Eurasia for Dummies

E’ successo che citavo il Coordinamento progetto Eurasia, in un post dell’altro giorno (no, è che ci si interroga su ambienti politici bizzarri, dalle mie parti), e una commentatrice è sbottata:

Il “progetto Eurasia”… di’bono pensavo che non
avrei mai più sentito quella parola, dopo che ho visto come a cinque
ore di fuso orario da qui la meglio gioventù se ne va sotto terra in
nome di Evrazistvo e nazionalputtanate.
Il fatto di essere scappata (pure) da quelle cose mi rendeva più sopportabile la fuga
.”

Conosco l’autrice del commento e il suo curriculum e quindi,
intrigata, le ho chiesto di spiegare meglio il suo punto di vista. E
lei lo ha fatto. Quello che segue è un racconto in presa diretta, nel
suo stile spiccio e acutissimo, e si legge di un fiato. Lo propongo anche a chi passa di qua, quindi.

Buona lettura.

Provo a raccontare
qualcosa in più. Posso fare la traduzione di quello che sta già nei
libri o in internet, ma quelle comunque sarebbero cose che già si
sanno, anche se scritte in altre lingue e riferite ad altri posti sulla
Terra.

Quindi mi va bene l’idea che sia semplicemente una storia da raccontare.

Evrazistvo, dunque. Movimento eurasista. Io la parola Eurasia
l’ho imparata alle medie, stava insieme alla Pangea, Panthalassa
eccetera eccetera come si è trasformata la faccia della Terra. Tutto
questo qualche anno prima di leggere Orwell, quindi “Eurasia” mi suona
sempre come qualcosa di assolutamente reale e ha una connatazione
neutra tendente al bello. Neutra perché essendo una cosa molto concreta
può suonare tale quale a “mela” o “elefante”. Tendente al bello perché
ce le vedevo un po’ come abbracciate, l’Europa e l’Asia, che formavano
un solo continente e una sola parola.

L’idea poi che la Russia non
dovesse mettersi a fare la scimmia dell’Europa e soffrire di complessi
di inferiorità, ma cercare le sue origini sia a Oriente che a Occidente
e tenerne conto per scegliere la direzione del suo percorso storico mi
è sempre sembrata molto sensata.

Il discorso delle origini può
essere affrontato in due modi. Può essere un’affermazione di sé stessi
o negazione di quelli che non c’entrano un tubo, vitalismo o
necrofilia, e persino la guerra alla fin fine si può farla o così o
cosà. Perfino i tedeschi, finché elencavano le virtù della loro nazione
per esortare a cacciare Napoleone a calci nel culo, o a fare il
Risorgimento, sono rimasti nel giusto.

L’Eurasismo classico è quello
degli anni ’20, nato in seno alla prima emigrazione: l’idea era quella
di trasformare il partito unico in Unione Sovietica da comunista a
eurasista – oppure, per la corrente di sinistra, collaborare col PCUS
per mettere in atto l’ideologia eurasista.

L’Eurasismo classico era
vitalistico, per quanto dicesse cose a volte strampalate. Quello
attuale è fatto da una montagna di cazzate sparate con odio.

L’eurasismo attuale se l’è inventato Aleksandr Dugin (nato nel 1962, con rispetto parlando!) nel 2001. Il tizio ha preso la laurea in economia per corrispondenza, il dottorato (aspirantura) in filosofia e il post-dottorato (doktorantura)
in scienze politiche. Lo dico perché in Russia le classi di
laurea/dottorato/post-dottorato sono molto flessibili e può anche
essere che qualcuno faccia i salterelli come Dugin o anche peggio,
magari con laurea in geologia, dottorato in medicina e post-dottorato
in storia. Inoltre (e non dico per pigliare per il culo, è proprio
così!) il principio di non contraddizione è accettato spesso solo
nominalmente, anche in ambito scientifico. Sempre in abito scientifico,
non è raro che, anche persone preparate, alternino dati concreti e
considerazioni sensate a frasi (parlo di studi accademici di alto
livello su Pushkin) come “Pushkin era un grande scrittore. La nostra letteratura non sarebbe la stessa senza di lui. Tutti dobbiamo volergli bene”.
E appunto parlo di studi di alto livello, non di opere divulgative, che
inseriscono nel pieno dell’argomentazione frasi di questo genere, senza
stabilire nessuna gerarchia tra queste uscite e ciò che viene dalla
ricerca e dal metodo.

