Quel rompicoglioni di Scajola

Glacier_Bay_gas_stationSono appena tornato da una breve vacanza in California: due settimane on the road su e giù per il Golden State tra Los Angeles e San Francisco, anche grazie ad un costo della benzina moderatamente ancorato ai 3$ il gallone (tasse incluse) che mi han dato, per giorni, la gioia di un pieno a 32$ (circa 22€ per un’autonomia di più di 700km). In più in California non esistono i benzinai: tutte le pompe sono “bianche” (automatiche) ed anche l’americano meno che medio sembra in grado di imboccare il serbatoio e farsi rifornimento da solo pagando (quasi sempre) con carta di credito.

Nel frattempo, In Italia, l’esordio della driving season di agosto viene battezzato dalla periodica rampogna del governo contro i petrolieri (seguita ovviamente da un vertice a Palazzo Chigi, presente il tavolo della concertazione), rei di approfittare della massa di automobili ai caselli di partenza per rifilare un aumento di prezzo di almeno 3 centesimi al litro.

Il Ministro Scajola è in prima linea, quest’anno come ad agosto di un anno fa ed adeguatamente spalleggiato dai media, con l’obiettivo di colpevolizzare l’ingordigia delle compagnie, le quali, a loro volta, danno la colpa alla speculazione internazionale sul barile di petrolio (speculazione che, nel neogergo antimercatista dello Zeitgeist piccin-Tremontiano ormai in voga, si identifica con un qualunque aumento dei prezzi nel libero mercato).

Quest’anno, a differenza dell’estate del 2008 quando i prezzi al barile erano in caduta dai massimi giugno-luglio, Scajola sarà meno fortunato. In un mercato dei prodotti petroliferi al rialzo i produttori non ci stanno a ridurre i loro margini sopratutto giganti quali Exxon, Shell ed Eni che nei giorni scorsi hanno dovuto registrare calo degli utili di oltre il 65% rispetto ai 12 mesi precedenti.

Se quest’anno il governo vorrà incrementare la sua popolarità alla pompa dovrà cercare un’altra strada. O per lo meno andare dall’analista. Se da un lato Scajola tuona contro gli aumenti dall’altro lato la compagnia che più si è distinta negli aumenti (3,5 eurocent al litro) è l’ENI eterodiretta dal Governo stesso traminte il Ministero dell’Economia che possiede almeno il 30% del capitale. Le stesse manovre fiscali degli ultimi mesi (Robin Hood Tax, sgravi ai distributori di Varese, ai motopescherecci siciliani in crisi etc.) sono tutte operazioni che contribuiscono a spingere il prezzo verso l’alto, sia quello industriale che il carico fiscale (IVA ed accise).

Carico Fiscale. Ecco il punto.

In California, che pur rimane uno degli stati americani con il più alto prelievo, le tasse sulla benzina (sales tax, local tax) non arrivano al 25%. In Italia il carico fiscale corrispondente è del 60%. Sul prezzo finale di 1,30€ le tasse ammontano ad almeno 78 eurocent e rappresentano la singola voce di entrata più alta nel bilancio statale (40-50 miliardi di euro l’anno).

Ancora una volta, in questo Paese, è il Cornuto Statale che strilla più forte degli altri bovini della stalla. E’ il governo che incassa i maggiori introiti dalla distribuzione dei carburanti, che dovrebbe spiegarci dove finiscono quei soldi, sopratutto in presenza di perenni deficit.

The Government cannot solve the problem. The Government is the problem.

Se Scajola vuole davvero sollevare le tasche degli italiani ad ogni rifornimento provi, almeno questa volta, a rompere le balle a qualcuno dei suoi.

