E’ che essere un artista non è proprio un colpo di fortuna, pensavo guardando la vignetta di Mauro che ha scatenato il putiferio che sappiamo. Perché io so (proprio lo so, sono una dipendente dello Stato nell’Era Brunetta, con vista su una realtà particolarmente disgraziata) che l’aria che tira è di sconfitta, nichilismo e disperazione individuale, solitaria. Nulla di meno. E lo sanno pure le antenne di Biani, e mi basta guardarla, la “vigna” incriminata, per capire che ha capito benissimo, lui, tutto ciò che c’è da capire su come ci si sente, qua in giro.
Solo che il mondo non è fatto solo di testimoni diretti delle sconfitte, né tanto meno di artisti. Ci sono tutti gli altri – gli estranei – e loro non capiscono nulla che non sia bene ordinato, con tutti i parametri perbene al posto loro e così via. L’immaginazione non può fare miracoli. E a me pare che il problema, con questa vignetta, sia che Mauro non ha parlato a questi qua. Ha semplicemente descritto l’impotenza e la mortificazione senza limiti che io, nel mio piccolo, vedo attorno a me, a chi – ancora? – non la percepisce e, di conseguenza, può esprimersi solo attraverso lezioncine politicamente corrette: quelle che ci ispirano le cose che sono solo in TV o, appunto, sui giornali.
Io, per esempio, di scuola non parlo più, come è ovvio. Da quando i miei dati personali sono stati resi pubblici direi che non è più il caso: finirei col raccontare storie i cui protagonisti sarebbero riconoscibili, e non si fa. Molto meglio parlare di stronzate, ché così almeno mi distraggo e non ci penso, alla scuola e a quello che succede.
Però di una cosa che mi hanno raccontato posso parlarne, forse: di una collega anziana, in una sala prof che non è la mia, a cui l’altro giorno sono ceduti i nervi e ha cominciato a piangere e, da lì, è stato un crescendo in cui ha perso completamente il controllo e ha cominciato a battere la testa contro il tavolo e a mordersi le mani che pareva che si strappasse la carne e a dire che lei sarebbe morta, che alla fine dell’anno non ci sarebbe arrivata e che si sarebbe ammazzata prima, ed è stato uno spettacolo terribile, con le colleghe che cercavano di fermarla e di calmarla senza potere fare niente, proprio niente per aiutarla. Credo che in carcere, tra detenute, si sviluppi lo stesso tipo di solidarietà.
Il motivo: oh, le cose che fanno stare molto male la gente. L’accumulo di mortificazione, più che altro. Il genitore invalido che non puoi più assistere perché Brunetta ha ristretto la distanza in km che deve esserci tra te e lui perché tu abbia diritto ai permessi. L’accanimento che c’è contro di noi e che percepiamo benissimo, guarda.
Per dire, proprio oggi pensavo alla decurtazione dello stipendio che adesso ci tocca se ci ammaliamo, ed io stasera ho la febbre e, se voglio stare a casa ed evitare di passare l’influenza a mezza scuola, domani mi vedrò togliere un terzo della retribuzione della mia giornata lavorativa. E i nuovi orari relativi alla visita fiscale, per cui io domani starò a casa, appunto, e non ho la spesa fatta e non potrò andare a farla. Mangerò biscotti, chennesò. Il clima punitivo che c’è, per cui si impiantano come prassi, nelle scuole, un mucchio di soprusi su cui la Cassazione si è già pronunciata decine di volte sancendone l’illeicità, ma tanto si sa che la gente non ce la fa più, a protestare, e poi chi ce li ha i soldi per l’avvocato, visto che trovare un sindacalista che ricordi ancora quale è il suo mestiere è una mezza impresa? Non so, non ho voglia di raccontare casi o di infilarmi in analisi che un sacco di altra gente ha fatto molto meglio di quanto farei io.
Io volevo solo dire che sono stanca. Che l’entusiasmo, la voglia di fare bene il mio mestiere, mi sta diventando una specie di ricordo, e che non c’è sensazione più amara di questa. Ti perdi, proprio, schiacciata in un’immagine di te che non è tua e a cui, alla fine, ti pieghi per stanchezza e perché sopravvivere si deve. Ti va a pezzi l’identità, davvero. Non si fida di noi, lo Stato? Evvabbe’, faccia come crede. Ci arrangeremo. Ci daremo come obiettivo l’arrivare a fine giornata e al diavolo il resto. Chi cavolo ce lo fa fare.
Figurati: ci sono scuole dove non possiamo manco maneggiare la fotocopiatrice, ché si vede che hanno paura che gli rubiamo la carta. Non ci è permesso toccarla, dico davvero. E una dovrebbe preparare attività, dare materiale ai ragazzi e proporre cose facendosi precedere da richieste scritte, firmate, controfirmate, giustificate e motivate e avanzate con una settimana di anticipo? Per cosa? Perché le è venuto in mente un modo per fare imparare meglio qualcosa ai ragazzi e quindi le servono 15 fotocopie? E deve dimostrare che non li vuole rubare, i 15 fogli di carta?
Ma che andassero al diavolo tutti quanti, davvero. E qui siamo miti prof, abbiamo tutti i freni inibitori a posto, miracolosamente abbiamo ancora un lavoro (quelli di noi che lo manterranno, dico, che un 100.000 andranno a spasso) e quindi lo manifestiamo col burnout, questo senso di sconfitta totale. E sto parlando di me, che non sono in mobilità, che non ho – ancora – la devastazione sull’uscio di casa. Figurati gli altri. Poi, come dicevo, se uno ha la sfortuna di nascere artista, invece di fermarsi all’apparenza dettata dai nostri freni inibitori e dalla nostra depressione, piglia e si collega direttamente allo strato successivo, alla rabbia repressa che – state tranquilli – non viene fuori, al massimo si traduce in cancro o cose così.
Ed è uno scandalo, certo. Le cose represse non si dicono.
Ché poi arriva Gasparri e dà del violento a Biani.
>il ministro Gelmini ha deciso di aumentare il numero di alunni per classe, diminuire il numero di ore di lezione e chiudere le scuole più piccole: gli alunni saranno concentrati in grandi scuole, in cui staranno stretti e per poco tempo al giorno.
Tutto questo abbasserà la qualità dell’insegnamento, forzerà i tempi di apprendimento e aumenterà in generale il disagio degli alunni e dei loro insegnanti. In poche parole la scuola sarà solo più selettiva e non più efficiente così come vuol far credere il ministro.
— ora, questa è interessante.
In classe di mia figlia per tre volte la settimana stanno in classe fino alle 16.30. Dalle 8.30. Fate voi il conto di quante ore sono.
