Vasco Rossi è come Berlusconi. Ok, questo ve l’aspettavate. Ma d’altronde, distinguereste quale tra i due si è autonominato Komandante e quale Superpresidente Con Le Palle? E quale cita sprezzante Easy Rider: “Parlano tanto di libertà, ma quando vedono un uomo veramente libero hanno paura”. Quello che si lagna per le calunnie su di lui, che si irrita per le malignità sul suo invecchiamento, che avverte che ha le palle, che minaccia che vi darà l’animale, quello i cui fans amano Libero e quello i cui fans amano Liberi Liberi – quello che che vuole vedere come va a finire, andando al massimo senza frenare, vuole vedere se davvero cambiando la Carta si va a finir male? Quello che non ci sta nemmeno più ad ascoltare? Quello che ringhia con quel tale, quel tale, che scrive sul giornale? Quello che chiede “Quanti anni hai, bambina? Quanti me ne dai stasera?” Quello che rassicura la minorenne: “Con le mie mani tra le gambe diventerai più grande, e non ci sarà più Dio…perché ci sono io!” E comunque, ciò che i due numeri uno dovrebbero chiedersi è se non sono imbarazzati, a ritrovarsi a capo di una coalizione che come comprimari vede Laura Pausini (n.2 con un live) e la Gelmini, Andrea Bocelli (n.3) e Gasparri, la rediviva Questo Piccolo Grande Amore di Claudio Baglioni (n.4) e Castelli. E se nella top 10 dominata dal Komandante con una rinunciabilissima insalata di scarti (Tracks 2), alle spalle di Elisa (n.5) c’è un morto, Michael Jackson – beh, anche nella top 10 del Superpresidente c’è una cara salma, quella dell’Umberto (che come il celtico Michael, guadagna bene anche da defunto).
Il problema che il Komandante dovrebbe porsi con urgenza è: come mai sono al n.1 di una classifica così softie? Non sarà che lo sono anch’io? Perché oltre ai nomi non precisamente rochenroll che avete letto pocanzi, la diecina si completa con Mario Biondi, Sting, Fiorella Mannoia, The Giusy Ferreri. E quindi, quello che miticoVasco dovrebbe capire finché è in tempo (perché lo amo ancora abbastanza da credere che sia in tempo) è che questo Paese è incline a mettere al n.1 (e al 2, e al 3, e al 4…) chi non ne turba gli stolidi sonni.
Ciò detto, mica posso esimermi da due parole sul numero due. Vista l’altra sera, in Due. Sul Due.
Venite qui vicini, lasciate che vi confidi una cosa. Non so se è l’effetto finale di un decennio affollato da milioni di indispensabili personaggi fuori dal coro, controcorrente, indipendenti, scomodi, anticonformisti che si distinguono dalla massa, immancabilmente IRRIVERENTI. Ma io accuso il colpo quando a commento dei miei comizietti qualcuno irride: “Questo vuol fare l’originale, distinguersi”. Se è l’impressione che suscito, ho sbagliato tutto. No! Non voglio essere fuori dal coro!, io vorrei cantare insieme a voi in magica armonia. Ed è per questo, che mi irrito da solo quando scrivo che
1) quando negli anni 90 tutti cannoneggiavano Laura Pausini, io personalmente la consideravo una spanna sopra (ero così infoiato che le ho pure intitolato la squadra di Fantacalcio, e lei lo sa) (la prima volta che l’ho incontrata l’ho costretta a fare la formazione) (mise Ambrosio della Sampdoria in porta) (…prese 3 gol). Viceversa,
2) oggi che quasi tutti la osannano o quanto meno sdoganano, e solo pochissimi – e solo su internet – osano discuterla, a me pare pressoché intollerabile. Non umanamente, badate bene: continuo a considerarla una delle poche dive con cui uscirei a mangiare la pizza (che è uno dei miei discrimini fondamentali) (non vi consiglierei di uscire con la Mannoia né con Elisa). E non posso non essere ammirato dal fatto che sia stata la prima donna a riempire San Siro, né che grazie a lei, al suo carisma e alle sue capacità, sempre a San Siro si sia tenuta l’iniziativa di solidarietà di maggiore successo degli ultimi anni. Però la prevedibilità delle sue canzoni ha raggiunto livelli preoccupanti. E vocalmente, per qualche motivo che mi sfugge, è oggi più involuta che evoluta. Ogni tanto mi ricorda l’effetto Wanna Marchi descritto tanti anni fa da Umberto Eco, col pieno vocale non strettamente necessario usato come per chiedere al pubblico: “D’ACCORDO???”, come faceva, per scuoterlo, l’imbonitrice romagnola (toh).
