Non credo nella violenza. Ma non la nego, negare la violenza tout court è da ingenui. Non credo nella vendetta. Nemmeno credo nella politica che mischia il sacro al profano: cioè la ragione all’ammiccamento popolare. Oggi si chiama “populismo” ma è un’invenzione come “esondare”, “papello”, “senza se e senza ma”, “stigmatizzare”. Sono parole, frasi scritte, che attecchiscono su chi non sa elaborare concetti e quindi abbisogna di dizionari del momento. Due giorni e tutto passa. Questa cosa che scrivo mi costerà (almeno) lo scuotimento di testa di un amico che mi considererà troppo lieve alla vita: io ho dei “ma” e dei “però” che sono grandi così. E no, non mi tiro indietro, non me ne sto a pensare in silenzio a quel che sta accadendo, non rivoglio indietro il mio Paese, perché è sempre stato questo il mio Paese: sono io che vorrei riuscire ad abbandonarlo. È chiaro che se non l’ho ancora fatto qualche problema lungo il percorso devo averlo trovato. Luca Sofri è stato molto preciso, pur delegando quanto avesse da dire al direttore de La Stampa Mario Calabresi. Ecco, io ho letto quel che ha scritto Calabresi e che Sofri condivide al punto da lasciare il passo, e lo capisco ma i miei “ma” e “però” restano dove sono. Il che mi mette in crisi. Non posso fare a meno di pensare che in una democrazia vi sia comunque un mal sottile che striscia ogni giorno verso la direzione opposta e cioè l’autoritarismo, da un lato, e l’eversione dall’altro. Poi c’è lo Stato. E lo Stato ha il diritto, innanzitutto, di tener fede al patto democratico che implicitamente ha stretto con i cittadini. Là dove manca lo Stato e la sua fermezza e la sua cristallina autorevolezza nel rispetto di basi condivise di civiltà, ecco che osserviamo la deriva autoritaria e quella eversiva. Sia detto fuori dai denti, l’onorevole Silvio Berlusconi tra le tante cose che merita da un punto di vista politico ed umano, per certo non si meritava una statuetta di marmo nei denti: è disonorevole. Per quanto l’onorevole Berlusconi non abbia fatto dell’onore esattamente una bandiera negli ultimi trentanni. Dico di più, tra i tanti problemi dovremmo considerare per davvero due cose: la prima, come sottolineava Matteo Bordone sul suo blog, riguarda la sicurezza. Non è ammissibile che il mio Presidente del Consiglio possa essere colpito con tanta facilità e che le guardie del corpo si prodighino con così tanto zelo alla cattura del pazzo di turno a cose fatte: io esigo che di mestiere costoro facciano il possibile per prevenire le cose sciocche, e la statuetta del Duomo di Milano nei denti è una cosa sciocca, non è un attentato, non è un tiro incrociato dai tetti, non è un bicchier d’acqua avvelenato. E Berlusconi non ha fatto una cosa assurda e anomala ma come l’80% delle persone famose ed importanti al mondo si è mostrato alla folla. La seconda cosa sulla quale riflettere è che è successo un fatto, e qui mi fermerei. Che non significa non aver nulla da considerare come sostiene in primis Sofri per la penna di Calabresi. Io dico che, con l’evidenza alla mano che non c’è nulla da scavare nel passato né sul futuro della cosa in sé, “qualche cosa è accaduto” e cioè che hanno colpito il Presidente del Consiglio e non possiamo tirare dritto “per chiudere i Gruppi di Facebook”. Non dovremmo distrarci. Io, come sa bene chi mi ha avuto di leggermi nell’arco di questi sei anni emmezzo passati insieme, non stimo la gente. Ho un vago rapporto con le persone, ma la gente non merita rispetto. Con la gente non puoi parlare, non puoi ragionare. L’esatto opposto di quanto ritiene valido e corretto la politica italiana, che divide il suo “mercato” in cluster e, dopo aver scremato opportunamente, decide quale registro adottare quando. Di solito il “quando” è la sera ospiti di Porta a Porta e il registro è quello del signora-mia. Il che significa che te ne freghi degli altri. Magari fai bene, poiché sono così pochi che con tre telefonate te la sei sbrigata, ma è anche vero che devi essere cosciente che al popolo signora-mia il termine “stigmatizzare” non serve a nulla. Non solo non lo capisce ma lo evita, gli si interrompono le sinapsi. Sono quelli che senza il più pallido velo di vergogna passeggiano sul marciapiede incrociano uno che fa volantinaggio, non lo guardano, allungano la mano, prendono il volantino, al passo successivo lo accartocciano in una pallina e quello dopo ancora lo fanno cascare per terra a tre metri da dove l’hanno raccolto. Sono gli “Average People”, si posizionano