– Pronto?
– …
– La prego, risponda!
– …
– E’ riuscito a prendere nota delle coordinate?
– …
– Mi dica di sì, per favore… Pronto?
– Sa che questa è la più brutta teiera che abbia mai visto?
– L’ha trovata! Non ci credo! L’ha trovata!
– Se non sapessi già che è l’unica rimasta, direi che è la più brutta teiera sulla faccia della Terra.
– Perché è stato zitto tutto questo tempo? Lei non ha nemmeno idea di quanto fossi preoccupato.
– Ci abbiamo messo un po’, considerando che oltre al suo cattivo gusto in fatto di teiere, la sua informazione su quel quartiere di Londra da cui partirebbero tutti i meridiani era totalmente inutile.
– Greenwich?
– Quale specie senziente calibra l’intero sistema di mappatura geografica del proprio pianeta partendo dal parco pubblico di un quartiere di periferia di una delle proprie città più grosse?
– E’ perché il Royal Greenwich Observatory si trova lì dalla fine del milleseicento: l’abbiamo preso come punto di riferimento, e gli altri ci hanno seguito.
– Vediamo se ho capito: non siete riusciti a mettervi d’accordo su un’unica entità soprannaturale che governi il vostro pianeta, ma che lo zero passi quasi sopra casa sua sì?
– Come avete fatto a trovare Greenwich?
– Non l’abbiamo trovata.
– E come siete riusciti a raggiungere la teiera?
– Lei mi aveva accennato a un sistema di posizionamento tramite satelliti…
– Il GPS.
– Quello. Ne abbiamo catturato uno.
– Avete catturato che cosa?
– Un satellite.
– Forse intende dire che vi siete impossessati di un satellite.
– No, proprio catturato. Anzi, a dire la verità ne avevamo fatti prigionieri due, ma con il primo ci è andata male.
– In che senso?
– Non c’è stato modo di estrapolargli alcuna informazione oltre al nome e alla matricola.
– Forse perché i satelliti non parlano?
– Parlano eccome, se uno ci sa fare. Ma quello era un satellite militare.
– Non fa una piega.
– Il secondo, invece, pareva parecchio depresso, e si è arreso senza fare resistenza.
– Depresso?
– Più o meno: ci ha implorati di chiedergli un’informazione.
– E vi ha detto dove si trova Greenwich?
– No: gli abbiamo dato le coordinate e ci ha portati proprio sopra casa sua.
– Bene.
– …ma solo dopo averci raccontato la sua triste storia.
– E cioè?
– E cioè che quando ve ne siete andati l’avete lasciato lì da solo: sostiene che più o meno da una ventina d’anni nessuno gli chiede come arrivare da un posto a un altro. E’ piuttosto arrabbiato.
– Il satellite?
– Ancora trema. E devo aggiungere una cosa…
– Dica.
– Uno può anche decidere di partire e non tornare mai più, ma non si lascia tutta quella spazzatura in orbita attorno a quello che una volta era il proprio pianeta!
– Cosa avete trovato?
– Praticamente, dal momento che la Terra non ne aveva, gli avete costruito attorno degli anelli artificiali di immondizia.
– Questo mi sembra esagerato, ora…
– Non esagero affatto. Sa quanti oggetti orbitanti di fattura indiscutibilmente umana abbiamo contato?
– No, non riesco a immaginarlo…
– Quasi 35.000. Di questi, solo il 35% era ancora più o meno in funzione: gli altri 22.689 erano in evidente stato di abbandono. E stiamo parlando solo di quelli grossi. Era una scena raccapricciante.
– Addirittura.
– Le dico solo che per trovarli è stato sufficiente seguire una straziante cantilena di sospiri e piagnucolii.
– Vi siete imbattuti in una formazione di satelliti depressi?
– Lei cosa farebbe se la accompagnassero nello spazio, aprissero il portabagagli e la scaricassero lì, da solo, per anni, senza batterie di riserva, e poi scappassero via?
– Non bene, in effetti. Ma questo perché sono un umano e provo dei sentimenti: i satelliti, invece, sono macchine, macchine fatte di pezzi di ferro e, soprattutto – si prepari alla rivelazione – non sono senzienti. Ed è proprio questo il motivo per cui non possono piangere, sospirare, bofonchiare, restarci male, sentirsi soli e, in cima a tutte queste cose, parlare.
– Senta, è qui al mio fianco: ci abbiamo fatto amicizia, ci ha detto come si chiama, e le posso assicurare che è in uno stato pietoso. Fortunatamente non può sentire le sue cattiverie.
– E come dice di chiamarsi?
– Tom.
– E di cognome?
– Tom.
– Tom e basta?
– No, Tom due volte.
– Se gli passa un secondo la cornetta provo a parlargli io e le dimostro che un satellite è solo una macchina incapace di capire quello che ci stiamo dicendo io e lei.
– Credo abbia qualche problema strutturale a reggerla.
– Gliela avvicini all’orecchio. O almeno a quello che a lei sembra un orecchio.
– Ecco, questo… Questo sembra un orecchio. Ci provo.
– Ditemi quando avete fatto.
– Vada. Ma mi raccomando: tenga conto della situazione e usi un po’ di tatto.
– Ciao Tom!
