Per meglio comprendere il ricompattamento della sinistra attorno al fronte del no (al nucleare, al ponte sullo Stretto eccetera) mettersi a leggere i giornali di trenta cinquant’anni fa è forse ancor più utile che leggere quelli di questi giorni. Perché si cita e ricita il nucleare, ma parrebbe un pazzo chi dicesse che la sinistra italiana era anche contro la televisione, contro l’automobile, contro la metropolitana, contro i grattacieli, contro i ponti e i sottopassaggi, contro l’alta velocità in ogni sua forma, contro i computer, contro l’automazione del lavoro, contro il part-time, contro tutto ciò che si è rivelato causa e conseguenza della modernizzazione del Paese: e stiamo parlando, ricordiamolo sempre, di una forza che ha sempre amato definirsi «progressista», per quanto non abbia risparmiato ostilità rivolte contro tutto ciò che è stato via via ricondotto alla società dei consumi.
Le autostrade, per esempio: la sinistra non le approvava perché privilegiavano i consumi individuali (era la tesi) a discapito del trasporto pubblico.
Il 3 ottobre 1964, dopo che il governo di Aldo Moro aveva inaugurato che l’Autostrada del sole, qualcosa cioè che davvero cambiò l’Italia, l’Unità scrisse questo: «Abbiamo l’autostrada, ma non sappiamo a che serve. A 24 ore dall’inaugurazione totale, a nove anni dalla posa della prima pietra, non esiste ancora nessuno studio serio e completo sulle conseguenze che il colossale nastro stradale avrà sull’economia del Paese», «E’ evidente l’impegno di spremere l’economia nazionale nella direzione di una motorizzazione individuale forzata… dimenticando che mancano le strade normali in città e nel resto del Paese».
Sembrano i titoli dell’Unità circa il ponte di Messina.
Lo schema è sì migliorato, ma non molto mutato: da allora a oggi ogni grande opera è stata inquadrata come un fumo spettacolare ma privo del necessario arrosto.
Roba per pochi: «Velocità alte e comode», insisteva l’Unità, «sono soltanto per redditi più elevati». Tipo i camionisti bulgari.
Alla vigilia dell’inaugurazione dell’ultimo tratto, tra Chiusi e Orvieto, l’Unità scrive ancora: «I problemi più immediati del turisno, dello sviluppo industriale e delle campagne sono stati tranquillamente ignorati».
Ora non dite che sono polemiche datate, perché ciò che scrisse l’Unità dell’8 gennaio 1977, quando il Pci era ai massimi, oggi andrebbe riletto ai pendolari della Salerno-Reggio Calabria per saggiarne le reazioni: «Gli investimenti in autostrade hanno aperto una falla difficilmente colmabile nelle risorse del Paese, a detrimento di investimenti la cui mancanza determina continui danni economici ed ecologici». La magica parola, ecologia, era già stata requisita dalla sinistra non senza colpe di un centrodestra piuttosto vacante sul tema.
Resta il delirio: «Mettere fine agli sperperi in una ragnatela di autostrade, dando rigorosa precedenza a investimenti sociali e produttivi, è ecco il nostro impegno». Sempre l’Unità. Era il gergo sempreverde che andava a richiamare «un diverso modello di sviluppo».
Quale? Mai capito bene, però vediamo che all’inizio del 1977 proprio Enrico Berlinguer, peraltro alla vigilia di una straordinaria fase di espansione mondiale dell’Italia, dettava una precisa parola d’ordine: austerità. Si, perchè «L’austerità è il mezzo per contrastare alla radice, e per porre le basi, del superamento di un sistema che è entrato in una crisi strutturale. Lo scopo di questa austerità», disse sempre Berlinguer in un celeberrimo discorso, « in primo luogo quello di instaurare una moralità nuova».
La mentalità è in parte rimasta. La sinistra progressista, nel dopoguerra, si era già opposta alla realizzazione della Metropolitana milanese; negli anni Sessanta, il tram era definito di sinistra e la metropolitana di destra: va da sé che anche le conseguenze di questo, oggi, separano lo status di certe città italiane da quello di altre metropoli europee. La sinistra progressista si oppose parimenti allo sviluppo urbanistico verticale (i grattacieli) e anche di questo le conseguenze sono note. Una volta tinta di verde, la stessa sinistra avrà modo di opporsi a tutti i progetti di Alta velocità ferroviaria, alla variante di valico Firenze-Bologna, alla realizzazione dell’aeroporto della Malpensa, al progetto Mose per salvare Venezia, per non parlare appunto del ponte sullo Stretto e di ciò che è successo coll’energia nucleare: eravamo il terzo paese del mondo per produzione, prima dello stop via referendum.
