Mino Reitano, Mike Francis, John Martyn. Tutti questi musicisti amati e stimati che muoiono come mosche. Federico Zampaglione, coerentemente, scoppia di salute.
Sentite, oggi, eccezionalmente, parlerò di musica. Basta voli pindarici low cost – insomma, perché far tanto polverone attorno a una futile e poco attendibile classifica dei cd più venduti? Quindi…mmmh, un momento. L’autista della 52 mi guarda e scuote la testa. Chi sei, e perché scuoti la testa? “Sono Krishna”. Ma dài. Mi sembrava di averti già visto – tipo in un disegno, tutto blu. E così l’Atm ti fa guidare la 52? Perché non il 14, che non passa mai (…rinuncia allo stato puro)? “Madeddu, libera la tua mente dal dubbio, e fai la tua parte perché il destino si compia”. O Supremo, devo proprio? Davvero l’ordine del cosmo prevede che io verso la metà di questo pezzo sacramenti in modo inconcludente nei confronti di Bruce Springsteen, Jovanotti e Veltroni? Chi se ne gioverà? “Non domandarlo, non c’è risposta perché non è il benessere individuale che deve muovere le tue azioni, bensì il dharma della critica”. Oh, beh. Pota, chi sono io per oppormi? E sia. Ecco la top 10: fuori Jovanotti, dopo più di un anno. Fuori Antony & the Johnsons che era appena entrato. Fuori una delle due compilation De André – l’altra, tiene al n.7. Entrano: direttamente al n.1 Bruce Springsteen, direttamente al n.2 J.Ax, direttamente (e solamente) al n.8 i Franz Ferdinand. Vi faccio presente, perché citiate anedottisticamente la cosa agli amici durante l’aperitivo, che al n.3 c’è Tiziano Ferro, al n.4 la Pausini, al n.5 i Negramaro ma soprattutto al n.6 continua a salire Amy McDonald La Ragazza Che Non Se La Tira col disco di due anni fa. Completano la top ten Luca Carboni e La Giusy. La top 10 vede pertanto 7 italiani, 2 scozzesi, 1 americano. Faccio notare come curiosità al n.13 il balzo di Seal, il cui disco bellamente ignorato all’uscita guadagna 67 posizioni grazie al passaggio a X Factor e Quelli che il calcio. E ora, largo al puro deliquio.
Intanto, di J.Ax al n.2 sarebbe il caso di dire qualcosa. Che è: il suo cd costa 9,90 euro. Metà di quello di Tiziano Ferro. A parità di prezzo, l’ex ciarlone degli Articolo 31 non avrebbe mai ottenuto un n.2 e una citazione in articoli come questo. Poi, sarebbe il caso di dire qualcosa anche del n.8 dei Franz Ferdinand. Che é: pensavo vendesse di più. Ma è la conferma che i dischi attesissimi del nuovo pop scicchissimo non muovono la gente verso i negozi, ma verso i concerti. Chi ha per target i 25-30enni dotati di istruzione universitaria dovrebbe lasciar perdere la plastica e seguire i Radiohead coi download a offerta libera. Detto questo, passiamo alla portata principale. Springsteen, ovvero il Jovanotti d’America.
