Quella dove il Cuore smette di battere /3

Clarence Story

Dell’allegra brigata fa parte, per qualche tempo, anche Alessandra Muccinelli, la curatrice della versione online di Cuore ospitata dal sito “La Città Invisibile“. E’ soprattutto grazie a lei e alla sua lungimiranza che il settimanale di resistenza umana può vantare di essere il secondo periodico italiano – dopo l’Unione Sarda di Nicki Grauso – a sbarcare su Internet. Ed è lei che porta Gianluca Neri a Cuore.

Internet, a quei tempi, si chiama sempre Internet, ma pochi la conoscono: per riferirsi al nuovo fenomeno dei computer interconessi in rete i giornali abusano di un termine di cui oggi a malapena ricordiamo l’esistenza: “telematica”.

Perché possiate comprendere i mezzi e le terminologie di quel periodo, ecco lo stralcio di un discorso tenuto dalla stessa Muccinelli il 19 febbraio 1995 al convegno intitolato “Diritto alla comunicazione nello scenario di fine millennio: iniziativa nazionale in difesa della telematica amatoriale”:

Il logo de la Città Invisibile“Cercherò di essere il più breve possibile: allora, io sono il responsabile telematico informatico del giornale Cuore, che da poco tempo – due o tre mesi circa – ha iniziato come esperimento la messa in opera di alcune conferenze sulle bbs della rete OneNet, ora estese alle reti P-Net, Cybernet e Peacelink. E’ una cosa che sta iniziando a crescere e ci sembra importante: il nostro obiettivo è instaurare una certa interattività tra il giornale stampato e il popolo delle bbs, dei cybernauti. Siamo partiti volutamente dalle bbs e non subito da Internet, anche se è di moda, perché nel mondo amatoriale è possibile anche un rapporto forse più diretto con più persone. Andremo comunque anche su Internet, tra breve, nel senso che abbiamo l’indirizzo: c’è stato offerto un posto su un sito chiamato la Citta Invisibile“.

SottoVoce BBS

Neri viene proprio da quel mondo: le BBS.
Le cosiddette “banche dati” (o “Bulletin Board Systems”, espressione all’origine dell’acronimo) sono il mezzo che spiana la strada alla futura internet: un utente dotato di modem può chiamare il numero di un telefono fisso della propria città per scaricare i propri messaggi, scollegarsi, prendersi tutto il tempo che vuole per rispondere, poi ricollegarsi e mandarli online.

La notte, poi, la rete delle banche dati amatoriali (spesso ospitate presso case di adolescenti, ragazzi, universitari o studiosi) prendeva vita: ogni singola BBS si svegliava e chiamava quella più vicina per inviare i messaggi dei propri utenti e scaricare quelli degli altri. Nel giro di una notte tutte le banche dati del paese erano sincronizzate e rendevano disponibili alle discussioni i messaggi scritti il giorno prima da tutti gli utenti italiani.
Era un sistema macchinoso, però funzionava. E si reggeva esclusivamente sulla buona volontà (e le scarse finanze) di quanti avevano acquistato computer, modem e una o due linee telefoniche per metterli a disposizione della rete delle banche dati. Nelle BBS più fighe si potevano collegare (per chattare, prelevare files di piccole dimensioni o farsi i fatti loro) un massimo di due-tre utenti per volta (uno per linea telefonica).

Le prime BBS italiane a fornire Internet: Galactica, Mc-Link e Agorà

Le BBS italiane meglio organizzate – e con più linee a disposizione – iniziarono in un secondo momento ad offrire anche alcuni dei servizi di Internet: a Milano lo fece Galactica; a Roma ci pensarono McLink e Agorà, la banca dati del Partito Radicale.

Che cos’era Internet allora? Avete presente quel che potete fare oggi quando aprite il vostro programma di navigazione? Bene, scordatevelo. Anzi: scordatevi pure il programma di navigazione. A quei tempi Internet in Italia è poco più di uno schermo nero e una serie di comandi da digitare per ottenere informazioni di testo. Nel resto del mondo, invece, iniziano a diffondersi Mosaic, l’antenato dei nostri attuali browser, e il linguaggio Html per generare “pagine” navigabili: è il web – come oggi lo chiamiamo – al suo primo vagito. Non aspettatevi comunque grandi cose: si inizia a navigare, certo, ma tra pagine prive di immagini e di colori; leggère perché gli sfondi sono solo grigi, e noiose perché la maggior parte dei link – tutti esclusivamente di colore blu – conducono per lo più a contenuti scientifici o a database per la ricerca di un determinato documento nelle università d’oltreoceano.