Io non ci credo che dei bambini delle elementari possano stare concentrati e attenti per tutto quel tempo, e infatti lei me lo conferma: per un mucchio di ore non fanno un cazzo e si annoiano. A volte fanno le prove delle recite e altre cose simili.
Quando ero ragazzino io stavi a scuola fino alle 12.30. C’era una sola maestra e e solo un paio di libri. Abbiamo imparato le stesse cose di base: leggere, scrivere, contare, qualche rudimento di storia e geografia.
Se il problema è dare un aiuto alle famiglie che non sanno dove parcheggiare i figli al pomeriggio (perché oggi le madri lavorano, perché non ci sono più le famiglie con i nonni ecc.), io lo capisco e lo trovo giusto.
Ma non stiamo parlando di insegnamento, stiamo parlando di assistenza sociale, ed è un tema differente.
>Lia dice: se il dipendente pubblico ha una dignità, anche lo stato avrà dignità
dipendenti pubblici scannati e vilipesi contriubuiscono ad uno stato di merda
ma che ragionamento è? Questa è la dimostrazione che certi insegnanti non vedono oltre il loro naso, che sono completamente autoreferenziali.
Le persone hanno la loro dignità, ovviamente a prescindere dal loro lavoro. Punto.
Cosa sarebbe la dignità dello stato? Lo stato non è una persona, lo stato è una forma giuridica.
Se per stato si intende il corpo sociale, allora è altrettanto evidente che la dignità dello stesso è quella delle persone che lo compongono. Tutte, non solo di quelle retribuite dal ministero.
@ morosita: non era tautologia, semmai un lapsus.
comunque odio fare le pulci o giocare di rimessa. però cerchiamo di giocare dalla stessa parte del campo. :)
“La torta dei libri di testo”… e quale sarebbe, di grazia? Il campione omaggio che mi danno per lavorare, a volte senza manco il cd???
Cosa credi, che ci diano i gadget?? :D E cosa, un quaderno omaggio?
Roba da matti.
Non si può discutere, in queste condizioni: qua c’è gente che parla dei fantasmi che ha nella testa, ed è come parlare coi matti.
“Torta dei libri di testo”. Insegnanti senza visita fiscale. Gente che sta a spasso tutto il giorno quando è in malattia.
Io mi arrendo, davvero…
Allora: prima, la visita era obbligatoria dal terzo giorno ma poteva arrivare anche dal primo, ok??? Se eri in odor di assenteismo, il preside te la mandava subito. Se no, ti arrivava dopo il terzo giorno.
Adesso deve arrivare obbligatoriamente dal primo, anche a quelli che fanno un giorno di malattia all’anno. E a prescindere dal preside, che sarebbe il dirigente e colui che conosce le persone con cui ha a che fare. Chiaro? Hai capito?
L’alternativa? Individuarli, gli assenteisti, e prendersela con loro. Non è difficile. In un’impresa, se uno ruba non abbassano lo stipendio a tutto il personale, giusto?
Nello Stato, per colpire il singolo assenteista colpisci milioni di lavoratori.
Come se avesse senso…
Non vi rendete conto, vero, che stanno pigliando per il culo VOI, non noi, con ‘ste stronzate che vi bevete perché siete assetati di cattiveriucce da due lire?
Fanno passare tagli assurdi a dei beni che sono anche vostri (scuola, sanità etc) facendovi credere di stare punendo il Bieco Statale.
E voi, dal basso del vostro rancore coltivato tra propaganda e luoghi comuni, abboccate.
E vi tagliate i coglioni da soli, e pure contenti di farlo: perché io, in una scuola ridotta a uno schifo, continuerò comunque a lavorarci. Saranno i vostri figli, le vere vittime di questa svendita, non noi.
Soluzione al problema insegnamento è stata trovata in Gran Bretagna.Tutte le prestazioni di tutto il personale scolastico sono on-line.I professori devono passare degli esami per valutare la loro preparazione,esattamente come gli studenti.Gli insegnanti sono assunti a tempo indeterminato,ma in caso di “fannulloni” vengono ripresi e,in caso la situazione non cambiasse,licenziati.
Ripeto non è precariato,se fai bene il tuo lavoro,nessuno ti caccia.I vari voti on-line servono anche ai genitori per scegliere la scuola per i loro figli.Ma non dimentichiamo che di lazzaroni che vengono premiati perchè lavorano male,ne abbiamo visti fin troppi.I vari dirigenti di aziende pubbliche e non che hanno portato sul lastrico le suddette riempiendosi le tasche di denaro,mentre noi(mi ci metto pure io)siamo quì a disquisire a chi è più “pirla”(non offendetevi giuro che non è una parolaccia).
>Ho in mente paesi dove lo Stato è più solido e più efficiente che da noi. Uno che conosco bene è la Spagna, dove il primo stipendio di un professore neoassunto, tanto per dirne una, è di 1800 euro contro i 1200 italiani.
—- io lavoro da 15 anni, ho una laurea e ho una certa responsabilità. Sicuramente nel computo totale dell’anno lavoro più ore di un insegnante. Guadagno 1300 euro.
Come me ce ne sono milioni.
Per quale motivo voi dovreste avere TUTTI un aumento?
Ci saranno insegnanti migliori e peggiori, come in tutti i campi?
“Le persone hanno la loro dignità, ovviamente a prescindere dal loro lavoro. Punto”.
Certo, ma la dignità non è un concetto astratto.
Si corrobora nei fatti, nel riconoscimento reciproco, altrimenti si nutre di monologhi davanti allo specchio o nell’autocommiserazione.
La dignità, nel caso di un insegnante, è non assistere ad un genitore che si reca ai colloqui con l’aria di chi è stato sorteggiato alla lotteria della parrocchia e, tra l’adulazione (per tema di ripicche sul proprio figliuolo) e la finta competenza, si appollaia sulla cattedra e ti dice più o meno come dovresti insegnare al figlio Menandro e Boccazzio, perchè il figlio, cazzo, è un portento con l’I-Phone.
Dignità è non abbassare gli occhi quando paghi a rate una cosa che mi vergono pure di dire e l’intermediario (consulente, come cavolo si chiama) ti guarda dall’alto in basso ocn il ghigno di commiserazione come a dire “insegnante, eggià, povera illusa”.
Dignità è anche capire che debba smettere adesso.
Tanto siete tutti intelligenti qui, e basta prof. per stasera :)
@rwidam
Tranquilla, quando si gioca dalla stessa parte, mi troverai sempre. Anche dall’altra parte, come scassacazzo, però mi stanco subito causa paresse :)
c’è qualcuno in questo momento sintonizzato su un qualsiasi canale tv?
e c’è qualcuno che, nel frattempo, butta un occhio sulla borsa?
adesso, qualcuno, mi dice perché stiamo facendo il processo agli insegnanti?
così, per capire.
