Pechino 1936

E’ inutile travestire l’ignavia da understatement: oggi si concludono le Olimpiadi più vergognose della storia moderna, per molti aspetti anche peggiori di quelle naziste di Berlino del 1936. Solo il tempo permetterà di comprendere di che cosa siamo stati complici noi come occidentali, come europei, come democratici, come sportivi.

Ma il tempo, il presente inafferrabile, per ora è tutto per la «Vittoria politica della Cina», come efficacemente titolato da le Figaro di ieri: è indubbiamente cinese la medaglia d’oro vinta a termine della marcia che l’ha portata a battere ogni primato economico da quando fu fatta entrare nel Wto, a gareggiare pur dopata del proprio schiavismo. La parola del resto è quella: schiavismo. Ci appigliamo sempre più svogliatamente al Tibet e alla sua drammatica allure, estetizzante e politicamente corretta: ma lo facciamo anche per non parlare di una produzione che in Cina è spremuta in veri lager come sono i laogai, non parlare dunque della schiavitù impiegata per approntare le stesse mirabolanti strutture olimpioniche ammirate un tv, non parlare delle paghe ridicole, delle ferie inesistenti, degli orari impossibili, dei sindacati proibiti, delle condizioni di lavoro da miniere del ‘700; non parlare, prestissimo, neanche più del Tibet.

Parleremo d’altro, ma coi nostri tempi estivi: ricominceremo dallo sport e ci chiederemo magari come sia possibile che i cinesi abbiamo accumulato medaglie su medaglie soprattutto in discipline decise dalle giurie, parleremo delle atlete bambine che sembrano automi, ascolteremo i nostri atleti perplessi da un clima che loro stessi hanno definito come allucinante, magari ci faremo anche un poco di compassione, come cittadini e come democratici: perchè ci accorgeremo che siamo ridotti, ormai,  a cercare nei gesti di un pugile e di una canoista quelle vibrazioni che il nostro governo a nessun livello ha voluto o saputo  trasmettere. E’ andata così, ieri: il pugile Clemente Russo ha detto che «La mia medaglia è per i cinesi che soffrono», mentre la canoista azzurra Osefa Idem ha parlato del Dalai Lama e ha detto che «In Europa solo un capo di Stato l’ha ricevuto».

Che poi non è neanche vero: il Dalai Lama, dapprima ospite in Usa e Canada, è stato ricevuto successivamente dai governo di Austria e Germania (quest’ultima primo paese europeo per interscambio con la Cina) e appunto l’altro giorno dal governo francese, ammansito da un ex fotomodella che rispetto all’inesistenza del nostro governo ha fatto un figurone. Ma col ministro Franco Frattini non stiamo neanche più a prendercela: ebbe a dire che non avrebbe incontrato il Dalai Lama, appunto, per non provocare «gli amici cinesi»: e chiusa lì. Ogni sua dichiarazione successiva ha palesato un disinteresse semplicemente perfetto e una vacanza non solo intellettuale: e glielo diciamo da un quotidiano filo-governativo, figurarsi se non lo fossimo. Ogni proposta di non presenziare per esempio alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi (sollecitata, tra altri, dal responsabile esteri di An Marco Zacchera e dal ministro Giorgia Meloni) è stata respinta da Frattini con molle arroganza. La Cina, con arroganza decisamente più consistente, ha sempre minacciato di ritorsioni economiche tutti i paesi che avevano osato incontrare il Dalai Lama: Frattini è l’unico che se n’è dato preoccupazione.

Ma il girone degli accidiosi, prima che al ministero degli Esteri italiano, è già stato riservato da tempo al Comitato olimpico internazionale al suo presidente Jacques Rogge.

Su un punto, oggi, sembrerebbero tutti d’accordo: il difetto è nel manico, l’errore è stato dare le Olimpiadi alla Cina. E qui occorrerebbe spiegare quanto di effettivamente sportivo ci sia nel carrozzone affaristico del Cio, quindi il peso di alcune multinazionali interessatissime al mercato asiatico, il ruolo degli Stati Uniti che per inciso dipendono dalla Cina più di chiunque altro: l’economia d’oltreoceano non può certo rinunciare ai prodotti cinesi a basso costo (che abbassano l’inflazione e aumentano la capacità d’acquisto) e gli investitori cinesi, se d’un tratto sparissero, farebbero letteralmente tracollare il Paese. Scindendo economia e diritti umani, se possibile, gli Usa tuttavia hanno bacchettato i cinesi più di una volta: anche recentemente. Non granchè, certo.

Ma il Cio, in compenso, è stato comico e basta. Dopo l’assegnazione dei Giochi, nel 2001, Jacques Rogge disse che la situazione dei diritti umani in Cina sarebbe migliorata, e aggiunse che il Cio in caso contrario avrebbe preso dei provvedimenti: lo disse alla Bbc. Da allora, e non è chiaro su quali basi, il Cio ha sempre continuato a sostenere che la Cina abbia fatto progressi: giungendo al tempo stesso a sostenere che il Comitato si sarebbe comunque tenuto in contatto con organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch. Il segretario del Comitato promotore di Pechino 2008, Wang Wei, intanto affermava che avrebbe «garantito completa libertà d’informazione ai giornalisti, i giochi miglioreranno tutte le condizioni sociali, compresa l’educazione, la salute e i diritti umani».

Dettaglio: non hanno garantito niente, non è migliorato niente. Anzi. Oltretutto il Cio da allora a oggi non ha detto sostanzialmente nulla. A parte un generico auspicio sul Tibet risalente a quando ne parlavano davvero  tutti («Il Comitato ha già espresso la speranza che questo conflitto venga risolto pacificamente il prima possibile», una cosa così) è noto ai più che il Cio se l’è presa col giamaicano Usain Bolt per il suo stile nel festeggiare le vittorie o che ha impedito alla squadra spagnola di esporre la bandiera a mezz’asta dopo la tragedia aerea di Barajas. Stop. Eppure le citate organizzazioni umanitarie, non da sole, intanto non hanno mai smesso di documentare come la Cina sia venuta meno a ogni sua promessa e abbia tradito qualsiasi spirito olimpico. Lasciamo pure perdere il Tibet, sul quale si discute ormai solo per stabilire l’esatto numero dei morti; per il resto, in questi ultimi mesi, tutti i rapporti hanno testimoniato come siano peggiorate, nell’ordine, la persecuzione degli attivisti per i diritti umani, la detenzione senza processo, la censura e nondimeno l’applicazione della pena di morte. Le autorità cinesi, ultimamente, hanno imprigionato chiunque potesse minacciare l’immagine di stabilità e armonia che la loro efficientissima organizzazione ha cercato di presentare. Non si sono contate le persecuzioni a giornalisti e attivisti, mentre diversi scrittori sono stati condannati per «incitamento alla sovversione» perchè avevano rilasciato delle interviste alla stampa estera. Sono state estese, prima e durante il periodo olimpico, alcune forme di detenzione amministrativa come la «rieducazione attraverso il lavoro» e una generica «riabilitazione forzata dalla droga». La polizia seguita a godere di un potere assoluto e può imporre pene anche senza un’accusa e senza un processo. Il Circolo della stampa estera ha segnalato 260 casi di interferenze delle autorità, mentre va da sè che ai giornalisti cinesi sia stato impedito, come sempre, di scrivere su argomenti giudicati sensibili. La pena di morte era e resta  prevista per 68 reati (anche se le autorità negano) e in ogni caso annovera più esecuzioni che in tutte le altre nazioni del mondo messe insieme, ma i dati non sono precisi perchè in Cina sono considerati segreto di Stato. Il resto è per così dire noto: gli organi espiantati e rivenduti senza il consenso dei familiari, le torture, i religiosi ammazzati, i dissidenti imbottiti di psicofarmaci, insomma tutte le specialità non olimpiche che da domani continueranno come sempre. Mentre gli atleti, domani, torneranno a casa assieme a una missione che era più grande di loro perchè gli era stata scaraventata addosso da una classe politica a dir poco codarda, ormai arresa a questioni di piccolo cabotaggio o, quando va bene, rassegnata che lo sviluppo di parte del mondo resti autoritario e pianificato dall’alto, svincolato da ogni consenso democratico. Torna a casa anche la velleità di volerci propinare l’ormai scoperta, sonora, croccante, spettacolare balla secondo la quale sviluppo e democrazia camminerebbero a braccetto. Non è vero. Non lo è mai stato. Dal nazismo in poi. Da Berlino 1936 a Pechino 2008.

