avesse governato rubando ne pagheremmo 35. Ci sarebbero i soldi per abolire i ticket, non cancellare le maestre di sostegno, sostenere la ricerca, …

  10. Facci, piuttosto, hai ancora intenzione di fare questo:

    ” La storia dei voltafaccia dei craxiani è clamorosa. Luca Josi ed io vogliamo scrivere un libro sugli ultimi dieci anni di Craxi, scrivere tutto, chi c’era, chi non c’era”…

    Te lo chiedo dopo aver letto l’unico editoriale ( a meno che non me ne sia sfuggito qualche altro) sul tema dei “voltafaccia craxiani” a firma di Marco Travaglio su quel “giornale di poveracci” che hai citato.

  11. Storicamente quel 4 posto ce lo giocavamo con il Regno Unito, almeno a livello di PIL nominale. Gli anni ’80 vide la vittoria dei grandi paesi esportatori (Germania, Giappone, in misura minore Italia) e la crisi del Regno Unito che si stava trasformando da economia industriale a economia dei servizi. Mi par di ricordare che il sorpasso con UK ci fu a partire dall’84-’85 per cinque anni quando l’economia inglese, meno orientata all’export, vide la fatica di assorbire la grande svolta thatcheriana. Poi già a partire dagli anni ’90 cominciò a superarci di nuovo grazie soprattutto al boom della finanza. L’Italia oltre all’export vide incrementare il PIL per la componente di domanda pubblica (che fa parte del PIL) a debito. Domanda che paghiamo oggi, per lo più. Anche se di Craxi bisogna riconoscere una cosa, ci fece uscire velocemente da certe sovrastrutture (incluso terrorismo) degli anni ’70, anche inondando di moneta pubblica le tensioni sociali. A pancia piena non si protesta. ma anche qui sarebbe interessante sapere se sia stato più lo Zietgeist o Bettino. E se la cura non sia stata peggio del male.

  12. In più mai dimenticare l’economia sommersa, che anche se non viene registrata nel PIL pompa i consumi, oppure semplicemente emerge in certe fasi più di altre. Per cui la nostra crescita del PIL a volte non è crescita ma solo visibilità di certe componenti.

  13. Facci, va a farti spegnere le sigarette sul pisello da Storace piuttosto che cianciare del ladro Craxi.

  14. Un intero articolo e non c’è una-riga-una che spieghi per quale dannatissimo motivo dovremmo intitolare una via a Craxi, tangentaro e latitante. Senza contare che dalle tue righe si evince l’elevata considerazione che hai della legalità. Nulla di nuovo, insomma.

  15. Facci mi spieghi la “narcotica correttezza politica” di Travaglio e co.? Presuppone che esista anche una correttezza politica “vivace”? e se sì, a chi corrisponderebbe? (domanda retorica, alla quale sarebbe inutile rispondere).
    Vogliamo dedicare una strada a chi? A Cèline? L’ autore che in “Bagatelles pour un massacre” si augurava lo sterminio della razza ebraica? Mah!

  16. Non so se sia il caso di scomodare la logica per commentare un post idiota come questo, ma in che modo la presenza di una via Stalin in un paesino della Sicilia giustificherebbe oggi la dedica di una via a Craxi? Se tanto mi da tanto, allora potrebbe giustificare anche l’intitolazione di una via a Hitler.

  17. La correttezza politica “vivace”: “Ma andate a morì ammazzati!” By On. Brunetta

  18. «Sì, ho capito, è chiaro che questo è un modo cretino di ragionare: soppesare col bilancino storico il peso effettivo della toponomastica italiana rischia di far dimenticare che i nomi per vie e piazze non sono mai stati scelti con ricerca storiografica ma con lottizzazione partitica e correttezza politica e ignoranza storica, se non storica ignoranza. Solo questo spiega perché Vladimir Ilyich Ulyanov, cioè Lenin, in Italia vanti decine di targhe targhe mentre Dwight David Eisenhower – il presidente degli Stati Uniti che comandò gli Alleati in Europa, già responsabile degli sbarchi angloamericani sulla Penisola, insomma colui che ci liberò, per dirla male – compaia soltanto su una sola targa a Montesilvano, nel pescarese.»
    Perfetta ricostruzione storica…peccato non sia totalmente vera…per dirla male.

    http://www.time.com/time/covers/0,16641,1101450514,00.html?internalid=AC

    Scusami non è libero…

  19. Caspita, ho trovato questo post per caso e mi è venuta la nausea.

    Poi ho letto il nome dell’autore e tutto ha trovato una motivazione logica.

  20. Per voi craxiani è tanto comodo paragonare il “fuorilegge” Giordano Bruno al “fuorilegge” Craxi. Ma pensavo che Bruno fosse stato bruciato per le sue idee, non per le sue ruberie e le tangenti incassate.