L’altra sera l’accoppiata televisiva dei due attuali pesi massimi della canzone italiana non poteva non evocare quella del 1972, diventata così epocale da sfiorare il ridicolo, costituita dai famosi 8 minuti di Mina e Lucio Battisti a Teatro 10. Beh, quello che comunicano ancor oggi Mina e Battisti è divertimento puro, euforia musicale, canto libero (cfr.). Quello che hanno comunicato Tiziano (che è il Battisti dei nostri tempi, piaccia o no) e Laura è stata una strana tensione. Come è stato quasi sul punto di notare il guru del Corrierone (salvo alla fine sfoderare un pezzo che al confronto, Vincenzo Mollica è Joseph Pulitzer in persona), l’Evento sembrava un’accorata cerimonia che aveva ben poco della festa, sembrava più una specie di lamentazione pubblica, una seduta di doglianza collettiva (quindi di con-doglianza) per un vasto pubblico che per i propri strazi e magoni sempre più spesso si affida a canzoni costruite come test di Rorschach (per quanto mi riguarda, lo specialista in questo campo è Sangiorgi dei Negramaro) nei cui enigmatici, abilmente sfumati chiaroscuri ognuno scorge miracolosamente le precise caratteristiche dei propri tormenti.
E tuttavia, una frase come “Mi manca da morire questo piccolo grande amore” è un filo più diretta di “Ho in testa recrudescenze della tua ultima carezza”, e meno melodrammaticamente altisonante di “E se ti nega tutto quest’estrema agonia, e se ti nega anche la vita, respira la mia”. Forse è per questo che QPGA, come viene acronimata messagginisticamente dal giovane Baglioni medesimo, è ancora qui tra i piedi dopo duemila anni, mentre ho qualche dubbio sulla longevità di, che so, Il sole esiste per tutti (“E’ trasceso il concetto di un errore. Ciò che universalmente tutti quanti a questo mondo chiamiamo amore”) (…e chiamavano ermetico De Gregori, vi rendete conto? The Buonanotte Fiorellino Man).
Fermo restando che con Tiziano Ferro una pizza la mangerei anche stasera – mentre con De Gregori e Baglioni, percaritàdiddio, nemmeno tre minuti all’autogrill con la Rustichella.
Quindi dopo Singstar Vasco uscirà Singstar BerlusconiCantaApicella? O ci verrà spedito direttamente a casa come l’euroconvertitore?
Su Due mi sono già espresso, le voci sulle prossime accoppiate non promettono niente di buono però. E per l’ennesima volta rimpiango i tempi di Wess&GhezziDori. Gesù…
Vasco Rossi come Berlusca? ma siete pazzi; due mondi, due modi di fare, pensare…
Tony ha 24 anni ed è un motociclista felice, ha un posto dove correre a rotta di collo con la sua moto comprata lavorando come un mulo in un bar. Se si chiede in giro, i più rispondono, saranno motoseghe…Nel pomeriggio, tra Castellabate-Perdifumo va in onda un carosello di moto da cross che gareggiano su un circuito disegnato tra campi coltivati, vigne, ulivi; spiega un contadino: “un rumore tremendo”.Motociclisti, rabbiosi, tesi, nervosi; noi non invitiamo nessuno”
Non arrivo 1 a dirlo, ma scrivere e parlare facile è più difficile che scrivere e parlare difficile.