(Il Giornale, 24 agosto)
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45 Commenti

  1. semplicemente da leggere dieci volte al risveglio, dieci prima del pranzo, dieci dopo, dieci prima di cena, dieci dopo e altre dieci prima di andare a dormire. Nella speranza che serva a cancellare ore e ore e ore di insulse telecronache, ridicoli reportage su quanto la Cina stia cambiando. tre milioni di euro al giorno per spedire un esercito Rai e manco un’immagine che raccontasse la faccia scomoda della Cina.
    Grazie Facci

  2. direi che peggio delle olimpiadi di Los Angeles non ci sono neppure quelle di Pechino e Berlino. O dobbiamo fare il conto delle vittime infinite del regime americano? Dai popoli dei mille dittatori messi su dalla CIA in Sud America e altrove, ai 4 milioni di vietnamiti, alle decine di milioni di indigeni americani, alle vittime delle atomiche, direi che se c’è uno stato negazione della democrazia e del diritto alla libertà degli abitanti del pianeta Terra questi sono gli USA, con buona pace del servo Facci

  3. penso che comunque l’omosi sia in atto. loro somigliano un pochino più a noi e noi stiamo tendendo a somigliare tanto più a loro.

  4. Il proprietario ombra (il sole non c’e mai da voi?) del suo giornale nonche’ capo del governo chiedesse alle sue lobby economiche amiche di disertare tra due anni l’Expo a Shanghai. Ci interessa tanto il Tibet? La liberta’ di espressione del popolo cinese? Sono sicuro che l’Italia a quel punto non avra’ il proprio stand in segno di protesta….. e tutti i media parleranno di noi.
    Bel colpo!!!!
    Tutto il mondo ormai sa che i comunisti poveri torturano le persone, mentre quelli buoni ( e ricchi) ingrassano i nostri imprenditori impoveriscono la nostra classe media ed impoveriscono la nostra comunita’.
    Lo scriva per due anni di seguito sul suo giornale( io penso che dovra’ cambiare testata e opinione politica) e lo ricordi quando va in TV.
    Una domanda: i soldi che percepite a Mediaset ed al Giornale hanno odore diverso da quello dei cinesi perche’ sono soldi democratici?

  5. Dimenticavo: non e’ che le armi di “distruzione di massa”
    gli iracheni le hammo vendute ai cinesi?
    In quel caso bisognerebbe importare anche li la democrazia ed al piu’ presto.
    Pensi:due fave con un piccione

  6. “Rassegnati che lo sviluppo di parte del mondo resti autoritario e pianificato dall’alto, svincolato da ogni consenso democratico”.

    In quella parte di mondo ci stiamo arrivando anche noi, sig. Facci. Sì, abbiamo poca pianificazione, ma nelle ultime elezioni siamo stati obbedienti e abbiamo votato esattamente per chi ci è stato ordinato di votare. Poi facciano quello che vogliono, no?

  7. Lasciando per un attimo perdere le ridicolaggini sugli Stati Uniti, che meritano di essere ospitate da siti illeggibili o leggibili solo per farsi quattro risate tipo indymedia et similia, è opportuno precisare che il mito della Cina capitalista sarebbe anche ora di sfatarlo.

    Ché, lo saprà bene Facci ma evidentemente non i suoi lettori, in Cina ancora oggi la proprietà privata della terra non è riconosciuta a nessun livello. E, va da sè, è ridicolo anche solo immaginare un sistema capitalistico in cui la terra su cui costruisci le tue “proprietà” e fortune rimane sempre e comunque, per così dire, demanio pubblico.

    Quanto alle accuse a Facci, informatevi. Che se c’è uno che è due anni due che scrive di Cina e di Tibet in quei toni lì, ecco quello è Facci. E mentre tutti voi democratici siete presi a discutere della natura del sesso del regime (“è fascismo”, “no è capitalismo”, “no è pseudo-comunismo”) permettetemi di ringraziare il Giornale (ma anche Macchianera) che sarà forse (e chissà) finanziato dal peggior brigante, ma almeno pubblica certe cose.

  8. “E, va da sè, è ridicolo anche solo immaginare un sistema capitalistico in cui la terra su cui costruisci le tue “proprietà” e fortune rimane sempre e comunque, per così dire, demanio pubblico.”

    Ah, va da sé?

  9. …costruisci le tue proprieta e fortune…

    sì, conan il cimmero è alla base del concetto di stato che trapela da tutto il passo.

    qui, quando tornerà il sistema feudale, si farà festa per strada perchè il Principe è buono e giusto e del maiale ci lascia leccar la cotica.

  10. certo che il facci è antipatico a troppa gente, non si spiega altrimenti questa sequela di commenti idioti che come al solito richiamano i suoi post.
    d’altronde il tipico comunistellocommentatorebloggarocapitalchic basta che veda ancora sventolare la bandiera del socialismocomunismo per chiudere gli occhi su tutte le sciagure che hanno portato all’umanità e che continuano a portarne.
    dimentichi che per esempio qui i gaytransgender vanno in parlamento a spese nostre mentre a cubapechinomoscaprimadellacadutadelmuro i froci li mettono in galera se non peggio.
    vergognatevi nella faccia ingrati della possibilità di poter essere come siete nel mondo libero e ricco.

  11. io preferisco leggerlo qui il Facci, un po’ perchè mi diverte vedere le reazioni isteriche e scomposte dei “duri e puri” ma fondamentalmente perchè sono felice che sulla rete ci siano persone come Gianluca Neri e Filippo Facci, e scrivano nello stesso luogo virtuale. Complimenti dunque al tenutario del blog, che, concedendo asilo e diritto di parola all’autore del post, dimostra un’apertura mentale che pochi suoi colleghi hanno…

    My two cents…

    P.S. @Machestateaddì: poi quando arrivi tu con i tuoi commenti, in parte condivisibili, io vado a scaldarmi i popcorn! :)

  12. Leggo con piacere un articolo consistente, quadrato anche se non di facile e rapida lettura.
    Una piccola precisazione e integrazione: il Ministro Meloni ha “auspicato che gli atleti italiani mettessero in atto anche un piccolo gesto simbolico, qualsiasi, che evidenzi il dissenso italiano…”. (Fonte: intervista su TG RAI)

    Il perchè debbano essere gli atleti e non la classe politica ad evidenziare il dissenso si capisce leggendo l’ottimo articolo.

    A.

  13. quando scrive di Cina, Facci è grande. E lo dico da disistimatore di Facci medesimo.

    Certo, anche prima del caso cinese, io pure mi domandavo -nella retorica post caduta del muro di Berlino-se non fosse un’illusione credere che il capitalismo significasse democrazia. In fondo, il comunismo era nato proprio per ovviare al fatto che nel capitalismo chi non ha capitali non ha voce.

    Poi, mi piacerebbe capire quanto della storia di un popolo, storia anche millenaria, incida sul sistema politico. Cioè, non sarà che i CInesi sono adusi a venerare il potere e a volare bassi, comunismo capitalismo o quel che vi pare? Hanno senso di sè? Hanno senso di colpa quando fanno del male al prossimo? Considerano la vita sacra? Se da millenni questo -per ipotesi, non me ne intendo- è lo spirito del popolo cinese, come fai a dare libertà e demicrazia a un popolo che forse nemmeno la cerca, singoli oppositori a parte?
    In fondo, anche noi (mi tengo largo, io per esempio no) votiamo Berlusconi nello stupore internazionale perchè evidentemente teniamo poco a valori come il pluralismo, la legalità, l’equilibrio sociale.