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20 Commenti

  1. Proprio perché le tasse sono minime il consumo di benzina annuo dell’americano medio è il doppio di quello di un italiano. Quelle tasse altissime hanno incentivato risparmio energetico e innovazione tecnologica (in maniera del tutto involontaria siamo d’accordo). E’ grazie alle altissime tasse sui carburanti che la Fiat ha sviluppato tecnologie come l’air power che le hanno permesso di comprarsi la Chrysler. La benzina tanto economica negli States ha incentivato a costruire assurdità economiche ed ecologiche come i Suv (col risultato che le case automobilistiche americane che le producevano sono fallite) e ha ostacolato lo sviluppo di una rete ferroviaria efficiente.
    Le accise che tu deprechi sono uno dei pochi esempi di civiltà del nostro paese

  2. Concordo quasi in toto con Carlo. Aggiungo che “la gioia di un pieno a 32 $” la sta pagando qualcun altro, e il gioco non e`a somma zero, visto che si parla di un ecosistema finito.
    Riguardo al dove vanno a finire le tasse sulla benzina, piacerebbe anche a me piu`trasparenza, ma per aumentarle ancora (soprattutto ai privati cittadini come me).

  3. questi signori parlano del dito. qui si sta segnalando come il governo ha montato una operazione propagandistica, questa sì a costo zero, mentre guadagna due volte dalla situazione, come ente tassatore e come azionista dell’incumbent sul mercato italiano

  4. Ho avuto in questi giorni pensieri molto similari a quelli di Jonkind. La “voce” di Scaiola, a cui i media facevan coro, mi ha decisamente irritato. Da l’idea di demagogia pura. Anche riguardo i famosi 3cents, son compagnie che debbon far profitto o cosa? Non ne hanno il diritto? Vogliamo tornare ai prezzi amministrati? Se le “speculazioni” in quel di Agosto son ritenute veramente eccessive, probabilmente le cause/soluzioni son da ricercare altrove.
    Le differenze di accise etc. rispetto agli stati US, son notorie da tempo (anche se magari in maniera vaga).
    Però anche rispetto a per es. Francia, Germania ci son delle sostanziali differenze. In primis, all’estero il 90% è self-service.

    Anche nel caso della Benzina, non giustifico tasse altissime.
    Quel che soprattutto non mi aggrada è che non sia limpido in nome di cosa sian messe e dove vadano. Qualora fossero in base ad un calcolo (per quanto inevitabilmente verosimilmente non precisissimo) dei danni etc. dovuti al uso di tali combustibili, potrebbe aver una certa ragionevolezza. “Compensare” (che la si chiami “Pollution Tax”, “Harm Tax”, “Pigovian Tax” o come più aggrada) e destinare tali fondi a tali settori (es. ricerca medica per…) mi andrebbe già meglio.
    Ad oggi invece per come è in Italia tenderei a presumere che sian solo dei gran balzelli (nell’accezione del termine che comprende gravoso e arbitrario).

    @Carlo: si ok, nel caso americano forse sarebbero anche troppo basse, però, attenzione, con le tasse spesso non si vede cosa si distrugge. Anzi si vede tendenzialmente solo cosa creano (quando lo fanno). E’ difficile che il cittadino (ma anche il politico) possa soppesare. Ma sarei portato a pensare che il bilancio sia spesso è in negativo (ancor più se non applicate secondo una logica).

    Magari anche se non si facessero, tra le altre, interminabili stagioni di incentivi all’auto…

  5. @Carlo, Enrico: come correttamente fatto notare da Mario e Kluz il punto sta proprio nell’ambiguità del governo che dal lato Tremonti tiene volutamente alte le tasse sulla benzina e dal lato di Scajola chiede ai produttori di diminuire il prezzo.

    Se un prezzo elevato fosse cosa educativa, per scoraggiare il vizio di inquinare come per le sigarette, mi aspetto che Scajola stia zitto anzi tenda a ribadire agli italiani che la benzina costa tanto ma è che è giusto così si salva l’ambiente. Invece fanno i pippotti populistici.

    Contesto il merito che le tasse siano sempre “sante” ed i profitti delle compagnie (che investono per produrre) sempre “avidi”. Le nostre tasse non vanno ad un principio morale incarnato ma a quelle facce che vedete nel Consiglio dei Ministri che a me non sembrano veramente migliori dei consigli di amministrazioni delle petrolifere.