Ferro canta canzoni d’autore. Di vocabolari.
Se Ferro è il Battisti di oggi, bisognerà proprio trovare il modo di superare la velocità della luce, oltre la quale (mi pare), il tempo si riavvolge. Come un rewind. Che anche Vasco ne avrebbe bisogno.
Del tutto azzeccato il parallelo fra Berlusca e Vasco. Demagogia, faciloneria, un pizzico di eccesso di passione per la gnocca ancora acerba, culto della personalità, eloquio ripetitivo, autoattribuzione di funzione messianica.
E su tutto, la vocazione italiana a fermarsi. Panta rei è probabilmente considerato un inno al ciclista romagnolo prematuramente scomparso, o una marca di jeans.
Di certo, che tutto scorre e sia necessario che accada non l’abbiamo capito. Vasco sul palco, Cannavaro stopper, Berlusca al Governo. Squadra che vince non si cambia. Anche se noi siamo quella che perde.
Mi torna in mente una sua dichiarazione su chi votava a sinistra. Se a sinistra ci sono i coglioni e a destra le palle, mi sa che il presidente del consiglio più elegante e comunicativo del mondo ha le idee un po’ confuse.
eeeehhhhhhh capisci sempre tutto, te, Madeeeeduuu eeeehhhhhhhhh
mi chiedo come mai non siano ancora arrivati come un esercito di mercenari belgi ad accusarti di essere RIDICOOOOLOOOOOOO
Nessuno tocchi la Pausini.
L’altra sera inguainata di nero mandava fuori di testa.
Ma che canzoni e canzoni.
Si deve dare al cinema.
Porno.
(scherzo)
(ma anche no)
Parlando seriamente Laura è una professionista molto brava a cui manca un pò di repertorio.
Per le prime donne della musica italiana si son sempre scomodati fior di autori.
Cazzo per lei non ha scritto nessuno. Non dico Gino Paoli ma un Ruggeri qualunque (seppur di destra e interista) potrebbe far miracoli con lei.
Ma che dico Ruggeri, basterebbe Lavezzi.
Appena lo scongelano.
Ferro=Battisti? Bum, Madeddu, bum. Abnorme. Tu avrai il test della pizza (che mi piace molto), io ho il test della chitarra. Prova a suonare una qualunque delle lamentazioni di Ferro con la chitarra. Il coro non parte e il tutto non funziona.
E poi: Battisti è melodia pura, idee nude alla McCartney. Ferro no. Mogol non era oscuro, anzi. Era pure troppo diretto. Panella? Panella era complesso perché parlava di concetti complessi, doveva fermare su carta sfumature, lavorava sulla lingua. Ferro mi pare più sulla falsariga della parolaia Consoli (a sua volta figlia del peggior Battiato – cioè tutto). Quelli cioè che affastellano parolame per impressionare i gonzi ma stanno solo dicendo – Ferro non dice altro – ”Lei/lui mi ha lasciato, non penso ad altro, diobono quanto soffro”.
concordo con Ozkar sull’affastellamento di parolame
Ferro e Consoli sembrano usare il latinorum di don Abbondio per impressionare i poveracci
Certo che c’ho un minimo di cultura, io. C’ho.
Il bello delle canzoni di Tiziano Ferro è che non si capisce un’ acca di quello che blatera , infatti quando si cerca di canticchiare le sue canzoni, oltre a stonare come delle cornacchie ci si inventa le parole come per Jingle bells . Però questo rende i suoi pezzi gradevoli come i pezzi stranieri,..un po’ come guardare “ E” su Sky, in inglese si resta rapiti anche dalla classifica dei 101 momenti più imbarazzanti sul “Red Carpet” ma, in Italiano ti fa cascare le braccia e non puoi non sentirti un ebete davanti alla tv.
eh?
Effettivamente, Elfi, col bene che ti voglio (so che legi il mio blog…), non si capisce una beneamata :)
Questa volta mi son piaciuti più i commenti dell’articolo.