    In grande, forse, i Cinesi sono un po’ così.

  14. Intanto in edicola puoi già trovare il corso di lingua cinese a dispense.
    Per quanto mi riguarda il russo lo so già – così spero di poterli implorare meglio di non chiudere i rubinetti del gas.

  15. Brugnetti:
    Smog? a Milano e’ peggio’
    Per il marciatore il vero problema e’ umidita’:
    ‘E’ come bagno turco’

    PECHINO, 14 AGO –
    ‘Lo smog? Vi assicuro che a Milano e’ peggio’.
    A dirlo e’ il marciatore Ivano Brugnetti, oro nella 20 km ad Atene. ‘Qui a Pechino il medico Piero Fiorella ed io abbiamo fatto un test per misurare la qualita’ dell’aria – ha detto l’atleta – i livelli di carbonio e nitrato sono risultati quasi nulli. Il vero problema e’ l’umidita’. Qui e’ come un bagno turco’. L’atleta spera di ripetere l’exploit olimpico.

    __________________________________________

    Luigi Lamonica, arbitro di basket italiano da basketnet.it

    Quali sono state le sue prime impressioni all’arrivo a Pechino e al primo contatto con il fascino delle Olimpiadi?

    “Pechino, a dir poco fantastica, strade larghe, senza traffico, pulite, ordinate, controllate da centinaia di poliziotti e volontari, insomma un sogno sperando che non lo sia davvero e alla fine tutto cambi”

    :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

  16. “strade larghe, senza traffico, pulite, ordinate, controllate da centinaia di poliziotti e volontari”

    La Cina è vicina.

  17. è vicino solo il peggio, la mano schiacciante del potere

    quanto al traffico, ne patiremo sempre l’eccesso e la sregolatezza.

    Fondere il peggio di due sistemi.
    E fare gli offesi, magari, se qualcuno lo rileva.

  18. A me va benissimo denunciare quello che succede in Cina. Anzi, vorrei che Facci se ne fosse andato in Cina a scrivere quelle cose, invece che riportare da case sequenze di luoghi comuni… Davvero: scrivere cose false, come ha fatto un commentatore sostenendo che a Cuba i gay vadano in galera (non è vero; semplicemente, non è vero), nuoce alla credibilità di chi giustamente critica Cuba per tante altre cose ampiamente criticabili.
    E criticare la Cina da casa, riportando come se fosse una coraggiosa opinione controcorrente il senso comune dei discorsi di Sarkozy, Bush e Condoleeza Rice, mi sembra un po’ poco, per un giornalista. Come mi sembra ridicolo il paragone tra la Vezzali che dice due cazzate di moda sul Tibet a Repubblica e il gesto di Carlos e Smith a Messico ‘68. Carlos e Smith non protestavano contro il governo più impopolare del mondo, nemico giurato del proprio paese, ma protestavano contro il proprio governo, quello che li aveva mandati lì, da cui dipendevano e la cui bandiera stavano salutando.
    Gli atleti italiani che hanno regalato i guantoni o dedicato la medaglia al Dalai Lama saranno premiati dal governo, si leggeva oggi su Repubblica, mentre Carlos e Smith sono stati sospesi dalla loro federazioni, cacciati dal villaggio olimpico e considerati dei traditori dal proprio governo. Qual è il gesto coraggioso?

    Ma con questa logica possiamo accettare che i nostri atleti gareggino contro Usa e Uk, recentemente responsabili del massacro di 76 civili afghani fra cui 50 bambini, secondo uno non certo imputabile di antiamericanismo come Karzai? Possiamo accettare che i nostri militari siano lì, agli ordini di quei criminali?

  19. Masaccio, stai scherzando, vero? A Cuba i gay rischiano la galera eccome! E a volte ci vanno proprio. E’ vero, semplicemente vero. E se non vanno in galera finiscono in un ospedale psichiatrico. E se riescono a evitare l’ospedale, se hanno qualche maniglia in alto, comunque devono nascondersi e non se la passano bene. Ho fonti private e di primissima mano a confermarmelo. Gente che ha lavorato sul posto per quindici anni e ha parlato con la gente, oltreché con vari funzionari di stato. Fidati.

  20. in unione sovietica venivano mandati in rieducazione eni gulag siberiani. visto che c’è chi dice che a cuba i gay non sono considerati criminali spero che il prossimo gay pride lo facciano all’havana. san francisco è troppo comodo. vorrei vedere la vladimiro luxuria andare in giro vestito da donna a cuba, per testare cosa sono capaci di farlefargli nell’ultimo paradiso comunista.

  21. Il mio commento delle 21.41 è stato bloccato da un paio di link. Riprovo.

    Ora non vorrei spostare la discussione sul tema “omosessualità a Cuba”, che considero decisamente marginale. E neanche passare per quello che difende sempre Cuba a tutti i costi. Però, di tutte le cose che si possono dire su Cuba, è stata scelta quella sbagliata. Non mi fido. Cito fonti. Due a caso: una ufficiale e una indipendente.

    cubainforma.interfree.it/dirittiumani/gay.htm

    gay.tv/ita/magazine/we_like/dettaglio.asp?i=1534

    Poi, voglio dire, a Cuba non ci sono libere elezioni o libera stampa. Parliamo di quello, se volete. Ma non si va in galera per omosessualità da un bel po’ di anni.

  22. A me sembra il solito spatraccone un po’ confuso e approssimativo. Ma quando si parla di Cina i lettori tendono a diventare meno esigenti.

  23. @ Argonil

    Condivido il tuo entusiasmo per l’impegno appassionato di Facci contro il regime comunista cinese e per i diritti umani e civili in Cina, ma cerchiamo di non esagerare. Negli ultimi tempi, per fortuna, Facci non è stato l’unico ad occuparsene. Era la terza volta nella storia delle Olimpiadi moderne che i Giochi si svolgevano in un paese retto da un regime totalitario, e mai come oggi i mass media del mondo libero si sono impegnati a denunciare l’oppressione, lo sfruttamento e i crimini del regime.

    Questa tua frase sui

    “tre milioni di euro al giorno per spedire un esercito Rai e manco un’immagine che raccontasse la faccia scomoda della Cina”

    è completamente fuori dalla realtà.

    La Rai non si è mai particolarmente distinta nel documentare la realtà dei regimi dittatoriali, tanto più di quelli che non rientravano nella sfera di influenza americana. Ma questa volta la sua parte l’ha fatta eccome.

    Per farti solo alcuni esempi riferiti agli ultimi 7 giorni, Il Tg2 ha mandato un suo inviato a farsi il giro delle zone terremotate e del Tibet. Si sono sentite accuse durissime alle responsabilità del governo e del partito nell’aver costruito edifici di cartone in aree ad alto rischio sismico e alla corruzione imperante nella distribuzione degli aiuti. Lhasa è stata mostrata come una città sotto legge marziale, con soldati e poliziotti ad ogni angolo, telecamere sistemate ovunque a spiare gli abitanti, i tibetani terrorizzati non appena si cercava di avvicinarli per fargli delle domande. E la polizia cinese, oltre che gli interpreti e gli accompagnatori assegnati alla troupe Rai hanno fatto di tutto per mettere i bastoni tra le ruote all’inviato del Tg2 ( Fabio Cucchioni, ndr ) e al suo operatore. Cosa peraltro continuamente sottolineata dal giornalista stesso durante i servizi. Lo stesso dicasi per il Tg3 che da settimane nell’edizione delle 19.00 si occupa della situazione dei diritti umani e civili in Cina. Oliviero Beha, in diretta da studio, ha lanciato accuse pesantissime contro il regime comunista ed ha avanzato pesanti dubbi sulla pioggia di medaglie che sono piovute sugli atleti cinesi. Il Tg1 non l’ho visto, ma dubito seriamente che Riotta abbia cantato le lodi del Celeste Impero. Per una volta che la Rai, tutta la Rai, si è meritata i soldi del canone, bisogna pur riconoscerglielo.