Premessa: noi cinque (io, Jova, il Boss, Berlusconi e Tonino Di Pietro) siamo della Bilancia e compiamo gli anni in una manciata di giorni – spesso penso che dovremmo fare una festa sola. Tra noi, ci ripetiamo spesso che narcisismo e guitteria mascherano la nostra assenza di genio – però sul piano della resistenza pura possiamo sfiancarvi. In noi non c’è talento puro, ma abbiamo un arsenale di trucchetti per tenervi interessati anche quando non diciamo niente. E tutti e 5 finiamo per ritrovarci una base di fans superiore ai nostri meriti: costoro apprezzano in noi lo slancio vitale generoso ancorché un po’ ottuso. Ora, tra Springsteen e Jovanotti, in particolare, c’è una sovrapponibilità fortissima. Buoni sentimenti, passione, impegno civile, concerti da tre ore. E solo ogni tanto, all’interno di una piattezza sonora oggi evidente a tutti (dopo gli inizi – eh, bei tempi – irresistibilmente energici), un’impennata totalmente inspiegabile, cioè un pezzo scritto quando uno dei due piatti della Bilancia ha sbilanciato l’altro. Negli ultimi vent’anni Springsteen ha scritto alcuni brani che secondo me non si spiega nemmeno lui, devono essergli apparsi in sogno. Sto pensando a Streets of Philadelphia, 57 Channels, Reno (uno dei pezzi di questo decennio che più mi lasciano sgomento, musica e testo sono paradiso e inferno messi assieme, cercatelo se non lo conoscete). Ma il resto è amabile fuffa tipo un libro di Beppe Severgnini (…non a caso, il suo fan più emblematico). D’altronde, la cosa che spinge tanta gente verso il Boff non è più la musica, ma la simpatia – ai devoti non interessa che scriva buone canzoni, ma che stia bene, sia felice, non molli la Patti Scialfa per rimettersi con un’altra smandrappona, papà non spezzarci il cuore. Oggi, dopo i dischi mugugnoni dell’epoca Bush, il paparone del New Jersey sprizza ottimismo per Obama. Working on a dream, fatto uscire tempestivamente nei giorni dell’insediamento del Presidente Santo Subito, scoppietta di un clima di festa, di spensieratezza positiva e fischiettante. Non è nemmeno un brutto disco, da sentire in macchina col braccio fuori dal finestrino. Ma non c’è un solo spunto che Springsteen non abbia già avuto, e soprattutto, se è rock, è il rock più pensionato del mondo. Per dei ventenni, è musica da vecchi. Vedere paparone al Superbowl tutto cuorcontento è stato allarmante, un’ombra su ogni dream di nuovo che avanza, perché Bruf è il conservatorismo di sinistra più populista, la retorica della buona classe lavoratrice Pellizzadavolpedica, sorridente e senza grilli per la testa, che in Italia trova perfetta corrispondenza nell’immaginario di Veltroni. Il dramma è che nei panni di Obama non saprei davvero come liberarmi di Springsteen, perché per quanto marketing ci possa essere nelle sue ultime mosse (e c’è), il Boff è veramente un buon tarlucco, ed è brutto dirgli “Spostati e lascia fare”, Bruf è un po’ come quell’amico (tutti ne abbiamo uno) che ancora sogna un’età dell’innocenza in cui i programmi tv finiscono a mezzanotte col Te Deum, le donne non discutono animatamente di vibratori al pub nel tavolo vicino al vostro, i bambini giocano col Lego e non con i Kakkopuzzones, alla radio c’è la buonamusica (tuttaccattato) di Raistereonotte (tuttattaccato), non esiste il Grande Fratello, Repubblica e Corriere non sparano tette ad alzo zero, e soprattutto non esistono Berlusconi e nemmeno Di Pietro. Malauguratamente, il mondo è (e va ulteriormente facendosi) complicato e sofisticato, e ci vogliono persone ben più ciniche, radicali e acute di noi cinque babbioni per sistemarlo. Dovremmo tutti e cinque farci da parte – ma non lo facciamo perché siamo, con nefasto candore, convinti di poter dare una mano, e tanto ci siamo sbattuti in questi anni che ognuno si è tortuosamente ritrovato in una posizione in cui in teoria potrebbe dare una mano, e pensa: “Ma sì, tutto questo lo faccio perché va fatto, è il dharma della critica, o della politica, o della musica”. E pensiamo di farlo nel nome di una giusta causa. E ci sentiamo ragazzi fortunati, perché ci hanno regalato un dream.
Sentito Springsteen a casa del moroso. Dopo 5 minuti gli ho detto: ma questi sono i Kiss! Un pezzo uguale a I was made for lovin’ you. Talmente uguale che secondo me quelli lo pelano.
Ed i punti a capo?
Springsteen che rifa’ i Kiss? Fighissimo.
Comunque a me il populismo di Springsteen sembrava un filo piu’ ruspante di quello di Veltroni.
Ma devo dire che mi sono fermato a Nebraska.
detesto jovanotti e veltroni.
adoro madeddu e springsteen.
dev’esserci qualcosa che non va in me… ?