Haramlik,
poi dicono che uno fa tautologie..come vedi, è inutile.
Io ti faccio i complimenti per il coraggio di aver intrapreso. E poi in fondo era un OT, si parlava di Brunetta mi pare.
Siamo arrivati a parlare dei libri di testo, stavo aspettando per schioccare le dita ed è arrivato, voilà.
Sì, in effetti, gli insegnanti fanno il “comparaggio” come
alcuni medici con i farmaci.
P.S.
Avevo scritto un post che credo non sia passato perché c’era un link di un articolo molto esemplificativo che avevo scritto sul mio blog qualche mese fa.
Se non si può recuperare, lo scrivo qui e non per farmi pubblicità perchè non l’ho scritto io, purtroppo
(mese di luglio, sul mio blog, un articolo di Ilvo Diamanti uscito su Repubblica, crdo, qualche tempo dopo. Grazie).
>“La torta dei libri di testo”… e quale sarebbe, di grazia? Il campione omaggio che mi danno per lavorare, a volte senza manco il cd???
…
Roba da matti.
…
Non si può discutere, in queste condizioni: qua c’è gente che parla dei fantasmi che ha nella testa, ed è come parlare coi matti.
noto con piacere che il discorso viene spostato sul personale, dando del matto a chi ha idee differenti dalle proprie. Tu sei un insegnante, mi pare di capire: ti sembra un modo corretto di rapportarti?
Sui libri: io avrò le visioni, ma in tanti anni di scuola, mia e di mia figlia, ho visto cambiare regolarmente QUASI TUTTI i libri ogni anno. Sarà un caso? Serve davvero cambiare sempre il libro di matematica o di italiano?
Ho visto tanti esami universitari che guarda caso, necessitavano dell’acquisto del libro scritto dal docente. Ho visto gli stessi baroni FIRMARE il libro, in modo che non potesse passare di mano…
Comunque continuate così, non fate mai autocritica e pensate sempre di essere martiri: ci certo la vostra considerazione sociale ne trarrà grande giovamento.
Poldo,
io ho insegnato in Canada ed ero “on-line”, come dici tu.
Bene, benissimo, certo ero sottoposta al vaglio di docenti, genitori, alunni, rettore, etc, certo, non sbagliavo un colpo,ma era una scuola PRIVATA!
Se vogliamo questo, beh, allora ditelo.
I miei alunni avevano la giacchetta con cravatta e le ragazze le minigonne scozzesi e calzettoni. Pensa tu.
E pure l’armadietto dei telefilm.
>L’alternativa? Individuarli, gli assenteisti, e prendersela con loro. Non è difficile. In un’impresa, se uno ruba non abbassano lo stipendio a tutto il personale, giusto?
Nello Stato, per colpire il singolo assenteista colpisci milioni di lavoratori.
Come se avesse senso…
—- e come gli individueresti, se non mandando i medici a casa? Poi, se i medici sono compiacenti o non se la sentono di fare le persone serie, è un problema diverso e anche quello da risolvere.
La decurtazione dello stipendio dopo qualche giorno di malattia a me la facevano dove lavoravo prima, ed era il 2002, se non vado errato.
Io vorrei capire in cosa vi avrebbero “colpito”: se parliamo di licenziamenti, sono il primo ad essere dispiaciuto. Ma per il resto, francamente non capisco.
Difendete dei privilegi, bene, è un vostro diritto. Ma non fatelo passare come una battaglia sociale.
Mc,
ripeto: l’Università è un mondo a parte, nel senso che in Italia è abbastanza triste la faccenda.
Quello che dici è vero, ma come sempre, non sempre (perdona il bisticcio).
In Italia i dottorati si danno dopo palestre di leccaculaggini con salto con l’asta o maratona, nel senso di chi resiste più a lungo nell’abile specialità.
Dopo le cose possono cambiare oppure no.
E non c’entrano le competenze, ci sono persone per quanto preparatissime che hanno comunque bisogno delle suddette abilità.
Il problema dei libri di testo,
se mi consenti,
ha a che fare anche con l’organizzazione cognitiva di ogni docente.
Se c’è uno che sostiene che da lì si capisce meglio la regoletta anziché sull’altro o che, duole dirlo, la paginetta di storia sembra a lui docente più facile da spiegare perché c’è la didascalia o l’immagine di Charlotte Corday armata fino ai denti, uno che può fare?
ti assicuro che cambiando i libri di testo non si vince né Gardaland né un low-cost per l’Oktober FeSS :)
a morosì, non sei tautologica (forse pure, chissenefrega?) ma, cheppalle, tradisci intenti diversi da quelli che vuoi dimostrare (lapsus).
non sono spiegosa, sono sintetica, ma mi tocca dilungarmi, e che due maroni.
con la frase di cui allassù, invece di includere il più possibile tutti i lavoratori vessati, frustrati, minchia disfatti, tu ella, li hai sin dal principio esclusi dalla tua esperienza, la medesima che andavi siccome siddopo narrando, indi implicitamente mettendoli a parte della medesima.
LAPSUS!
tu volevi condividere eppure escludere, e l’escludere trovo, in questo dibattito, essere sbagliato.
uffilà, boia che fatica.
Intendevo dire che l’assunzione dallo stato non fa di te un semidio,ma sono anche convinto che chiunque faccia il suo lavoro in questo paese è sottopagato.Un’operaio specializzato in Germania guadagna 1800 €,io che sono un gradino sopra in Italia,se va bene prendo 1300€ con gli straordinari,e nemmeno tutto l’anno.Una base di 1100€.
Quì ci guardiamo nelle tasche gli uni con gli altri mentre i nostri stipendi non stanno al passo con l’inflazione.
Adesso non datemi del nostalgico-comunista,ma la “scala mobile” non era da abolire,e non lo ha fatto il centro destra(così non passo per comunista).
INTOCCABILI
di Sabrina Giannini
http://www.media.rai.it/mpmedia/0,,RaiTre-Report%5E25298,00.html
Io non do del matto a chi ha IDEE diverse dalle mie. Do del matto a chi vede FATTI che non esistono, cosa che è propria dei matti, appunto.
Nella scuola, “torte dei libri di testo” non ne esistono, punto. Chiaro? Hai capito? Dici cose farlocche perché non sai di cosa parli, tutto qua.
All’università è diverso, perché un docente universitario è lì fondamentalmente per fare ricerca – l’insegnamento viene di conseguenza, sappilo, non certo come premessa – e la ricerca si traduce in pubblicazioni, appunto. Di conseguenza, il docente universitario è molto interessato a proteggere i propri diritti di autore.
Se non sai queste cose, è come se volessi parlare di fisica nucleare senza sapere le addizioni. Non è possibile, semplicemente, sostenere questa conversazione in modo sensato.