    @ Makkox

    “penso che comunque l’omosi sia in atto. loro somigliano un pochino più a noi e noi stiamo tendendo a somigliare tanto più a loro”

    Parla per te, please.

    Uno che si aggira sotto i suoi disegnini, dichiarando che le vignette gli servono per sublimare le proprie pulsioni omicide contro il Nemico di Classe ( cit: “o faccio ste cose per sfogarmi delle vaccate che mi caga addosso sto personaggio …oppure gli sparo”), ha tutto il diritto di rivendicare la propria vicinanza spirituale agli aurei insegnamenti della Rivoluzione Culturale. Ma non capisco la necessità di estendere il tuo raffinato orizzonte mentale a tutti quanti.

    Continua pure così, che Mao vive e lotta insieme a te.

    @ masaccio

    Anche a me scoccia utilizzare un post dedicato a quanto capita in Cina per parlare d’altro ( anche perchè mi sembra di darla vinta a quelli che, non appena Facci scrive sull’argomento, fanno di tutto per deviare il discorso ), ma le balle mi irritano ancora di più.

    Hai postato due link. Il primo arriva dritto dritto dall’ambasciata cubana a Roma ( con il doveroso contributo di alcuni comunisti italiani ), e non riesco a capire come una persona di normale buon senso possa citarla come una fonte attendibile della situazione dei gay all’ Avana. E’come se nel 1942 si fosse dato retta alle assicurazioni dell’autorità naziste circa la sorte degli ebrei tedeschi o polacchi, e si fosse preso come modello dei lager il campo di concentramento di Theresienstadt, costruito apposta per darla a bere ai ‘gonzi’ circa la reale natura della ‘soluzione finale del problema giudaico’.

    Il secondo link, pur essendo una testimonianza diretta, va valutato per quello che è. Nessuno può pensare di criticare apertamente il regime e poi riottenere un visto per tornare a Cuba. L’autore si è evidentemente adattato.

    C’è però un elemento di verità in quello che dice. La situazione economica nell’isola è talmente drammatica che un gay cubano sorpreso da una delle frequenti retate può scamparla mettendo mano al portafoglio e versando un po’ di dollari al poliziotto di turno. La libertà di essere omosessuali a Cuba è legata al dollaro: chi non ne ha, rischia grosso. Un ragazzo che fosse scoperto ad amoreggiare con un coetaneo da qualche membro dei comitati di quartiere incaricati di vigilare casa per casa, e non avesse i dollari per pagare il silenzio dei ‘fidelisti’, andrebbe incontro al destino a cui da cinquant’anni vanno incontro i gay a Cuba. O una cella del carcere insieme ai criminali comuni ( con le conseguenze facilmente immaginabili ) o i lavori forzati, perchè, come già sostenevano autorevolmente i nazisti, ‘il lavoro rende liberi’ dal ‘vizio’.

    Il fatto che siano stati cancellati alcuni articoli dal codice penale cubano non significa nulla in termini di diritti reali. Una esiliata ha recentemente testimoniato:

    “Al governo cubano non occorrono leggi per agire. Lo stato e la polizia fanno quello che vogliono. Cuba vive in un clima di terrore. Ci sono le “Brigadas de respuestas rapidas” che prendono la gente nelle loro case, per strada e di molti di loro non si sa più nulla. So di ragazzi omosessuali internati nei campi di lavoro forzato, gli UMAP, dove vi rimangono per innumerevoli anni. A Cuba i gay sono ritenuti dei disadattati sociali e tutto quello che può richiamare all’omosessualità, dal modo di vestire alla musica, è vietato e perseguito penalmente. Ovviamente sono vietate anche le forme associative di lotta per i diritti dei gay”

    A Cuba, come in qualsiasi altro regime totalitario, le leggi sono scritte sulla sabbia. Semplicemente non contano. L’unica cosa che conti è la volontà della famiglia Castro. E la volontà dei Castro è come al solito di diffondere nel mondo un’immagine serena e sorridente, e rassicurare i numerosi estimatori all’estero che le cose brutte che si raccontano sulla Revolucion sono solo il frutto della vile propaganda nordamericana.

    Ma la sostanza è sempre la stessa. Le linee guida del comportamento da tenere verso i gay si ispirano come sempre e come tutto al giudizio definitivo espresso una volta dal Comandante Fidèl:

    “una deviazione di questa natura si scontra con il concetto che noi abbiamo di come dev’essere un militante comunista.. nessuno ci convincerà mai che un omosessuale possa avere in sé le condizioni  e le esigenze di condotta che ne potrebbero fare un vero Rivoluzionario, un vero Comunista militante…”.

    Con buona pace di Masaccio e del suo tentativo di dipingere l’isola che non c’è.

    P.S. Non esiste alcuna foto, filmato o testimonianza indipendente del “massacro di 76 civili afghani fra cui 50 bambini” da parte degli aerei degli Alleati. L’unica fonte diretta sono i talebani stessi. Beato chi si accontenta ( e senz’altro Masaccio è beato e si accontenta: se per capire la situazione dei gay a Cuba si ricorre all’ambasciata cubana a Roma, evidentemente per capire cosa succede in Afghanistan vanno benissimo pure i talebani ).

  24. Arcoyal, la prima parte del tuo intervento è apprezzabile.

    Le tue stucchevoli polemichette verso singoli commentatori no ( parere mio, ovvio). Però, mi permetto di segnalarti che non sono ” i talebani” che hanno denunciato la strage di civili, ma bensì membri del regolarmente eletto governo afgano, quello per cui ci si dovrebbe esaltare perchè prova del nuovo status di ” stato democratico” raggiunto in Afghanistan. Tra questi membri ,Karzai stesso, che ha anche licenziato qualche responsabile afgano dell’operazione.

  25. Guarda, su Cuba ci rinuncio, perché hai dato l’argomentazione definitiva: “Nessuno può pensare di criticare apertamente il regime e poi riottenere un visto per tornare a Cuba. L’autore si è evidentemente adattato”.
    Quindi chiunque scriva di Cuba, comunque la pensi, scrive il falso per poterci tornare. Perciò non potrò mai citarti alcuna fonte che considererai credibile. Mentre invece io devo considerare credibile un’anonima fonte dell’esilio, naturalmente.
    Siamo arrivati al nonsenso logico definitivo: siccome a Cuba c’è una dittatura castrista, e ciò significa che Castro può tutto, allora si può dire tutto di Cuba, perché Castro ha sicuramente il potere di farlo. Con la logica dell’intervento di Arcroyal, si potrebbe dire che oggi a Cuba si mangiano i bambini, e nessuno potrebbe dimostrare il contrario, perché in fondo se Castro volesse farlo potrebbe. Ci rendiamo conto dell’assurdo logico?
    E, ovviamente, chi non si adegua a questo modello di pensiero è un servo del regime. Nel mio piccolo penso che le critiche debbano essere sempre nel merito e circostanziate: a Cuba non c’è libertà di stampa, per esempio. Questo è vero. Non vi pare abbastanza grave? Perché doversi inventare per forza qualcos’altro?

    Sull’Afghanistan ho citato Karzai, messo lì dagli americani. Hanno messo alla presidenza un talebano?

  26. @ Masaccio

    “Guarda, su Cuba ci rinuncio,…”

    Sarebbe cosa buona e giusta. Uno che per supportare le sue tesi sul miglioramento della condizione degli omosessuali a Cuba, cita le conferenze stampa organizzate a Roma dall’ambasciata cubana, dovrebbe solo ritirarsi in un cantuccio a riflettere sulla natura e sui meccanismi degli stati totalitari.

