Sono appena uscito dalla proiezione del film Katyn del regista polacco Andrzej Wajda.
La scena finale è di quelle che non si scordano facilmente: dura, implacabile, girata magistralmente. Alcuni minuti di muto terrore accompagnano uno a uno i prigionieri di guerra polacchi verso l’ultima pallottola, sparata alla nuca dagli agenti della polizia politica sovietica (la NKVD) su ordine diretto di Stalin.
In pochi conoscono questo episodio storico della Seconda Guerra Mondiale. All’indomani dell’invasione nazista della Polonia, in forza del patto di non agressione con la Germania, l’Unione Sovietica invase da Est facendo prigionieri migliaia di ufficiali e soldati polacchi. Meno di un anno dopo, non meno di 15.000 di questi prigionieri vennero giustiziati nelle foreste di Katyn, in Russia, in uno degli episodi che meglio svela le attitudini bestiali del magnifico georgiano alla guida dell’impero sovietico.
Ho visto il film in un cinema parrocchiale, il Palestrina, l’unica sala che proietta la pellicola a Milano. Pur essendo nominato all’Oscar, il film, in Italia, ha avuto una diffusione praticamente nulla, insolita per un kolossal. I distributori italiani del film lamentano un sabotaggio politico-culturale. Diversi giornali hanno notato la curiosa vicenda di un’opera che ha incassato meno di 500 euro per copia prima di sparire del tutto dal circuito.
Di chi sarà la colpa del flop? Del regista che ha fatto un film brutto? (lo nego, il film è bello). Del tema che non appassiona? Di un diktat?
Un indizio viene proprio dalla Russia, dove Putin (ex agente KGB, ex NVKD) ha proibito la diffusione del film. Ci sarebbe, a complicare il tutto, una causa intentata dalle vittime dei soldati giustiziati, nei confronti della Repubblica Russa.
Ma in Italia?
A voler pensar male si può osservare come Berlusconi sia amico fraterno di Putin e come l’Italia (tramite ENI) produca grazie alla Russia quasi un terzo del suo output energetico. Osserviamo anche che ne Rai ne Mediaset si siano interessate gran che ad uno dei più efferati crimini del socialismo reale.
Ma se anche Silvio non c’entrasse, questa volta, non si può non notare la curiosità di una politica italiana che si scalda ai congressi (vedi PDL), agitando lo spauracchio dei 100 milioni di morti provocati dalla “cultura della morte” comunista, ma che appena qualcuno ci spiega come sono morti questi 100 milioni, non ce li fanno vedere.
O non gli frega niente a nessuno.
(l’intervista di Radio Radicale al distributore italiano di Katyn)
per il ducetto “comunista” è solo un modo per definire chi vorrebbe impedirgli di fare i propri porci comodi, che è poi per lui il significato della parola “libertà”. gliene frega nulla dei morti, è gente senza etica, valori o ideali, si vendono senza problemi, come dimostra la legge sul testamento biologico che hanno approvato (gli stessi che sul caso Di Bella montarono tutta quella cagnara sul diritto alla libertà di cura).
Se il film è bello come dici (ma anche no) spero di avere la possibilità di vederlo. La vicenda che racconta lo merita.
Anche The Corporation è stato relegato ad un solo cinema a Milano.
Chissà perchè?
Internet serve anche a questo. A superare queste censure. Fatemi pagare e fatemelo vedere.
devo dire che la ricostruzione per cui il berlusca, per la ragione di stato energetica (ENI) e il desiderio di compiacere quel figlio di troia di putin, abbia messo la sordina a questo film mi pare strano almeno per due ragioni di fatto:
i) una volta si parla di un episodio ascrivibile al totalitarismo comunista tanto avversato dal Cav.;
ii) non mi pare che putin abbia mai incensato il regime comunista (a prescindere dal fatto che essendo un “dittatore” a sua volta ne riproponga alcuni tratti, vedi libertà di stampa e di critica).
Però, dopo averlo scritto, mi rendo conto che il Cav. è un grande opportunista per cui… vabbè.
resta che Wajda è un grande regista e questa vicenda storica, tra l’altro, è un elemento chiave per comprendere l’odio atavico che i polacchi nutrono per i russi (del tutto giustificato).
@Marziano
ovviamente Putin non può che rinnegare il comunismo nella “quasi” democrazia russa odierna.
Tuttavia la sua conversione è stata gattopardesca se ce n’è una dato che fino al 1991 ha fatto carriera nel KGB per uscirne durante il putsch anti Gorbaciov.
Quindi Putin rinnega il passato ma c’è stato dentro fino al collo ed il KGB altro non era che l’erede della NKVD staliniana.
Faccio anche notare che nel film, da parte polacca, non si parla mai di sovietici o bolscevichi, ma di russi, per cui lo spettatore potrebbe benissimo identificare il nemico in una nazione oggi viva e vegeta. Non so se sia solo un problema di traduzione o una scelta d’autore nazionalistica, dato che il sentimento anti-espansionista russo era ben forte in Polonia prima ancora della Rivoluzione d’Ottobre.
Ma prima di guardare la pagliuzza del Berlusca, perchè non citare la trave degli pseudo-intellettuali “de sinistra” di casa nostra, gente che col comunismo professato per decenni ci ha costruito la carriera e che non ha mai sentito il minimo bisogno di chiedere scusa a chicchessia?
@schustenberg
va bene, aggiungiamo alla pagliuzza berlusconiana la trave dei pseudo intellettuali di sinistra, ma che loro stiano zitti non è una notizia, vergognandosi delle cantonate che hanno preso in passato.