“Tra noi, ci ripetiamo spesso che narcisismo e guitteria mascherano la nostra assenza di genio – però sul piano della resistenza pura possiamo sfiancarvi. In noi non c’è talento puro, ma abbiamo un arsenale di trucchetti per tenervi interessati anche quando non diciamo niente. E tutti e 5 finiamo per ritrovarci una base di fans superiore ai nostri meriti: costoro apprezzano in noi lo slancio vitale generoso ancorché un po’ ottuso”.
Bravo Paolo, mi sento meno solo
Lasciamo perdere gli altri 4! Paolomadeddu (tuttattaccato) tu hai una base di fans largamente inferiore a quella che meriteresti…
e comunque 9,90€ per un disco dell’Ax sono decisamente troppi!
è vergognoso parlare di springsteen in questo modo… l’unico sentimento che mi suscita l’autore di tali parole è la pena…
Christian, capisco che sia duro alla tua età finire fuori rosa, ma prendersela con Madeddu per questo…
a proposito di date di nascita coicidenti, mi ha sempre turbato che totti, ronaldo, shevchenko e ballack siano nati nel volgere di un paio di giorni di fine settembre del ’76
io nasco fra usain bolt e kobe bryant. E infatti sto attentissimo a girare spalle alla parete.
Buon compleanno a The Classifica, allora!
1) I was made for lovin’you è scritta da quel satanasso di Desmond Child, prezzolato autore a cui i Kiss si rivolsero in un momento di idee assai confuse.
2) Condivido quasi tutto quello che hai detto sul Boss. Ero convinto che avesse imboccato la direzione giusta con il recupero della tradizione (pete seeger session) ma niente. E’ voluto tornare a replicare sè stesso con i cloni della E-Street. (Quasi) peggio degli Stones che fanno il verso agli INXS che fanno il verso agli Stones.
3) Solo chi ha amato davvero il Boss può dire e pensare queste cose. Chi invece vede in lui una panacea musicale e sociale a 60 anni suonati, ahimè. Son preoccupato per lui.
Una piccolissima precisazione in quanto storico appartenente alla Kiss Army.
All’epoca Desmond Child era un signor Nessuno che proprio grazie a quel mega successo smise i panni di cantante e si dedicò a tempo pieno alla scrittura per, tra gli altri, Bon Jovi ed Aerosmith.
Anche qui i miei amati Kiss ci avevano visto lunghissimo! :-)
sul boss e i suoi dischi si può parlare per ore, giorni e settimane. ma quando sale su un palco, lancia la chitarra, salta sul piano, investe il cameramen e soprattutto ci urla “fa abbastanza caldo???”, beh, si può solo godere, saltare e urlare… e metterla nel culo a tutti i gruppettini di oggi!
È un mondo libero…, c’è spazio per tutti. Ma i miei virgulti, trascinati quasi controvoglia a vedere Bruce la scorsa estate a NYC ne sono usciti entusiasti e se ne sono accaparrati la discografia (quasi) completa. L’ultimo disco è miserello assai.
Madeddu, i suoi articoli andrebbero messi in scena, sono commedie… Adoro il finale in cui puntualmente si riprende il tema iniziale :-)
CIoè Seal fa vedere la sua faccia in tv per 10 minuti e il suo disco schizza dal n.70 al 13? Ah, è proprio vero che in Italia la tv non sposta consensi , e che possederne tre non fa alcuna differenza……
anedottisticamente?
Si può discutere a lungo se sia giusto chiamare Bruce Springteen “Bruf” o meno, è un opinione.
Un’opinione che non mi trova d’accordo, ma non tanto perchè abbia fatto un’analisi approfondita dei testi che Madeddu definisce “fuffa”. Non mi trova d’accordo perchè a mio parere non è l’essenziale. Bruce Spingsteen, anche l’ultimo Bruce Springsteen, non è “fuffa” perchè i suoi ultimi lavori siano capolavori, questo no. Non è fuffa perchè, come dice Indieandre, “…quando sale su un palco, lancia la chitarra, salta sul piano, investe il cameramen e soprattutto ci urla “fa abbastanza caldo???”, beh, si può solo godere, saltare e urlare…”.