Quanto al come mi rapporto: ti faccio notare che al momento non sono in servizio e che tu non sei un mio alunno e non mi paghi.
Di conseguenza, mi rapporto come mi pare. E ci mancherebbe altro.
Infine: sono sempre stata un’appassionata fautrice della valorizzazione del merito, tra gli insegnanti: ho abbastanza curriculum per potermelo permettere e ci avrei solo guadagnato.
Invece mi sono pagata di tasca mia persino l’aggiornamento di quest’estate, ché ho lavorato praticamente gratis, ad agosto, all’unico scopo di impossessarmi, nel centro estero dove lavoravo, di tecniche e materiali per fare una programmazione ad hoc ai miei ragazzi di quest’anno, che sapevo che partivano da un livello basso visto che la scuola era particolare.
Tornata in Italia, mi sento dare della fannullona da uno che si chiama Brunetta e dalle capre che ha per fan.
Permettimi di essere definitivamente nauseata da questo paese e di mandarvi caramente al diavolo.
In queste condizioni, la mia categoria professionale può e deve solamente compattarsi.
I distinguo li faremo in un momento storico diverso, quando la gente come te ci avrà sbattuto il muso, sullo sfascio di ciò che è di tutti, e quando finalmente ci sarà voglia di uscire dalla propaganda e di vedere la realtà.
E con questa, scusatemi tanto, passo e chiudo.
Discutere non ha senso, davvero.
P.S.: http://www.gennarocarotenuto.it/3716-mariastella-gelmini-universit-pubblica-non-faremo-prigionieri/
ciò detto: vai morosita!
@rwidam,
non ti ho chiesto di spiegarmi perché sarei tautologica visto che l’ho detto io.
Ti ringrazio pertanto dello sforzo. Non era facile, era contorto e hai dimostrato notevole abilità logica e sforzo di analisi e “loquela argomentativa” visto che dici che sei sintetica. Credo che ora ti sia sembrata abbastanza di cui sopra per la quale per cui potrei ritenermi anche abbastanza soddisfatta, massì, ma in fondo perché no? Ammbarabàciccìcocò. E invece no, sento che in tutto questo, perdindirindina, mi manca lui, mi manca BROOONO!!! :)
P.S.
Ma Poldo è raccomandato che gli entra il link e a me no?
Ciò detto,
ho cambiato idolatria.
Da oggi è HARAMLIK il mio idolo.
Corro a stampare una sua effigie e ad approntare un tabernacolo.
Che Facci mi perdoni!
>la dignità non è un concetto astratto.
Si corrobora nei fatti, nel riconoscimento reciproco
…
La dignità, nel caso di un insegnante, è non assistere ad un genitore che si reca ai colloqui con l’aria di chi è stato sorteggiato alla lotteria della parrocchia
…
Dignità è non abbassare gli occhi quando paghi a rate una cosa
No: una persona dignitosa lo è a prescindere da quello che pensano gli altri di lui.
E ti faccio presente che le stesse cose che hai scritto sopra si applicano al operaio, all’impegatuccio e al pensionato. E ancor di più ai poveri precari di 30 anni con contratto da operatore call-center e stipendio da 600 euro al mese.
Però nel caso degli insegnanti bisogna tirare fuori la “dignità dello stato”. Per gli altri in difficoltà, no.
Bah.
“All’università è diverso, perché un docente universitario è lì fondamentalmente per fare ricerca – l’insegnamento viene di conseguenza, sappilo, non certo come premessa – e la ricerca si traduce in pubblicazioni, appunto. Di conseguenza, il docente universitario è molto interessato a proteggere i propri diritti di autore.
Se non sai queste cose, è come se volessi parlare di fisica nucleare senza sapere le addizioni. Non è possibile, semplicemente, sostenere questa conversazione in modo sensato.”
-I LOVE HER n.1-
“Quanto al come mi rapporto: ti faccio notare che al momento non sono in servizio e che tu non sei un mio alunno e non mi paghi.
Di conseguenza, mi rapporto come mi pare. E ci mancherebbe altro”.
-Temo che abbia molte più palle di me. Deve essere di sangue blu.
Mc,
CERTO che vale per tutti, ma che scherzi?
Qui si parlava di insegnanti, dunque…
Ovvio che con la dignità si nasce come quando si nasce signori e non strunz’, ma la dignità si alimenta anche con il riconoscimento sociale che talvolta è semplicemente il mezzo per esternarla, altrimenti certo che ce l’hai, ma rimane una cosa che non viene percepita ed in un lavoro come l’insegnante riconoscimento e credibilità sono i due concetti chiave.
per non incorrere in precedenti grotteschi, morosita, se vuoi possiamo sentirci via mail.
rwidam@tin.it
Se scopro che sei mia sorella,
sappi che ti dico “salutam ‘a soreta”.
Tout simplement.
>Io non do del matto a chi ha IDEE diverse dalle mie. Do del matto a chi vede FATTI che non esistono, cosa che è propria dei matti, appunto.
Nella scuola, “torte dei libri di testo” non ne esistono, punto. Chiaro? Hai capito? Dici cose farlocche perché non sai di cosa parli, tutto qua.
— cioè non ho visto docenti impreparati, professori che non si presentano ai ricevimenti, maestri assenteisti e baroni arroganti?
Non ho visto che moltissimi professori cambiano i libri di testo ogni anno, rendendo impossibile passarli dal figlio maggiore al minore?
Non ho visto i baroni universitari firmare i libri per non farli vendere usati?
Vai a dire ai tuoi amici non insegnanti che queste cose non accadono, e vedi cosa ti rispondono.
Tieni presente che non ne faccio una crociata contro una categoria. I comportamenti che ho evidenziato sopra sono propri di tutte le categorie: i furbi e i fannulloni ci sono nello stato come nel privato, ci mancherebbe.
Solo che nel privato la passi meno liscia e non ci sono levate di scudi lamentose ogni volta che qualcuno tira la cinghia, e non si tira fuori la “dignità dello stato” e “il futuro dei vostri bambini” per chiedere più soldi e se ti impongono di stare a casa quando sei malato.
>Di conseguenza, mi rapporto come mi pare. E ci mancherebbe altro.
— ma rapportati come vuoi, passa pure agli insulti personali e alle pernacchie. La tua dignità (Cit.) è solo tua.
>Invece mi sono pagata di tasca mia persino l’aggiornamento di quest’estate
— accidenti! Vuoi un premio per questo? Cosa pensi che facciano tanti altri lavoratori?
>Tornata in Italia, mi sento dare della fannullona da uno che si chiama Brunetta e dalle capre che ha per fan.
Permettimi di essere definitivamente nauseata da questo paese e di mandarvi caramente al diavolo.