    “Quindi chiunque scriva di Cuba, comunque la pensi, scrive il falso per poterci tornare”

    Non ho detto che scrive il falso, ma che ‘si adatta’, nel senso che con le critiche deve volare basso altrimenti all’Avana non ci mette più piede. Poi, scusa, ma tu l’hai letto bene il secondo link? Perché anche da lì, persino dalla testimonianza di uno che chiaramente simpatizza per Fidèl, emergono particolari inquietanti. Ad un certo punto si legge:

    “Se prima la polizia arrestava il cubano che si accompagnava al turista, oggi al Malecòn dell’Avana trovi centinaia di gay, trans e lesbiche tutte le notti a cantare, suonare, ballare, e i controlli sono sempre circoscritti”

    dove si capisce che i controlli sui gay a Cuba sono tuttora operanti. E se al Malencon, pieno di turisti e quindi di occhi indiscreti, la polizia fa la tollerante, stai certo che appena girato l’angolo, già nei quartieri meno ‘in vetrina’ della capitale, la discriminazione, l’oppressione e gli arresti continuano allegramente.
    Poi più avanti si legge pure:

    “Qui le mariconas e le locas frequentano in massa le fieste particular, che pur essendo clandestine si svolgono puntuali tutti i weekend”

    dove si capisce che, nonostante la propaganda fatta in Italia dall’ambasciata cubana e dai comunisti italiani, le feste gay a Cuba restano – chissà come mai – “clandestine”. E ancora:

    “Alla spiaggia gay di Mycaito, se dai un dollaro o offri una serveça al poliziotto di guardia te lo fai amico e ti da l’autorizzazione per andare a scopare nelle dune”

    dove si capisce che se sei gay e vuoi praticare liberamente la tua sessualità, devi allungare la mazzetta ai poliziotti onnipresenti ovunque. Perché, ripetiamolo ancora una volta, la situazione per i gay è migliorata solo grazie alla corruzione imperante ed esclusivamente nelle zone frequentate da turisti occidentali in cui non si possono portare avanti le persecuzioni normalmente in atto nel resto del paese. Quello che è davvero ridicolo sia in questo come nel primo link, è il credito che si dà alle parole del Dittatore e dei suoi cari. Quando Fidèl dichiara ad Oliver Stone che riguardo all’omosessualità a Cuba

    “non c’é più alcun tipo di problema”

    fa lo stesso effetto di Ahmadinejad alla Columbia University. Prima fa ridere, poi indigna talmente plateale è la menzogna.

    “Perciò non potrò mai citarti alcuna fonte che considererai credibile”

    Purtroppo dove non esiste la libertà di parola e di stampa, qualunque voce favorevole al regime è sospetta di essere pura propaganda oppure una tattica per sfuggire alle cure della polizia politica. A non essere credibile è la dittatura, qualsiasi dittatura.

    “Mentre invece io devo considerare credibile un’anonima fonte dell’esilio, naturalmente”

    La fonte anonima è la cantante cubana Lissette. Ma di testimonianze del genere se ne trovano a decine. E’evidente che chi ha lasciato l’isola ed è ormai in salvo, parla più liberamente di chi continua a vivere sull’isola e rischia l’arresto se dice la cosa sbagliata.

    “Con la logica dell’intervento di Arcroyal, si potrebbe dire che oggi a Cuba si mangiano i bambini, e nessuno potrebbe dimostrare il contrario, perché in fondo se Castro volesse farlo potrebbe. Ci rendiamo conto dell’assurdo logico?”

    Con la logica tua e di quei disgraziati che accreditano come vere le balle dell’ambasciata cubana a Roma, si potrebbe tranquillamente concludere che sotto il regime fascista i gay italiani vissero felici e contenti. Infatti il codice penale fascista non ha mai contenuto alcun articolo discriminatorio nei confronti degli omosessuali. Ci rendiamo conto della buia notte che è calata nella testa dei Masaccio?

    “Nel mio piccolo penso che le critiche debbano essere sempre nel merito e circostanziate…”

    Anche le difese del regime cubano dovrebbero esserlo. Non basta linkare due articoli che sostengono il miglioramento della condizione dei gay sulla base della cancellatura di un paio di articoli del codice penale, e, soprattutto, delle parole di Fidèl.

    “Sull’Afghanistan ho citato Karzai, messo lì dagli americani. Hanno messo alla presidenza un talebano?”

    A dir la verità io ho parlato di foto, filmati, fonti dirette. A me interessa poco che Karzai da Kabul per ottenere il terzo mandato presidenziale ed allargare le basi del proprio consenso elettorale, denunci i bombardamenti degli Alleati ( il suo ministero della Difesa, per esempio, dice ben altro ). Anche i talebani in fondo votano. Quello che mi interessa è la verifica delle notizie, che risulta un pò difficilina in zone dove imperano personaggi che ai giornalisti e ai dissenzienti sono soliti tagliare la gola. Non si capisce il motivo per il quale se i russi dicono che a Tskhinvali i georgiani hanno massacrato 2000 persone, tutti, giustamente, diffidano e chiedono le prove. Se invece lo fanno due capi villaggio controllati dai talebani, allora tutto bene, è vero, gli amerikani sono i soliti stragisti.

    E tanto per tornare in argomento senza uscire dall’off-topic, oggi sul Corriere della Sera sono comparsi alcuni commenti del Comandante Fidèl sulle Olimpiadi di Pechino. Dopo aver protestato per la faziosità dei giudici di gara e aver solidarizzato con l’energumeno che ha spaccato il naso all’arbitro ( la violenza al Lider Maximo gusta sempre ), Fidèl ha concluso dicendo che

    «Non è nemmeno il caso di sognare che Londra possa raggiungere il livello di sicurezza, disciplina e entusiasmo di Pechino»

    Se lo dice lui che di sicurezza, disciplina, entusiasmo ( oltre, ovviamente, di diritti dei gay ), è un indiscusso esperto, c’è senz’altro da credergli.

  27. @ Mj

    Lo sai perchè non ti rispondo, vero?

    Vorrei mai che pensassi che qui faccio il ‘maturo’, mentre da Broono faccio ‘asilo Mariuccia’. Pur nella mia ignobile ‘berlusconità’, mi sforzo di essere coerente, ecco.

  28. Vedi, Arcroyal, il tuo problema è che la tua faziosita esasperata ti porta a parlare di tutt’altro, dalla natura del regime castrista, delle dichiarazioni su Fidel sulle olimpiadi, ecc.
    Il tutto per sostenere la tua tesi secondo cui siccome Fidel è cattivo, allora a Cuba gli omosessuali vanno in galera. Eppure non è così. Leggiti i rapporti di Amnesty: su Cuba si dicono tante cose, ma non che i gay vadano in galera.
    È che se si ragiona non in termini di un regime che esiste e che concretamente va analizzato e giudicato, ma di un regno del male in cui tutto per forza deve essere massimamente orrido, si perde di vista la logica.
    Arrivi a dire che “dove non esiste la libertà di parola e di stampa, qualunque voce favorevole al regime è sospetta di essere pura propaganda oppure una tattica per sfuggire alle cure della polizia politica”. Quindi, spiegami, se io ti dico che a Cuba non si mangiano i bambini, essendo una cosa “favorevole al regime” (sic!) vuol dire sto facendo propaganda castrista?
    Qui non si tratta di essere pro e contro Castro, ma di avere o no portato il cervello all’ammasso. Per credere alle parole di un fedele alleato degli Usa che per la prima volta in vita sua critica gli Usa vuoi i filmati, mentre per credere alle parole degli oppositori politici di Castro basta un atto di fede?
    Parli di verifica delle notizie e allo stesso tempo sostiene, sulla base delle parole di una cantante, che a Cuba si vada in galera per omosessualità nonostante quel reato non esista e nonostante l’apposita sezione “detenzioni arbitrarie” del report di Amnesty non ne parli? Siamo oltre il ridicolo.