Poi, se volete divertirvi, c’è la televisione. Nel 1954, a dir il vero, la nascita della Tv italiana fu accolta con sospetto e freddezza non solo a sinistra: nessun quotidiano infatti riportò la notizia in prima pagina, a parte La Stampa. Era già evidente che cosa la televisione avrebbe potuto determinare nei costumi di un Paese: negli Stati Uniti i televisori erano già trenta milioni, in Inghilterra tre milioni, la Rai in ogni caso vantava già centinaia di dipendenti.
Un esordio in bianco e nero che forse cointribuirà a ritardare di dieci anni quello della televisione a colori: fin dal 1967 la tecnologia fu ampiamente disponibile (apparteneva già a Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Francia, Giappone e persino, sì, all’Unione Sovietica) ma in Italia riaffioravano discorsi sui consumi individuali e collettivi: «La Tv a colori è caldeggiata dagli industriali e dalla Rai» titolava l’Unità del 14 settembre 1977. Vade retro: «La questione non è se tradurre in Italia la Tv a colori, bensì quando introdurla… chiarire se il paese può sopportare questa spesa e quali vantaggi eventuali, se vantaggi ci sono, potrebbe dare alla nostra economia».
L’arcano, oggi, pare risolto.
Ma allora no: «Si tratta di capire e decidere», tuonava l’Unità, «se la Tv a colori è conciliabile con la vigente necessità di case, scuole, ospedali». A parte lo schema solito, e il congiuntivo sbagliato, oggi è forse più facile requisire case e scuole e ospedali che non i televisori a colori: prima dell’Europeo di calcio, almeno.
Tutto il resto è noia, a parte una vicenda più recente e tuttavia più rimossa: negli anni Sessanta, quando nacque la prima tv commerciale (si chiamava Telebiella ed era più che altro un esperimento) la sinistra additò «un pluralismo televisivo illegale, incostituzionale e tecnicamente impossibile».
Impossibile.
Già allora, i «progressisti» proposero che il raggio d’azione delle tv private non dovesse superare il chilometro e mezzo. Poi saranno sempre loro ad applaudire i pretori che spegneranno le tv di Berlusconi e che si batteranno contro gli spot televisivi: perchè non si interrompe un’emozione. Al limite si perdono le elezioni.
Il PCI progressista? no caro tabagista mi sa che ricordi molto male male. Il PCI fu sempre ferocemente contrario ad aborto e divorzio e a qualsiasi riforma del diritto di famiglia, considerava i movimenti dal 68 in poi come qualcosa di estraneo da combattere in tutti i modi (e te lo credo) e non tollerava alcuna posizione critica, alcun confronto dialettico che mettesse in discussione il suo esasperato centralismo.
No, se c’era un partito conservatore, tradizionalista e chiuso a qualsiasi novità e cambiamento quello era proprio il PCI.
Basti pensare all’espulsione di quelli del Manifesto, e di tutti gli altri militanti rei solo di aver pronunciato frasi critiche nei confronti dellla linea ufficiale o di aver appoggiato pallide aperture all’esterno.
Quanto al malaffare il PCI denunciava ben poco e solo ciò che gli faceva comodo, basti pensare al sacco di Roma, su cui PCI ha sempre frenato e se non fosse stato pwe qualche radicale e per i coraggiosi del Mondo non sarebbe emerso nulla.
Ma i casi sono decine e decine, inutile elencarli tutti.
Oh, Mazzetta: dicci un po’ perché la Francia e la Finlandia costruiscono un EPR (se sai cos’è). E perché Angela Merkel tornerà indietro sulla decisione di Schroeder (di chiudere entro il 2020 le centrali nucleari)…
Poi, per divertirti e divertirci, spiegaci da un punto di vista geopolitico quanto è intelligente dipendere energeticamente dall’ex-URSS.
