Il neo ministro degli Esteri Franco Frattini, forse, dovrebbe smentire quanto riportato dal Financial Times a margine di un’intervista fattagli l’altro ieri.
Il quotidiano, infatti, spiegava che Frattini non ha intenzione di incontrare il Dalai Lama per non provocare «gli amici cinesi». Proprio così: in sostanza avrebbe usato le stesse parole pronunciate da Romano Prodi (ottobre 2006 e dicembre 2007) a margine dei suoi incontri mancati col capo spirituale tibetano.
E non possiamno crederlo, dev’esserci un errore: anche perché in altre interviste rilasciate ai giornali italiani (questo compreso) Franco Frattini non ha proprio sfiorato l’argomento. Dev’esserci una forzatura, lo pensiamo e lo speriamo: anche perché sulla mancanza di coraggio del governo Prodi, sulla sua cinica realpolitik nei confronti di Pechino, il Giornale stesso scrisse parole durissime: peraltro condivise da moltissimi lettori e chissà mai, forse elettori.
Dicendo che non incontrerà il Dalai Lama, forse, il ministro Frattini intendeva che a incontrarlo sarà direttamente il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, come già fece nel 1994. Dev’essere senz’altro così.
Del resto, dalla Turchia alla Cina, è già da un bel pezzo che le campagne sui diritti umani interessano la destra come la sinistra. Dimenticarsene, per non provocare «gli amici cinesi», significa provocare gli amici italiani.
(Il Giornale, 17 maggio 2008)