– Buongiorno…
– E’ un piacere fare la tua conoscenza.
– …la temperatura è stabile attorno ai 15 gradi. Traffico inesistente su tutta la rete stradale e autostradale. Inserire il percorso preferito.
– Tom, io volevo solo farti qualche domanda, tutto qui. Mi spiace che i miei copianetari ti abbiano abbandonato lassù.
– Punto di arrivo definito: lassù. Ora, definire punto e orario della partenza.
– Tom, non ce l’ho un punto di partenza: ti sto parlando da 44 anni nel passato, e non devo andare da nessuna parte.
– Cancello il punto di arrivo precedentemente scelto?
– Non lo so, Tom. Sì, cancellalo. Io volevo solo dirti…
– Ora proseguire diritto. Poi, al secondo incrocio, a destra.
– Tom, non c’è nessun incrocio e non devo andare a destra…
– Cancellazione svolta a destra: programmazione itinerario alternativo. Evitare i caselli?
– Esattamente come immaginavo: sei programmato a ripetere una trentina di frasi di cui nemmeno capisci il significato. Perché che non lo capisci quello che ti sto dicendo, vero Tom?
– Se possibile, effettuare un’inversione a “U”.
– Appunto. Senti, Tom, ripasseresti la cornetta del telefono al signore che c’era lì prima?
– Signore, credo che voglia parlare di nuovo con lei. Io ci ho provato, ma sembra proprio che, per quanto io mi possa sforzare, il mio interlocutore non riesca a superare un preconcetto che fonda le proprie radici su una tradizione di presunzione e inguistificato senso di superiorità.
– Chi ha parlato?
– Era Tom, ovviamente, perché?
– Quello col tono da professorino tedesco che parlava di presunzione, preconcetti, eccetera eccetera?
– Le dico che era lui. Qual è il problema?
– A me ha dato solo indicazioni stradali.
– Lo vede che non ci è portato a instaurare rapporti con altri esseri viventi?
– Le ripeto che un satellite non – è – un – essere – vivente.
– Sa che cosa sta facendo in questo momento?
– No.
– Si sta strusciando contro la mia gamba e sta… Ha presente quella cosa che mi ha raccontato prima, quella che alcuni animali del vostro pianeta fanno quando sono felici?
– Fa le fusa?
– No.
– Scodinzola?
– Ecco, quello.
– Facciamo così: siccome so che non crederei alla scena che mi sta descrivendo nemmeno se la vedessi con i miei occhi, mi dice invece come siete riusciti a trovare le monete e la teiera in così poco tempo?
– In che senso?
– Nel senso che l’ultima cosa che ricordo di averle detto sono state le coordinate: lei è stato in silenzio qualche secondo, poi è tornato e la telefonata è continuata normalmente. E’ riuscito a inserire la nuova moneta?
– Mi sembra ovvio che sì.
– Lei però mi sta raccontando che nel lasso di tempo che ha trascorso in silenzio siete riusciti, nell’ordine: a trascrivere le coordinate; rapire un satellite e minacciarne un altro; ascoltare la straziante storia della vita di uno dei due; localizzare Londra; arrivare a Ladbroke Grove; scavare; trovare la teiera; constatarne la bruttezza; tornare alla cabina telefonica e inserire le monete. Mi spiega come avete fatto senza dover tornare indietro nel tempo?
– Non siamo tornati indietro, l’abbiamo fermato. Non le avevo detto che fermarlo è permesso?
(continua… /21)
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more! more! more!
Io capisco la tua avversione per Brutta Teiera®, ma non credi di esagerare un tantinello? Pretendo una seconda chance per Brutta Teiera®!!! Non può apparire solo in un cameo… e poi, scusa, a proposito di CULT, manca un doveroso omaggio a Tragicomica Segreteria Telefonica® e Baricco®!!!
P.S.: comunque, sappilo, formerò su FB il gruppo Fan di Brutta Teiera®
a me quella teiera piace.
Trovo tutto molto godibile, e sorprendentemente arguto. Volevo solo raccontare uno strano fenomeno: da quando ho iniziato a leggerlo ho avuto un retropensiero costante, qualcosa di vago relativo all’identità dell’interlocutore terrestre. Ho come avuto la necessità di associarlo a qualcuno, e stasera di colpo ho capito. Ho sempre pensato che fosse Michele Serra. Naturalmente la cosa non ha alcun senso, però fenomenologicamente è proprio andata così. Chissà se è successo ad altri e che identità ha fatto popup.
Grazie
danymax: non vi avevo mai pensato, pur avendolo scritto, ma devo dire che Michele Serra è perfetto, per il personaggio.
Beh, avere la controprova non è difficile; basta fare irruzione in casa sua e sequestrare le teiere®.
sequestrare le …. non e` che siete un movimento eversivo come quelli che liberano i nanetti da giardino, eh?
.. intanto vado di la` a nascondere le mie teiere ® …
Confermo, Michele Serra è ottimale per la parte!!!
Complimenti! Divertente e originale, lettura molto scorrevole, ti prende la situazione ed arrivi a fine capitolo senza accorgerti… aspetto il seguito grazie!
Hello, I log on to your new stuff on a regular basis.
Your writing style is awesome, keep doing what you’re doing!