Gianluca Neri e Alessandra Muccinelli si conoscono proprio in questo periodo di interregno tra banche dati e Internet: lui ha 23 anni, gestisce in casa dei genitori una BBS milanese piuttosto popolare, ed è stato chiamato in quanto “esperto di telematica” presso una mostra sulle nuove tecnologie alla Triennale di Milano (quelle nelle quali trovate installazioni futuristiche che in realtà non fanno altro che cambiare colore se attraversate una stanza, o suonare note diverse a seconda del movimento delle vostre braccia: sono più o meno sempre le stesse fesserie da quindici anni a questa parte); lei si trova nel medesimo posto – e quindi anche all’interno della stessa mostra – perché Cuore ha patrocinato l’evento. Assieme a loro i ragazzi di Alcei, un’associazione “per la libertà nella comunicazione elettronica interattiva” che a quel tempo fungeva un po’ per tutti da punto di riferimento per quanto riguarda le tematiche legali relative al nuovo mondo fatto di bit e bytes (oggi esiste ancora, sconosciuta ai più, forse solo per onorare il suo orgoglioso passato).

Muccinelli è di Lugo di Romagna ma vive a Bologna, e il nuovo trasferimento di Cuore a Milano la rende un pesce fuor d’acqua dal lunedì al venerdì, quando riesce a tornare a casa. Da tempo, quindi, sta covando l’idea di tornare in pianta stabile a Bologna e abbandonare Cuore e lavoro a Milano.
Alla Triennale incontra Neri, che parla la sua stessa lingua e di cose come l’avvento di Netscape a scapito di Mosaic; la scarsa flessibilità del linguaggio Html e altre cose così, che non stiamo a mettere per iscritto in primo luogo perché voi umani eccetera eccetera, e poi perché leggere queste righe diventerebbe appassionante quanto esaminare il foglietto di istruzioni di un medicinale.
Gianluca Neri nella redazione di Cuore a MilanoNeri, in più, è un avido lettore di settimanale di Serra sin dai tempi del liceo, quando rischia più volte la sospensione perché al Gonzaga di via Vitruvio – scuola di preti nonché fucina di rampolli buoni per la futura nuova destra italiana, come i La RussaCuore è bandito.

Nell’aprile del 1994 Alessandra sceglie di allontanarsi gradualmente da Cuore e presenta Neri al direttore del giornale, proponendolo come proprio sostituto.
Nel corso del breve colloquio Sabelli Fioretti è garbato, gioviale, informale quanto basta. Dentro di sé, però, mentre guarda e ascolta Neri, riesce a pensare a una sola cosa: “Mi sto mettendo in casa un pazzo”.

(continua /4…)
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19 Commenti

  1. Questa storia è affascinante. Forse anche perché ognuno (o almeno io) può vederci al suo interno un piccolo spicchio della propria storia.

    Io mi ricordo con molta nostalgia di quando avevo un 8088 con un modem a 1200baud. E mi ricordo che vedevo sulle pagine di MCMicrocomputer le prime foto dei browser grafici sbavando, io che avevo ancora un monitor a fosfori verdi…

  2. bravo Gianluca,
    fai bene a ricordare come eravamo e come stavamo.
    i più gggiovani devono sapere che fino a qualche anno fa attaccare un modem alla linea telefonica era un (quasi) reato. :(

  3. e tanto per aggiungere ciccia, il link della Muccinelli con Cuore è rappresentato dall’amicizia fra la suddetta Alessandra e Lia Celi, per collegnaza ai tempi dell’università ;)

  4. Questo titolo mi sovviene il cofanetto gigante con tutte le puntate di Friends che mi hai promesso 2 anni fa e non ho ancora avuto il coraggio di sgraffignare dalla tua libreria in salotto. Se sei ancora intenzionato a liberartene, impacchettalo che vengo a prendermelo.

  5. (Maremma amara, Gaja, sovvenire nel senso di venire a mente è intransitivo! Ah, questi copy giovinastri d’oggi…)

  6. Pruno, hai ragione ma di venerdì coniugo a casaccio, dicesi casual friday. Comunque per scrupolo ho controllato: il verbo sovvenire esiste anche in forma transitiva, però il Devoto Oli non spiega come si usa.

  7. (Gaja Gaja, fa’ finta che sia un meticolous tuesday e leggi meglio: D&O –> sovvenire –> 1.tr. Porgere aiuto, soccorrere: Della mia compagnia costui sovvenni (Dante))

    (Firulì)

    (Ok, lo ammetto, a una prima lettura era sfuggito anche a me.)

    (Oh, aspetto ancora soddisfazione sull’ombrèla.)

  8. io ho ancora tutta la collezione di Cuore in “pura carta” fino all’ultimo numero…
    che ricordi……

  9. (Gaja, Gaja: le tue bugie son coltellate sull’amato Devoto –> ombrèlla s.f 1. region. Ombrello)

  10. *sniff* sono commossa :)

    Ragazzi che tempi; ho ancora gli incubi di quando alla Triennale dovevamo collegare i pc dello sponsor a Prodigy (altro sponsor) ed erano tutti IBM con sopra OS/2… ARGH!

  11. Assimo: prima o poi continuerò anche questa storia. Giusto il tempo di finire “Il Grande Elenco Telefonico della Terra e pianeti limitrofi (Giove escluso)”.

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