  21. Non potremmo usare solo i nomi del Monopoly? Su Bettino Craxi ognuno si terrà la sua opinione, ma comunque la si pensi le monetine all’hotel Raphaël è una delle cose peggiori cui si sia mai assistito e comunque la si pensi durante il governo Craxi accadde una cosa piuttosto straordinaria: avevamo un premier internazionalmente rispettato, un capo di stato autorevole che altri capi di stato ascoltavano. Quel prestigio non aveva un cattivo sapore. Non so quanto possa importare di onori tardivi a chi tutela la sua memoria, ai suoi familiari, a chi credeva in lui e non gli ha voltato le spalle.
    Dedicano una via alla Merini? Se basta scrivere poesie brutte ed essere stati in manicomio allora va bene anche un mio amico di Faenza

  22. A parte che sopravviverò a questo tuo ennesimo distillato di verità per i popoli, a parte che con quel nickname che porti, a parte che mi stai sui coglioni in ogni commento e anche quando non commenti, a parte tutto io Mazzetta Stefania Craxi tonta direi proprio di no, eh. Avrei paura a incontrarla in un vicolo.
    Per gli appassionati dei video d’antan: prova anche con le teche Rai, magari riesci a trovare anche qualcosa su Alfredino Rampi

  23. barynia, meno chiacchiere, se pensi che abbia detto falsità dimostralo, altrimenti risparmia la retorica per occasioni migliori

    comunque fiero di non piacere a chi si comporta come te ;)

  24. sFaccimm’, il tuo servilismo filocraxiano è così passè… ma non te ne rendi conto? La storia ha già giudicato quel tangentaro di Craxi e, credimi, non ha nessuna intenzione di rivalutarlo e farlo giganteggiare.
    Craxi non potrebbe tornare a giganteggiare nemmeno se un qualche malato di mente entrasse in possesso della maggior parte dei media italiani e, grazie ad un sapiente lavoro di propaganda operato dai suoi infimi servetti della carta stampata, facesse tabula rasa sulla verità storica riguardante il tangentaro e cominciasse a spacciarlo per un grande statista.
    Quindi nemmeno in questo caso. Hah!

  25. Ma io dico, perchè volere intitolare la strada a Craxi solo per fare incazzare l’80% della popolazione? E allo stesso modo, perchè intitolarla a Stalin facendo incazzare un’altra metà (anzi, il 99%)? Ma non si può fare che le strade si intitolano a monti, mari, fiumi, città e basta? Ma perchè la Moratti deve cercare di dividere una città anche su ste minchiate? Se alla Moratti piaceva il politico Craxi ci intitoli la sua macchina, la sua casa di campagna, che ne so, chiami il figlio Bettino!
    Ma è così difficile da capire, cazzo!

  26. a rileggere i commenti sopra sorge spontanea la domanda: Facci, lei che si è documentato, sa se esiste una Via Pavlov, da qualche parte?

  27. per la precisione:
    ai tempi di Craxi l’Italia raggiunse per un breve periodo il quinto posto al mondo per PIL. Dietro USA, Giappone, Germania, Francia. Fu lo strombazzato sorpasso sull’Inghilterra.

    In realtà l’aumento del PIL dipese dalla stima del sommerso, mai compiuta prima o quantomeno mai inserita nei conti della contabilità nazionale.

    Non era cambiata una fava, si decise solo, per motivi di propaganda (unica azione che Craxi e i suoi successori sanno compiere), di inserire un elemento di ricchezza mai preso in considerazione prima d’allora, ma che era sempre esistito.

    L’esplosione del debito pubblico, a onor del vero, non fu propagabda. Quella avvenne davvero. Pagavamo ogni opera pubblica l’esuplo, grazie ai metodi che Craxi portò a livelli scientifici.

    E comunque, il PIL dice un cazzo, quinti sesti o decimi.

    Anche senza attorcigliarsi nella misurazione di valori qualitativi (importanti ma non commensurabili), rimane il fatto che il PIL dipende in gran parte dalla dimensione demografica di un Paese.
    Il PIL cinese o indiano è superiore a quello svizzero o svedese, ma ho come l’impressione che Svizzera e Svezia siano Paesi più ricchi di Cina e India.

    Quello che semmai dice della ricchezza di un Paese è il PIL pro capite. Dove arriviamo sì e no quindicesimi, sia ai tempi di Craxi, sia oggi. Con Berlusconi.

    La nostra discreta posizione nella graduatoria dei PIL mondiali deriva dall’essere una nazione con 60 mln di abitanti. Svizzera, Svezia, Norvegia, Finlandia, Olanda Austria, Spagna, Irlanda, Danimarca, che hanno meno abitanti dell’Italia, hanno un PIL inferiore al nostro, ma ci battono o quasi sul pro capite.

    Mentre tutti quelli che ci precedono sul PIL complessivo ci precedono anche sul procapite.

  28. LA TRADUZIONE DELL’ARTICOLO DI FACCI

    A beneficio del pubblico più giacobino, forcaiolo e giustizialista abbiamo pubblicato una traduzione di questo articolo per facilitare la comprensione dei profondi concetti espressi da Facci. Quindi prima di snocciolare facili critiche a questo capolavoro di onestà intellettuale leggete bene, cercate di capire e poi vediamo se non ha ragione Facci.

    L’articolo lo potete trovare qui:

    http://www.mamma.am/mamma/articoli/art_4642.html

    E buona lettura !

  29. CI HANNO FATTO NERI

    Ma sì, Gianluca Neri, hai ragione tu. Diamo spazio a Filippo Facci, riabilitiamo il buon Bettino, riavvolgiamo il nastro, e ripartiamo da quel maledetto febbraio 1992, l’inizio di quell’ignobile farsa chiamata Tangentopoli.

    L’Itaglia s’è desta e il nano se la chiavò.

  30. esiste via Stalin?
    una vergogna…
    ma esiste una equazione toponomastica per cui Via Craxi avrebbe,così, più ragione di esistere ?
    suvvia

  31. @ Moruzzi il tuo commento è rimasto appeso al nulla, Filippo bello continua a lavorare di taglia e cuci sui commenti che lo imbarazzano, ma adesso lo fa dopo qualche giorno sperando che di non farsi notare :D

    un vero ometto

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