  29. Il torto maggiore della Cina è quello di assomigliare a tutti i costi, anche a rischio di perdere la propria millenaria cultura ,agli OCCIDENTALI. Assumendone anche tutti i nostri difetti in particolare, il consumismo ed il materialismo. Ora che sono diventati come gli occidentali non ci piaccioni più! Forse perchè riflettono esattamente cos’è quello che chiamiamo democrazia : previlegi, sfruttamento , malaffare, mafie, abuso delle risorse naturali condito di ipocrito buonismo. E di più, queste olimpiadi hanno dimostrato , per quanto ci riguarda, l’assoluta assenza di personalità ma con un accentuato opportunismo tutto italiano dei nostri atleti .Infatti solo dopo un sollecito invito da parte di La Russa, che chiedevaloro di fare un gesto, (indignazione a comando) uno qualsiasi, bastava fosse ” contro la cina ” . Nell’occasione La RUSSA ,FUOR DI metafora , ha sottolineato che tale gesto sarebbe”gradito” -linguaggio mafioso- per dire ” meglio che lo fai”. Insistendo sul fatto che,molti atleti vengono stipendiati da organii di polizia anche se rischiano solo qualche slogatura. Dal conto loro, hanno dimostrato di quali valori l’Italia si cinge la testa, chiedendo espressamente al governo, di non pagare le tasse sui premi, nonostante abbiano un posto di lavoro fisso e la pensione sicura. Ripeto NON PAGARE LE TASSE questo si è lo sport popolare nostrano.
    L’unico spirito olimpico che abbiamo saputo dimostrare è quello dell’interesse personale, intervistati hanno risposto : mi pago un pezzo di casa punto.
    Ed infine , per quanto riguarda la pena di morte, ricordiamoci che ilnostro alleato più fulgido ed illuminato esegue sentenze di morte anche sui minori e handicappati. Ma evidentemente la morte non è uguale in tutti i paesi del mondo, come del resto ci sono popoli che meritano compassione e popoli chedevono essere dimenticati e, in questo IMPIETOSO esercizio di memoria , abbiamo dei buoni allenatori anche tra molti giornalisti.
    Non è bene avere la MEMORIA A TEMPO ci potrebbe espledere in mano.

  30. ” @ Mj

    Lo sai perchè non ti rispondo, vero?

    Arcroyal,( che strazio) sì, lo so perchè non mi rispondi. E non è che mi importi molto che tu risponda o meno. Volevo solo correggere la tua affermazione che
    ” L’unica fonte diretta sono i talebani stessi.”

    Vediamo. C’èra la dichiarazionedi Karzai, c’èra la conferma di una commissione di vari membri del governo e anche le affermazioni di un’organizzazione per i diritti afgana. e iniziano ad esserci conferme dagli Usa. Vorrà dire che tutti costoro si sono basati sulla ” sola fonte dei talebani”, allora.

    ” A me interessa poco che Karzai da Kabul per ottenere il terzo mandato presidenziale ed allargare le basi del proprio consenso elettorale, denunci i bombardamenti degli Alleati ( il suo ministero della Difesa, per esempio, dice ben altro ”

    Sì, e un altro ministro invece conferma il raid sbagliato.E la Commissione di cui parlavo prima.

    Comunque, ero certa che mi sarebbe stata data questa risposta. Ho già visto in passato come Karzai passi dall’essere il simbolo da sbandierare , all’essere un uomo ambivalente le cui parole si possono sminuire a convenienza.
    Ma il fatto è che vale anche il contrario. Ovvero, che Karzai NON ha interesse a mettere in cattiva luce la coalizione , perchè è tutta acqua al mulino dei talebani. E l’idea che i talebani possano votare per lui è abbastanza improbabile.

  31. facci, ora un bel articolo su cuba!!!
    lo so che sono andato offtopic ma di cuba si parla sempre e solo delle solite stronzate alla gianniminà
    lo vogliamo dire che i fratelli castro sono dei narcotrafficanti, oltre che dittatori.
    a cuba si prostituiscono per sopravvivere alle miseria che il popolo cubano deve sopposrtare per colpa dei fratelli castro.
    smettela di sfrangerci le palle con la sanità gratuita

  32. @ Masaccio

    “Vedi, Arcroyal, il tuo problema è che la tua faziosita esasperata ti porta a parlare di tutt’altro, dalla natura del regime castrista, delle dichiarazioni su Fidel sulle olimpiadi, ecc.”

    Forse ti è sfuggito, ma gran parte della sbrodolata di righe che ho scritto era dedicata a commentare quanto contenuto nei 2 link che hai postato tu. Curiosamente, quando mi sono messo ad entrare nel dettaglio dei due ‘tuoi’ articoli, tu ti sei ben guardato dal replicare nel merito, come se non ti appartenessero, come se neppure li avessi letti.

    Ma tu hai letto il contenuto dei 2 link, vero? Oppure devo pensare che li hai buttati lì solo per mettere a tacere chi diceva che sui diritti dei gay a Cuba ti stavi sbagliando alla grande, senza neppure preoccuparti di controllarli bene?

    “Il tutto per sostenere la tua tesi secondo cui siccome Fidel è cattivo, allora a Cuba gli omosessuali vanno in galera. Eppure non è così”

    Ah ecco, adesso stai a vedere che Fidel è buono e che è sempre stato rispettoso dei diritti dei gay. Vedo che il ‘negazionismo’ di quelle merde umane che negano l’Olocausto, ha fatto scuola. 50 anni di incarcerazioni, torture, campi di lavoro e persecuzioni varie nei confronti degli omosessuali cancellati così, con 1 comunicato stampa dell’ambasciata cubana e con l’articolo di uno che lascia intendere cose molto diverse da quelle che sostieni tu. Con l’aggiunta di qualche sproloquio sulla ‘logica’ e sui comunisti che mangiano i bambini. Almeno quelli che negano le camere a gas si sono sforzati di essere un tantino più precisi e convincenti.

    “Ma adesso Leggiti i rapporti di Amnesty: su Cuba si dicono tante cose, ma non che i gay vadano in galera”

    Ecco lasciamo per il momento perdere quei 2 link, e dedichiamoci ai rapporti di Amnesty, che c’è da divertirsi anche con quelli.

    Anzitutto, a differenza di quello che sostieni tu, nei rapporti di Amnesty si dice molto poco di quanto succede a Cuba. Ed il motivo è talmente ovvio che purtroppo la stessa Amnesty lo da per scontato, e si dimentica spesso di sottolinearlo nei suoi rapporti.

    Nei paesi dittatoriali, e in particolar modo in quelli totalitari, è difficilissimo avere informazioni sicure sulla repressione e sull’universo carcerario. Non ci sono uffici e ministeri a cui rivolgersi per ottenere informazioni affidabili. Non esiste una libera stampa che documenti le violazioni. I parenti e gli amici delle vittime sono talmente terrorizzati da ulteriori conseguenze per loro stessi e per i loro congiunti che si guardano bene dal far giungere all’esterno denunce e notizie di crimini.

    Così dal punto di vista quantitativo e qualitativo le pagine che Amnesty dedica per esempio alla pena di morte negli Stati Uniti sono molte ma molte di più di quelle che dedica alla pena di morte in Cina. Anche se i condannati a morte in Cina sono molti, ma molti di più di quelli negli USA, e le condizioni in cui si svolgono i processi e le garanzie per gli imputati sono infinitamente peggiori di quelli in uso dalle parti di New York o di Denver.

