The Classifica 46 – Non è la puntata natalizia

No, non è ancora la puntata coi protagonisti della sitcom sotto l’albero, a fingere di ricordare i frammenti di vecchie puntate (“Ricordi la volta che hai scritto che l’hip-hop è morto e putrefatto?” “E la volta che hai scritto De Gregori vaffanculo?” “Per non parlare di quando hai scritto che Federico Zampaglione in arte Tiromancino è un musicista che da ogni poro erutta talento come se fosse pus” “…Davvero l’ho scritto?” “No, ma ogni tanto fallo – ricordati dei suoi 4 avvocati”). Quindi rimandiamo sia le considerazioni sulla musica natalizia che i bilanci di fine anno, e stiamo sull’attualità. E dato che in questi giorni Macchianera spinge in quella direzione (…verso la quale tendenzialmente non ho bisogno di essere spinto), parliamo di figa.

Se un dì ipotizzai che i pochi cd venduti in Italia andassero soprattutto a sinistra, ora contemplerei con voi l’eventualità che oggi – come per i libri – a comprarli siano soprattutto le donne. Perché io sarò anche veteromaschilista come chiunque sia stato esposto in tenerissima età a Immigrant Song dei Led Zeppelin. Ma non credo al maschio eterosessuale che esce dall’Esselunga con sottobraccio Laura Pausini (n.1), Giusy Ferreri (n.2) o il disco natalizio di Irene Grandi (n.3). E dopo un Tiziano Ferro (che diciamocelo, non è machissimo) al n.4, c’è Giorgia al n.5. Il Corriere della Sera chiede conto del podio rosa a Irene Grandi, che spiega: «Noi donne siamo trasversali e variopinte, tendiamo a stupire (…) Con gli anni si cambia e con noi è cambiata pure la nostra musica. Io mi sento diversa da quando ho cominciato, quattordici anni fa. I miei colleghi, invece, sono meno inclini alle sperimentazioni».

Ok, che siano adorabili fregnacce da intervista lo sapete da voi. Io mi limito a far presente che se Irene è risorta, è grazie a Bruci la città di Francesco “Baustelle” Bianconi e a Come tu mi vuoi di Antonio Amurri. E Bianco Natale che Irene oggi va cantando – pardon: sperimentando, è di Irving Berlin. Quanto a Laura Pausini: ogni tanto si scrive le canzoni, ma i suoi cinque brani più noti sono firmati da maschi. Giusy Ferreri è dove si trova grazie a Tiziano Ferro. Insomma, anche se negassi il citato veteromaschilismo e mi mettessi a magnificare Luce (tramonti a nordest) di Elisa o Meravigliosa creatura di Gianna Nannini o Parole di burro di Carmen Consoli, non potrei affermare che le donne italiane scrivono canzoni da mettere nel Pantheon. Hanno le pari opportunità, ma proprio come la Carfagna, arrivano dove sono per il fisicodiruolo – nella fattispecie, i fattori fisici sono faccino e corde vocali. In Italia, senza stare a scomodare le Joni Mitchell e le Chrissie Hynde, di autrici capaci di sbancare come Carole King, Diane Warren, Linda Perry non ne abbiamo mai avute. Giusto interpreti, preferibilmente fffeeeghe. Forse è un po’ meschino da parte mia, ma andrò a suffragare tale affermazione coi dati Siae.

(…è molto meschino. La Siae è un’istituzione tra le più kafkiane d’Italia) (la sapete quella di Diego Cugia alias Jack Folla, tutto figo e tenebrosone, che come consigliere d’amministrazione Siae ha fatto investire svariati miliardi in una banca in cui direttore esecutivo era suo cugino? Banca chiamata Lehman – già sentita nominare?) (e la sapete quella che il presidente Siae è Giorgio Assumma, che però, toh, è anche avvocato di tanti cantanti, da Celentano a Baglioni?) (sapete che il presidente della Siae ha difeso Baglioni in tribunale, dall’accusa di plagio di un altro autore, Ricky Gianco?) (cosa dite? Conflitto di intercosa?) (…non dite stupidaggini!)