    Per quanto riguarda l’inquinamento il prezzo della benzina è un aspetto ma secondario, contanto molto di piu i diktat per la produzione solo di auto ecologiche e le corsie preferenziali per il pooling, proprio come avviene in California dove vi assicuro, l’inquinamento non è maggiore che da noi.

  6. Non mi pare che le tasse altissime sulla benzina abbiano reso l’Italia un paese leader nel campo delle energie rinnovabili. Mi chiedo inoltre perché in Italia debba essere un’impresa degna di Sisifo trovare un distributore di metano.

  7. Ah devo precisare che io qualche anno fa lasciai u paesellu natale per cercare fortuna all’estero io di Scajola e quella cosa li non so nulla, anzi ma Scajola è ancora in giro ? Ma possibile che il nano malefico non sia capace di sbarazzarsi anche solo di un sottopancia a caso ?

    Non so se era riferito a me quell’idea che le tasse siano sempre sante e i profitti delle aziende maledetti.
    Lungi da me sono un turbocapitalista spietato e qui sono in guerra permanente col fisco (pretendono che gli restituisca un rimborso sulle tasse ora, cicci, le ho pagate una volta se me li ridate indietro vuol dire che non vi servono)

    Conosco un po’ gli yankee è gente che fa andare la lavastoviglie con un piatto e una forchetta dentro, dai retta a me raddoppiargli il costo della benzina e dell’elettricità gli farebbe solo che bene

  8. Ragazzi ma stiamo scherzando? “Le tasse alte hanno permesso alla Fiat di comprarsi la Chrysler”, sarebbe un pò semplicistico da dire ma la Chrysler se fallisce qualcuno la compra, la Fiat ogni volta che ha debiti li paghiamo noi; o ci siamo dimenticati? Gli americani hanno grosse auto perché hanno “tutto” grosso, partendo dai “km2”; in italia non è solo il prezzo della benzina a tenerci un pò fermi ma anche le tasse sulle auto grosse, e i pezzi di ricambio e tanti altri accessori ma dire che il governo fa bene a farci pagare “la tassa sulla guerra in Abissinia” e da masochisti… hanno ragione allora a prenderci per il culo: siamo scemi.

  9. Jonkind, siamo d`accordo sulla trasparenza, nulla da dire.
    Meno d`accordo sulla liceita`dei profitti delle industrie private nel settore della raffinazione del petrolio. Come ben sai, le companies che poducono commodities basano i loro profitti su economie di scala, non sull`innovazione, ne`di prodotto, ne`tantomeno di processo.
    Personalmente, sono per la nazionalizzazione degli HC, guarda un po`.
    Invece mi girano un po`le balle quando si parla di gioia del consumo di petrolio. Queste sono parole pericolose, perche` introducono emozioni in un campo che deve mantenersi scientifico. Hai notato che la tua “gioia” e`esattamente la gioia che pretendono di venderci con le auto, a prescindere se siano inquinanti, efficienti o meno?
    Per inciso, sono fuori da IT da 6 anni, ne ho vissuti quasi 5 negli USA, insegno e faccio ricerca sulle energie rinnovabili, sono senza macchina dal 2001, e vado in bici. Ti ricordo inoltre che una buona parte del poco petrolio che abbiamo se ne va per spostare pigri del nord da casa all`edicola e che buona parte delle emissioni di CO2 viene da quelle stufe a petrolio che chiamiamo automobili.
    Sarebbe bello se chi mastica un po`di economia (come te, mi pare) dedicasse un po`del suo tempo e della sua scrittura a proporre strategie economiche e fiscali per rallentare la corsa verso il baratro energetico.
    Se poi la gioia che provi e`quella di Thelma e Louise prima della loro caduta nel burrone, non ce la faccio a seguirti.
    Con stima,
    Enrico

  10. La Fiat ha pagato la Chrysler grazie ai soldi della cassintegrazione pagati in 30 anni dai contribuenti e non per la preferenza dei motori poco inquinanti e regali quale l’alfa romeo (nota che la Fiat sarebbe fallita da un pezzo in un contesto tipo US).