Ah, e questa volta per divertire me: in cosa sei laureato?
Ok caterina, allora diciamo che il PCI non era progressista ma i suoi militanti sì. La coerenza.
Noto che una parte (sempre la solita) della sinistra odierna continua a spacciarsi (come sempre ha fatto) per l’avanguardia culturale (!) del paese. Ci parla di progresso mentre nello stesso tempo continua a nascondere sotto il tappeto della storia il proprio passato antidemocratico …
Un minimo di coerenza, onestà, progresso? Macché …
ah Facci, ma ti fanno scrivere ancora? Pensavo che fossi solo uno scribacchino da blog “Grazia”. Il Ponte dovrebbero fartelo fra la parte sx e la parte dx del tuo cervello, così almeno ogni tanto riesci anche a ragionare. Fammi il piacere torna a parlare di 20enni su Grazia! Ah, e quando vai in TV cerca almeno di prepararti prima, sei di un grigio inutile incredibile! bleah
non capisco…quale dipendenza dall’estero si eviterebbe scegliendo l’uranio?
e che rilevanza ha questo di fronte a tali e tante obiezioni fattuali?
solare ed eolico tagliano la dipendenza, anche quella dai petrolieri e dai furbastri, con il nucleare dipenderemmo da altri per la tecnologia e pure per l’uranio…bell’affare
e che rilevanza hanno i miei studi?
cambiano forse la realtà dei dati?
stiamo parlando di soldi e conti alla mano chi propone il nucleare non è capace di cavarci i piedi con i conti
i torni non contano signor mio…che c’entrano i miei studi?
io non li esibisco, non ho detto di essere migliore di altri e non ho posto alla base delle mie argomentazioni alcuna pretesa di superiorità soggettiva, sia per titoli o per discendenza
quindi ciccio perdonami, ma resterai con la curiosità, se hai obiezioni nel merito proponile e dimostrale, di flatus voci ne abbiamo già da strafogarci
Buiobuione mi pare evidente che tu di tossicodipendenza ne sai ben poco, parli solo per sentito dire e fai un gran minestrone tra cose molto diverse tra loro. In realtà non credo che tu abbia mai avuto a che fare con la tossicodipendenza, il disagio e l’emarginazione altrimenti non parleresti per frasi fatte e non diresti le cose che dici.
Non sai che oggi il rapporto tra pusher e fornitori è ben diverso da un tempo, che l’eroina si taglia con altre sostanze e quello che tu descrivi non è mai successo che io sappia (hai notizie in proposito?), e mi occupo di dipendenze da parecchio tempo.
Non sai che i morti per overdose negli ultimi dieci anni sono calati in maniera esponenziale (e sono ormai ai minimi termini) e tutto questo con ben altri interventi che non la distribuzione gratuita della droga di stato per tutti.
Mentre è sempre più alto il livello di recuperi di tossicodipendenti in generale e dei casi storici in particolare, di quelli che solo alcuni anni fa si davano per spacciati, quelli insomma che tu vorresti mantenere a vita a fare i tossici emarginati impedendogli per sempre di avere una vita normale.
I francesi ed i tedeschi costruiscono EPR e costruiranno centrali di IV generazione perchè una volta acquisito il know-how di costruzione, gestione e smaltimento è giusto modernizzare una propria industria.
Chiedi ad un ingegnere maggiori dettagli, io l’ho fatto ma dopo un po’ la materia si fa scientificamente assai complessa.
Nello scenario in cui la Russia nucleare fosse così disperata da “chiudere i rubinetti” il primo problema non sarebbe l’energia.
Ed è comunque uno scenario da Le Carrè, leggete meno romanzi risalenti alla guerra fredda.
Ex-URSS… E Cipango e Catai dove li mettiamo?
Sull’analisi comunicativa del “framing” sottoscrivo al 100%.
Non è importante dire alla gente cosa deve pensare, bensì su cosa deve pensare.