Comunque, la classifica delle canzoni che negli ultimi 20 anni hanno fruttato più diritti Siae cita praticamente solo autori maschi. N.1, Modugno con Nel blu dipinto di blu (e vorrei vedere). N.2 Lucio Dalla, con Caruso. N. 3, Andrea Bocelli: Con te partirò (scritta da due autori maschi, Quarantotto e Sartori). N.4, con Quando quando quando, Tony Renis – che casualmente è cliente di Assumma. La top 10 contiene altre cose interessantissime: O’ sole mio non ne fa parte, come L’italiano di Toto Cutugno, ma al n. 9 c’è Blues degli Eiffel 65. Non c’è Sapore di saleVita spericolata, però ci sono i Watussi di Edoardo Vianello. Ora, va bene il ballo di gruppo a ferragosto – ma minchia, che ne è degli stadi e dei dvd del miticoVasco? Non fruttano? Comunque in top 10 non c’è nemmeno Battisti nè il miticoLiga – però c’è Totò con Malafemmena. Noi forse non ce ne accorgiamo, ma le radio mandano tre volte al giorno, retequattreggiando, il principe della risata. Al n.13 poi, sempre davanti a qualsiasi miticoVasco e miticoLiga, vi segnalo la briosa Tutto pepe, di Castellina-Pasi, a un solo passo da Romagna mia di Casadei. Ma com’è come non è, tra tutte quelle che la Siae si degna di segnalare non compare alcuna canzone scritta da una donna. Ragion per cui, Laura, Giusy, Irene, Giorgia, Elisa, Carmen – come direbbe Tom Cruise in Magnolia: rispettate il c****.

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43 Commenti

  1. Paolo, posso fondare un fans club di The Classifica su Facebook?

    In alternativa reclamo il diritto di lanciare un reggiseno sul palco quando ti esibisci in performance simili, in cui la cattiveria giornalistica è seconda solo al groove della tua prosa.

    PS, I love you.

  2. ‘O sole mio dà ancora diritti (non sulle esecuzioni, ma proprio sul brano)? Capurro è morto nel ’20, Di Capua nel ’17.

  3. Ma il cugino di Cugia è un “cugiaino”?
    (scusascusascusa)

    Mad, sei così grande che, un tuo eventuale fan club, sarebbe l’unica cosa al mondo capace di forzarmi a facebook. Ti prego, non farlo…

    PS, Un solo reggiseno?

  4. la notizia su diego cugia mi ha sconvolto la giornata.
    mi tocca smettere di parlare bene in giro di “lettere dal silenzio”.

  5. Paolo, una stretta di mano per il coraggio.
    Hai detto delle cose sulle “donne in musica” che moltissimi secondo me condividono (limitandoci al panorama italico).
    Ma che se ti provi solo ad accennarle le pseudo-femministe de noantri ti scannano.

    PS Appoggio la proposta di suzuki.

  6. .mau., ‘O Sole Mio ancora non è public domain perché è stata riconosciuta la paternità anche ad un terzo autore, all’epoca giovanissimo, morto nel ’72.
    Forse non è in classifica perché la causa in merito è durata anni, e conclusa nel 2002, quindi immagino che ci sia stata una lunga “zona grigia” tra la scadenza dei diritti a X anni dalla morte dei due autori, diciamo, principali e questa sentenza, e vedo difficile che gli eredi del terzo autore possano rincorrere le esecuzioni e i relativi diritti di questo periodo.

    Dico X anni perché inizialmente erano 50 anni – e si andrebbe al 1970 – ma, mi pare dal ’96, è stato esteso a 70 anni – e si andrebbe al 1990: dubito comunque che nel ’96 gli eredi di Capurro e Di Capua si siano messi a fare recupero crediti sulle esecuzioni dal ’70 al ’90.
    Direi quindi che in pratica a ‘O Sole Mio ha un “buco” di 32 anni di diritti, dal ’70 al 2002, che sarebbero legittimi m difficilmente verranno incassati… almeno credo.

  7. @Lopo: posso dire che la storia del giovanissimo autore sembra tanto studiata per prolungare i diritti sul brano?
    (per quanto riguarda il prolungamento da 50 a 70 anni, non era retroattivo)

  8. facebook è figo, ma ancora di più sarebbe avere “The Classifica” come gruppo/radio via http://www.last.fm ;)
    (fosse altro per i riutilizzi che permette)

    Autore ci sei su last.fm?