Ed è una sensazione che solo chi è stato ai suoi concerti può comprendere. Nei suoi show c’è energia, c’è ottimismo. E’ un ottimismo ottuso? Non so, e nemmeno mi interessa saperlo, perchè l’unica cosa che so è che in quelle 3 e passa ore di concerto ci si sente vivi, emozionati e leggeri. E’ una sensazione, qualcosa che va oltre le parole ed è difficile da spiegare a chi non ha mai partecipato ad un suo show. E anche se – ammettiamolo – certe sue canzoni sono “semplici”, ben vengano. Del resto lui non è il messia, e credo che non abbia mai voluto esserlo.
Ed è vero che il mondo non è semplice, e non so se aggiungere “purtroppo” o “per fortuna”; forse la cosa migliore è non aggiungere proprio niente: non è semplice, punto.
Ma ad un cantante, un musicista, uno che fa “intrattenimento” deve trasmettere positività ed allegria, in un senso ampio del termine.
In questo credo che Bruce Springsteen abbia pochi rivali, e non meriti di essere chiamato “Bruf”. Anche quando “si limita” a cantare “I got some beer and the highway’s free…”, oppure quando, semplicisticamente (semplicemente?) sta lavorando ad un sogno…
Ah…Bruce, a parer mio, non è fuffa anche per altre cose, ma mi fermo qui che temo di essere già stato troppo verboso
Indieandre e Midchel11, ai concerti di Bruf (…eddài, Midchel, è sberleffo amichevole) (ehm, andrebbe meglio Brut? Che fa un po’ champagne, ma anche un po’ deodorante) ci sono stato più volte, e quando presenziai, scettico teenager anglofilo, sul pratone di San Siro, nel 1985, fui quasi spazzato via. Ciò non toglie che tra il suo show e i suoi dischi si è aperto un abisso, come del resto accade a tanti professionisti del megashow, come per MiticoVasco e i Rolling Stones. Il discorso sui “gruppettini di oggi” te lo contesto almeno finché non mi fai qualche nome, perché non è mica bello essere così generici (e rétro, peraltro), ma so bene quanto ci si possa divertire ai suoi concerti. Forse però c’è un rapporto inversamente proporzionale tra show muscolare e positivo, e ambizioni artistiche. Tanto per fare un paio di nomi rétro, se i Pink Floyd o i Led Zeppelin si riunissero e facessero un tour negli stadi, non lascerebbero la stessa sensazione di festa – per quanto il loro arsenale di grandi pezzi sia – non vogliatemene, Springsteeniani – ben superiore a quello del Boff. E’ una diversa concezione del rituale della messa cantata – penso che quelle dell’uomo nato per correre siano un po’ come quelle messe americane dove si cantano i gospel e la gente è a tanto così dal saltare per aria stile Bluesbrothers, e alla fine esce dalla chiesa sentendosi davvero meglio. Ma il valore artistico di tutto questo è sempre minore, è sempre più vicino all’andare in discoteca o in palestra a fare una sudata. Penso che in questo molti “gruppettini di oggi” e di ieri siano più ambiziosi, e non ce li vedo proprio i Radiohead a fare canzoni “da stadio”. E chi glielo chiede, del resto?
Ho avuto una visione spaventosa. Eluana ci lascia durante Sanremo. E il Paese sprofonda definitivamente nella palude di brutalità, cattivo gusto, cinismo, retorica, opportunismo, buffoneria sul cui orlo ha danzato per anni.
ciao paolo, torno su queste pagine in una domenica di halloween con gli stone roses che schitarrano in sottofondo. mi chiedi dei nomi. ti rispondo: che nomi faresti tu per indicare gruppi attuali (diciamo con disco di esordio nel 99/00) realmente memorabili? L’unico personaggio di una certa levatura nel rock attuale (intendendo per rock quello tout court, chitarra basso batteria ecc., quindi i tv on the radio non valgono) è Jack White, più coi Raconteurs che con i White Stripes. Il resto sono band da 2-3 dischi e ciao. Le ascolto, le apprezzo, mi divertono e domani le dimenticherò. 4 anni fa consumavo Up The Bracket a forza di ascoltarlo. Adesso raramente lo metto su. Ho iscoperto gli Oasis, e lo sai: What’s The Story Morning Glory è decisamente più bello di Is This It? Pazzesco no?