esattamente al centro della gaussiana e come dice Seth Goding “they’re very good at nothing but ignore you”. A costoro hanno deciso di rivolgersi i politici italiani da circa mezzo secolo, dopo una forte virata nell’ultimo ventennio. Tra questi c’è di tutto. Ci sono persone capaci e intellettualmente decenti, ed altre completamente inutili, irrisolte, incapaci, indecenti: dei vuoti a perdere. Se fossi un Pastore protestante troverei modo di far loro lustrare le scarpe del coro Gospel, se fossi un prete Cattolico ne garantirei almeno la salvezza divina, ma siccome sono ateo e scrivo li chiamo con il loro nome: vuoti a perdere, inutili, analfabeti, deviati: manovalanza dell’umanità. È una questione naturale non sociale. Gli uomini non sono tutti uguali. Perché non lo sono le pecore, né gli alberi, l’umanesimo ha fatto anche qualche danno e sarebbe il caso di cominciare a dircelo. Bene, per chiudere il mio ragionamento, ho detto che tra costoro c’è di tutto. Anche chi ti tira un pezzo di marmo nei denti. Ed io non ne godo, per niente. Perché ho bisogno che non si dia nessun appiglio a questa gente; chiedo al Presidente Berlusconi di avere la delicatezza di non farsi uccidere, perché dopodiché comincerebbe una guerra e io non voglio la guerra, voglio la pace, avere dei figli ed educarli nel rispetto delle regole e nei valori che riterrò opportuni senza doverne rendere conto ad altri che non alla società di persone della quale vorrei fare parte, e non è quella italiana ma questo è un mio problema. Quello che è un problema di tutti invece è che l’onorevole Berlusconi, che è un essere umano sanguinante, insieme ad alcuni scellerati suoi colleghi non ha preso in considerazione che (in questo Gad Lerner è stato decisamente trendsetter) spesso il suo modo di fare, di atteggiarsi, di parlare e di prendere per il culo le persone può portare a dei gesti sconsiderati: non me, che pur non solidarizzo affatto con il Primo Ministro nonostante la sfortunata situazione che non gli avrei augurato, ma altri che non necessariamente spendono minuti, ore e giorni preziosi del loro tempo a riflettere sul decadimento sociale e la deriva intellettualmente misera che, per colpa della classe dirigente ad oggi investita del ruolo, ha preso questo Paese. E non è questo un modo di dire che chi è causa del suo mal pianga se stesso. Ma uno in cui, esplicitamente io dico: se ogni volta che fai un comizio -per quanti pochi siano- si radunano gruppi di contestatori che ti odiano di un odio fuori scala è probabile che non siano tutti quanti psicolabili, e se li istighi -poiché a parole sono tutti santi ma la vita non è fatta di parole (e quando lo fosse avete dato prova di aver scelto il registro sbagliato)- probabilmente reagiranno nel modo meno educato possibile. Perché non hanno altri mezzi, non conoscono altro. Ed io, se in una vita da imprenditore d’Italia per la quale vado fiero, ho dato loro un’offerta di seni prosperosi e ammiccamenti da portuale quale soluzione per tutto, non mi sentirei di chiamarmi fuori e stupirmi, se tra le tante cose, all’appello mancasse anche il buon senso. La verità è che il sistema che hanno messo in piedi è talmente grottesco da non sapersi esprimere nemmeno in un realistico attentato alla vita del Presidente. È tutto paradossale, avanspettacolo, Drive-in. Non è onorevole. Ecco, non è onorevole. Ma non è sempre colpa dei Monsoni, non può essere sempre colpa dei Monsoni e negarlo non è “rispettoso e solidarizzante”, è paraculo. Credo.
Io invece ho ancora dei “ma” e dei “però” grandi così
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Ottimo articolo.
Fatelo leggere anche a Filippo Facci che, oltre gli sproloqui di due post sotto, è stato capace di sorprendersi, ospite da Lerner, che ci siano manifestazioni contro Berlusconi.
Ma va’? Che dici, l’hai mai visto un partito costruito attorno ad una persona? Quanta superficialità.
Tra l’altro: la meravigliosa scorta di cui si pregia il signor primo ministro la paga lui, di tasca sua. Questo è l’unico motivo per cui può farsi i bagni di folla. E sottolinea la mentalità di quest’uomo: non sono protetto perchè presidente del consiglio, bensì perchè sono
Silvio Berlusconi.
se dicessimo che berlusconi ha incarognito definitivamente un (già prima poco civile) Paese, per ricavarne vantaggi per sè e la sua classe sociale, e che un po’ di quell’incarognimento gli si è materializzato in forma di souvenir sul naso,
non faremmo prima, e con un’approssimazione ragionevole?