Non è un caso che il mito della caverna vada tanto di moda di questi tempi (Matrix, The Truman Show, Arancia Meccanica).
oh augusto…:D
certo che so cos’è un epr, ne conosco benissimo le criticità, così come quelle dell’azienda che lo costrusce, ne conosco addirittura i bilanci.
così come so cos’è una centrale a letto di sfere, un kyte generator, una torre eolica e altro ancora
non mi interessa fare a chi ce l’ha più lungo, ho posto questioni di merito (soldi) e logiche,
se non sei in grado di affrontarle non mi stupisce che t’inoltri nel circuito delle dipendenze come se l’Italia avesse le miniere dell’uranio
solare, eolico, maree…sono fonti che cancellano la dipendenza, è per questo che hanno tanti “nemici” interessati
infine: sono solo fatti miei, se faccio la sex-worker e ho la terza media che ti cambia? che io ho torto e il fesso ha ragione perchè ha un pezzo di carta e si fregia di qualche titolo? e se invece (il titolame) ce l’avessi più lungo io? pensa che figura…
…poi immagina quanto possa aspirare a farti divertire e fatti almeno questi due conti ;)
caterina, io ho scritto che il pci era progressista, in confronto alla dc.
il pci ha sostenuto il referendum su divorzio e aborto con colpevole ritardo.
tra i due partiti di massa di quegli anni chi avresti preferito, scusa?
so benissimo che pasolini fu espulso dal pci per la sua omosessualità e ho letto del conservatorismo dei grigi e austeri gerontocrati del PARTITO.
scusa se mi ripeto ma sembra che tu non abbia letto quello che ho precedentemente scritto.
fossi stato ventenne in quel periodo avrei sostenuto anch’io la linea del manifesto di rossanda e pintor (ricordo ancora la prima pagina con su scritto ‘la rivoluzione non russa’).
ma sfortunatamente ho vent’anni in questo periodo e tra un pò finisco di scaricare l’ultima puntata di scrubs con sottotitoli.
http://www.physorg.com/news131027836.html
Mentre in Italia si pensa a faraoniche imprese
inutili come il ponte sullo stretto e ci si
accapiglia sul nucleare, nella fredda Olanda
si fa questo.
scusate il doppione, ho pensato ad un errore nel posting e non al lag della moderazione
Mazzetta, si è capito che di energia non capisci un tubo. Sex worker o no.
A proposito di costi: http://www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/Costi.pdf
Dico, l’università di Pisa. Non tuttology.
P.S. nel caso dell’uranio il punto non è legato all’acquisto dall’estero. Ma al numero di paesi che lo vendono.
P.P.S. nel caso del gas, fino a che non avremo dei rigassificatori (ma qualcuno ha detto no, chissà chi), non saremo in grado di scegliere da chi comprare. Chi avrà mai il bargaining power? L’Italia o la Russia?
e allora?
non ti è ancora chiaro che il punto non è comunque la reperibilità dell’uranio?
non ti è chiaro che quella banalità della quale ti armi vale anche per il petrolio?
non ti è chiaro che in quel pdf non ci sono i costi per il decomissioning delle centrali e nemmeno per la sistemazione -definitiva- delle scorie?
costi che nessuno ha mai affrontato?
la Russia non c’entra niente, again…
ah…il pdf cita i dati svedesi sui costi della sistemazione temporanea delle scorie, lo sapevi perchè gli svedesi hanno chiuso le loro 10 centrali?
http://www.spiegel.de/international/spiegel/0,1518,430458,00.html
ops
magari non te l’ha mai detto nessuno che hanno rischiato di fulminarsi tutti pochi anni fa?
e che incidenti continuano a succedersi in Giappone e in tutti i paesi dove ci sono impianti?
trovati una lista di incidenti e trova una sola centrale smontata e messa in sicurezza definitivamente
finisce decine a zero
se han rischiato gli svedesi, figurati il nucleare dei furbetti del quartierino…per favore…smettiamola di menare il can per l’aia, o salta fuori una previsione dei costi per la custodia delle scorie e per il decomissioning delle centrali o bisogna ammettere che il costo del nucleare (e parliamo solo di quello strettamente monetario) è impredicibile
il che porta a concludere che qualcuno ci voglia rifilare le centrali, qualcuno da fuori che in casa sua non le vuole più e qualcuno da dentro che ci si farà le budella d’oro, si facciano o meno le centrali alla fine della solita eterna sceneggiata
facci, come al solito la domanda è: chi ti paga?
saluti e, come dici educatamente sempre tu, hai davvero rotto il cazzo.
facci tu sei il prodotto della tv a colori.
quindi l’unità aveva ragione.