    ..poi è chiaro, un fanclub su FB dovrebbe essere davvero il minimo :) Non fosse altro che per gli ot interessanti che ogni volta fermentano a testimonianza delle qualità dell’Autore.

    desiderata (^^ ) :
    un cadeau extra per natale, cedi al lato oscuro dell’editoria musicale e allega anche tu il CD (digitale, si intende) alla 47esima uscita di The Classifica, l’occasione si presta XD
    my two cents: covers di pezzi famosi fatti da gente famosa (Homer aggiungerebbe “in luoghi famosi”, ma è OT ;) ) i.e. Hey Joe fatta da wilson pickett, o da roy buchanan ^^

  9. Pres. per quello che ne so io Zucchero ha solo riadattato il testo della versione in inglese, precedentemente scritta da Elisa, che si chiamava “Come speak to me”.

  10. Grazie, come sempre troppo buoni. Espertume, hai ragionissima ma colgo l’occasione per fare il professionista serio e dare la colpa ad altri: erano le due di notte e ho copiatoeincollato da qui, e colgo l’occasione per farvi vedere la miniclassifica completa: http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=20&ID_articolo=735&ID_sezione=12&sezione=
    Consiglio comunque di prendervela con la mia mancata sorveglianza invece che con l’accuratezza della Venegoni, perché l’ho vista avventarsi alla gola della gente per molto meno. Ecco, a LEI, di rispettare il pistillo non lo intimerei di certo.

  11. Salve, sono una veterofemminista de noartri e adesso mi ripendo il reggiseno lanciato sul palco e vado a scrivere una canzone.
    E’ solo che fino ad adesso non abbiamo avuto tempo per farlo.

  12. Viscontessa, non conosco esattamente i motivi sociali e culturali che hanno generato questa situazione incresciosa, ma io credo davvero che in Italia la figura della “cantautrice” non sia mai esistita.
    Non è una colpa, anzi ci sarebbe da chiedersi il perchè in America ci sono state figure come Joan Baez e tutte le altre elencate dal buon Paolo (a cui aggiungerei anche Alanis Morrissette) mentre da noi annoveriamo (senza offesa, ma il paragone l’è quel che l’è) la Grazia Di Michele e la “cantantessa”.
    Elisa Toffoli per me è una straniera nata per caso in Italia, per attitudine verso il music business.
    In effetti è di Monfalcone. Anche questo dovrebbe far pensare.

  13. Jack Folla, che mi ricordi!
    A chi era caduto nel tranello di quel para-ribelle di RadioRai, gli dovrebbe……
    ma che “gli dovrebbe”: basta loro essersi fatti infinocchiare da Jack Folla/Diego Cugia. E’ una punizione sufficiente!
    Mapperfavore.


    Jack Folla
    …. ommioddiomioddiomioddio….
    macomesefa?

  14. Mad, è ufficiale.

    Voglio sposarti.

    Sarà un effetto collaterale della sovraesposizione ai Led Zeppelin (io preferisco Moby Dick)?

  15. Viscontessa, orsù: il tempo per cantarle, da Nilla Pizzi a oggi, lo avete sempre avuto.
    404, mi scuso se il tuo commento – come il mio precedente, del resto, è rimasto in standby: conteneva un link ed è scattato l’antispam. Comunque no, tra me e lastfm non è ancora sbocciato l’amore.
    Miss Piggy, parliamone.

