Cristo si è fermato a Tripoli

Il G8 a L’Aquila è andato alla grande, a sentire le auto-congratulazioni del Presidente Napolitano ed i complimenti che stanno piovendo un po’ da ogni parte, dalla stampa italiana, persino da quella estera.

Il Financial Times ha riportato un commento significativo di un diplomatico accreditato al Summit: “The accommodation and the food were modest and that was exactly the right thing.” A sottolineare l’opportunità della scelta di spostare il vertice nelle aree terremotate. Ci si è spinti a dire che la ragione del successo stia nel fatto che “non è successo nulla” (un quasi ossimoro), alludendo agli scandali che hanno colpito Berlusconi (non sono uscite nuove foto compromettenti) ed al ricordo di Genova 2001 (non ci sono stati nuovi morti). Ci si è spinti a lodare la tradizionale ospitalità italiana, fatta di paesaggio, di cibo e di cordialità testimoniata dal perenne buonumore, dalle continue pacche sulle spalle ed ai sorrisi che sono stati immortalati in qualche dozzina di foto ufficiali.

Complimenti, a dire il vero, che sarebbero apprezzati per un Bed & Breakfast oppure per un ristorante della Guida Michelin.

Tutto è andato bene: il risottino alla zucca era perfetto, il filetto di chianina tenerissimo, il pomodorino tiepido il giusto. Le stanze, pur non di lusso erano confortevoli. I terremotati hanno protestato con sommessa dignità. Non ci sono state gaffes ne freddezze nel Protocollo: Silvio è stato abbracciato da tutti senza pudori, d’altronde improbabili alla vigilia (sarà quel che sarà, ma non è Hitler). Nella galleria di foto ufficiali nessuno aveva gli occhi rossi. Ad Obama non si è staccata la mano dopo aver stretta quella di Gheddafi. A Carla Bruni non si è impolverato il vestito, mentre versava lacrime sul sagrato di Santa Maria del Suffragio.

Sono stati lodati anche i risultati del vertice, definiti storici. Con i 12 punti del Lecce Framework si è deciso di far irrompere (wow!) l’etica nel business internazionale. Un altro moto di sdegno si è indirizzato contro i paradisi fiscali (negli stessi giorni in cui la banca svizzera UBS ha risposto di no agli USA sulla consegna della lista dei clienti americani). Ci si è addirittura impegnati a diminuire la temperatura del globo a livelli pre-industriali, per il momento riducendo la Co2 ma domani chissà, si agirà direttamente sulla traiettoria dell’ellittica terrestre attorno al Sole.

Ma è proprio uno dei risultati del G8 considerati tra i più concreti, a mostrare l’incoerenza di un appuntamento più conviviale e propagandistico che altro, che è soprattutto una parata di buoni principi in acqua: i grandi hanno deciso di stanziare 20 miliardi di dollari per la fame in Africa, attraverso il finanziamento di un’agricoltura sostenibile e l’accesso alle risorse idriche.

Non mettiamo in dubbio le buone intenzioni, tanto per cambiare ispirate soprattutto dalla nuova Amministrazione Americana. Ma il successo di un G8 dovrebbe misurarsi anche dalla valutazione dei risultati raggiunti dai G8 precedenti, per esempio quello di Gleneagles in Scozia, nel 2005. Lì, tra gli altri accordi, il Governo Berlusconi a nome dell’Italia si impegnava ad investire periodicamente lo 0,51% del PIL per lo sviluppo del continente africano.

Proprio prima del vertice di Coppito, Bob Geldof ha richiamato l’Italia al rispetto di tale impegno, in un incontro piuttosto turbolento con lo stesso Premier (definito mr 3% per aver rispettato solo il 3% della promessa che implicherebbe un conto di 9 miliardi di euro nel 2009).

Aprire il G8 con le accuse di Geldof e chiudere con i complimenti del mondo (per non aver rispettato le promesse, siamo di nuovo al quasi ossimoro) da il senso dell’utilità di questo appuntamento che infatti sarà l’ultimo della serie, almeno come lo conosciamo.

Invece dell’Africa intera, l’Italia ha deciso di finanziare la Libia con un intreccio di affari legato agli interessi di alcune aziende italiane interessate ad investire nella “scatola di sabbia (e petrolio) libica”. Il resto del Continente Nero può attendere, sperando nell’emergere di interessi economici concreti.

A Bob Geldof, intanto, consigliamo di mettere in piedi un’azienda di costruzioni.

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4 Commenti

  1. Premessa, non sono berlusconiano. Anzi.
    E’ vero il G8 è una sterile pantomima.

    Eppure sono contento che almeno per questa volta ce la siamo sfangata senza le solite figure da cialtroni. Tradotto: senza le solite figure del Cialtrone che però, più che screditare l’individuo, screditano l’Italia e alimentano i soliti cliché dell’italiano da macchietta.

    Che non ci siano stati morti invece mi rende decisamente felice.

  2. Prodi, fa sapere il suo staff, «ha sottolineato come il primo obiettivo del Governo sia quello di onorare gli impegni assunti al G-8 di Gleneagles che prevedono di destinare agli aiuti pubblici allo sviluppo lo 0,5% del Pil entro il 2010». Al termine Bono ha detto che «dopo l’incontro di oggi posso dire che l’Italia si sta muovendo. Prodi ci ha detto che manterrà le promesse e questa volta la nostra sensazione è che le manterrà

    il sole 24 ore, 7/6/2007

  3. massimo sei una boccia persa, è evidente che Prodi non ha potto onorare molte promesse a causa della caduta del suo governo, non è che una volta andato a casa rimanesse una responsabilità sua

    Berlusconi ha fatto più volte lo sborone offrendo soldi ai poveri per farsi bello e poi evitando di dare, provare a dare la colpa a Prodi è abbastanza ridicolo

    Tra le sparate c’è anche il Piano Marshall per la Palestina (due ne ha offerti e non si è visto un euro) e molto altro, compresi i soldi per lo tsunami finiti con la rottamazione dei pescherecci italiani.
    Solo con la chiesa mantiene le promesse, compresa quella di accollarci qualche decina di migliaia d’insegnanti di religione, assunti a ruolo previo consenso ecclesiastico e divenuti inamovibili nei secoli
    Non dimentichiamo i generosi assegni personali offerti a Don (una volta) Gelmini e del suo entusiastico supporto per la “cristoterapia”m evidentemente con “Padre Jaguar” aveva delle affinità profonde, tra le quli la più evidente è la rapacità sessuale che sconfina nella bulimia e nel rovinarsi per una trombata in più anche se in età avanzata
    tipicamente senile

    riprova con altro, lo sai che queste non la sfanghi…

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