The Classifica 43 – Dive e donne

Abbiamo vinto.

La guerra fresca è finita, e siamo il numero uno. Loro hanno ceduto. Non ce l’hanno fatta, a trovare un altro miliardario losco cui consegnarsi con fiducia come noi. Hanno dovuto fare questo disperato colpo di teatro – un negro, ahaha! Poveri sfigati, si è capito che stavano annaspando quando i loro foglietti sovietici (Wall Street Journal, New York Times) hanno cominciato a criticare Silvio. Ora, essendo invidiosi, continuano a copiarci. Perché NOI siamo la terra delle opportunità. NOI siamo la terra dell’uomo libero e la casa dell’audace. E LORO rosicano! Tant’è che:

– al n.1 nel paese della Libertà c’è una cantante country, la 34enne Laura Pausini. Le sue canzoni fanno schifo, ma lei piace, e le ragazze si identificano;

– al n.1, da loro, c’è una cantante country, la 19enne Taylor Swift. Le sue canzoni fanno schifo, ma lei piace, e le ragazze si identificano;

– al n.2, nel paese della Libertà, c’è una giovane arrivata seconda in una trasmissione tv. Si chiama Giusy Ferreri;

– al n.2, da loro, c’è un giovane arrivato secondo in una trasmissione tv. Si chiama David Archuleta;

– nella top 10 del paese della Libertà ci sono otto indigeni, più Enya e AC/DC;

– nella top 10, da loro, ci sono otto indigeni, più Enya e AC/DC.

– noi buttiamo fuori Andrea Bocelli dalla top 10;

loro buttano fuori Andrea Bocelli dalla top 10.

Serve altro? Vabbè, andiamo avanti, che non ho tutto questo spazio, e devo sproloquiare su Pausini e Giusy, Franco Battiato e Giovanni Trapattoni. Cominciamo da Battiato, che è il più inutile dei quattro, ed è al n.4. Pronti? Chiamate gli ammiratori del Maestro, e ditegli che è giunta l’ora: i fiumi sono in piena e gli stupidi sono alla riscossa: è tempo, come cantava un altro saputello, di “Capire Battiato”.

25 anni fa, quando gli era facile fare quello intelligente in una masnada di stronzi, il Guru auspicava che venissero mandati in pensione i direttori artistici – poi è diventato direttore artistico di tutto quello che poteva. Ma allora il suo prendere per i fondelli la cultura pop era esplicito, coi suoi gesuiti ed euclidei in salsa dance, i kitschissimi arrangiamenti di Giusto Pio, le smorfie a chi si credeva intellettuale (in sua presenza? Ha!) decretando che insalata e uva passa erano meglio di Beethoven, Sinatra e Vivaldi. Perché lo fossero non è chiaro, ma erano comunque segnali di vita. Ma oggi non c’è alcun sarcasmo distruttivo e furbo nel duettare con chiunque – come fanno tutti – o nell’interpretare vecchie solfe d’antan – come fanno tutti. C’è solo l’ultimo sberleffo, diretto ai propri fans: mi venite a cercare ancora? Nonostante Sgalambro? Nonostante i miei terribili film? Nonostante i miei dischi lunghi venti minuti? Maledizione, non so più come liberarmi di voi: ora faccio Bridge over troubled water e Sittin’ on the dock of the bay manco fossi Fausto Papetti, e voglio proprio vedere se dopo tre dischi da esangue crooner lo capite quanto vi disprezzo, quanto sono saturo di voi parassiti senza dignità, e quanto non. Ho. Più. Niente. Da. Dire.

Al terzo posto in classifica c’è Tiziano Ferro. Nel suo disco sono presenti Franco Battiato e Laura Pausini. Guardacaso. Ferro ha scritto la metà migliore del disco di Giusy Ferreri. Dopo aver notato l’ansia di Battiato di essere parte di questo party, soffermiamoci sulla Pausini.

Di lei non si può nemmeno dire troppo male, sapete. Cioè, se una squadra gioca male ma vince il campionato, i suoi tifosi sono contenti. La Pausini ha fatto l’ennesimo disco pieno di 0-0 e 1-0, senza rischiare niente, senza puntare alla canzone che strappa l’applauso, ma sapendo che il campionato è lungo. La Pausini è il Trapattoni della canzone italiana. La Pausini ha tantissimi tifosi. Che sono sinceramente contenti per lei e per il suo successo. Perché la Pausini è quella che tutti vorrebbero come amica – ahò, io per primo, eh? Andiamo, non venitemi a dire che vorreste come amica Elisa o Carmen Consoli: tempo tre settimane e le mandate affanculo per direttissima.

