– Non credo di avere capito.
– La soluzione potrebbe essere sposare mia figlia.
– Lei immagina, vero, che il fatto che io sia praticamente un morto che cammina, abbastanza disperato da essere disposto, pur di salvarsi, a fare qualsiasi cosa gli venga detto, fa sembrare questo suo suggerimento un filo… come dire? Interessato?
– Esiste un preciso motivo per cui le consiglio di farlo.
– Non ne dubito.
– Ebbene, il pianeta da quale proveniamo si chiama Sedna.
– Mai sentito.
– La definizione corretta secondo i vostri canoni, più che “pianeta”, è “oggetto trans-nettuniano”…
– Sarebbe a…
– So già quello che intende chiedermi: significa, semplicemente, che rispetto a voi, si trova oltre Nettuno. Ed è piuttosto piccolo, motivo per cui: primo, abbiamo deciso di acquistare la Terra e, secondo, viene volgarmente definito “pianeta nano”.
– Anche queste informazioni non aiutano.
– Voi terrestri avete scoperto Sedna nel 2003 e, sull’onda dell’euforia del rinvenimento, avete immediatamente proposto che fosse considerato a tutti gli effetti il decimo pianeta del sistema solare.
– La avviso, nel caso in cui non se ne fosse accorto, che la sta prendendo larga.
– C’è un motivo.
– Lei ha sempre un motivo, quando un gruppo di fanatici assassini fuori di testa sfoga la propria creatività organizzando la mia morte.
– Se mi fa continuare potrà constatare che ho ragione.
– Vada avanti.
– Ebbene, non le dico con quale entusiasmo è stata accolta su Sedna la vostra proposta: persone per le strade; scuole chiuse; posti di lavoro deserti; e poi party, concerti, feste su feste, gente che si è licenziata da un giorno all’altro. In quei giorni sono stati gonfiati talmente tanti palloncini che abbiamo rischiato si portassero via il pianeta. Per noi significava l’accesso al sistema economico della più grande e importante comunità di pianeti nelle nostre vicinanze: i nostri figli avrebbero potuto studiare all’estero, oppure noi decidere di andare a lavorare su un pianeta a nostra scelta tra quelli dell’SSC.
– SSC?
– Sistema Solare Comunitario. Comunque, l’euforia è durata due anni.
– Poi?
– Poi l’Unione Astronomica Internazionale è stata chiamata a ratificare la scoperta. Me lo ricordo benissimo: era il 24 agosto del vostro 2006. L’intero pianeta – o quello che sarebbe diventato ufficialmente un pianeta di lì a poco – aveva acceso la cosa che voi chiamate televisione, e che per noi invece è un’onda celebrale che proietta immagini sulle palpebre chiuse, per seguire in diretta queste migliaia di astronomi e scienziati che dovevano aprirci le porte di nuovi mondi.
– Dalla sua enfasi intuisco che qualcosa deve essere andato storto.
– Non sto enfatizzando. Lei deve immaginare tre miliardi di persone…
– …e centosessantottomilioni quattrocentoundicimila settecentoventinove.
– No, quel giorno eravamo esattamente tre miliardi.
– Ah.
– Deve immaginare, le dicevo, tre miliardi di miei copianetari intenti a guardare lo stesso programma in attesa dell’annuncio ufficiale, armati di stelle filanti, trombette, fuochi d’artificio e bottiglie di champagne appositamente importate dalla Francia, in omaggio all’Unione Astronomica Internazionale che ha sede da voi, a Parigi.
– Se le dico che li sto immaginando e il mio cervello sta elaborando un’immagine della scena in alta definizione e in 16:9 lei, in cambio, prosegue?
– Non troverebbe la cosa tanto buffa se quel giorno fosse stato assieme a noi a sentire quello che poi abbiamo sentito.
– E cioè?
– Cioè che Plutone era retrocesso.
– In che campionato?
– Macché campionato: era stato declassato a “pianeta nano” e lasciava il governo della galassia ai “G8”.
– Lei dovrebbe piantarla, sa, di citare sigle quando sa perfettamente che nel giro di due secondi le chiederò che cosa vogliono dire.
– I “G8” sono Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno.
– Va bene, ma a voi che ve ne frega di Plutone?
– Si dà il caso che Plutone sia circa un terzo più grande di Sedna e meno distante dal Sole, il che lo posiziona appena prima di noi in classifica.
– Perché c’è una classifica, ovviamente.
– Naturale. A questo aggiunga che Sedna è titolare di un’orbita considerata “eccentrica” che non è mai stata vista di buon occhio, e in più è molto lento.
– Lento?
– Sì. Sedna impiega 11.487 dei vostri anni per compiere un’orbita completa attorno al Sole.
– Mentre la Terra…?
– “Mentre la Terra” cosa?
– Quanto ci mette la Terra a fare un giro attorno al Sole?
– Me lo sta davvero chiedendo nel senso che non lo sa?
– No, figuriamoci. Glielo sto chiedendo nel senso che lo so, ma mi andava di concedere ai cecchini che mi tengono sotto tiro il tempo sindacalmente necessario per inquadrarmi nel mirino.
– La Terra descrive un’intera orbita in un anno, ovviamente. Anzi, a voler essere precisi è l’esatto contrario: il vostro anno di 365 giorni è calcolato in base al tempo che la Terra impiega per compiere un intero giro.
– Ah.
– Calcolo che, peraltro, avete effettuato con una certa approssimazione – un tratto distintivo della specie, considerando la sua cultura astronimica -, perché vi siete scordati 6 ore, 13 minuti e 52 secondi l’anno, che siete costretti a recuperare aggiungendo un giorno agli anni bisestili.