    Enrico, capisco la tua polemica, è corretta. Forse mi sono espresso male, non provavo spiacere a sbidonare benzina in giro per lo Stato ma trovavo soddisfacente pagare un prezzo che ritenevo giusto per un’attività non modificabile (non potevo andare da Los Angeles a Las Vegas in bicicletta).

    La nazionalizzazione degli HC ovviamente si presta in quei Paesi che hanno disponibilità di materia prima abbondante al loro interno dove il vantaggio dell’innovazione è minore rispetto alla rendita. Penso a Petrobras in Brasile o Gazprom in Russia. Più difficile pensare che un’entità statale si sobbarchi il rischio di andare a cercare Petrolio in giro per il mondo assumendo i forti rischi di capitale (con l’eccezione di Petrochina, ma anche la Cina è un’eccezione).

    Dal punto di vista fiscale il carico sulla benzina è un pasticcio. L’IVA finisce nel calderone delle imposte indirette mentre il resto sono accise fantasiose od esotiche (per la guerra in Abissinia, per il terremoto del Belice etc.) che non sono mai state tolte dimostrando che la benzina è solo una cassa da cui estrarre quattrini quando serve.

    Io ripristinerei una tassa di scopo così formata:

    IVA (20%)
    +Infrastructure tax (10%) per il mantenimento delle autostrade e realizzazione grandi opere con abolizione dei pedaggi ai privati
    + Pollution tax (10%) da investire per ricerca e produzione di energie pulite

    La pollution tax potrebbe scendere ogni anno, in proporzione agli obiettivi di riduzione inquinamento e sparire definitivamente una volta raggiunti gli obiettivi di Kyoto.

    L’importante è definire tasse di scopo che non “spariscano” genericamente nel gorgo del bilancio pubblico.

    Una tassazione tra il 30% e 40% la ritengo tutto sommato corretta.

    Una tassa del 60% è assurda. Al 60% non si tassa neanche la morte.

  11. @Jonkind la cassa integrazione si paga ai dipendenti mica all’azienda forse volevi dire il Tfr.

    La Fiat non ha cacciato una lira per comprarsi la Chrisler quello che ha dato sono le sue tecnologie per motori poco inquinanti.

    Le tasse dirette a un fine preciso mi lasciano perplesso siamo d’accordo che quelle tasse devono avere un ritorno per i cittadini ma devi anche lasciare allo stato la libertà di decidere come spendere quei soldi. In Francia le tasse sulla busta paga si pagano come dice Jonkind ed è un casino (0,15 per le case popolari, 0,54 per le infrastrutture…) il risultato è che per dire l’agenzia per il lavoro agli handicappati è piena di soldi da scoppiare tanto che non riesce a spenderli tutti mentre non ci sono soldi per i sussidi di disoccupazione. Lo so che non è la stessa cosa ma rendo l’idea credo.

    Io onestamente le accise le alzerei, poi per rispondere a Michele ovvio che voglio un alleggerimento del carico fiscale come tutti, ma per esempio bisognerebbe tagliare le tasse sul lavoro (se sei di sinistra) o sul reddito (se sei di destra) ma le tasse sulla benzina in maniera del tutto inconsapevole hanno fatto bene all’Italia.

    Poi jonkind il problema è che non avevi un’alternativa alla macchina per andare da Las Vegas a Los angeles proprio perché la benzina costa poco e quindi una linea di autobus o un treno non sono economicamente interessanti