— ancora insulti: “capre”.
Brunetta (guarda se mi tocca difendere Brunetta…) non ti ha dato del fannullone. Ha detto che colpirà i fannulloni: non è colpa sua se ti senti parte della categoria. Ma stai tranquilla: come al solito non succederà nulla, nessun assenteista verrà licenziato, nessun pelandrone verrà costretto a lavorare eccetera.
Per il resto, sulla tirata del paese nauseabondo, non capisco chi ti trattenga a restare in Italia.
ho una sorella, la vedo venerdì. nel frattempo se vuoi, sciogliamo la questione tautologia o lapsus, ma non è urgente. ed è, dato l’equivoco, in parte fuori tema.
ti auguro una buona notte.
Vabbè, basta
mò non ci appicichiamo più, semmai domani che non teniamo manco twitter per fancularci fino a notte alta.
– rwidam
ti auguro CARTESIANAMENTE buona notte.
-Mc,
ti prometto che se io e Haramlik (Lia??) partiamo dall’ Italia ti invitiamo per farci salutare col fazzoletto bianco sul molo modello Mario Merola. Però mandiamo le cartoline con l’indicazione per i libri di testo tramite soluzione di rebus e parole crociate crittografate.
ma voi ci pensate a cosa sarebbe avvenuto adesso se una vignetta impostata allo stesso modo ma con diversi “bersagli” fosse apparsa su…chessò…Il Giornale o il quotidiano di AN?
“fascistiiiiiiiiiiii”….dissero tutti in coro. Invece la vigna la scrive un paraculo di sinistra ed è sacrosanta satira…mah!
e che a voi la sindrome da “compagni che sbagliano” ancora non vi passa…
Oggi è il 1° ottobre, mi ricordo di quando la scuola cominciava oggi. Per il resto, personale definizione dello spaccarsi la schiena: 10 ore al gg, un solo giorno libero per 950 Euro al mese (contratto a progetto); finite le 10 ore, insegnare ai corsi serali due volte a settimana per 150 Euro al mese (contratto a progetto). E adesso andate affanculo.
mc adopera argomentazioni di un qualunquismo imbarazzante.
Lui dirà che la metto sul personale, ma in effetti parla come certi individui molesti al bar, che dicono frasi fatte e le dicono forte e ripetute, un po’ per farsi coraggio, un po’ per cercare consenso e un po’ perchè è fino a lì che arrivano.
Di fronte all’osservazione che gli insegnati guadagnano poco, sa dire che anche lui è laureato e che guadagna 1300 euro.E allora? Qualcuno ha detto che SOLO fli insegnanti sono pagati male? Che chi ha il nick mc e una figlia con troppi libri di testo cambiati di continuo deve prendere uno stipendio basso? Non mi pare.
In generale, mc, pensi che il tuo reddito abbia più probabilità di migliorare se migliora anche quello di altre categorie di lavoratori dipendenti?
o pensi che se tengono alla fame prof e maestri a te ne venga qualcosa in tasca?
Mi rendo conto che uno che se parla di scuola mette insieme docenti universitari e maestre elementari non ha le idee molto chiare, ma santamadonna, che faccia uno sforzo.
Ti faccio una confidenza. Sono laureato, non insegno e il mio stipendio non è eccezionale. Non me ne dolgo, figurati che ho anche scelto il part time, ma voglio dire che il fatto che la mia (ehm) preparazione sia pagata poco (anche facessi il full time) non mi induce a dire che allora devono morire anche gli insegnanti.
Quanto alla dignità, scusa, ma hai detto un’altra cazzatiella. Quella che uno sente? ma và, dove l’hai copiata? dal compito della dottrina della parrocchia?
la dignità è poter fare delle cose degne, le quali, a volte (spesso) costano. Uno straccione non è dignitoso, magari è onesto, ma non dignitoso.
Come papa’ di un bimbo che tra un anno comincera’ ad andare a scuola sono molto preoccupato di quello che stanno facendo: i tagli sulla scuola ammontano a 456 milioni di euro per l’anno 2009, a 1.650 milioni per il 2010, a 2.538 milioni per il 2011 e a 3.188 milioni per il 2012.
E tutti a parlare del grembiulino, del 7 in condotta, dei prof fannulloni….
ooohhh! Ci sentite? Stanno smantellando la scuola pubblica!
Ohhh!
STANNO SMANTELLANDO LA SCUOLA PUBBLICA!!!
Abbassate il volume di quel maledetto televisore!
http://orientalia4all.net/post/se-la-scuola-e-luniversita-diventano-peggio
>mc adopera argomentazioni di un qualunquismo imbarazzante.
Lui dirà che la metto sul personale, ma in effetti parla come certi individui molesti al bar, che dicono frasi fatte e le dicono forte e ripetute, un po’ per farsi coraggio, un po’ per cercare consenso e un po’ perchè è fino a lì che arrivano.
— io sono qualunquista, “non ci arrivo” eccetera.
Perfetto. Ora mi spieghi quali delle cose che ho detto sono INESATTE?
Se al bar parlano come me, non ti viene il dubbio che (forse) quello che dico è un sentimento diffuso?
Quando perderete questa spocchia elitaria da ceto intellettuale?
Torno a ripetere una cosa che ho chiesto divere volte ma alla quale nessuno risponde: se la percezione sociale del mestiere dell’insegnante oggi è così bassa, ci sarà un motivo?
>mc, pensi che il tuo reddito abbia più probabilità di migliorare se migliora anche quello di altre categorie di lavoratori dipendenti?
— no, non credo ci sia una relazione diretta. E non ho neppure nessun problema sul fatto che gli insegnanti rivendichino stipendi migliori e il mantenimento di certi loro privilegi. E’ un loro diritto, ci mancherebbe.
Solo, è veramente triste sentirli sempre e solo piangere, non fare un grammo di autocritica, non rendersi conto che a tutti sono richiesti sacrifici, e vedere che fanno sempre e comunque ricorso a motivazioni strappalacrime (“la dignità dello stato”, “il futuro dei bambini”).
>Mi rendo conto che uno che se parla di scuola mette insieme docenti universitari e maestre elementari non ha le idee molto chiare, ma santamadonna, che faccia uno sforzo.
– perché? non fanno entrambe parte della scuola? Non si parla sempre di istruzione e di insegnanti?
Mi pare di capire che gli insegnanti di questo thread non abbiano gran feeling con i docenti universitari…
>voglio dire che il fatto che la mia (ehm) preparazione sia pagata poco (anche facessi il full time) non mi induce a dire che allora devono morire anche gli insegnanti.
— oh signore… chi ha detto che devono morire? Fargli arrivare la visita fiscale il primo giorno di malattia equivale ad ucciderli?
