Il Grande Elenco Telefonico della Terra e pianeti limitrofi (Giove escluso) /4

Il Grande Elenco Telefonico della Terra e pianeti limitrofi (Giove escluso)(…continua /3)

– Senta, io starei ore a sentirla, dico davvero, però mi deve credere se le dico che avrei altro da fare. In più lei sta spendendo un sacco di soldi.

Un sacco di?

Soldi.

Vale a dire?

– Denaro: immagino che questa chiamata le stia costando parecchio.

Mi perdoni, io la capisco abbastanza bene, ma alcune parole di uso non proprio comune mi sfuggono. Non sono molto pratico della lingua.

– Cosa non ha capito?

Non so cosa voglia dire “soldi”.

– In che senso?

Ignoro il significato della parola.

– Non ha mai sentito parlare di soldi?

No.

– Lei che lavoro fa sul suo pianeta?

Io sono impiegato presso il Ministero della Scappatoia Linguistica.

– Cioe?

Mi occupo di rivedere e correggere tutta la corrispondenza per Giove, in modo che non si creino incidenti diplomatici.

– Credo di non aver capito.

Cancello dalle lettere e dai documenti destinati a Giove le parole con la zeta, e le sostituisco con dei sinonimi. I documenti hanno la precedenza, poi passo alle comunicazioni private e infine alle cartoline. Quando ne trovo una con scritto “Saluti da Zanzibar” la cestino direttamente.

– Ah.

Non è un lavoro facile.

– Immagino.

Vuole provare?

– A fare cosa?

So a memoria i sinonimi di tutte le parole che contengono una zeta: ne dica una a caso.

– Zuzzurellone.

Zuzzurellone: allegro, brioso, buffo, burlesco, contento, divertente, farsesco, felice, festoso, gaio, giocondo, piacevole, spassoso, spiritoso, umoristico, vivace.

– E mi viene a dire che non sa cosa significa “soldi”?

Non mi sembra che contenga una zeta.

– Quindi lei in pratica cosa fa?

Apro le lettere, controllo che non ci siano parole con la zeta e, se ne trovo una, ci appiccico sopra una striscia di carta sulla quale scrivo un sinonimo a mio piacimento, che però non alteri il senso della frase.

– Va bene. Riprendiamo da dove eravamo: in cambio di questo lavoro, il Ministero le dà qualcosa, giusto?

Giusto.

– Ecco: quel qualcosa sono i soldi.

Non mi risulta.

– In che senso non le risulta?

Il Ministero, come tutti i datori di lavoro sul mio pianeta, mi ringrazia per il lavoro che svolgo e, in cambio della gentilezza, si occupa di provvedere ai bisogni miei e della mia famiglia.

– Non venite pagati?

Non so cosa voglia dire, quindi credo di no.

Non avete una busta paga, assegni, accrediti sul conto corrente bancario?

Non riesco proprio a seguirla. Non farebbe prima a spiegarmi cosa sono questi… soldi?

– I soldi sono… come si fa a spiegare così, su due piedi… sono dei fogli di carta di diverso valore che noi scambiamo per ottenere qualcosa che ci serve, o che desideriamo.

Se sono tutti fogli di carta, valgono come carta, no? Oppure ne producete alcuni utilizzando carta più pregiata?

– No, la carta è tutta uguale: siamo noi che decidiamo il valore che deve avere ognuno di quei fogli.

Quindi, mi faccia capire: se mi serve qualcosa, basta che io decida che il foglietto di carta che ho in mano abbia il valore che mi serve per ottenere quella determinata cosa.

– No, non funziona così. I foglietti di carta più comuni valgono poco, e ne servono parecchi per avere in cambio uno dei foglietti più rari. La banca principale dello stato in cui viviamo li stampa e ci scrive sopra che valore hanno. Poi ci vengono dati in cambio del lavoro che facciamo.

Voi lavorate per possedere della carta?

– No. Oddio, sì: per ottenere della carta che però poi scambiamo per ottenere beni o servizi.

Ho capito. Quindi, mettiamo che a lei serva un mandarino: quel che deve fare è soltanto trovare qualcuno che abbia bisogno di carta, e dargliela.

– Più o meno.

Non deve essere facile trovare qualcuno che abbia così tanto bisogno di carta da volerla scambiare per un mandarino.

Non è esattamente così: quello che riceve la carta la usa per avere in cambio qualcosa che serve a lui. Che so, un kiwi.

Uhm.

– Non è convinto?

Non riesco a capire dove vada a finire tutta la carta.

– Non va a finire da nessuna parte: continua a girare e ad essere scambiata.

Sì, ma, mi scusi, quello che ha il mandarino non farebbe prima a trovare qualcuno che lo voglia barattare con un kiwi senza mettere in mezzo tutti quei fogli?

– No, perché è più facile trovare qualcuno che abbia bisogno di quei fogli, piuttosto che del mandarino, o del kiwi.

Davvero?

– Davvero.

Io ho molta carta.

– Ma non va bene una carta qualsiasi: serve quella stampata dalla banca.

E io non posso chiedere alla banca che mi ci scriva sopra quanto vale?

– Guardi, mi sembra che lei si stia fissando su un particolare che non le permette di comprendere il concetto. Lasci perdere la carta: non è importante. Non è detto che i soldi siano solo di carta. Le faccio un esempio: con il tempo io ho raccolto un po’ di quei foglietti di carta; quando ne ho avuti abbastanza li ho portati in banca, e ora stanno depositati lì, anche se non sono più fatti di carta. Se mi serve qualcosa, è sufficiente che la banca dica che ce li ho. A quel punto la mia banca parla con la banca di quello che possiede l’oggetto che voglio e si mettono tutte e due d’accordo per iniziare a dire che io ho un po’ meno soldi, e lui un po’ di più.

E che ci guadagna la banca?

– Per ognuna di queste transazioni la banca incassa una commissione, e se la tiene. Sono soldi che diventano suoi.

Questo lo immaginavo. Quello che mi chiedevo invece è: se anche la banca ha come obiettivo quello di raccogliere i soldi, ma il denaro che maneggia in realtà non si vede perché è sufficiente – come mi stava dicendo – che la banca dichiari di averlo, a quel punto chi impedisce alla banca di sostenere di averne tantissimo anche se non è vero?

– …

– Su questo mi devo informare.

(continua… /5)
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3 Commenti

  1. l’hai presa molto alla lontana ma forse adesso ti stai avvicinando a dire quello che volevi?
    in ogni caso questo excursus è molto interessante

  2. davvero carina questa storia, detta così sembriamo dei matti ossesionati dalla carta o forse e davvero così???
    pensavo…è come se un indigeno, un altro terrestre, venisse dalle nostre parti e ci chiedesse cosa sono quelle cose che usiamo per coprire il nostro corpo…e ci chiedesse come si usano…bhe provate a spiegare voi ad uno che non ha mai visto un paio di mutande come si infilano..per non parlare dei calzini, il destro ed il sinistro, l’unico colore…ed i pantaloni con la lampo o il bottone…a volte sembriamo così strani a guardarci da fuori….

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