Mi stupisce più il silenzio della destra che dovrebbe farne una specie di film-manifesto, che so, proiettarlo al congresso del PDL, distribuirlo in metà cinema controllati dalla Medusa etc etc.
beh… il destino dei polacchi in fondo è stato deciso dai tedeschi, la spartizione della Polonia aveva poco a che fare con questioni ideologiche e molto con le aspirazioni geopolitiche delle due dittature che se la papparono
senza considerare che Katyn ha pur sempre la dimensione di un dettaglio nel bagno di sangue della seconda guerra mondiale e poco più di un capoverso nella sanguinosa biografia di Beria
per chi se lo fosse perso, i russi hanno totalizzato quasi 25 milioni di vittime in seguito all’attacco tedesco, difficile trovare un destro che abbia voglia di far casino per i 22.000 polacchi e correre il rischio di far ricordare qualche milione di morti per mano nazifascista (c’eravamo anche noi all’attacco della Russia)
il fatto che con la storia delle foibe siano riusciti a occultare i massacri fascisti in Jugoslavia, non è garanzia perchè il gioco riesca di nuovo con decine di milioni di morti e con l’invasione dell’Unione Sovietica
Mazzetta,
ovviamente le responsabilità del nazismo nel disastro polacco e dei milioni di morti russi è evidente.
Tuttavia Katyn è un crimine a suo modo unico: la Germania attaccò a sorpresa sulla scorta di un finto ultimatum e qualificandosi chiaramente come belligerante ma l’URSS non fece altrettanto altrimenti in linea teorica Francia ed Inghilterra avrebbero dovuto dichiarare guerra a Stalin come a Hitler, cosa che non fecero.
Il crimine sovietico è piuttosto figlio della guerra sovietico polacca del 1919-21 e replicava nei modi le famose purghe staliniane nei confronti dei vertici dell’Armata Rossa nel ’37.
Lo sterminio della classe dirigente politico-militare polacca è stato una specie lungimirante visione del dittatore georgiano per prostare la Polonia negli anni futuri. Il secondo tempo di questa operazione è stato, come saprai senz’altro, la stupefacente inazione dell’Armata Rossa che incalzando i tedeschi nella controffensiva del ’44 si fermò alle porte di Varsavia senza portare aiuto agli insorti locali che si erano ribellati alla Wehrmacht ed alle SS. Varsavia venne rasa al suolo e la resistenza polacca decimata come 4 anni prima era successo per l’esercito regolare a Katyn.
E la falce ed il martello sventolarono indisturbati sui resti dell’indipendenza polacca.
i sovietici hanno una lunga lista di purghe e stragi ai danni delle popolazioni non-russe d farsi perdonare, ma anche una robusta strage di russi, forse è per quello che Katyn non attizza i destri, che non hanno mai dimostrato una particolare sensibilità ai massacri quando non si possono strumentalizzare politicamente.
grazie, Jonkind. c’hai ragione.
Cito da una intervista a Victor Zavlasky, a ulteriore conferma.
“E allora perché la Russia sta facendo di tutto per boicottare il film?
Perché oggi il clima politico è completamente diverso da quello che permise allora l’accesso, sia pur parziale, degli studiosi ai documenti. Agli inizi degli anni Novanta ci fu davvero un tentativo riformistico, già avviato alla fine del decennio precedente da Gorbaciov e proseguito poi da Eltsin, che arrivò in un memorabile discorso a chiedere ai polacchi: «Perdonateci, se potete». Quel percorso è proseguito ancora con gli inizi della presidenza Putin, poi si è bruscamente arrestato.
E per quali motivi si è arrestato?
Perché cambiare è sempre difficile. Qualcosa di simile era già avvenuto negli anni Settanta con Breznev. Allora era stato lo shock petrolifero seguito alla guerra del Kippur a mettere la Russia in una condizione favorevole: tra il 1973 e il ’74 il prezzo del petrolio era quadruplicato, e con i dollari che intascava con l’esportazione dell’oro nero Breznev si poteva permettere di comprare all’estero tutti i beni di prima necessità che l’Unione Sovietica non era in grado di produrre, e di metterli sul mercato a prezzi politici. Così Breznev guadagnò popolarità a buon mercato, riempiendo la pancia alla gente e rinviando le riforme del sistema produttivo, che rimase totalmente inefficiente. Lo stesso accade ora: grazie al petrolio e al gas le casse russe sono piene di dollari, e questo permette alla dirigenza russa di garantire al popolo un tenore di vita minimamente dignitoso, rinviando sine die le riforme di cui il sistema ha ancora urgente bisogno. In Russia oggi c’è un autoritarismo morbido, che stabilisce il proprio fondamento sull’esaltazione della grandezza del paese e della sua storia. Ma dove andare a trovare un momento di splendore nella storia russa? Non certo nello zarismo, né nella rivoluzione comunista. Allora il momento di gloria è la “grande guerra patriottica”, come i russi chiamano la Seconda guerra mondiale. Chiaro che l’alleanza con Hitler diventa un ospite ingombrante, e il governo russo fa di tutto per cancellarla dalla memoria. E il massacro di Katyn di quella perversa alleanza fra i due grandi totalitarismi del Novecento è uno dei frutti più clamorosi. Che per di più, se indagato a fondo, getta una luce inquietante su tutta la politica sovietica durante la guerra.”
http://www.tempi.it/prima-linea/006094-lo-stesso-male
Il caso storico di Katyn, episodio che gronda di brutalita’
e cinismo, trova nel buio oscuro di quel ricordo un piccolo fascio di luce, esattamente quando Boris Etsin disse :
i partiti comunisti del mondo sono pure e semplici organizzazioni criminali.
Ed infatti esso va visto e valutato nell’ottica di quel regime :
un’organizzazione criminale.
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