– Che vuole che le dica? Sono lussi che uno si può permettere quando si trova in sella a un pianeta undicimila volte più veloce del vostro.
– A noi Sedna piaceva così com’era, per quanto lento fosse. E non è che ci fossero poi tutti questi svantaggi nell’essere lenti, se non consideriamo piccole cose. Tipo il fatto che utilizzare espressioni come “la scorsa primavera” significava riferirsi a un periodo di tempo lontano dai tre ai seimila anni, e per qualcuno non è una bella cosa. Gli stilisti, ad esempio, erano stufi di dover aspettare quasi seimila anni la stagione delle sfilate. Abbiamo anche preso in esame l’idea di motorizzarlo, ma i nostri ingegneri hanno concluso che – tra carburante, controllo dell’olio, dei freni e soste all’autogrill – ci sarebbe piuttosto convenuto acquistare un pianeta nuovo di pacca.
– Soste all’autogrill?
– Certo. Lei dove porta i suoi copianetari a mangiare un toast e a fare la pipì, quando è a metà strada dal Sole?
– Noi la facciamo sul nostro pianeta, la pipì.
– Beh, non è una cosa igienica.
– Forse. Però è comoda. Considerando anche il fatto che non è che potessimo tutti aspettare l’Apollo 11 per andare a pisciare.
– A proposito…
– Mi dica.
– Lei ha ancora l’accesso al bagno?
– Cosa vorrebbe dire con questo, scusi?
– No, chiedo. Perché generalmente è la prima stanza che i puliziotti sigill…
– No!
– Ecco. Mi sarebbe sembrato strano il contrario.
– Posso sempre abbattere la porta, però.
– Francamente, ne dubito. Di norma serrano la porta rinforzandola con barre d’acciaio Rigeliano e, anche nel caso in cui riuscisse a entrare, dovrebbero già avere versato il cemento a presa rapida nella tazza del water.
– Bene. Sa cosa le dico?
– No.
– Basta. Lei ora mette da parte l’astrologia e la geopolitica per quando avrò abbastanza vita da potermene fregare qualcosa, la smette di divagare e mi spiega perché sposare sua figlia dovrebbe mettermi in salvo da questi idioti invasati.
– Ci stavo arrivando.
– Sì, con molto comodo.
– Se ha seguito quello che le ho raccontato potrà benissimo immaginare che la più grande aspirazione di Sedna sia rimasta quella di entrare a fare parte del Sistema Solare Comunitario.
– La mia, invece, resta quella di capire che cosa c’entri sua figlia.
– Beh, si dà il caso che un vecchio trattato risalente alla promulgazione della seconda Costituzione Gioviale stabilisca che a Sedna sia negato il diritto d’accesso al Sistema Solare Comunitario a meno che non si verifichi una particolare condizione.
– Sento che finalmente stiamo arrivando al punto.
– Deve sapere che quel requisito ha una sua storia: pare infatti che una contessa Gioviale fosse rimasta…
– No, a parte gli scherzi, lei non può fare così. Glielo sillabo: chis-se-ne-fre-ga della contessa Gioviale, della nobiltà interstellare e degli incantesimi degli unicorni Plutoniani. Sua figlia. Matrimonio. Perché.
– Come vuole. La condizione è, ovviamente, che anche solo un abitante di Sedna riesca a contrarre matrimonio – non importa se civile o religioso – con un residente di uno qualsiasi degli otto pianeti maggiori.
– Uhm.
– Tutto qui.
– Non mi è chiara una cosa.
– Sono qui per assisterla.
– Anzi, due.
– Dica.
– La prima è che non vedo dove stia la convenienza per me.
– Lei guadagnerebbe la nazionalità Sednese e, in quanto cittadino di un pianeta facente parte del Sistema Solare Comunitario, le sarebbe conferita l’immunità diplomatica.
– Questo significa che tutti gli abitanti dei pianeti maggiori sono al di sopra della legge?
– Assolutamente no. La questione è semplice: l’autorità dell’SSC, che comprende anche Giove, scavalca quella del Grande Elenco Telefonico della Terra e pianeti limitrofi (Giove escluso), che è il datore di lavoro dei puliziotti. Il perché lo può capire da solo e ha ovviamente a che fare con il fatto che nel secondo Giove è invece escluso.
– Lei però prima mi ha detto che i puliziotti sono quasi tutti Gioviali.
– Ed è vero: questo perché i puliziotti sono mercenari. Il ruolo è talmente antipatico che serve qualcuno odioso quanto un Gioviale per poterlo ricoprire. In più – non se lo scordi – hanno l’innegabile vantaggio di saper leggere il pensiero.
– Ho capito. La seconda è più una curiosità: posto che quello che mi sta dicendo sia vero (e immagino lo sia, perché non la faccio così scemo da rischiare che io tolga per davvero le monete dalla teiera), se è così facile entrare a fare parte del coso… il Collettivo del Sistema Solare…
– Sistema Solare Comunitario…
– Quel che è… se è così facile, dicevo, com’è che non ci siete ancora riusciti?
– Che sia facile lo dice lei.
– Dov’è il problema?
– Il problema siamo noi.
– Che significa?
– Vede, la questione è che noi Sednesi siamo… come dire? Brutti. Ma brutti forte.
(continua… /26)
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addirittura più brutti dei turchi non è possibile!
:)
Comunque è “trans-plutoniano”.
O Neri, non è che ci puoi ammannire una puntata al mese. lavora, orsù!
Richiesta Extra.
La prossima puntata di macchianera commento in diretta degli emmy.
Si può fare?