Vita da call center

E tu che vita vorresti fare?
Siamo fuori a fumare una sigaretta, un capannello di gente tra i venticinque e i trentacinque anni, ragazzi e ragazze di oggi perchè a trentacinque anni, oggi, sei ancora un ragazzo e non un uomo o una donna come lo erano i nostri genitori.
Cosa ti piacerebbe fare nella vita?
Operatori di call center, un call center “umano” con il team leader ma senza il motivatore, con le performances ma senza il premio aziendale per il miglior operatore, con il contratto a progetto ma con tutte le pause che vuoi purchè nella giornata tu faccia un certo numero di telefonate.
Se potessi scegliere il tuo futuro, come lo vorresti?
A rispondere per prima è Elisabetta trentatre anni, smette di ridere con le compagne e si fa seria, ci pensa un attimo e mi fa “vorrei avere un lavoro part time, quattro ore la mattina ma con un contratto a tempo indeterminato, nel pomeriggio vorrei passeggiare con il mio cane, un giorno vorrei avere dei figli e poterli andare a prendere a scuola, mi piacerebbe anche allevare cani ma non sono sicura che poi riuscirei a venderli. No, mi basterebbe avere una certa serenità economica, un lavoretto tranquillo e una famiglia a cui dedicarmi”.

Il secondo a rispondere è Duccio, trentacinque anni, team leader. “io vorrei vivere in campagna, vorrei lavorare in campagna”. Un agriturismo? “anche no, mi basterebbe anche qualcosa meno, forse un pezzo di terreno da coltivare e qualche animale”
Marta invece, trent’anni, vorrebbe avere una tabaccheria con ricevitoria del lotto. “mi è sempre piaciuta l’idea della ricevitoria che se qualcuno vince qualcosa tocca una percentuale anche a me” figli? Famiglia? “certo, vorrei avere due figli e una ricevitoria”.
Alessandro di anni ne ha ventisette, e tu cosa vorresti fare? “io vorrei soprattutto poter andare a vivere da solo, vorrei vivere da solo e poi vorrei un lavoro che mi permette di viaggiare. Non tanto però, qualche viaggetto ma non troppo lungo ne troppo lontano. Vorrei vivere qui a Firenze ma soprattutto da solo”.
Elena, l’ultima a rispondere, di anni ne ha venticinque. “io vorrei vivere al mare” e che lavoro vorresti fare? “anche quello che faccio, per me il lavoro è un mezzo e non un fine, mi basterebbe vivere in una località di mare e guadagnare qualcosa in più per potermi permettere di vivere da sola”. Famiglia? “non lo so, per adesso non mi interessa”.
Ambizioni modeste, forse ancor più modeste di quelle della generazione precedente, ambizioni che durano il tempo di una sigaretta. Poi si torna dentro. Si torna indietro.

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1 Commento

  1. Allora, a quanto pare, tutti (quasi) svolgono dei lavori non piacenti, insoddisfacenti, temporanei (anche da anni) Cercano di avere un futuro migliore, almeno diverso di quel che hanno. Fanno tutto tranne vivere il presente e rimandano a domani delle decisioni del oggi, qui ed ora. Procrastinazione, ansia, paura…. What else?

    Secondo me è un atteggiamento sbagliato. Ci passa la vita volendo stare meglio senza renderci conto che non è volendo ma facendo, agendo consapevolmente su quello che ci rende felici che diventeremo migliori, soddisfatti e ragionevolmente liberi. Se fai quello che ami fare non lavorerai un solo giorno in vita tua.

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