Sul giornale che Claudio Sabelli Fioretti realizzò i pareri dei lettori sono tutt’oggi divergenti. Alcuni ritengono abbia aggiunto a Cuore esattamente ciò che mancava; altri che l’abbia privato di quel che di buono c’era. Anche la redazione vive la medesima divisione: malgrado Michele Serra se ne sia andato di sua sponte e abbia comunque accettato di rimanere presidente della Cuore Corporation s.r.l., le firme del giornale si dividono spontaneamente in “sabelliani” e “serriani”. Amici come prima, ma con punti di vista differenti.
Alla prima Festa di Cuore a Montecchio con Sabelli Fioretti direttore, sul palco è tangibile un certo imbarazzo. Sono presenti Serra e la redazione al completo, come a voler dire “vedete? Siamo sempre noi, non cambierà niente se non in meglio”: alcuni dei lettori storcono il naso, altri si aspettano grandi cose.
Con Sabelli Fioretti arrivano stabilmente a Cuore nuove firme: Anna Tagliacarne, una sorta di animale mitologico metà ariete e metà giornalista; Luisa Pronzato; Rosanna Santoro; Giuliano Aluffi (che si firmava “Foglietto De’ Medici” ed era, in realtà, un lettore promosso redattore, come anni prima successe a Lia Celi), Alberto Graziani e Roberto Marcanti, che oggi ritroviamo tra gli autori de “Le Iene” e allora rappresentava metà della coppia di sforna-vignette “Marfagno”. Iniziano a frequentare regolarmente la redazione (soprattutto nelle ore notturne, considerando che i fastosi uffici sono dotati di una foresteria in grado di ospitare tre-quattro persone) i vignettisti Beppe Mora, Michele Cavaliere e i giovanissimi collaboratori del giornale Andrea Romeo e Alberto Pertile.
Con il trasferimento della redazione da Bologna a Milano Cuore perde invece per strada due dei primi fedelissimi: Carlo Marulli e Luca Bottura (che in seguito, oltre a scrivere su l’Unità e Corriere della Sera, collaborerà ai programmi televisivi di Simona Ventura, Adriano Celentano, Fabio Fazio e, soprattutto, Gene Gnocchi). Alessandro Robecchi – che ritroveremo più tardi direttore dei programmi di Radio Popolare, nonché autore televisivo e direttore del mensile gratuito Urban – accetta invece di tornare a Milano (la città nella quale la grande avventura era iniziata, in uno scantinato del palazzo de l’Unità in viale Fulvio Testi 75) per ricoprire il ruolo di caporedattore, abbracciando con entusiasmo la nuova linea.
La rivoluzione sabelliana parte dal formato del giornale, che passa da tabloid a vero e proprio lenzuolo: accantona l’originale progetto grafico curato di Mario Luccarini e Fabio Bolognini, e si manifesta con un pesante restyling, curato dallo studio di Piergiorgio Maoloni, una vera e propria autorità per quanto riguarda la grafica nel mondo dei periodici italiani. Cuore, per dire, da quel momento impagina gli articoli con un suo personale font: una variazione del Myriad di Adobe, che diventa un po’ la firma di tutti i restyling grafici dei periodici che si affidano in seguito alla costosissima consulenza di Maoloni. Non a caso uno degli uffici più spaziosi e autorevoli (quelli d’angolo, si direbbe negli Usa) viene occupato da Pasquale Gioffrè, il nuovo art director garante della maolonità del nuovo Cuore, che viene messo a capo dello staff di grafici già esistente, composto dal vignettista Roberto Grassilli e dai ragazzi dell’agenzia Clow: Davide Lodolini e Silvia Piacentini. Gioffrè è uomo di poche parole: in due anni ne avrà dette sei in tutto, quattro sono state “no” e le volte rimanenti – per quel che ne sappiamo – potrebbe aver solo sbadigliato.
Roberto Grassilli, quando non impagina il giornale, disegna per il giornale: sue sono parecchie delle vignette pubblicate e alcune storiche illustrazioni nei paginoni centrali, su testi di Michele Serra. E malgrado tutto questo impaginare e disegnare trova comunque il tempo di sposare Lia Celi, che in assenza di Michele Serra è diventata la penna di punta di Cuore, nonché l’unico esponente femminile tra gli autori di satira in Italia.
Celi e Grassilli si conoscono nella prima redazione di viale Fulvio Testi. Un giorno di pioggia, mentre in quanto unico possessore di ombrello la sta accompagnando a un bancomat che si trova tra il palazzone dell’Unità e viale Ca’ Granda, lo stradone molto cupo e molto milanese che conduce all’ospedale di Niguarda, lui decide che quella sarà la madre dei suoi figli.
I due seguono tutto il peregrinare di Cuore: dal primo scantinato milanese sotto l’Unità, a Bologna, prima nella redazione di via Barberia, poi in via Castiglione, e infine di nuovo a Milano, in corso Garibaldi. Nella città che – caduto Craxi – non è più da bere, prendono casa in affitto nei pressi della redazione, in largo La Foppa, proprio sopra al Radetsky Cafè, il locale presso cui oggi come allora è possibile incontrare una selezione dei più disparati e incommensurabili pirla del nord Italia.
Casa Celi–Grassilli – grazie anche alle doti culinarie della padrona di casa – è la sede di alcune storiche cene e diventa il punto di incontro dei più sfaccendati perdinotte della redazione: Roberto Marcanti (che negli uffici di Cuore ci vive, nel vero senso della termine), Beppe Mora, Alberto Graziani, Andrea Romeo, Giuliano Aluffi e l’ultimo arrivato Gianluca Neri.
Il Cuore di Sabelli Fioretti non era male, ma la grafica era un caos spaventoso (in un periodo in cui quel tipo di caos andava di moda, è vero). Mi dispiace che abbiate dovuto pure pagarla cara.
Porco cazzo Gianluca, come fai a non morire di nostalgia?
Quanto mi manca Cuore!
quei computer sono più arcaici di quelli che avevo io al biennio… ma l’importante è usarli bene (d’altronde).
Senza voler troppo rompere i coglioni, ma per correggere un errore che facevo anche io un paio d’anni fa – “di sua sponte” è sbagliato:
http://www.distantisaluti.com/piuttosto-che-sbagliare/
Cuore ci manca da morire, come ci mancano Frigidaire, Cannibale, Pazienza, Tamburini e Scozzari, il fantasticamente scorretto Scozzari.
Oggi abbiamo solo cosine corrette e perbeniste come le tristi vignettucole di tal Mauro Biani (ma possibile che non ci sia nulla di meglio?) che sta ai geniacci cui sopra come Cuore sta all’inserto di Liberazione o come Sailinger sta a Federico Moccia. Avremmo bisogno di giganti e ci tocca convivere con i nanetti.
Giovanni: De Mauro concorda con te, ma Devoto&Oli accettano tranquillamente la lectio col “di”.
Questo sarebbe stato un grande pezzo per Sabatonotte se Sabatonotte non fosse stato ibernato per i secoli a venire (mi rifiuto di dire che è morto).
forse intendevi LUCA Bottura, non Marco. O magari è un altro non so.
saluti!
non scrivi nulla di pier maria romani, perchè?
per me cuore era un arto di michele serra: una volta partito il resto del corpo, inutili i tentativi di rianimazione.
ciao a tutti