“non mi sentirei di chiamarmi fuori e stupirmi, se tra le tante cose, all’appello mancasse anche il buon senso”.
Che Berlusconi se la sia andata a cercare o addirittura l’abbia strategicamente voluta, questo non lo credo proprio. Ma che Berlusconi si stupisca e spaesato guardi nel vuoto aggrappandosi alla manica del premuroso visitatore blabettando flebilmente “perchè, perchè tanto odio? Gianni, Umberto, Gianfranco: vi prego, aiutatemi. Perchè?”, ecco, questo lo escludo categoricamente. Quindi nessunissima sorpresa, ma al limite strategia nella gestione della situazione.
P.S. sì, lo so, quella di pensare che Berlusconi possa stupirsi era una finzione retorica, ma questa cosa volevo dirla perchè l’informazione adesso ci sbomballa con questa cosa dello smarrimento.
P.P.S. oppure sono io che lo sopravvaluto (tipo: fatti una buona fama e potrai farti la pipì a letto e diranno che hai sudato). In questo caso non so qual e’ la prospettiva peggiore
Spostiamo la discussione dal come al cosa: se gli avessero tirato un pomodoro marcio o un uovo (capita ad attori, sportivi etc.) sarebbe cambiato qualcosa, a parte il ricovero in ospedale?
personalmente, quello che obietto a chi dice “Senza ma e senza però” è questo:
Chi ha potere ha anche il potere di essere violento con le parole. Io, che non ho potere, posso dire al bar che la Corte Costituzionale è di sinistra, oppure che i magistrati vogliono rovesciare la democrazia o che con questa sinistra non ci può essere dialogo: rimangono discorsi da bar.
Se questi discorsi (e molti altri, dello stesso tenore) li fa l’uomo più potente d’Italia o direttamente o mediante i suoi organi di informazione o mediante gli organi di informazione che controlla o mediante i suoi politici di contorno, non sono diswcoris da bar.
Hanno un peso, un’incidenza, una capacità di eccitazione nei due sensi, di entusiasmo o di repulsione, estremi. E’ chiaro che la violenza, a certi livelli, non la si pratica personalmente dando dei pugni e dei calci a chi non ci va bene.
La si pratica su scala industriale, e senza contatto fisico: sfruttando il potere di cui si dispone, appunto, che è un prolungamento delle proprie braccia.
Noialtri poveri diavoli, che non ci ascolta nessuno, forse nemmeno in quel bar di cui sopra, ricorriamo alla violenza, eventualmente, in risposta a quella del potente.
Non si può essere cos’ ipocriti o superficiali da trascurare tutto ciò. La violenza che ha colpito Berlusconi o che, ci fosse l’occasione è evidente che lo colpirebbe, discende dal fatto che lui usa il potere in modo violento.
O crediamo ancora che la violenza sia solo un naso che sanguina?
Io la ‘violenza’ la percepisco quotidianamente dai miei pari, altro che governo ed istituzioni da presentare come alibi e non invece come conseguenza e chiave di lettura. Un sistema italia con gerarchie di controllo sociale ed economico marcio dalle fondamenta dei principi su cui e basata e sostenuto da una legislazione(i?) il cui fine e’ solo quello di cristallizzare una macrostruttura inefficente e parassita (parassita in Europa e nel resto del mondo) lasciando una microliberta’ di azione che premia i mediocri e i farabutti (bella parola farabutti) , che frena qualsiasi cambiamento negli equilibri della struttura sociale e agevola una progressione verso il Peggio generalizzato (peggio economico e di qualita’ della vita in toto (bella parola toto))
Io la vedo a un’altra prospettiva.
In qualsiasi paese, di qualsiasi epoca, è cosa nota che dove ci sia un potente c’è, statisticamente, qualcuno che ne detesta il potere.
Senza arrivare a scomodare la lotta di classe delle fabbriche operai-padroni, né la radice stessa della democrazia, è questione molto più spicciola di qualità, in termini di società possibile, umana.
Questo non è quel “son cose che possono capitare” che tutto liquida, ma è semplicemente una presa d’atto di una condizione con la quale si convive da quando si hanno sei anni a scuola fino a quando si muore, al bar come al lavoro come nella relazione tra governanti e governati, è questione di banale regola di convivenza inevitabile tanto quanto il lato buono della medaglia.
