I casi sono due.
O Feltri, attaccando il Direttore di Avvenire ha scritto delle falsità. E in questo caso sarebbe una cosa così grave che gli avvocati della Cei avranno difficoltà a calcolare l’indennizzo da richiedere…
O Feltri dice il vero e allora in via Circonvallazione Aurelia 50 hanno preso una bella cantonata.
Il comunicato di difesa emesso dalla Cei, la nota dello stesso Dino Boffo e quella del Comitato di Redazione, pubblicate sulla prima pagina di Avvenire di oggi, puntano a difendere la professionalità del Direttore. Verrebbe da dire: ecchissenefrega?
Qui non è in questione se Boffo è un bravo o un cattivo giornalista. Per quello basta leggere Avvenire e farsene un’idea. E ce la si fa in fretta…
Qui è da smentire un’accusa di condanna penale sugli stessi argomenti su cui poi ci si atteggia a maestri di morale verso altri. Se Boffo è innocente tiri fuori le carte e zittisca Feltri. Se al Giornale se la sono inventata, li obblighi a tirare fuori quello che hanno e ancora li zittisca.
Ma se Il Giornale ha scritto il vero allora lo stile di attacco mosso da Avvenire al Presidente del Consiglio è davvero problematico.
I toni usati dallo stesso Direttore saprebbero di ipocrisia asservita.
Personalmente ho deprecato l’uso della giustizia mediatica privata fin dalle prime uscite della Signora Lario. Tutto, pensavo e penso, ci manca in Italia fuorchè le mutande del Premier in prima pagina. Ora aggiungo, visto il livello raggiunto, che tutto ci manca fuorchè le mutande del Direttore di Avvenire o la sua fedina penale.
Oggi un provvedimento giudiziario non si nega a nessuno: basta uscirne innocenti. Boffo ci dimostri che lo è. E che i suoi attacchi al Premier erano frutto di una forza morale, data la loro veemenza.
Una veemenza che ora è stata, purtroppo, rivolta contro e alla quale si deve rispondere con trasparenza e completezza data la gravità delle accuse.
Altrimenti sembra che si sia sparato sul Governo sotto la pressione di una parte di opinione pubblica interessata, con la convinzione che… “tanto io sono Direttore… e chi mi tocca?”. Ecco, qualcuno lo ha fatto.
E lo ha fatto assumendo il giusto sicario al momento giusto e sfilandosi subito dopo da dietro il fucile, con una precisione ad orologeria che spaventa nella sua premeditazione.
Non difendiamoci, come Cattolici, sulla base della “bravura professionale”: è proprio quello che fino ad oggi ha fatto Berlusconi, dividendo il pubblico dal privato, dicendo di essere un bravo Premier ma non un Santo da calendario. E’ proprio quello che vuol far fare a tutti, imponendo un nuovo modo di vedere l’agire morale.
E poi speriamo che si parli di altro: che quest’estate la Repubblica delle Banane è diventata per noi un modello incomparabile di democrazia e civiltà, tanto siamo caduti in basso.
– Aggiungo la lettera aperta di Mario Adinolfi a Vittorio Feltri
– Aggiungo la dichiarazione del Cardinal Angelo Bagnasco