Mi piacerebbe sentire anche qualche autocritica oltre ai piagnistei. Stop.
>Quanto alla dignità, scusa, ma hai detto un’altra cazzatiella. Quella che uno sente? ma và, dove l’hai copiata? dal compito della dottrina della parrocchia?
la dignità è poter fare delle cose degne, le quali, a volte (spesso) costano. Uno straccione non è dignitoso, magari è onesto, ma non dignitoso.
questa è fantastica.
Quindi, per il tuo modo di pensare, ad esempio Gesù non era una persona dignitosa.
Quindi, seguendo il tuo argomento, i ricchi sono persone degne e i poveri non lo sono.
Per coerenza, la dignità viene dall’essere riconosciuti tali dalla massa degli altri.
Bell’esempio di anticonformismo e di rispetto della individualità dell’uomo.
>E tutti a parlare del grembiulino, del 7 in condotta, dei prof fannulloni….
il “benaltrismo” è una malattia contagiosissima, vedo.
Mc:
Si ha dimestichezza e come dei professori universitari, ma, per quanto mi riguarda, qua già si sta affrontando un argomento spinoso di per sé e non mi sembra pertanto il caso di mettere tutto insieme dalla maestrina (detto con affetto) al barone docente di “Diritto e Metodologia della Minc… applicata”.
Lia (Haramlik, non so se sia il suo nome) ha ben esemplificato la questione delle baronie universitarie.
Io conosco molto bene le università perché in realtà è questo il mio lavoro, altrove, ma non credo che sia pertinente e non credo parimenti che, dimestichezza o meno, non si possa esprimere un giudizio DAL DI DENTRO per quanto riguarda la realtà scolastica altra che pure ho praticato.
Nessuno si piange addosso e comprendo benissimo Barynia, ad esempio, come comprendo le migliaia di persone con i controattributi che fa cose ai limiti della DIGNITA, appunto.
Il discorso è applicabile un pò a tutte le categorie NON casta che vigono nel nostro Bel Paese.
In quanto al riconoscimento sociale degli insegnanti, Mc, ti invito, ancora una volta, a riflettere. Qui non ci sono risposte aperte e tu hai ben detto, senza volerlo, parlando di “percezione sociale”.
E’ questo il punto. Perchè?
Ce lo chiediamo entrando in classe ogni giorno, per chi ci entra.
Io credo che sia una questione meramente economica, e non avrei mai pensato di arrivare a pensare questa eresia.
Se il ragazzetto sa che hai un cellulare di merda e lui no,
se il ragazzetto sa che hai una macchina di 41esima mano e lui no, se il ragazzetto torna a casa e si vede Corona e schifezza varia idolatrata, secondo te, che fa?
Ti dice, Prof. la prego, riprendiamo il Terzo canto del Paradiso?
E poi ci sono i professori, che hanno iniziato a non crederci più, a mollare, e a discutere nei corridoi di altro, considerando la scuola un impiego al pari di un altro rispettabilissimo lavoro.
La scuola non è un impiego come gli altri e non sto né osannando nè piagnucolando; lo sto dicendo perché è da un pò che lo sto capendo e fino a poco fa ero la prima a criticare gli insegnanti, come gran parte di voi.
Ora sto capendo molte più cose e sto cercando di difendere le mie nuove posizioni acquisite, soprattutto per me stessa che per voi, nel senso che non è il battibecco che mi interessa.
Mi interessa non girare a vuoto, tutto qui.
Mc,ti rigiro la frittata!Haramlik fa parte dei piagnoni che non fanno mai autocritica.Se non sbaglio è questo che dici,correggimi se sbaglio.Quindi non capisco dove vai a parare.Quindi cosa vuoi affermare oltrea negare ciò che dice Haramlik,che sicuramente non può rappresentare tutta la categoria degli statali,tra i quali,esistono veramente persone che sono pagate per “non lavorare”,
come gli operai dei cantieri di stato.Quindi quali sono le tue affermazioni oltre all’arte di citare gli altri ed attaccarti a singoli termini.Hai un pensiero tuo o no?
Ti ringrazio per la risposta.
mc, più parli più ne dici
se io dico che la povertà non dignitosa, non asserisco che la ricchezza necessariamente lo sia
se dico che uno basso non gioca pivot non ho affermato che uno alto invece sì necessariamente
si chiama condizionone necessaria ma non sufficiente
fai male a criticare gli insegnati
i tuoi devono essere stati scarsi un bel po’
quanto ai sentimenti diffusi, non è la diffusione, fra l’altro inoculata ad arte, che fa verità: con il tuo criterio, in Alalbama avevano ragione a linciare i neri
mettere insieme docenti universitari e maestri elementari, devo proprio spiegartelo ?(la boria intellettuale non è spontanea, le provocano le persone che non capiscono mai un pinolo)
a) si parlava evidentemente della scuola (diciamo dalle elementari alle superiori, a star larghi), non dell’università
b) che la condizione dei docenti universitari, a torto o a ragione non sia quella della maestrina, lo sanno anche i sassi, e nessuno fuori che te fa un fascio di erbe così diverse
quanto all dignità di gesù, fai pena a tirare fuori un esempio del genere, credente o meno che sia il ricevente della tua brillante pensata
se credi, paragoni un componente della trinità con un pezzente
se non credi, tiri fuori una figura non più che mitologica per utilizzarla del tutto fuori contesto
ma dove l’hai presa la laurea? in che cosa? che superiori hai fatto? ti rendi conto delle boiate che sforni a getto contunuo?
Ok: la mia deformazione professionale da insegnante mi impone di spiegare ancora una volta la cosa ad MC. Se manco stavolta capisce, però, sarà il caso di riorientarlo ad altro thread.
1) Quando si parla di Stato e di scuola, ”la dignità dello stato” e “il futuro dei bambini” non sono “argomenti strappalacrime”. Sono il nodo della questione. Se non te ne accorgi è perché il qualunquismo di cui sei intriso ti ha reso una delle molte persone che, ormai, il senso dello Stato non sanno – proprio sinceramente – cosa sia e a cosa serva. Forse è da lì che bisognerebbe ricominciare. Quando, più su, dicevo che evidentemente avevi avuto cattivi insegnanti, volevo dire proprio questo. Si dice spesso che l’Educazione civica è stata colpevolmente trascurata, nelle scuole. Il risultato è che gente come te – imbottita di TV e mai educata a capire il senso della Costituzione e dello Stato – non si accorge manco più di cosa sia un’istituzione, e per giunta un’istituzione come quella scolastica.
Sì, stiamo parlando del futuro dei bambini. Lo capisci? Sì, stiamo parlando della dignità dello Stato, che non deve essere servito da straccioni mortificati ma da gente con l’orgoglio del proprio ruolo. Lo capisci o no?