  16. Madeddu, come cognome faccio Cosseddu e quindi mi permetterai di contestarti in base a un’assonanza – e forse chissà, una parentela. Una contestazione non imputandoti un tono maschilista, non mi permetterei mai e poi non è quello che voglio dire. Parliamo di interpreti, come molti tra quelli da te citati, e teniamo da parte gli autori-cantanti (non dico cantautori perché si intenderebbe altro): un interprete sta in cima finché la sua etichetta investe su di lui – o su di lei. Questo significa che paga gli autori, quelli bravi, quelli che in quel momento fanno vendere, hanno la vena giusta per fare mercato. Così, prendono un ragazzo, un bel talento, lo fanno esplodere, incassano, e lo guardano invecchiare soddisfatti, senza porsi nessun problema al mondo. Se va male, ad un certo punto perderà il contatto col suo pubblico, incapace di farsene di nuovo. E lo accantoneranno. Ma se va bene, si godranno le pensionate un tempo ragazzine disposte a compare i suoi album tutta la vita, magari imbarcando pure qualche nuova generazione deviata dai genitori. E non farmi fare esempi perché sai di chi sto parlando. Ma se si tratta di una donna – una che non sia Mina, intendo – questo semplicemente non succede. All’inizio è tutto un Paolo Conte, Ruggeri, Fossati. Poi, guarda un po’, i padri nobili spariscono, i dischi diventano mediocri, la ragazza si sciupa e finisce nei cassoni degli autogrill in offerta speciale. Hai citato il fattore figa come presupposto per molte carriere femminili, anche quando ci sono talento e preparazione. Beh, se è un vantaggio all’inizio, sappiamo quanto in fretta svanisca quella stagione. E quando è passata, ecco il problema: forse è l’industria che non crede di poter vendere altro che copertine ammiccanti, forse sono i media impietosi sui lifting o quei chili di troppo, forse siamo noi maschi che non siamo come quelle pensionate secondo cui “passano gli anni ma è sempre affascinante”, forse in molti ascoltano musica in base a quanto è scopabile la cantante, e quindi hanno bisogno continuamente di carne fresca, perché è dura fantasticare su ricordi troppo lontani. E infatti quando ero pischello io, ed erano gli ’80, le charts erano piene di bonazze, ma non è che oggi nessuno sia qui a parlarne. La verità è che in questo business, se una donna vuole sopravvivere alla risacca deve essere Madonna, o Mina, o la Fitzgerald. A un uomo basta essere Pupo.

  17. orsù ragazzi lo dico io, stavo scherzando e va bene così, non era mia intenzione rivendicare un bel niente nè analizzare i motivi per i quali tutti i più grandi artisti, in qualsiasi campo, siano quasi sempre uomini.
    E’ che tutte le volte che sento parlare di veterofemminismo mi sento in dovere di fare la veterofemmista. D’altra parte qualcuno deve pur fare questo sporco lavoro:-)

  18. PaoloCoss, secondo me il tuo ragionamento regge finché non si scontra con la musica inglese e americana, che dai tempi del Brill Building sono ancora più business della nostra.
    Nel Brill Building, Carole King scrisse You make me feel like a natural woman. E al successo l’ha portata Aretha Franklin, non una bella topolona come la giovane Mina (…quanto fosse attraente, noi ora non ne abbiamo idea, ma le canzoni erano solo metà del suo appeal. Per tutti parlò Totò, quando in tv la guardò e disse: “Poi dice che uno si butta a sinistra”).

    Il problema è italiano.
    Per qualche motivo a me ignoto, per decenni le donne italiane hanno immaginato, sognato, desiderato in sordina. E se la canzone di Carole King che ho portato a esempio può fuorviare per via del femminino presente nel titolo (ma “When my soul was at the lost and found – you came along to claim it” può mandare al tappeto chiunque ascolti, maschio o femmina), posso dirti che ci sono strofe di Kate Bush o Joni Mitchell o Chrissie Hynde o Shirley Manson o Aimee Mann che hanno dato un bello spintone alla mia vita senza che la “scopabilità” di chi l’aveva scritta ci avesse a che fare. Aimee Mann non l’ho nemmeno mai vista in foto, e non mi interessa (…da qualche anno, se riesco, cerco di non vedere chi canta qualcosa che mi piace. E mi spiace un sacco aver visto foto in cui Neko Case fa la fatalona).

    E non solo: mentre a dire “Quello che le donne non dicono” in Italia sono sempre stati, ed egregiamente, parolieri uomini, in America vale anche il contrario. Diane Warren è riuscita a far dire a Steve Tyler una cosa più virile di quante ne abbia dette nella sua vita di maschione: “Don’t want to close my eyes, I don’t want to fall asleep – cause I’d miss you baby. And I don’t want to miss a thing”.

    Da noi, beh.
    Ecco, c’è “La lontananza”, scritta da una giovane e bella Enrica Bonaccorti per il mentore Modugno.
    Ma con profonda amarezza faccio presente che sulla natura di questa breve collaborazione alcuni maligni, malignamente, hanno malignato.

