Anche la foto del Capo dello Stato dovrebbe troneggiare obbligatoriamente sui muri delle scuole, pure quella è prevista dai regi decreti del 1924 che regolamentano ancor oggi l’uso del crocifisso e che sono stati ripresi da varie disposizioni amministrative: ma il progressivo disuso dell’icona presidenziale – spesso maltrattata, deturpata da scritte o disegni, più spesso mancante – non accalora, non divide, all’apparenza non gliene frega niente a nessuno. Eppure, se può far discutere il significato di un crocifisso in un ufficio pubblico, quella foto appesa sul medesimo muro non dovrebbe prestarsi ad equivoci: è lo Stato nella sua forma più alta, la prima carica, il garante della Costituzione e via pompando. Tuttavia si scende sul piede di guerra per il crocifisso – che nella Costituzione o in Parlamento non c’è – e niente del genere accade per la foto via via scomparsa di chi la Costituzione dovrebbe garantire. Il Golgota infiamma più del Quirinale, e qualcosa vorrà pur dire.
L’excursus è interessante. Prima del fascismo, nelle aule delle scuole, c’era la foto del re: e un senso c’era. Coi Patti lateranensi di Mussolini e la croce e la fotografia comparvero assieme: e c’era un senso anche lì. Coll’avvento della Repubblica e con la successiva revisione del Concordato la croce e la foto assunsero uno status diverso – non c’era più la religione di Stato – e tuttavia a sbiadire fu la seconda. Una circolare dell’ottobre 1967 ricordò che la foto presidenziale figurava tra gli arredi scolastici obbligatori – le amministrazioni potevano attingere a degli appositi contributi – ma negli anni Settanta i vari presidi presero via via a non richiederla o a non sostituirla. Nel febbraio del 1973 le scuole ricevettero una circolare del ministero dell’Interno che cercò di arginare il fenomeno: «E’ stato segnalato che non sempre le aule scolastiche sono fornite del ritratto del capo dello Stato… Ciò posto si prega di invitare le amministrazioni comunali e provinciali, cui spetta l’ onere dell’arredamento degli edifici scolastici, perché provvedano sollecitamente a dotare le aule della fotografia del presidente». Una circolare similare del 1983, infine, non modificò granché la situazione. Comuni e Province, non più sollecitati dalle scuole, spesso hanno cancellato le voci dai bilanci. Ma se è facile che un crocifisso alla fine salti fuori – uno qualsiasi – la foto di Giorgio Napolitano non è che puoi ritagliarla dal giornale: deve essere quella ufficiale, esito di un’operazione gestita nientemeno che da Quirinale, Presidenza del Consiglio, ministero dell’Economia e Poligrafico dello Stato. La Zecca ci mette i fotografi: tre. Ottenere una sola foto viene a costare decine di migliaia di euro e potrà comprarla qualsiasi cittadino: costa dieci euro, da immaginarsi la ressa per accaparrarsela.
La mancata esposizione della foto di Giorgio Napolitano ha creato polemica una sola volta, per quanto si ricordi: una trasversalità di parlamentari, il 1° ottobre 2008, rivolse una vibrata interpellanza in quanto «risulterebbe che il Ministro della Semplificazione Normativa, Sen. Roberto Calderoli, avrebbe esposto nel suo Ufficio al Ministero, anziché, come d’obbligo, la foto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la foto del Ministro delle Riforme e leader del movimento politico Lega Nord, onorevole Umberto Bossi». Ah! Vilipendio.
Della foto del Capo dello Stato, chissenefrega
(Visited 744 times, 1 visits today)
Ennesimo effetto della gestione del paese da parte di una classe politica il cui obiettivo primo è quello di poter fare a meno di quei banali elementi delle democrazie: i cittadini, il Parlamento, i diritti elementari, cose così. La croce attaccata al muro diviene uno dei tanti esercizi di potere.
Chiudo qui, mi dicono molti che sono troppo pessimista.
Il problema vero non e’ tanto il crocifisso, quanto la obbligatorieta’ di fatto dell’ora di religione, nelle materne, elementari e medie.
In nessuna scuola di fatto esistono programmi alternativi per i bambini, che devono per forza farla a costo di rimanere fuori dall’aula un ora se dovessero optare di non farla!!
no massimo, i programmi alternativi esistono (io li ho sempre scelti) e nessuno ti costringe a fare niente, adesso non esageriamo
ma porc… non ci si capisce più un cazzo…
Laura, da quest’anno non esistono più.
E’ che la croce decora – è chic e non impegna. Vedi quanta gente la porta al collo. O come orecchino.
Napolitano come ciondolo? Che possibilità avrebbe?
@ Madeddu : forse a Napolitano non dispiacerebbe trovarsi (come ciondolo) in mezzo ai seni della Ventura. Mi pare abbiano fatto le scuole medie insieme.
Sarebbe una lodevole iniziativa ripristinare quanto prevedono i regi decreti riguardo alla foto del Capo dello Stato. In particolare sarei curioso di vedere la reazione di molti quando in tutte le aule italiane troneggiasse il sorriso a 64 denti del berlusca… :)
Il post di Facci e’ ineccepibile (per questo alcuni commenti appaiono persino piu’ dull del solito). Sarebbe ora che si ricominciasse a prendere le Leggi sul serio. Dal dopoguerra in avanti e’ diventato tutta una melassa insopportabile di interpretazioni e proprita’ personali.
Non ci sarebbe nenche bisogno di ricordarlo che in una situazione del genere vince chi ha meno rispetto del ‘complesso’ legislativo e spesso, notatelo, sostituisce, ipocritamente, le norme di Stato con quelle religiose.
Provate a pensare al codice stradale e sostituitelo con precetti biblici (se vi sembra stupido e’ perche’ lo e’).
La foto del capo dello stato ricorderebbe quotidianamente quanto nella merda stiamo: io metterei anche quella del Preside, del Provveditore, governatore di regione (e da quando sono governatori? sigh), pres. del cons. e Presidente. Ogni edificio pubblico dovrebbe avere lo stesso grado minimo di decenza e decoro. Le foto del Presidente potrebbero essere le m&m’s marroni dei cittadini!
vis, se vogliamo parlare della legge gelmini e degli effetti della finanziaria sulla scuola ok, ma è un altro discorso. l’ora di alternativa c’è, anche se con grande difficoltà di presidi e professori visti i tagli di cui sopra.
Se fanno la Repubblica Presidenziale con B. presidente (possibilità distruttiva e finale, speriamo remotissima) vedi come torna la foto. Ma stavolta a figura intera, e si risolve anche il problema del crocefisso, perché il corpo sacro e unto del premier, simbolo dell’unione tra il capo ed il popolo, integrerebbe i due simboli, repubblica “popolare” italiana (B. anche visivamente somiglia tantissimo a Mao) e deità.
@laura io ho finito le superiori 8 anni fa, ho fatto 4 anni di ora alternativa che consisteva nello stare un’ora al bar (per fortuna gli ultimi 2 anni l’avevamo per ultima e si usciva un’ora prima).
sinceramente sei la prima persona che sento che ha frequentato una scuola in cui si era organizzato qualcosa per chi non facesse religione per cui non darlo troppo per scontato ;)
comunque la pensiate io ho la foto di FF in ufficio
…tanto tra poco, dopo l’elezione popolare del Presdidente del Consiglio, saremo costretti a mettere l’immagine di Silvio…