No, non lo capisci. Ma non lo capisci perché lo sfascio già c’è, e tu ne sei un prodotto.
2) L’autocritica degli insegnanti. Se c’è una categoria il cui lavoro comporta la perenne messa in discussione di sé, quella è la nostra. Tu, è evidente, ignori completamente l’infinita mole di lavoro che esiste in questo senso. La formazione, l’autoformazione, l’aggiornamento, gli spazi di dibattito, di incontro e di lavoro che ci sono in rete e fuori, l’enorme mole di lavoro in buona parte volontario che ha permesso alla scuola di affrontare cosucce come l’immigrazione di questi anni, il costante rincorrere riforme del governo di turno per cui “aggiornati sulla didattica modulare”, “scordati la didattica modulare” e via dicendo.
Gli insegnanti, nella loro componente più sana, con la messa in discussione di sé ci convivono dalla mattina alla sera. Semplicemente, il Corriere non ritiene di doverci fare i titoli di giornale.
Il punto è che per te, “autocritica”, deve essere una cosa tipo 10 prof che si presentano da Maria De Filippi a confessare di essersi presi un ponte di troppo.
Be’, sì, in questo senso non è consueto.
Ma ci arriveremo, probabilmente.
3) Quanto detto sopra non toglie che, comunque, la scuola sia un ambito dove la mediocrità è presente e ben radicata. Esiste una mediocrità effettiva, incarnata da chi è finito nella scuola come ripiego, e una mediocrità di ritorno, di chi a un certo punto della sua carriera si è stufato e ha tirato i remi in barca.
Questo è dovuto al fatto che la scuola, per forza di cose, allontana i suoi elementi migliori, con poche ed eroiche – o nevrotiche – eccezioni. Perché, a parità di formazione culturale, di stress, fatica e responsabilità, se uno è bravo va a fare un mestiere per cui lo pagano meglio.
Ripeto: per chi è bravo, insegnare è un lusso che ci si concede per passione. Perché si sceglie di fare un lavoro che piace anziché un lavoro che renda.
Come è ovvio, un lusso di questo genere se lo concedono in pochi, e tra questi pochi le donne sono infinitamente più numerose degli uomini, per evidenti motivi.
Una persona sana di mente non si laurea (e non parlo solo della classica laurea in Lettere, visto che a scuola si insegnano materie scientifiche, diritto, economia e via dicendo) per andare a guadagnare – dopo anni di gavetta e precarieto pagato a stento o non pagato del tutto – mille e pochi euro al mese, abbonandosi per giunta al discredito che questo viziatissimo paese di figli unici getta addosso a chi ha valori non monetizzabili come, appunto, hanno i migliori tra noi.
Una persona sana di mente, se ha un’alternativa o se non ha proprio i sacri fuochi professionale, dalla scuola se ne scappa. Perché non ha voglia di spportare i vari MC in cambio di 4 lire, appunto.
E, fino a quando non ci si deciderà a mettere mano alla scuola VALORIZZANDO gli insegnanti anziché mortificandoli, le cose peggioreranno e basta.
Dignità dello stato è anche questo: fare sì che la gente possa essere orgogliosa di lavorarci dentro, quando adesso pare che una se ne debba vergognare, che ci si debba giustificare.
Infine: no, l’università non è scuola. Pare incredibile doverlo spiegare. A volte sono anche diversi, i ministeri che si occupano delle rispettive istituzioni. Un docente universitario è innanzitutto uno studioso e un ricercatore e DOPO, solo dopo, è uno che insegna. Lo capisci? La sua missione fondamentale è quella di fare progredire lo stato della conoscenza nel campo della sua disciplina, pubblicando i risultati delle sue ricerche. E non è che spiegarti questo voglia dire “non avere feeling con i docenti universitari”. Io ci ho lavorato per qualche anno, in università, e ho tutto il feeling che vuoi. Ma è un altro mestiere, proprio.
Poi, certo: tra la “licealizzazione” dell’università che si persegue da qualche anno e le terrificanti notizie che ho segnalato nel link messo al mio commento precedente, tra un po’ non esisterà nemmeno più, l’università intesa in senso autentico, in Italia.
E uno come MC non se ne accorgerà nemmeno, perché non ha mai capito che esisteva. In tv non glielo hanno detto.
Ultimo appunto sulla dignità: non so adesso, ma quando ero precaria io era normale che si venisse assunti a settembre e che il primo stipendio ti arrivasse a dicembre o gennaio. Dovere andare dal padrone di casa a spiegargli che non lo puoi pagare perché non hai ricevuto lo stipendio non è dignitoso. Può essere una cosa che ti fa somigliare a Gesù, ma non è dignitoso nel senso che comunemente si dà a questa parola.
Che il datore di lavoro che ti mette in queste condizioni sia lo Stato, è una vergogna per l’Italia tutta. O, almeno, per quella dotata di dignità.
premetto che Haramlik ha scritto un bel psto e che il suo commento qui sopra è anche meglio e che ne sottoscrivo la sostanza, però eccepisco su un punto.
dice Haramlik: “Perché, a parità di formazione culturale, di stress, fatica e responsabilità, se uno è bravo va a fare un mestiere per cui lo pagano meglio”
Non concordo.
La cd “bravura” è un concetto troppo vago e mobile e soggettivo. Uno bravo a insegnare non è assolutamente detto che sia bravo a fare altro.
Intanto, e già questo Haramlik lo dice, ma va sottolineato, molti dei titoli che ti mettono in cattedra non hanno pressochè altra spendibilità. O se ce l’hanno è nei Comuni, Province, Regioni, Ministeri, dove l’aspetto economico è paragonabile a quello degli insegnanti.
E poi, anche per quelle lauree che,come si diceva quando mi iscrissi io all’Università, ti aprono tutte le porte, ricordo che poi non è che dietro quelle porte ci sia qualcosa che si ti attagli. Ovvero anche un laureato in Economia o in Ingegneria, tipiche lauree “da mercato” piò non avere assolutamente le caratteristiche soggettive per lavorare in un’azienda. E quindi, più che per missione o per ideale, semplicemente insegna perchè è più adatto alla sua forma mentis.
Che non c’è niente di male, anzi.
Ma non è che se io mi trovo meglio (poniamo) a insegnare Diritto agli aspiranti ragionieri, per dire, anzichè scannarmi in tribunale contro altri avvocati o a fare il funzionario di banca algido e ben pagato, non è che ci sia un criterio morale. E’ che uno trova più bello per sè, più adatto fare l’insegnate a 1200 euro che altro al quadruplo.
1) Se l’educazione civica è stata trascurata la colpa è solo degli insegnati.