Il fatto è che un uomo molto potente per la prima volta in vent’anni di potere senza freni ha preso una legnata sulla faccia che gli ha rotto due denti e il naso.
Al netto di qualsiasi posizione personale sull’uomo e sul gesto, questo è il fatto ed è un fatto che se paragonato a gente gambizzata per un parcheggio farebbe ridere, se non fosse tragico il fatto che il termine di paragone di gente gambizzata per un parcheggio è più quotidiano del souvenir sulla faccia di un potente e non il contrario, come dovrebbe essere nel mondo normale delle persone normali.
Se si guardasse il fatto al netto di tutto il contorno reso possibile, questo sì, dallo sfascio sociale oggetto del post (che spiega il dopo, non il gesto), staremmo parlando di una cosa che Sofri, quello giovane, scriverebbe nella sua rubrica delle non notizie.
Ma questo è il paese nel quale un boss che non conferma le dichiarazioni di un pentito è notizia dell’anno sparata a tutta pagina con la caricatura del potente che fa il gesto dell’ombrello e in un paese così, quando il potente l’ombrello lo prende sulla faccia, la stessa pagina non può che strillare allo stesso modo che è in pericolo la democrazia.
Allora qual’è l’altra prospettiva?
Quella dalla quale si vede un paese il cui problema non è tanto il non essere capace di contare gli anni di potere di quell’uomo e le volte che s’è preso una legnata sulla faccia, estraendone il risultato di un uomo che evidentemente amato lo è davvero, se in vent’anni e con tutto quello che ha combinato ha preso solo un pugno da un matto, quanto l’essere un paese che ormai ha scollinato ed è riuscito ad elevare così tanto il concetto di personalizzazione della politica da aver fatto il giro ed essere passato alla sua versione più ridotta e cioè la totale spersonalizzazione del potere più personalizzato della storia italiana.
Quando un uomo subisce una cosa da uomini ma quell’uomo è visto così tanto più uomo degli altri da averne perso definitivamente i contorni per assumere quelli di una versione superiore di uomo e cioè quelli di un uomo che è riuscito a far percepire i suoi lati peggiori come fossero i suoi migliori, niente di più alto nella scala dell’evoluzione, la vera essenza dell’impunità e dell’onnipotenza, la cosa più normale del pianeta, regolata dai parametri di convivenza più normali del pianeta, un pugno, non è accettabile, non è spiegabile, non è comprensibile.
Va cercata la ragione profonda, va indagato il termine “odio”, va santificato il livido con la stessa enfasi con la quale tre giorni prima si santificava “il reale augello”, perché tutto quanto avvenuto, quando capitato a chi è seduto su un piano superiore, non è spiegabile con i parametri normali del mondo delle non notizie ma solo con quelli della follia, del delirio, dell’odio accecante.
Per spiegare il livido dell’uomo più uomo, meno di un’iperbole lascerebbe l’amaro in bocca, costringerebbe a ridimensionare il ruolo e di conseguenza l’uomo, costringerebbe il “suo popolo” a ripersonalizzarlo.
Se quell’uomo fosse circondato da odio accecante, dopo vent’anni così sarebbe già morto, vista la percentuale di disturbati mentali più o meno latenti che compongono la società di questo paese e vista la qualità del servizio di sicurezza, unica e vera notizia dell’anno vista l’aura di leggenda che si portavano in giro evidentemente solo grazie al fatto che nessuno era mai stato così pazzo da provare a tirargli uno schiaffo e a dimostrare che era la cosa più semplice del mondo.
Questo non è più capace di fare, questo paese.
A ripersonalizzarlo e riportarlo sullo stesso piano di tutto il resto del mondo, quel mondo nel quale se sei stronzo e lo sei per vent’anni, qualcuno più stronzo di te prima o poi lo trovi e quando lo trovi e ti tira uno schiaffo, tu stai vivendo in una democrazia e sarebbe carino che tale restasse.
Perché se qualcuno è davvero sconvolto dalla scoperta che c’è chi odia il potente di turno, chiunque sia, e non è capace di liquidare la notizia con i due secondi che servono per liquidarla alla voce “Solo una volta? Cazzo allora ha davvero con se la maggioranza del paese” allora la questione della minore capacità mentale dei suoi sostenitori assume i contorni finalmente nuovi di qualcosa di più di una presunzione dei suoi oppositori.
Questa è l’unica notizia che dovrebbe essere oggetto di dibattiti televisivi.