    Detto questo, documentare la persecuzione contro i gay cubani presenta un’ulteriore difficoltà. Se tu avessi davvero letto quei due benedetti link che hai postato, ti saresti accorto che da anni il regime castrista ha eliminato qualunque riferimento alla ‘sodomia’ dal suo codice penale. Da diverso tempo ormai i gay a Cuba vengono arrestati con le più svariate e fantasiose accuse, dall’aver ‘molestato’ i turisti all’aver violato le severissime norme che regolano gli spostamenti all’interno dell’isola e nelle città. E così quando vengono gettati in galera o nei campi di lavoro finiscono registrati come delinquenti comuni, e non come ‘depravati sodomiti’.

    Il risultato è evidente. Amnesty, come qualsiasi altra organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani, non è in grado di delineare cosa si nasconde dietro a condanne per ‘comportamento anti-sociale’ o per disturbo della quiete pubblica. E quelli che ‘ragionano’ come te possono impunemente sostenere che a Cuba i gay non finiscono mica in prigione in quanto omosessuali. Che è in pratica come dire che in Italia durante il ventennio gli omosessuali non subivano alcuna persecuzione perché nel codice penale fascista non c’era alcuna norma contro l’omosessualità. Quando invece venivano continuamente manganellati, arrestati, inviati al confino con i più svariati pretesti. Questi sono i deliri in cui si finisce seguendo la tua ‘logica’.

    “È che se si ragiona non in termini di un regime che esiste e che concretamente va analizzato e giudicato, ma di un regno del male in cui tutto per forza deve essere massimamente orrido, si perde di vista la logica”

    La logica è già andata a farsi fottere nel preciso momento in cui si pretende di poter ‘concretamente analizzare e giudicare’ un regime che impedisce la libertà di stampa, di parola e di opinione. Ma su quali elementi pensi di poterti formare un giudizio, se il regime fa ogni sforzo per occultare le sue porcate? Ti rendi conto che rifiutandoti di prendere in considerazione quel poco che fuoriesce dall’interno dell’isola e dalla galassia dell’esilio cubano, ti restano solo i comunicati stampa dell’ambasciata di Cuba a Roma e le conferenze di chi offuscato dal mito del Che e di Fidèl nega i crimini del regime?

    Poi, dato che siamo arrivati ai rapporti di Amnesty, e visto che qualche commento fa mi era sembrato di scorgere qualche tua ironia quando menzionavo la ‘politica dei visti’ portata avanti dal regime, ti riporto una frase dell’ultimo rapporto:

    “ Durante l’anno il governo ha rifiutato di rinnovare il visto a diversi corrispondenti esteri perché «il loro approccio alla situazione cubana non era ritenuto appropriato dal governo» “

    Insomma, le testimonianze di chi è fuggito non vanno bene perché…non si è capito bene il perché, ma non importa, probabilmente per Masaccio è ‘illogico’ dar retta agli esuli. La stampa nazionale è completamente controllata dal regime, e quella estera viene rigorosamente selezionata tanto che vengono fatti entrare solo i Gianni Minà. I rapporti di Amnesty dicono poco o niente perché non c’è modo di controllare un bel nulla. Le notizie portate da chi visita l’isola vengono ignorate o al massimo strumentalizzate per fargli dire quello che proprio non dicono ( vedesi il trattamento riservato da Masaccio al secondo link da lui postato ). Sì, direi proprio che si possa concludere in maniera logica – la famosa ‘logica masacciana’ – che no, i gay a Cuba non sono perseguitati e vivono felici sotto l’occhio benevolo del Comandante Fidèl.

    “Quindi, spiegami, se io ti dico che a Cuba non si mangiano i bambini, essendo una cosa “favorevole al regime” (sic!) vuol dire sto facendo propaganda castrista?”

    Ma la pianti di ripetere questa cretinata di Castro che mangia i bambini? Qualcuno lo ha forse accusato di antropofagia? No, qui lo si sta accusando di essere uno schifoso omofobo che da mezzo secolo perseguita gli omosessuali. E sì, se neghi che li abbia perseguitati e li perseguiti tuttora, fai propaganda filo-castrista. Allo stesso modo in cui saresti stato accusato di fare propaganda filo-nazista se nel 1943 a Ginevra avessi sostenuto che i nazisti non stavano massacrando gli ebrei perché nel codice penale tedesco non c’era nessuna legge che prevedesse la morte per gli ebrei in quanto ebrei, e perchè non c’erano notizie ‘certe’ in tal senso. Solo la parola di qualche fuggitivo che per malanimo gettava fango su un regime “che esiste e che concretamente va analizzato e giudicato”.

    “Per credere alle parole di un fedele alleato degli Usa che per la prima volta in vita sua critica gli Usa vuoi i filmati, mentre per credere alle parole degli oppositori politici di Castro basta un atto di fede?”

    Evidentemente ti sfugge la differenza tra le testimonianze di chi è fuggito da una dittatura e le dichiarazioni che arrivano da paesi o zone controllate da regimi totalitari o da sanguinarie organizzazioni terroristiche. Io per principio diffido di qualunque notizia fornita da chi sgozza i giornalisti, ammazza gli ‘apostati’ e i ‘dissidenti, opprime chi fa scelte sessuali in contrasto con la ‘morale dominante’. Io fino a prova contraria mi fido della parola di chi è in fuga per la libertà. E fino a prova contraria diffido della parola di nazisti, comunisti, fascisti e talebani vari. Tu con la tua ‘logica’ fa come credi.

    “Parli di verifica delle notizie e allo stesso tempo sostiene, sulla base delle parole di una cantante, che a Cuba si vada in galera per omosessualità nonostante quel reato non esista e nonostante l’apposita sezione “detenzioni arbitrarie” del report di Amnesty non ne parli? Siamo oltre il ridicolo”

    Adesso ti faccio vedere cosa è ridicolo. Il tuo secondo link era scritto da uno che va spesso a Cuba. Quel link risaliva ad un viaggio fatto nel 2005. Bene, 9 mesi fa ci è tornato ( ma – chissà come mai – tu scegliendo l’armamentario da utilizzare qui per dimostrare che a Cuba i gay non hanno nessunissimo problema, avevi preferito linkare il resoconto del viaggio di 3 anni fa ). Questo è il suo reportage

    gay.tv/ita/magazine/we_like/dettaglio.asp?i=5010

    Ora, dopo averlo letto magari più attentamente del primo che hai postato, raggiungi uno specchio e ripeti una decina di volte “a Cuba i gay non sono perseguitati e non finiscono in prigione”. Vedi un po’ se riesci a non scoppiarti a ridere in faccia ( e a provare un filino di vergogna ).

  33. Il link che hai postato dimostra una volta di più quello che ho detto fin dall’inizio: a Cuba ci sono miriadi di cose sbagliate, ma non si va in galera per omosessualità.
    Lo dico io, lo dicono i reportage che abbiamo letto (che però non sono credibili, giusto, perché sono censurati e simpatizzano per il regime, come hai detto tu. Anche se si augurano esplicitamente il cambio di regime), lo dicono i rapporti di Amnesty che elencano alcune detenzioni arbitrarie ma nessuna che riguardi l’omosessualità.
    Dici: “adesso stai a vedere che Fidel è buono e che è sempre stato rispettoso dei diritti dei gay”. No. Lo vedi che devi ampliare il discorso per riuscire a rispettare i dettami della tua faziosita?
    Mai detto che Fidel sia buono o che sia sempre stato rispettoso dei diritti dei gay, né che lo sia tuttora. Ho solo detto che il fatto che a Cuba si vada in galera per omosessualità è una panzana priva di fondamento, e visto che tutto ciò che sei riuscito a portare a sostegno di questa tesi sono le affermazioni di una che sta negli Usa da quando aveva poco più di 10 anni, oltre 40 anni fa, mi pare chiaro chi sia il millantatore…
    Vedi, la differenza è che tra chi vuole criticare realmente Cuba, per cambiarla, e chi ha interessato solo ad alimentare una leggenda nera che non scalfisca mai per niente il regime ma che lo mantenga come nemico assoluto contro cui schierarsi…