2) infinita mole di lavoro? ma di cosa stai parlando? Forse dovresti rivedere il tuo concetto di “mole di lavoro”, che non corrisponde alla vita reale di tutti gli altri lavoratori. E sarebbe anche ora di finirla con questo vittimismo. i dipendenti pubblici meno hanno da fare e più si lamentano, guardatevi intorno per aver eun’idea di cosa significa “mole di lavoro”.
Paco è un grande ad esempio.
Tipico personaggio che hai appena finito di apparecchiare la tavola sotto il suo naso ti chiede:
– “Perdona..la forchetta??”.
Paco è uno che si spacca il culo ad esempio. Lui sì.
Sì, concordo con quanto detto da Piti e mi ci riconosco anche.
Per Paco: rileggi la frase di cui parli, grazie.
Stamattina ho ricevuto una bella richiesta di raccomandazione per un concorso presso un ente pubblico. La media che ne ricevo è 4 a settimana. Che faccio? Gli diamo una mano ad entrare nel futuro inferno dell’impiego pubblico, vessati da Brunetta e company, violando qualsiasi regola morale, oppure rispondo loro che per il loro bene e per etica decliniamo la loro richiesta di aiuto e che vadano al collocamento o si mettano in proprio o che so, che espatrino? L’ulteriore beffa è che spesso, queste persone, non accettano una controfferta, magari in altro settore e allo stesso stipendio o anche superiore: pretendono di entrare lì e basta, pur non avendo magari i requisiti adatti. La morale quindi quale è: che l’italiano in pubblico magari protesta, ma in privato si fa i cazzi suoi, sentendosi più furbo di altri. Non mi sono mai sentita dire da uno di questi. “Sì, grazie solo per avermi dato una opportunità, non ho esperienza ma mi impegnerò, lavorerò sodo, all’inizio verrò pagata così ma non fa niente…”. Ma di che, sono tutti manager, tutti dirigenti, tutti superdotati, tutti meglio degli altri. Io ho iniziato a 18 anni a pulire i cessi in un Museo pubblico ed in una caserma alle 5.00 di mattina fino alle 13.00 compreso il sabato e nel 1988 ero pagata 400 mila lire al mese compresi gli straordinari! E ora, sono arrivata a poter essere io ad iutare gli altri…Ma andiamo, cominciamo con l’essere onesti con noi stessi se vogliamo cambiare le cose davvero….
vi scrivo dal pianeta papalla
io non sono entrato in ente pubblico con raccomanda
e di quella decina di persona che conosco bene all’interno di detto ente pubblico (notare il burocratese), nessuno ne aveva
ci sono, certo, ma è una esagerazione di comodo buttarla nel fanno tutti così. Come nel fancazzismo. Andate una settimana in anagrafe, in un urp che dico io, a uno sportello unico, poi vedete se quella elemosina del 27 non è meritata.
Siete usciti fuori tema (per restare ad argomenti scolastici). La presa di posizione di Haramilk è comprensibile e giustificata, ma lo spunto è inopportuno.
La vignetta di Biani non è satirica, non mi fa ridere affatto ed è del tutto fuori luogo per spiegare il malessere dei lavoratori.
Purtroppo è fin troppo evidente il richiamo a soluzioni in stile omicidio Biaggi/D’antona e la giustificazione di tale attegiamento è ancor più inopportuna sulla base delle motivazioni date da Haramilk.
A meno che non si voglia volutamente fare apologia di soluzioni terroristiche, nel qual caso parliamo di cose del tutto diverse ……..
Nel settore pubblico ci ho bazzicato ehm, elaborazione pratiche di invaldiita’ civile, su tre piani di uffici quelli che lavoravano erano si e no 5 toh, naturalmente fino alle 15. Ipergarantiti, e senza alcun mordente per aiutarsi a fare meglio e di piu’.
Non so se le misure del ministro vadano nel verso giusto, spero di si, spero che i cittadini vedano delle migliorie altrimenti non servono a nulla.
Del mondo della scuola nulla so, ma penso che se in Germania, Spagna o Svezia sono messi meglio e’ grazie anche al coraggio di cambiare e reinventarsi, e ad un clima di fiducia generale ormai totalmente perduto da noi.
Salve,
vi scrivo dall’ “ufficio sinistri” e volevo dirvi che il pesce ratto a me piace da morire.
C’è una cosa che mi gira in mente da ieri, nei discorsi di MC, ed è questo suo passaggio:
“supplenti che facevano stare due o tre bambini in un banco per mettersi al posto loro nel banco al sole sotto la finestra (”perché ho male al collo”)”
Ecco: ignoro come sia andata nel caso specifico ma, per come conosco io la scuola, le dinamiche sono queste:
c’è la supplente che, un po’ perché è insicura e bisognosa di lavorare e molto perché è giovane e entusiasta, va a scuola anche se ha male al collo. Di norma, un supplente lo devi proprio azzoppare, per farlo stare a casa.
La giovane maestrina entusiasta vuole essere simpatica, mettersi sullo stesso piano dei bimbi e credere in un mondo dove tutti si sono vicini.
Avendo, appunto, male al collo, le pare persino didatticamente indovinato fare leva sul senso di protezione dei bimbi e quindi dice: “Pierino, mettiti nel banco con Tommy e Sissy e lasciami l’angolino vicino al sole, ché ho tanto male”.
E così si siede pure nel banchetto del bimbo e fa lezione senza cattedra, nel più puro spirito del superamento della frontalità e tutte queste belle cose che ci insegnano ai corsi. E torna a casa contenta e congratulandosi con se stessa perché ha saputo sfruttare didatticamente pure il torcicollo.
Nel frattempo, Pierino torna a casa col papà e gli dice: “Sai, oggi ho ceduto il posto alla maestra perché aveva male al collo e doveva stare al sole.”
E il papà: “Come? E dove ti sei seduto??”
E Pierino: “Nel banco con Tommy e Sissy…”
Il giorno dopo, la direttrice della scuola chiama l’ingenua supplente e le comunica che ci sono state lamentele dei genitori perché pare che lei metta i bambini all’ombra per sedersi al sole.
La maestra ci piangerà o ci berrà su o andrà a farsi un’ora di corsa per togliersi l’incazzatura, dipende dai temperamenti.
Passato il primo momento, rielaborerà il tutto e capirà che la scuola non è come ci insegnano ai corsi, che fuori c’è un mondo nemico pronto a strumentalizzare qualsiasi cosa tu faccia e dica e che la tua priorità deve essere la tua salvaguardia, nel lavoro.
Diventerà un po’ meno giovane ed entusiasta ma sicuramente più esperta, e quindi in fondo professionalmente migliore.
E anche un po’ più vecchia.
Cambia gli ingredienti, ma questa parte della gavetta la abbiamo fatta tutti quanti.
Hara,
:)