  19. a proposito di cantautrici ho incocciato in questa

    laparisienneliberee.blogspot.com/
    dell’omonimo blog laparisienneliberee.com/

    che potrebbe essere un buon esempio e stimolo per il fai-da-te, anche per le nostre zovani non abbastanza faighe da essere adatte ai target dei discografici

    mi vien da pensare non solo alle zovani, ma ci saranno pure tante donne con una bella voce e intere vite da raccontare, potenzialmente una miniera se realizzassero che ce la possono fare

  20. Ho già detto di essere (ruffianamente o meno) allineato con il madeddu-pensiero.
    Però mi sovviene un altro ragionamento.
    Perchè in Italia, anche in presenza di una autrice, non si cerchi di darle sostegno e supporto se non appare in grado di avere una propria esposizione.
    Mi spiego.
    Elisa, che secondo me resta un UFO, ha avuto sostegno e supporto dalla Sugar in quanto capace di andare dalla scittura della canzone alla esposizione della stessa in prima persona e (incredibile ma vero) senza essere una bella gnocca.
    Ma perchè una valida autrice come Mariella Nava, dopo aver dimostrato che in proprio non è appetibile ai media, non è stata valorizzata come autrice dietro le quinte alla Linda Perry?

  21. No non ci credo… Eiffel 65 al numero 9…

    Vabè detto questo, ho constatato nella mia attività da DJ che, non solo sono le donne a comprare più dischi (Madeddu dixit), ma sono anche le apripista; a differenza dei timidi maschietti che stanno sempre sul bordo pista ad aspettare che qualche signorina solletichi le loro “voglie danzerecce”.

    Inoltre aggiungo che sono le donne le più colte musicalmente parlando.
    Quantomeno nel mio target di riferimento, 20-40 anni.

    Facendo un sunto, mi spiace dirlo ma se la maggior parte delle donne va in discoteca (e simili) per ballare o anche solo ascoltare, la maggior parte degli uomini va per lumare :-)

  22. All’attenzione di Paolo Madeddu

    La “notizia” che mi riguarda, da lei diffusa in questo blog, è falsa. Da consigliere d’amministrazione della Siae non ho mai favorito chicchessia, tantomeno “famigli” e affini. Primo, perché non è nel mio stile mescolare interessi pubblici e privati (e basterebbe conoscere la mia vicenda umana e professionale). Secondo, perché ero solo un consigliere su nove, quindi, anche volendo commettere questo reato, avrei dovuto avere otto complici, poiché le delibere negli organismi democratici si fanno a maggioranza. Da ultimo, la informo che è pendente presso il Tribunale di Roma una mia querela penale contro chi ha diffuso questa notizia falsa e tendenziosa. Diego Cugia

  23. Semmai altri 4 complici signor Cugia, ma credo che il punto sia un altro, non quello del cugino, ma quello dell’investimento.

    Quindi sarebbe utile sapere se la SIAE ha investito denaro in Lehman o suoi prodotti finanziari, di quanto si tratta e quanto ne è stato perso e infine se la decisione è stata presa con il suo voto a favore.

    Capirà che dagli amministratori di denaro pubblico, oltre all’onestà, i comuni cittadini si attendano l’accortezza e la prudenza del famoso buon padre di famiglia.

    Se volesse renderci edotti su questo particolare, cioè su quanto denaro abbia perso la SIAE e in base a quale (di chi) consenso sia stato allocato, penso soddisferebbe la curiosità di molti