…A tutti quelli che a questo punto si ritrovano a soggiungere meditativi e pensosi: “Emminghia però io la Consoli me la vorrebbi scopabbi”: stupidi quadrumani, non stiamo parlando di questo. Che poi vabbè, allora anch’io. Però per quel poco che la conosco, la Pausini è una tra le poche persone davvero amabili del pop italiano – solo che non è un’artista. E’ una performer notevole, molto muscolare e polmonare. Ma da anni i suoi dischi non si prendono nessun rischio, puntano solo al massimo risultato: San Siro, il Grammy, la ribalta europea. Ma che cavolo, il disco di Giusy rispetto a quello di Pausy è un capolavoro. E’ inquieto, bipolare e popolare (grazie, Marracash), è obliquamente attuale e soprattutto parla. Sì, parla, non predica. Parlare significa anche straparlare, come capita a voi, capita a me (evidentemente), capita a Tiziano Ferro, ma non capita MAI alla Pausona, ed è per questo che la Pausona è meno artista della Giusy (che due o tre canzoni bizzarre del suo disco d’esordio se l’è scritte) e sicuramente di Titti Ferro, perché non si prende il rischio di dire cazzate. Mi sono spiegato? No? Mmmh. Beh, è perché parlo e non predico. (haha! eccovi sistemati). Poi vabbè, il disco della Pausini non è piaciuto neanche a Fegiz, e questa cosa un po’ mi uccide, mondo schifoso, probabilmente mi sto sbagliando.

Comunque, che altro vi posso dire? Che Beyoncè, come Dido (e come Pink) non sfondano nella nostra semiautarchica top 10, e che gli angloamericani si arrangino. Che oltre a Bocelli anche Negrita e Vinicio Capossela escono dalla top ten. Che al n.100 Giovanni Allevi sta per uscire dalla classifica prima di completare due anni interi, a meno che nelle prossime settimane qualcuno della Sony non si precipiti al MediaWorld a comprarne otto copie. Che The dark side of the moon è al n.25. La EMI l’ha messo a 9,90 euro, ma n.25 non è male, eh. E infine che sono un po’ di fretta perché sto andando in una stupida tenda in pieno Sahara. E non dite “che bello”, gaglioffi. Andare sotto un ombrellone a South Beach è “che bello”. Andare in un bistrot vicino al Pompidou è “che bello”. Andare in Scozia a riabbracciare i miei avi, il clan dei McDedu, è “che bello”. Ma andare in mezzo al niente a prendere il tè è una roba da Bertolucci o da Sting. Non è rock’n’roll.

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6 Commenti

  1. concordo su tutto (che stavolta conoscevo le robe) tranne sul fatto che giusiferreri esista in altra forma che non sia tromba da stadio, paolè.

  2. Laura Pussyni non è un’artista ?
    ma il gillet che indossava quando si lamentava che marco era andato era mooooolto rocerolle !
    per non parlare della pettinatura da sfinge…
    cmq è vero, non può restare antipatica, è genuina come i tortellini in brodo, innocua come il passato i verdure.
    la giusy è più artista e viene dal volgo, ma gli manca un pò di sana maledizione…vedy amy…qualche cannetta?
    un bicchierino di troppo?.. vedremo…

  3. Grazie dell’incursione in terra sconsacrata.
    Lo sapevo che a parallelare con gli USA potevi trovare grandi spunti.
    La domanda per il prossimo futuro è: riuscirà la nuova amministrazione democratica&antirazzista a riportare a galla il mefitico HipHop?
    Nel senso che da quando c’è in sella Bush jr. il Country è sempre andato a manetta. Non vorrei che si ripetesse il disastro appena sale al trono Obama.
    Secondo me se andava in orbita la Hillary tornava in vetta anche il Folk.
    Ma chi lo sa.
    Piuttosto.
    La Pausini, con quelle ziborde, può dire cantare suonare ciò che vuole. Anche i citofoni. Il mio non sarebbe male.

  4. concordo con Diamondog…
    a quando un bel servizio con topless della Pussyni ??
    cmq mi fermerei al topless…

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