Mazzetta, leggi meglio:
Costi del ciclo del combustibile e costi di smantellamento e recupero, pagg. 9 e 10.
Sensibilità del costo per KWh all’aumento di prezzo del combustibile, paragone tra nucleare, petrolio e gas, pagg. 11 e 12, figure 2-3-5.
Disponibilità delle riserve di uranio e convenienza di estrazione in funzione del prezzo di quest’ultimo (altro che “30-40 anni e poi basta uranio”), pag. 16.
Piuttosto, tu sapresti dirmi quando costerebbe, sia in termini economici, che in termini di superficie occupata, che in termini ambientali, un vasto ricorso a solare ed eolico?
non ce n’è…:D
se nessuno se come smaltire definitivamente le scorie, nessuno può predirne il costo
come si smaltisce una centrale nucleare?
perchè sono ancora tutte lì?
i costi del solare e dell’eolico sono conosciutissimi e reperibilissimi, visto quanto ci investono americani, tedeschi, spagnoli e altri ancora
ci investono sempre di più
adesso poi basta che diventa una noia e tu fai la figura da troll, quando mi saprai dire quanto è costato smantellare una centrale e mettere in sicurezza tutte le sue scorie fammi un fischio, hai svicolato abbastanza
perchè non tormenti gli svedesi che ne hanno 10 già fatte e non gli proponi di farle gestire dall’ENEL che così son tutti contenti?
@Tabagista. il PCI progressista rispetto alla DC?
Dipende quale DC, la DC era un partito con molte anime una delle quali era piuttosto orientata a sinistra, spesso la CISL aveva posizioni ben più progressiste della CGIL che era legata a doppio filo alla linea filosovietica del partito e di lì non si scostava mai. La CISL in questo era molto più libera, e comunque in tante battaglie sociali e sindacali la sinistra non di classe era sempre alleata a quella di classe, dimostrandosi se non più progressista perlomeno allo stesso livello.
E’ vero che la DC, o meglio il suo gruppo dirigente non di sinistra, era il portavoce ufficiale della linea del Vaticano, ma non dimentichiamo che molta della base del PCI era cattolica e per questo il PCI di rado si schierava aperatamente contro la Chiesa (vedo aborto divorzio, diritto di famiglia, omosessualità, rapporti sessuali prematrimoniali, ecc.).
@Http500, non erano tanto i militanti in generale ad essere più progressisti nel PCI, quanto ristretti gruppi di intellettuali (come quelli del Manifesto, o in seguito i gruppi che dettero vita ai movimenti), le famose avanguardie in senso leninista.
Ma la base no, la base era conservatrice e quando tutto si incendiò non capì cosa stava succedendo, i gruppi extraparlamentari per loro erano qualcosa di sconosciuto e avverso. Le femministe erano semplicemente tutte puttane.
Non a caso le primissime rivolte erano guidate dalla nuova generazione di proletari (l’operaio massa insomma) venuti dal sud, non politicizzati ma molto incazzati, quelli che l’aristicrazia operaia vedeva come il fumo negli occhi per la loro mancanza di “coscienza” politica.
Ma tutto ciò acacdeva mille secoli fa e capisco che ora ha ben poco senso parlarne.
Mazzetta, ma leggiti almeno il rapporto dell’istituto Wupperta. I costi sono noti, basta leggere.
Poi il fatto che siano ancora tutte lì, considerando quando sono state costruite, il loro tempo operativo e il tempo necessario al decommissioning con dovrebbe stupire nessuno.
P.S. gli americani il loro sito di stoccaggio definitivo per le scorie ce l’hanno,nel Nuovo Messico.
Se cerchi un troll hai trovato la persona sbagliata…
Troll: gli americani il loro sito di stoccaggio definitivo per le scorie ce l’hanno,nel Nuovo Messico
–
Sì, certo, questa è la versione ufficiale. In realtà le stoccano nottetempo in culo a Mariah Carey.
Oops. Nella fretta mi è sfuggita una l in Wuppertal.
Ed un con invece di un non.
P.S. Pruno, un po’ da trivio ma divertente.