  34. Scusate se mi intrometto, ma ho l’impressione che effettivamente Masaccio non legga i link che posta e nemmeno quelli che postano gli altri, oppure non li capisce. Se effettivamente i gay in cuba siano perseguitati non è certo dall’ambascita cubana che avremo delle conferme. Certo le testimonianze di molti anche su internet, tra i quali i link forniti da acroyal, vanno in senso contrario. Sul “famigerato” art. 303 del c.p. cubano, mi limito ad osservare, da operatore del diritto, che la lettera della legge lascia spazio a molte ambiguità interpretative, e che probabilmente anche Luxuria potrebbe essere condannato in virtù della lettera b) dello stesso articolo. Inoltre quanti giudici a Cuba pensano che per un uomo vestirsi con short attilati e atteggiarsi con movenze femminee sia lesivo del pudore? A giudicare dalle testimonianze che si trovano su internet in lingua inglese e spagnola, direi tutti.
    Indubbiamente, con un minimo di ricerca sul web, risulta che le cose per i gay a cuba negli ultimi dieci anni son cambiate parecchio, rispetto ad una situazione (iniziata sembra dall’eroe Che Guevara) che fino al 2002, con la modifica della costituzione, prevedeva vere e proprie discriminazioni.

  35. Io ho intenzione invece che voi non leggiate quello che scrivo. Non ho mai affermato che la situazione in passato sia stata diversa né che a Cuba siano rispettati i diritti degli omosessuali. Ho detto che a Cuba non si va in galera per omosessualità, e questo lo sostengo io, lo sostiene Amnesty, lo sostengono tutte le fonti citate a parte una cantante che abitava già negli Usa prima di imparare ad allacciarsi le scarpe.
    Non si ha notizia di una sola detenzione per quel motivo, ad oggi, in tutta l’isola. Tutto questo in uno dei contesti più omofobi e bigotti del pianeta, cioè l’America Latina machista e cattolica. Non capisco perché non ci si possa accontentare di attaccare Cuba per le cose che fa davvero, invece che accanirsi nel sostenere una leggenda già troppe volte smentita.

  36. Pius, Ti tingrazio del contributo ‘giuridico’. Speriamo che serva a fare un po’ di chiarezza perchè qui pare che le uniche fonti attendibili per cogliere la realtà dei gay a Cuba siano l’ambasciata cubana a Roma e Amnesty international, al cui rapporto Masaccio si sta aggrappando come manco un testimone di Geova alla Bibbia ( mi raccomando, Masaccio, non rispondere ai due rilievi che ti ho fatto circa l’attività di Amnesty a Cuba…capitasse mai che ti caschi l’uccello se per una volta entri nel merito delle critiche).

    Nell’ultimo link che ho postato

    gay.tv/ita/magazine/we_like/dettaglio.asp?i=5010

    Felix Cossolo ( autore scelto da Masaccio stesso a testimoniare che i gay a Cuba godono di tutti i diritti e che non vengono affatto perseguitati, ndr ) riguardo al suo viaggio a Cuba dell’autunno scorso, scrive tra l’altro:

    1)“Ci sono pattuglie di polizia che incessantemente bloccano i ‘sospetti’ e li conducono in auto nel vicino comando”

    2)“Nel mio soggiorno di 10 giorni all’inizio di dicembre ho dovuto assistere a ben tre arresti di amici che avevano avuto il torto di parlare con me discretamente “

    3)“Il mio amico cubano Mario, proveniente da Holguin, la notte precedente era stato arrestato per assedio al turismo; prelevato, ha dovuto restare in caserma fino alle quattro del mattino per poi essere rilasciato con tanto di multa”

    4)“Appena Mario mette piede fuori dal bar lo arrestano immediatamente e lo portano nuovamente al comando. Altra multa e altra nottata in caserma “

    5)“…non potevo essere accompagnato da cubani perché facilmente individuabili dalla polizia e quindi potenzialmente a rischio arresto “

    Ora come si faccia, dopo aver letto questa sequenza impressionante di attività poliziesche da cui risulta evidente che persino nelle zone più turistiche dell’isola i gay vengono pedinati, rastrellati, arrestati ed inquisiti, come si faccia a scrivere che la persecuzione degli omosessuali cubani è “una panzana priva di fondamento” e “una leggenda nera”, fuoriesce dalle umane capacità di comprensione. I misteri della ‘Logica masacciana’.

  37. E visto che Masaccio continua imperterrito a liquidare la testimonianza della cantante cubana Lissette con gli stessi argomenti e gli stessi toni con cui la propaganda di Goebbels liquidava le denunce contro il nazismo di Marlene Dietrich, esule negli Stati Uniti, tocca cominciare ad allargare la visuale. Tanto per dimostrare che le persecuzioni contro gli omosessuali a Cuba non sono solo il frutto della maligna immaginazione di chi è scappato dall’isola.

    Due mesi fa, il 25 giugno, era prevista una manifestazione di gay cubani al Parco Don Quixote dell’Avana. Lo scopo dichiarato era portare al Ministero della Giustizia una serie di proteste circa la condizione dei gay a Cuba. In realtà si voleva mettere alla prova le dichiarazioni di apertura verso i gay pronunciate a più riprese dalla figlia di Raul Castro, Mariela, e considerate da diversi oppositori del regime come nulla di più che la solita propaganda per nascondere una realtà fatta di discriminazioni e persecuzioni.

    Tra la sera e la mattina precedenti l’ora di inizio della marcia la Sicurezza di Stato arrestò almeno 9 degli organizzatori, facendo fallire la manifestazione.
    In questo link al Sun-Sentinel di Fort Lauderdale si possono trovare i particolari

    sun-sentinel.com/news/local/cuba/sfl-0625,0,7044420.story?track=rss

    Già si potrebbe far notare che qui ci sono 2 gay arrestati, ma il ‘logico’ Masaccio salterebbe probabilmente subito su a controbattere che sono stati arrestati per manifestazioni non autorizzate come capiterebbe a chiunque a Cuba volesse fare attività pubblica al di fuori delle strutture e delle organizzazioni del Partito Comunista Cubano, e non in quanto gay. Non sto più neanche ad addentrarmi nei meandri della ‘Logica masacciana’, e passo all’esame di 2 testimonianze contenute nell’articolo del Sun-Sentinel.

    La prima è di Aliomar Janjaque, uno degli organizzatori della marcia del 25 giugno incarcerati poco prima l’inizio della manifestazione, di cui viene richiamata un’intervista di una settimana prima in cui, oltre alle discriminazioni sui luoghi di lavoro, denunciava che “in alcuni casi, gli omosessuali vengono ancora imprigionati a causa del loro orientamento sessuale “.

    La seconda testimonianza è di un attivista cubano per i diritti dei gay, Mario Jose Delgado, il quale nella denuncia è più preciso e dettagliato. Le sue parole esatte sono:

    “ A dispetto della cosiddetta apertura nel campo dei diritti dei gay, omosessuali sono ancora arrestati e multati a Villa Clara e omosessuali sono ancora malmenati a Granma, Pinar del Rio e Santiago “

    Il che tra l’altro dimostra che, mentre all’Avana e nelle zone frequentate dai turisti la polizia, causa presenza di testimoni scomodi, a suo modo si trattiene, nel resto dell’isola, lontano da occhi indiscreti, la ‘notte è ancora più buia’.

    A questo punto “la panzana priva di fondamento”, “la leggenda nera” di cui incessantemente parla Masaccio si arricchisce di due testimoni direttamente dall’isola di Cuba, i Signori Aliomar Janiaque e Mario Jose Delgado, che non oso immaginare quanto abbiano pagato per questi loro gesti di straordinario coraggio.

    Adesso vediamo cosa Masaccio si inventa per negare ancora una volta la realtà.

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