  24. All’attenzione di Diego Cugia

    ho cercato sul suo blog qualche informazione in merito alla vicenda, ma mi pare di capire che non ha interesse a mescolare nemmeno l’attività di scrittore con quella – sicuramente meno affascinante – di consigliere Siae. Il sito della Siae è curiosamente vago. A spiegare a tutti noi come e perché la notizia sia falsa e tendenziosa si fa presto, non occorre un tribunale. L’investimento è stato eziandio votato e perfezionato? Lei, ritenendo affidabile la banca per cui lavorava Terenzio Cugia (beh, all’epoca immagino risultasse affidabile, naturalmente) ha votato a favore? Questo è il punto, credo.
    Tutto qui.
    Questo mi ha incuriosito e ho riportato – per quanto, come forse noterà dalla scelta dei termini (fatta eccezione per “figo e tenebrosone”, che non ritengo giuridicamente rilevanti), con l’accortezza necessaria per non dover incontrare avvocati nè finire ad Alcatraz. Perché è vero che la Siae sarebbe piaciuta a Kafka, ma io di finire sotto Processo non ho alcuna voglia (anche perché contro uno come Assumma finisco comunque tritato, anche se scrivo che è un filantropo e un santo). Perciò, se potrà aiutarci a fare un po’ di chiarezza ci guadagneremo tutti. Grazie.

  25. All’attenzione di Paolo Madeddu

    Le rispondo, per l’ultima volta, con chiarezza. La frase in cui lei insinua sul mio conto che io abbia favorito un parente in atto pubblico, non è “figo e tenebrosone”, ovviamente, ma la seguente:
    (Lo sapete che…) “…ha fatto investire svariati miliardi in una banca in cui direttore esecutivo era suo cugino?” Ed è questa, passibile di querela penale, che, francamente, vorrei evitarle e soprattutto evitarmi.
    Per quanto riguarda il resto, non rivesto da oltre un anno e mezzo la carica di consigliere, né ho altri incarichi. Sono stato denunciato due volte alla Procura della Repubblica ed entrambe le volte il procedimento è stato archiviato. Può darsi che questo riaccada, e sarò pronto a rispondere dei miei atti di fronte alla magistratura, tre, quattro, venti volte, sempre e con assoluta trasparenza. Per completezza dell’informazione, è bene sapere che quell’investimento (suggerito, come tutti sanno, dalle migliori agenzie di rating internazionali nonché dai “Patti chiari” delle banche italiane, come a basso rischio) costituiva meno del 10% di un investimento complessivo non di denaro pubblico, ma di noi autori associati Siae, delibrato all’unanimità. E qui mi fermo, invitando, lei e il signor “Mazzetta”, a informarsi nelle sedi opportune, ove lo riteniate, ma a evitare di diffamarmi con espressioni come quella di cui sopra virgolettata e succitata. Cordialmente. dc

  26. Caro Cugia, non mi pare di aver in alcun modo espresso alcun giudizio sulla sua persona, ma tant’è…

    Il denaro della Siae non sarà pubblico, ma è pur sempre di una platea molto vasta di associati e quindi l’interesse ai suoi destini non può essere che pubblico, tanto più che la SIAE non è è una SPA, ma un ente pubblico, solo recentemente ammesso a comportarsi secondo il diritto privato ( dirittodellinformatica.it/copyright-(news)/siae-diventa-ente-pubblico-economico.html), casualmente dopo la delibera oggetto della nostra discussione.
    C’è poi da aggiungere che la ratio degli investimenti di un’ente del genere non può essere speculativa.

    Capirà che la responsabilità dell’esito di tale delibera ricada in capo a chi l’ha votata e se pur non è lecito e non è giusto (ovviamente) porre responsabilità penali in capo a soggetti che semmai sono vittime di Lehman & altri, resta apertissimo il diritto di critica, che nulla ha a che fare con la diffamazione.

    Mi lasci dire, in proposito, che da chi ha scritto tante ed alte parole contro gli illusionismi della finanza, contro le grandi istituzioni finanziarie e contro le tante truffe legalizzate, mi sarei aspettato ben altra attenzione nell’acconsentire ad investimenti del genere. Quali che siano i motivi che l’hanno spinta ad approvarli non mi interessa, mi basta rilevare con tristezza, per l’ennesima volta, la differenza tra parole ed azioni.

    Per non dire di quanto deludente possa risultarmi la difesa impostata sull’impossibilità di avvertire cosa si celasse dietro quel genere di investimenti.

    Vede Cugia, non mi è proprio venuto in mente di attribuirle responsabilità penali, però mi permetta di dirle che dal padre di Jack Folla mi sarei aspettato qualcosa di più, soprattutto considerando che in quel caso si disponeva del denaro di altri.