Varo troll, se parli del sito delle Yucca Mountains devi aggiornarti perchè non faranno lì il sito
gli Stati uniti non hanno tale tipo di deposito e non hanno nemmeno ancorta trovato un posto dove farlo. Mazzetta ha più che ragione, non esistono centrali nucleari sicure se non quelle a letto di sfere, che non risolvono che in parte il problema dello smaltimento delle scorie.Ha ragione anche sul decommissioning, ci sono numerose centrali esaurite e nessuno ci ha ancora messo mano, basta il caso dell’Italia, dove le centrlai dismesse sono ancora lì dov’erano, ma è lo stesso in tutti i paesi, Giappone compreso
Aggiungiamo qualche numero, produzione di energia a livello mondiale (2002):
petrolio 36%, metano 23%, carbone 21%, nucleare 7%, idrica 2%, resto 11%.
Le rinnovabili = ca. il 13% della produzione globale (e un buon 80% di questo 13% deriva da biomasse e rifiuti) mentre quella fossile = ca. 80% della produzione globale !
Quindi: energia solare, eolica, idrica etc. = nemmeno un 3% della produzione globale (2002) !
Altro problema: nel 2050 a livello globale si consumerà il doppio dell’energia !
Fatevi due conti :-)
Ecco un ottimo indirizzo, energia who is who:
http://www.bfe.admin.ch/themen/index.html?lang=it
PS: l’energia nucleare sul totale della produzione mondiale di elettricità si situa attorno al 17% !
E fu così che abbandonai l’idea
di visitare il culo di Maialah Carey..
Scrivi come se davvero fossi convinto che la realizzazione del ponte sia veramente in programma…
Non so più se insultarti o prenderti sottobraccio e consolarti…
Caterina , grazie per la precisazione, molto esplicativa.
Hahaha. Le Yucca Mountains sono in Nevada, cara Lara.
Ritenta, sarai più fortunata.
By the way, si parla del WIPP.
Che poi sarebbe LA Yucca Mountain.
Che poi il WIPP sarebbe il sito dove stoccano “low-level and transuranic radioactive waste” defense-related, ovverosia derivante dalla produzione di armi nucleari (cfr. sito WIPP e sito EPA), e che dunque con le scorie da centrale nucleare non c’entra una cippa di cazzo, e che quindi “gli americani il loro sito di stoccaggio definitivo per le scorie ce l’hanno” lo poteva scrivere solo uno che si firma Troll.
Caterina, so poco della storia della cisl e della cgil.
Ho letto di più su diritti civili negati e ottenuti.
Le femministe, i sessantottini, (e anche qualche brigatista) sono nati all’ interno del PCI.
Tutti coloro che si adoperavano per la trasformazione radicale, violenta e non della società,insomma.
(Scusa la digressione, ma mi è venuta in mente la scena di Palombella Rossa:’Dicevano che le donne italiane non erano oppresse come in America…’)
Però se facciamo un confronto non possiamo raffrontare morotei della DC e rivoluzionari stile Secchia.Dobbiamo mettere in confronto le correnti dominanti dei due partiti di massa.
E come se oggi per rappresentare PDL E PD parlassi di Binetti e Bobba da una parte e Capezzone e Della Vedova dall’altra.
I veri progressisti per quanto riguarda diritti civili furono e sono i radicali.Capitava che uno del pci avesse la doppia tessera ma non è mai capitato che un dc avesse anche la tessera radicale.
Il conservatorismo non era mica insito nel PCI(che intendeva la società come un qualcosa in divenire e continuo mutamento, almeno a livello teorico).
Se una filosofia politica propaganda la trasformazione della società è normale che crei terreno fertile per i contestatori,e per chi si adopera per la sovversione dello stato.
I primi ad essere contestati furono proprio i padri nobili della sinistra.Penso a Lama (spero che l’esempio sia calzante)
Scusa se generalizzo, e semplifico.
La mia conoscenza di quegli anni è un pò stile ‘bignami’ e non so quanti anni abbia tu (non sono sarcastico)
(Se devo pensare a tutte le varie anime di PCI e DC faccio notte.Se penso che Adornato ha detto di aver militato nell’area liberal del PCI.E Veltroni nell’area kennediana…)
Mi scuso se prima son sembrato saccente