– Senta, io starei ore a sentirla, dico davvero, però mi deve credere se le dico che avrei altro da fare. In più lei sta spendendo un sacco di soldi.
– Un sacco di?
– Soldi.
– Vale a dire?
– Denaro: immagino che questa chiamata le stia costando parecchio.
– Mi perdoni, io la capisco abbastanza bene, ma alcune parole di uso non proprio comune mi sfuggono. Non sono molto pratico della lingua.
– Cosa non ha capito?
– Non so cosa voglia dire “soldi”.
– In che senso?
– Ignoro il significato della parola.
– Non ha mai sentito parlare di soldi?
– No.
– Lei che lavoro fa sul suo pianeta?
– Io sono impiegato presso il Ministero della Scappatoia Linguistica.
– Cioe?
– Mi occupo di rivedere e correggere tutta la corrispondenza per Giove, in modo che non si creino incidenti diplomatici.
– Credo di non aver capito.
– Cancello dalle lettere e dai documenti destinati a Giove le parole con la zeta, e le sostituisco con dei sinonimi. I documenti hanno la precedenza, poi passo alle comunicazioni private e infine alle cartoline. Quando ne trovo una con scritto “Saluti da Zanzibar” la cestino direttamente.
– Ah.
– Non è un lavoro facile.
– Immagino.
– Vuole provare?
– A fare cosa?
– So a memoria i sinonimi di tutte le parole che contengono una zeta: ne dica una a caso.
– Zuzzurellone.
– Zuzzurellone: allegro, brioso, buffo, burlesco, contento, divertente, farsesco, felice, festoso, gaio, giocondo, piacevole, spassoso, spiritoso, umoristico, vivace.
– E mi viene a dire che non sa cosa significa “soldi”?
– Non mi sembra che contenga una zeta.
– Quindi lei in pratica cosa fa?
– Apro le lettere, controllo che non ci siano parole con la zeta e, se ne trovo una, ci appiccico sopra una striscia di carta sulla quale scrivo un sinonimo a mio piacimento, che però non alteri il senso della frase.
– Va bene. Riprendiamo da dove eravamo: in cambio di questo lavoro, il Ministero le dà qualcosa, giusto?
– Giusto.
– Ecco: quel qualcosa sono i soldi.
– Non mi risulta.
– In che senso non le risulta?
– Il Ministero, come tutti i datori di lavoro sul mio pianeta, mi ringrazia per il lavoro che svolgo e, in cambio della gentilezza, si occupa di provvedere ai bisogni miei e della mia famiglia.
– Non venite pagati?
– Non so cosa voglia dire, quindi credo di no.
– Non avete una busta paga, assegni, accrediti sul conto corrente bancario?
– Non riesco proprio a seguirla. Non farebbe prima a spiegarmi cosa sono questi… soldi?
– I soldi sono… come si fa a spiegare così, su due piedi… sono dei fogli di carta di diverso valore che noi scambiamo per ottenere qualcosa che ci serve, o che desideriamo.
– Se sono tutti fogli di carta, valgono come carta, no? Oppure ne producete alcuni utilizzando carta più pregiata?
– No, la carta è tutta uguale: siamo noi che decidiamo il valore che deve avere ognuno di quei fogli.
– Quindi, mi faccia capire: se mi serve qualcosa, basta che io decida che il foglietto di carta che ho in mano abbia il valore che mi serve per ottenere quella determinata cosa.
– No, non funziona così. I foglietti di carta più comuni valgono poco, e ne servono parecchi per avere in cambio uno dei foglietti più rari. La banca principale dello stato in cui viviamo li stampa e ci scrive sopra che valore hanno. Poi ci vengono dati in cambio del lavoro che facciamo.
– Voi lavorate per possedere della carta?
– No. Oddio, sì: per ottenere della carta che però poi scambiamo per ottenere beni o servizi.
– Ho capito. Quindi, mettiamo che a lei serva un mandarino: quel che deve fare è soltanto trovare qualcuno che abbia bisogno di carta, e dargliela.
– Più o meno.
– Non deve essere facile trovare qualcuno che abbia così tanto bisogno di carta da volerla scambiare per un mandarino.
– Non è esattamente così: quello che riceve la carta la usa per avere in cambio qualcosa che serve a lui. Che so, un kiwi.
– Uhm.
– Non è convinto?
– Non riesco a capire dove vada a finire tutta la carta.
– Non va a finire da nessuna parte: continua a girare e ad essere scambiata.
– Sì, ma, mi scusi, quello che ha il mandarino non farebbe prima a trovare qualcuno che lo voglia barattare con un kiwi senza mettere in mezzo tutti quei fogli?
– No, perché è più facile trovare qualcuno che abbia bisogno di quei fogli, piuttosto che del mandarino, o del kiwi.
– Davvero?
– Davvero.
– Io ho molta carta.
– Ma non va bene una carta qualsiasi: serve quella stampata dalla banca.
– E io non posso chiedere alla banca che mi ci scriva sopra quanto vale?
– Guardi, mi sembra che lei si stia fissando su un particolare che non le permette di comprendere il concetto. Lasci perdere la carta: non è importante. Non è detto che i soldi siano solo di carta. Le faccio un esempio: con il tempo io ho raccolto un po’ di quei foglietti di carta; quando ne ho avuti abbastanza li ho portati in banca, e ora stanno depositati lì, anche se non sono più fatti di carta. Se mi serve qualcosa, è sufficiente che la banca dica che ce li ho. A quel punto la mia banca parla con la banca di quello che possiede l’oggetto che voglio e si mettono tutte e due d’accordo per iniziare a dire che io ho un po’ meno soldi, e lui un po’ di più.
– E che ci guadagna la banca?
– Per ognuna di queste transazioni la banca incassa una commissione, e se la tiene. Sono soldi che diventano suoi.
– Questo lo immaginavo. Quello che mi chiedevo invece è: se anche la banca ha come obiettivo quello di raccogliere i soldi, ma il denaro che maneggia in realtà non si vede perché è sufficiente – come mi stava dicendo – che la banca dichiari di averlo, a quel punto chi impedisce alla banca di sostenere di averne tantissimo anche se non è vero?
– …
– …
– Su questo mi devo informare.
(continua… /5)
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yeah!
l’hai presa molto alla lontana ma forse adesso ti stai avvicinando a dire quello che volevi?
in ogni caso questo excursus è molto interessante
davvero carina questa storia, detta così sembriamo dei matti ossesionati dalla carta o forse e davvero così???
pensavo…è come se un indigeno, un altro terrestre, venisse dalle nostre parti e ci chiedesse cosa sono quelle cose che usiamo per coprire il nostro corpo…e ci chiedesse come si usano…bhe provate a spiegare voi ad uno che non ha mai visto un paio di mutande come si infilano..per non parlare dei calzini, il destro ed il sinistro, l’unico colore…ed i pantaloni con la lampo o il bottone…a volte sembriamo così strani a guardarci da fuori….