    Lei dice di sentirsi scevro da responsabilità civili e penali, glielo concedo come premessa indiscutibile, ma la inviterei a dirci se si sente altrettanto sicuro di non aver alcun altro tipo di responsabilità o di non aver commesso nessuno errore nel caso.

    Gli errori dovrebbero servire ad apprendere e si possono commettere errori senza perdere l’onore, ma nell’occasione di questa crisi nessuno sta ammettendo alcun errore. Di scuse, rimorsi o vergogna nemmeno a parlarne.
    C’è chi parla della crisi come “atto di Dio” e c’è chi si chiede: “Chi se lo poteva immaginare?”.

    Ce lo immaginavamo tutti da anni, tutti quelli che volevano farci caso sapevano cosa stava succedendo e Jack Folla irrideva fino all’offesa gli sciocchi che non sapevano e non volevano vedere.
    Adesso all’improvviso è diventato cieco muto e sordo?

  27. Gentile Mazzetta, rispondo a lei un’ultima volta come al signor Madeddu. Né ciechi, né muti, né sordi. Sappiamo (o meglio, alcuni di noi sappiamo) in che inferno viviamo. E in particolare quando rivestiamo ruoli d’interesse generale, assolviamo al compito gravati dalla responsabilità che esso richiede. Tuttavia neanche Jack Folla sarebbe stato in grado di supporre che investimenti a basso rischio (a doppia o tripla A di rating) ma soprattutto “con restituzione del capitale garantito alla scadenza”, e pertanto con tassi d’interesse non certo speculativi, potessero subire questo danno. Non stiamo parlando di mutui “subprime”, né di investimenti avventati, o d’azzardo. E neppure di un caso Parmalat. Stiamo parlando di qualcosa di assai più inquietante: di un crack globale, la cui responsabilità è ascrivibile, in questo caso, alle autorità di vigilanza Usa ed europee, e anche alle banche aderenti a “Patti Chiari” che, ne giorno del default, inserivano fra le obbligazioni a basso rischio le Lehman Brothers. Che poi io sia umanamente sconvolto dall’accaduto, è ovvio. Peraltro il 90% di quegli investimenti ha reso alla società, e credo ancora renda, degli introiti notevoli rispetto a prima. Ciò, naturalmente, non compensa il danno Lehman. Per carattere e scelta, mi assumo sempre le mie responsabilità, detesto il “non è colpa mia”, una scusa che gronda sangue, tanto per citare il mio personaggio. Ma nel caso, mi creda, la questione è un pochino più complessa. Stiamo parlando di una fra le massime banche d’affari americane e, ripeto, di rimborso del capitale garantito. Se, nella finanza mondiale, “garantito” uguale acqua, lei vuole che me ne assuma io la colpa? Sì, ce l’ho, in quanto ho del Dna umano, e il genere umano ha ormai poco di umano. Le chiedo: se lei avesse investito in tranquilli BTP e, da un giorno all’altro, lo stato italiano dichiarasse default come, anni fa, l’Argentina? Ci troviamo nei paraggi di questa ipotesi. Io a lei non direi: “Di scusi, rimorsi o vergogne nemmeno a parlarne”. No. Anche se “tutti sappiamo”, anche il mio Jack, che l’Argentina è dietro la porta. Care cose. dc

  28. Signor Cugia, non so se a me risponderà, non è strettamente necessario. Forse lei non ha “favorito un parente”, anche se non ci dice se si è astenuto in sede di voto. Credo che il punto su cui il kamikaze Madeddu voleva attirare la nostra attenzione è che la Siae sembra funzionare fin troppo all’italiana, tra clienti personali di chi ne occupa la massima carica, parenti che indirettamente ricevono benefici, e scoperte affascinanti come quella della classifica segnalata nell’articolo, con nomi davvero imprevedibili tra i maggiori artisti degli ultimi vent’anni. Lei sembra una persona per bene, e dalle sue parole mi pare di intuire anche un certo senso di sgomento, di chi è “sopravvissuto” per il rotto della cuffia al Leviatano della Siae e non ne parla volentieri. Il fatto è che volentieri o no, non ne parla nessuno…

  29. Ma che discussione interessante questa di Lehman Cugia, mi sorgono delle domande al volo:

    1) ma la SIAE ha un avanzo tale da investire in obbligazioni corporate? Non dovrebbe retrocedere il denaro che incassa agli artisti? Come è possibile che abbia degli utili da accantonare a lungo termine?

