Disegniamo i mandala sul marciapiede.

Il mandala è un esercizio di noncuranza. Bisogna farlo alla perfezione, metterci minuzia scrupolosissima. Quando il mandala è compiuto, allora e solo allora, si può distruggerlo. Anzi: bisogna. È obbligatorio rotolarsi come uno strofinaccio sopra il mandala, fino a rivelarne l’anima di marciapiede. Perché questo è: misuriamo persone e parole, come che queste restassero scolpite per sempre nell’imperituro disegno. Viviamo pescando gessetti a caso tra quelli che abbiamo a tiro. Tracciamo segni affinché la nostra esistenza, così come scegliamo di rappresentarla, abbia a significare. Se non per gli altri, per noi almeno. Chini sul nostro disegno, lavoriamo al senso. Un minuto di silenzio. Contempliamo cosa abbiamo fatto e lo distruggiamo. Crediamo di sapere chi siamo e ricominciamo.

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4 Commenti

  1. Sebbene la “i” non sia necessaria dal punto di vista fonetico, si ritiene generalmente preferibile la grafia “disegniamo” (come anche per “sogniamo”, “regniamo”, “segniamo”, “designiamo” e per tutti gli altri verbi in “-gnare”), in quanto la desinenza verbale per la prima persona plurale del presente (indicativo o congiuntivo) è “-iamo”. [Accademia della Crusca]

    Il dubbio casomai mi viene tra marciapiede e marciapiedi.

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  1. Disegniamo i mandala sul marciapiede

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