  12. Per carità signori, non venitemi a raccontare che le tasse alte sono un bene. Mi piacerebbe moltissimo fare a meno dell’auto, ma se voglio spostarmi non esistono mezzi pubblici che me lo consentano. E per non restare nel vago, mi spiego. Montegrotto Terme è una cittadina in provincia di Padova. Il capoluogo è ad una decina di chilometri in linea d’aria, raggiungibile, in teoria, in nove minuti di treno. I treni passano uno ogni ora, perennemente in ritardo, così da far diventare il tempo di spostamento mai inferiore ai 15 minuti. Ovviamente i treni ci sono non prima delle cinque di mattina e non più tardi delle venti e trenta per il ritorno. Per raggiungere la stazione di Terme Euganee non c’è trasporto pubblico. C’è una linea di autobus che collega Padova e Montegrotto, ne passa uno ogni mezz’ora (dalle cinque di mattina alle undici di sera), non sempre, e ci mette un’ora e quindici minuti (per fare quindici chilometri) se tutto va bene, altrimenti diventa un’ora e mezza.
    E vivo nel ricco e benservito nord, per giunta.
    Sono stato a Londra una settimana: la metropolitana compre distanze di un’ottantina di chilometri (ottanta! vedi Tube wiki), se sei imbucato nel posto più recondito della capitale passa un mezzo ogni dodici minuti; se sei in centro uno ogni due minuti. Di notte è chiusa, ma gli autobus viaggiano di continuo, ininterrottamente.
    Domandina: se voglio uscire la sera qui a Padova quali alternative ho all’auto? Nessuna. A meno di non spender uno sproposito in abbonamenti non integrati, una volta a Padova mi attacco al tram, anzi: all’autobus fermo nel traffico.
    E quante a Londra? Sarei pazzo ad usare l’auto. Le poche che ci sono scorrono, altro che code.
    Morale: Scajola potrebbe evitare di raccontare ‘ste palle sui petrolieri e costruire metropolitane e ferrovie con le tasse sui carburanti.
    Ma da uno che aveva il volo personale Roma-Albenga non mi aspetto molto.

  13. @Carlo. La Cassa Integrazione permette di mantenere intatto il capitale umano “parcheggiandolo” con i denari dei contribuenti. Senza di quella la FIAT avrebbe rischiato la chiusura più volte, con disimpegno dal settore auto (oggi farebbe forse tutt’altro).

    Tra il caos fiscale della Francia ed il nostro non ho dubbi. Scelgo la Francia.

    Se guardo alla nostra politica preferisco dargli meno libertà di scelta possibile nella scelta di come spendere le nostre imposte. Più sono costretti da linee guida ineludibili meno sbagliano e meno rubano.

  14. se non mi sbaglio, tra i pacchi di accise che gravano sulla pressione fiscale sui carburanti c’e’ n’e’ anche una destinata al pagamento di danni di guerra per l’ abissinia….

    Ecco una lista di accise che trovo davvero assurdo dover pagare ancora oggi: 1.90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935, 14 lire per il finanziamento della crisi di Suez del 1956, 10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963, 10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966, 10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968, 99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976, 75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980, 205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983, 22 lire per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996, 39 lire per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.

    da

    http://unoprovocatorio.blogspot.com/2008/03/benzina-e-accise-intanto-noi-paghiamo.html

    Cose che succedono quando c’e’ unita’ di interessi tra tesoro e la maggiore compagnia petrolifera del quartiere..

  15. Solo una precisazione, la Cig, Cassa Integrazione Guadagni, non la pagano “i contribuenti” ma gli altri lavoratori dipendenti che hanno ancora un lavoro, cioé l’INPS, c’é una certa differenza.

  16. @Ciofanskj
    Ma sai che non lo sapevo ? Che la pagava l’Inps dico. Qui in Francia la paga lo stato cioè i contribuenti.
    Cazzarola sono pure un Hr.
    Grazie ho imparato qualcosa

  17. @Ciofanskj
    la tua precisazione è corretta e la mia chiamata in aiuto dei contribuenti un po’ superficiale.

    La CIG viene finanziata tipo fondo assicurativo sia da dipendenti che da imprese come “tassa” sulla busta paga e quindi entra a far parte del costo del lavoro.

    Tuttavia l’INPS è un ente pubblico ed in quanto tale i suoi deficit vengono ricoperti dallo Stato. Sarebbe interessante sapere se la CIG viene erogata anche in modalità deficit (cioè quando si è esaurito il fondo finanziato da dipendenti ed imprese) per capire se c’è anche un costo per la collettività generale.

  18. @Michele,

    non mi pare che (a parte il motore Fiat da te citato) il prezzo alto della benzina abbia favorito chissà quale risparmio ed innovazione energetica.

    Per esempio in Europa l’Italia ha il più alto tasso di trasporto su gomma rispetto ad altri (es. ferrovia). Pur avendo la benzina più cara.

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