16 candles – commento ai commenti, via.
@popsylon: anche a me – naturalmente quando è arrivato il tuo, la magia è finita.
@morosita e Virginia: invece io condivido. Ecco che condivido:
@Elfi Sartori: condivido! Ho avuto questa stessa impressione quando per la prima volta dalla radio è uscito un soffertissimo ma forzatissimo “Paolaaaa, oooh, Paaaaola”. Ho pensato che era giusto un suono che ci stava bene, grazie a tutte quelle vocali con cui fare un po’ di stretching senza essere costretto come Ligabue a fare “Uè uè” per esorcizzare l’horror vacui.
@piti: non sono poi tanto in disaccordo – però a CapireBattiato non lo si è mai rimproverato.
@Ozkar: e naturalmente non sono poi tanto in disaccordo nemmeno con te – che poi l’hai detto per primo, ma visto che sto commentando in retromarcia come un imbecille, te lo dico dopo piti. Battisti comunque non è SEMPRE melodia pura, e Mogol non è SEMPRE diretto, no? Per contro, il paragone con Battisti mi viene dall’attitudine. Finalmente abbiamo un altro che è così popolare da dare fastidio all’ascoltatore di sssinistra medio, e nel contempo tende a…
(oh, giuro, erano tre mesi che volevo usare questa espressione anch’io, sentivo di doverlo fare prima della fine del decennio)
…alzare l’asticella.
Voglio dire: Marco Carta, Povia, Sal Da Vinci. Il pubblico di Sanremo ha scelto una triade così losca che manco la Juve. Ricordiamocelo, every now and then, dai.
@DD: questo lo si è detto spesso anche per Giorgia, che si è sbattuta ben bene per trovare autori di grosso calibro, con risultati non sempre premiati (penso a Di sole e di azzurro, by Zucchero) o all’altezza (penso a Pino Daniele). La cosa migliore se l’è scritta da sola con Andrea Guerra (Gocce di memoria). Chissà, forse per Gli Autori di Canzoni D’Autore, scrivere per loro invece che per la Mannoia, che sai che va nelle case raffinate e non nei palazzi della Garbatella, è più difficile. E forse non a caso la cosa migliore della Pausini per così dire “della maturità” (perché i primi due album nella loro acerbità sono due macchine da guerra) è Tra te e il mare e l’ha scritta Biagio Antonacci. E siccome non tollero di dire bene di Biagio Antonacci, due righe dopo aggiungo che Rantolone nostro l’ha poi autodistrutta mash-uppandola con Start Me Up dei Rolling Stones, roba che mi incute più orrore che il Delirium di Mirabilandia.
@Filippo1: ho imparato a fare titoli prudenti.
@Pietro: gli occhi che hai, non son sinceri. Amo dirtelo.
@Jordi: questo però mette il Centro in una posizione complessa (fossi la Littizzetto, avrei detto una cosa tipo: lo mette nei Casini) (applauso) (Fazio: “Luciana!”)
@Piti (ma il primo Piti): Cannavaro stopper, Vasco Libero Libero. L’Inghilterra non può che mangiarcisi vivi.
@Giovanni Farzati: il tuo pezzo è stupendo – mi viene il … no, scherzo. Salutaci Tony.
@Ferro: a proposito di Wess – rimpiangi anche la Squadra Italia? Io sogno la reunion.
(maledizione, avevo scritto un commento pregno di acume e verve come una polemica tra Frankie e Zampaglione, ma siccome ho messo un link è stato impietosamente segato. Vabbé, transeat)
Ma Madeddu, tu mi confermi che Baglioni si alimenta in modo normale? Perché da come appare di recente sembra più uno che sugge frullato di placenta di caribù artico in una stanza abbronzante, mentre un marchingegno gli posa in testa il suo casco di capelli candidi come se fosse quello di Darth Vader.