La scoperta che il suo essere considerato, dai suoi sostenitori, realmente e concretamente al di sopra degli uomini e delle regole che la loro vita guida dai sei anni in poi, non era solo una barzelletta per vecchi comunisti.
Questi davvero credevano che non sarebbe mai potuto accadere.
Ma qualcuno, a questi, in questi due giorni, gli ha chiesto banalmente “Perché?”
Eppure quando si tratta di spiegare la morte di un “tossico”, sono capacissimi di rispolverare tutto quanto vissuto e scelto consapevolmente dal tossico fino al giorno prima come unico motivo per il quale non poteva che morire.
Cioè il meccanismo gli è talmente noto che lo usano a cadenza quasi quotidiana.
Quindi la falla dov’è?
Dov’è che un naso rotto all’uomo più contestato d’italia, diventa una cosa sulla quale interrogarsi per giorni?
Non so, ero piccolo e non lo ricordo, qualcuno mi aiuti.
Quando spararono a Reagan, anche laggiù per giorni le tv spaccarono la minchia non già su come stesse, cosa normalissima, ma con dibattiti per cercare di trovare un “perché” che rendesse l’episodio comprensibile al pubblico di porta a porta?
broono: secondo me la parte interessante e’ analizzare le reazioni non il fatto in se, quello che rappresenta nell’immaginario di ogni italiano e la gravita’ percepita altrimenti si rischia di rendere la cosa un po’ troopo dull con la conseguenza che al massimo si puo’ arrivare a proibire la vendita di souvenir contundenti
quando spararono a reagan io avevo 20 anni, e mi ricordo bene le cosa
un matto che voleva mettersi in mostra agli occhi di jodie foster
maroni, fossero state le stesse motivazioni a muovere tartaglia, parlerebbe di vietare il silenzio degli innocenti
“E’ il gesto isolato di un matto”. Vero.
L’unica attenuante che si dovrebbe dare al matto è che è matto.
Ma quando il matto riceve attenuanti politicamente argomentate (Bindi, Di Pietro, Il Fatto, questo post, consimili), cambia il campo di gioco.
Esiste una frase semplice, non particolarmente avventurosa per chiunque abbia ancora il cuore al posto giusto: “Per quanto politicamente disdicevoli le posizioni di Berlusconi, non si merita una statua di marmo in bocca”.
Easy.
Quello che è successo a Milano “ha svelato i pensieri di molti cuori”: è saltata fuori gente il cui sistema cuore/cervello è ormai talmente sfasato da rendere persino questa semplice, autoevidente ovvietà fuori portata.
“E’ il gesto isolato di un matto”. Vero.
Sarebbe bello che anche il matto in sé rimanesse isolato.
In questa società il matto, in quanto tale, è isolato a prescindere da ciò che fa o non fa.
“sarebbe bello” che il tuo sistema cuore/cervello fosse fasato quel poco che basta per sapere che gli ospedali non sono solo quelli davanti ai quali Bonaiuti fa a gara con Don Verzé a chi lo dice più divino, ma che ci sono anche quelli dove il tuo auspicio finale è misera quotidianità circondata da meno, un sacco meno di fiori e dolorante partecipazione a reti unificate.
Per quanto mi riguarda, in questo paese si è ancora liberi di pensare quel che si vuole.
Per quanto mi riguarda, l’aggressione di ieri sera ha molti padri, non solo a sinistra.
Mi piacerebbe, sul serio, che quando vengono lanciate bombe carta sui gay a Roma o vengono uccisi ragazzi di sinistra (come a Verona) si dicesse che è questa destra, ormai,a non avere piu pensiero politico, ma mero Culto per il Dittatore, e che tali gesti sono ispirati dai vari La Russa, Storace, Cota.
Sarei felicissimo se questo fosse un paese normale, in cui non esiste un’unica anomalia chiamata SB ma solo Gerontocrazia, e in cui SB rappresenta sia la voglia populistica dell’Uomo Forte che il qualunquismo del Capro Espiatorio.
Quello che ho imparato da questo evento è che non voglio cadere in una trappola orchestrata ad arte, nè credo che una guerra civile accadrà, perche la verità è che siamo un Paese (civilmente e socialmente) Morto.
il nostro è un Paese senza voce in capitolo. e queste stronzate lo dimostrano.
Cruciani ha una memoria selettiva. lasciando perdere Togliatti, ricordiamo le pizze in faccia a Mussi da parte dei tassisti, il fondatore del Bobi, Gianfranco Mascia, pestato e sodomizzato con un manico di scopa, i vari episodi di razzismo e omofobia.
Direte: non è la stessa cosa. Infatti. Chi li perpetrava non era malato di mente.