    2) se il signor Cugia ha votato a favore dell’investimento lo si può accusare di scelta poco opportuna ma non certo di reato. Non credo che la banca di suo cugino ci abbia guadagnato gran che con il fallimento di Lehman, semmai ha goduto qualche manager della banca americana. Ma il signor Cugia c’ha cugini pure lì?

    In ogni caso anche io tempo fa consigliai ad un mio amico bancario di investire in titoli di Lehman che offrivano il 13% nei momenti della crisi. In fondo era una tripla AAA. Poi lui l’ha fatto ed io no. Il giorno dopo quei titoli erano spazzatura. Credo di essere uno dei pochi che da normale investitore ha fottuto la sua banca. Sono querelabile per questo?

  30. Secondo me, chiarito che qui non si parla di responsabilità penali o civili, sarebbe buona norma astenersi quando il voto riguardi persone legate da un vincolo familiare o di amicizia. Non è vietato, è una cosa che non si fa, a prescindere dai rating o dal danno in concreto arrecato.

  31. c’e’ gia’ un fan club. sono tutti maschi, ma anche madeddu non e’ che abbia un bel paio di tette…

  32. caro Cugia, continuo a dispiacermi e ad accumulare delusione

    Un BTP non è nemmeno lontano parente di un CDO o delle altre diavolerie finanziarie, così come un banca d’affari non è nemmeno lontana parente di un governo, fosse pure quello italiano.

    Dispiace notare che, come tanti altri, in questa occasione lei faccia ricorso a dislocamenti di responsabilità già visti ad nauseam, come la digressione sulle valutazioni AA piuttosto che AAA (o AH-AH-AH dal gergo di chi le spacciava) fino a cadere in contraddizione: se l’investimento il Lehman non garantiva alti ritorni ed è evaporato, non si capisce bene l’enfasi del suo richiamo agli “introiti notevoli ” che pure SIAE avrebbe realizzato attraverso il complesso degli investimenti deliberati, richiamo che fa supporre che investimenti più redditizi della media (aka più rischiosi) siano andati a segno.

    Qui la questione è quella per la quale SIAE dovrebbe tutelare il patrimonio dei propri associati investendo in maniera conservativa, da quello che ci dice invece avete rincorso “introiti notevoli ” correndo rischi che SIAE non dovrebbe correre, visto che non esiste per fare affari e utili rischiando il denaro degli associati.

    Da questa linea vi siete indubbiamente discostati, qualcuno (?) ha proposto investimenti rischiosi e qualche altro li ha approvati.

    Rilevo che tra questi ci fosse anche lei e che, al di là del fiume di parole, non si ritenga per nulla responsabile di quelle scelte.
    Purtroppo lei è anche l’autore di un personaggio che in quanto a invettive contro questo genere di accadimenti non si è fatto mancare niente, fino al disprezzo per le vittime dei furbi e dei prepotenti.

    Ecco, secondo me in questa occasione lei ha ucciso il suo Jack, ne ha fatto una macchietta, l’ennesima presa per il culo ai milioni di Cipputi che, tra un’invettiva e l’altra, Jack invitava a spezzare le catene e a ribellarsi alla grande truffa.

    Sarò troppo sensibile, ma mi sembra che lei ora stia discutendo della qualità di quelle catene e di quelle truffe, per concludere che non c’è colpa se, diversamente da quanto pontifica Jack, il suo autore stava comodo in catene e non si è accorto della truffa fidandosi di quegli stessi artifici che Jack denuncia come illusori.

    Poco male, abbiamo visto di peggio, ma se ci avesse risparmiato il tradizionale menù che parte dalla querela per diffamazione, passa per lo scaricabarile e finisce con l’autoassoluzione, sarebbe stato meglio per la dignità del povero Jack e per quella dei suoi fan che lo hanno idealizzato.

  33. Свобода слова на блоге – это всегда хорошо! Самое главное, чтобы общественности было что автору сказать :)

  34. Да уж… Жизнь – она как вождение велосипеда. Чтобы не упасть, ты должен двигаться.

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