Quanto alla simpatia di DeG, ricordo di averne più volte sentito parlare (anche se almeno una volta fu uno spasso: quando si incazzò con Seymandi che “lanciava” fisicamente il suo disco). Chissà che meraviglia le interviste tra lui e M(i)LF. Uh, un momento, ne avevo lette un paio: che meraviglia.
Infine, il – brrr – Komandante: ma secondo te, di essere la più rezionaria macchina da soldi del panorama musicale italiano, gliene frega qualcosa? Cioè, non lo sa e pensa sempre di essere contro, o semplicemente il poter pubblicare con un Generatore Automatico di Canzoni di Vasco e fare comunque carriolate di euro lo lascia in pace con se stesso? (un po’ come Berlusconi: fa apposta o ci crede?)
Se posso inserirmi (posso? No? Vabbè, mi inserisco) nella questione del parolame, un difensore d’ufficio di Iron T. potrebbe anche dirvi che la poesia da sempre serve a dire in forma elaborata ciò che non si vuol esprimere col grado zero della comunicazione; invece di: “Oggi splende il sole” Iron potrebbe cantare: “Intensamente criptico fuoriusciva dalle argute nuvole l’occhio di Tolomeo che non gira per Galileo”. Anche tutto il Canzoniere di Petrarca, però, potrebbe Nekkizzarsi in un attimo: Laura non c’è. Questione di misura (e con questa ovvietà alla Pigi Battista mi congedo).
Il 2010 sarà l’anno delle reunion: Pete Doherty e Carl Barât, Piero Pelù e Ghigo Renzulli, magari pure Boldi e De Sica. Perché non riformare la Squadra Italia? Basta rimpiazzare un paio di elementi passati a miglior vita… Per Wess suggerirei Carlo Conti, mentre al posto di Mario O’Zappatore Merola non ho proprio nessuna idea (se non si ricandida, forse Bassolino).
Però Shengo, un cantante per prima cosa dovrebbe essere un musicista e per seconda un poeta, un filosofo o un predicatore. Dovrebbe essere uno in grado di trasmettere con la corde vocali emozioni così come un chitarrista usa le corde di budello per esprimersi. Invece in Italia abbiamo l’ossessione di dire anche cose intelligenti e per essere sicuri che si capiscano bene le parole, profonde e sensibili, gli autori cercano di limitare al massimo la parte strumentale e riducono all’osso gli arrangiamenti, il risultato a mio avviso è generalmente irritante. Musichette insignificanti e voci prepotenti .Ecco perché preferisco le frasi a vuoto, ma che ben si amalgamano con la melodia come fa Tiziano Ferro oppure gli autori stranieri che non si pongono problemi e arrivano ovunque con i loro let’s get party, I love you,move on up…
Certo Elia, la questione sulla “proporzione” tra musica e testo è annosa e sta alla base della valutazione delle cosiddette canzonette leggere. Forse la radice del problema è appunto nella definizione stessa: ove “leggera”, la canzonetta non dovrebbe preoccuparsi di svelare la Verità e il Destino agli ascoltatori. Però c’è chi ritiene che la facilità della musica possa farsi anche veicolo di messaggi un filino più elevati del “resta con me, io sono qui per te” o del “keep it up, come on baby, raise your hands”: autori di questo tipo credono che tali messaggi, senza l’ “accompagnamento musicale”, sarebbero impossibili da digerire per una certa fascia di pubblico e al contempo ne soddisfino un’altra che rifiuta una dicotomia del tipo “o Wagner o i Bimbominkia” e cerca una musica leggera di qualità che diletta con un moderato impegno intellettuale. Non dubito che gli autori italiani, figli comunque di una tradizione letteraria che sempre ha sparato alto, alle volte trasformino i loro pezzi in articoli della Treccani con sottofondo di triangoli e xilofoni. Quando però sento i Dari… Insomma, molto demoscristianamente opterei per una via di mezzo. (P.S.: certo Tiziano Ferro ha tante frasi a vuoto, ma quando va sul “pieno” è pesantuccio anche lui…). Dico, eh…
Pardon, errore di scrittura, Elfi, s’intende….