– Lei però mi stava spiegando che è un problema se io riattacco.
– Esattamente.
– Posso chiedere perché?
– Allora: posto che la Massima Autorità Siderale Garante per i dati personali non può sbagliare e, per quello che se ne sa, non ha mai sbagliato, ci deve essere stato un contatto, qualcosa, che ha dirottato la mia chiamata sul suo giorno, il suo mese, il suo anno, il suo numero di telefono.
– Certo, può darsi. E quindi?
– Quindi i problemi sono tre. Il primo è che se lei riaggancia non sono sicuro di riuscire a parlare con qualcuno che risponda dal giorno, anno e mese giusti . Il secondo è che se qualcun altro non risponde, le probabilità che quello stesso contatto mi faccia nuovamente parlare con lei sono, obiettivamente, minime. Il terzo – e più grave a questo punto, mi viene da dire – è che abbiamo speso o scambiato per il viaggio tutto quello che avevamo, e questa è l’ultima telefonata che possiamo permetterci.
– L’ultima?
– Esatto. Abbiamo trovato un piccolo disco di metallo in un piccolo buco all’interno del telefono.
– Un piccolo disco di metallo? Una moneta intende?
– Non saprei. Prima il telefono dava il segnale di occupato, poi abbiamo inserito il piccolo disco di metallo e ha iniziato a funzionare. Ora però non ce lo restituisce.
– Mi state chiamando da una cabina telefonica?
– Esatto.
– Ne esistono ancora?
– Beh, questa sembra a tutti gli effetti esistere.
– E non c’è proprio nessuno lì in giro che possa prestarvi un’altra moneta?
– Lei sembra dimenticare continuamente quello che le ho già spiegato, e cioè che su questo pianeta non abbiamo incontrato nessuno.
– Magari stanno dormendo.
– Su entrambi gli emisferi?
– Mi sa dire dove si trova? Che cosa vede?
– Un grosso cartello su cui è scritto “Torniamo subito” e questa cabina telefonica.
– E poi?
– Poi basta.
– Da quando siete arrivati avete visto solo una cabina telefonica, un cartellone pubblicitario e nient’altro?
– Beh, anche dell’acqua. Parecchia acqua.
– Mi faccia pensare… Non potete salire sull’astronave e tornare indietro?
– Che cos’è un’astronave?
– Mi scusi, come ci siete arrivati sulla Terra?
– Lei fa domande strane. Nel solito modo, ovviamente.
– E sarebbe?
– In filobus.
– Che cosa, scusi?
– In filobus, ha presente? E’ come un autobus, ma si alimenta seguendo le linee elettriche sospese. Abbiamo tutti fatto il biglietto, siamo saliti, ci siamo accomodati, abbiamo cantato un po’, e siamo scesi alla fermata Terra.
– Questo mi fa pensare che prima o poi, allora, quel filobus ripasserà. Se c’è una fermata…
– La fermata Terra non è obbligatoria: quando si sale sull’autobus è necessario spiegare al guidatore che si è diretti lì, allora lui devia dal percorso originario della linea e ti ci porta. Peraltro, considerando il fatto che questo pianeta è deserto, riesco a capire perché abbiano deciso di escludere la fermata dall’itinerario ufficiale.
– Vuole dire che l’autista non tornerà a prendervi?
– Ovvio che no: noi eravamo venuti qui per restare, per viverci. Non ci è nemmeno passata per la testa l’idea di poter fare ritorno da dove siamo partiti. Ma non potevamo immaginare che avremmo trovato il vostro pianeta ridotto in queste condizioni.
– Senta, io apro la finestra e vedo un pianeta in perfette condizioni. Oddìo, diciamo in buone condizioni. Vedo la gente per le strade, i bambini nei parchi, edifici altissimi pieni zeppi di gente che lavora. Possibile che nel giro di una quarantina d’anni tutto questo possa scomparire?
– Direi anche meno: a giudicare dai detriti che abbiamo trovato, analizzato e raccolto nelle terre che non erano allagate, sospetto che su questo pianeta nessuno venga a bagnare i fiori da almeno vent’anni.
– Non riesco proprio a immaginare.
– Potreste, che so, essere andati tutti in vacanza.
– Per vent’anni? Tutti e sei i miliardi di abitanti?
– Non ci vedo nulla di strano. Anche noi, in fondo, siamo partiti tutti assieme per raggiungere la Terra in compagnia dei nostri cari.
– Quante famiglie siete?
– Ora così su due piedi non saprei dirglielo con esattezza. Di sicuro tutte le famiglia del pianeta.
– Credo di non capire: in quanti siete sbarcati sulla Terra?
– Contando me?
– Come preferisce.
– Contando me, tremiliardi centosessantottomilioni quattrocentoundicimila settecentoventinove persone.
– E questi tre miliardi e passa di persone sono tutte lì con lei?
– Ma certo che no: stanno aspettando fuori dalla cabina telefonica.
(continua… /8)
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La serie è bellissima, ma per me sul filobus salti un po’ lo squalo.
Comunque ormai attendo con impazienza il seguito…
come con Lost!
perché aspetti? io lo scarico su mininova.
s.