Tutto questo per dire che ci
sono alcune condizioni che permettono che le porcate di Dugin vengano
scambiate per qualcosa di serio. Approssimazione e precisione stanno
sullo stesso piano, la preferenza va semmai alla prima. Queste
condizioni riguardano l’accettazione della forma, l’accettazione del
contenuto è qualcosa di ancora più semplice da spiegare.

Anzitutto l’Eurasia. Perché
non sono gli Urali che fanno la differenza. E’ tutta pianura, per la
maggior parte dei mesi dell’anno è bianca, è bianca la terra così come
il cielo. Il confine non c’è. L’Eurasia è qualcosa di molto concreto,
là. Qualcuno (Berdjaev, che con l’Eurasismo non era direttamente
collegato) spiegava pure l’immensità dell’anima russa con l’immensità
di questi spazi.

L’Eurasismo di Dugin, ora. Che vuol dire: creare
l’Eurasia come unità politica, riprendersi gli spazi che il nemico
americano ha sottratto alla Russia e prepararsi al grande scontro
finale, che vedrà Eurasisti contro
Atlantisti. Un discorso
del genere fa presa sia su dei gran bastardi che non hanno mai lavorato
in vita loro e vogliono continuare a mangiar pane a ufo, sia su
nostalgici inaciditi, ma anche su una generazione nata negli ultimi
anni dell’impero, che l’impero non può ricordarselo ma che sul proprio
passaporto legge “nata/o in Unione Sovietica”. La generazione
dei trentenni ha visto il crollo dell’impero dai banchi di scuola. Ora,
loro sono troppo disillusi per credere in qualsiasi cosa. Se qualcuno
sta nel movimento e ha dai 28 ai 40 anni, o è un coglione o è in
malafede. Quelli in buona fede hanno meno di 28 o più di 40 anni. L’età
l’ho misurata empiricamente.

Il movimento dedica
particolare attenzione ai giovani. Il sito della gioventù eurasista,
oltre a spiegare cosa fare contro il nemico americano, dà consigli a
maschietti e femminucce in questi termini: 1) Uomo! Tu devi essere vigile e intelligente e pronto ad andare in guerra contro il nemico! 2) Donna! Tu pensa a fare figli solo con gli intelligenti e sta’ a casa a preparare il riposo del guerriero!

Ah, non sapevo come sarebbe
stato meglio dirlo. Però lo dico adesso, se no non si capisce quello
che viene dopo. La tentazione è quella di riderci tanto, su questi qua,
ma non bisogna sottovalutare niente.

Non è subito chiaro, infatti, che tutte queste NON
sono le puttanate di una banda di alcolisti anonimi. Insomma, in genere
l’ideologia è un programma che dice come bisogna pensare, come prendere
decisioni e in che modo va costruito il futuro. Ma quello che un
europeo fa fatica a capire è che questa volta si tratta solo del ricamo ideologico su qualcosa che è già in atto.

Eurasia è Edinaja Rossija. Il nome del partito di Putin
viene giustamente tradotto come Russia Unita, ma può suonare benissimo
come “Russia unica”, “una Russia sola”. È il partito unico
dell’Eurasismo classico e moderno. Recentemente ho sentito di
ammissioni degli eurasisti stessi secondo cui Dugin avrebbe adottato
Edinaja Rossija, divenendone il padre ideologico putativo. Le prime
ammissioni sono del marzo 2008, io li ho anticipati sì e no di un mese,
e ho poco da vantarmene.

I ragazzi che militano (e
quindi non parlo dei semplici simpatizzanti) nel movimento di Dugin non
sono in realtà molti, ma in compenso sono moltissimi i giovani
militanti di Edinaja Rossija. Si può dire che l’eurasismo è la versione internazionalista di Edinaja Rossija.

Alla morte di El’cin, Dugin ne diede questo giudizio: “Ha fatto del gran male, perché ha liquidato l’Unione Sovietica, eppure ha fatto del gran bene, perché ci ha dato Putin”.

Dunque c’è stata la transizione necessaria da PCUS a partito eurasista.

In Eurasia, per la difesa
dell’integrità del suolo patrio, serve innanzitutto un bell’esercito.
Allora reclutano gli orfani, che son tanti, e li mandano a fare le
esercitazioni da quando sono bambini. Ma non è che l’esercito sia solo
un gigantesco orfanotrofio, ci sono pure i soldati di leva. Ma siccome
qualcuno fa l’università e ha i rinvii, la polizia si mette ogni tanto
fuori dalle università e carica qualche camionetta alla volta di
ragazzi “in età”. I ragazzi per essere lasciati andare devono avere con
sé tutti i documenti del rinvio, se per caso hanno solo i documenti
dell’università, devono pregare dio che la loro madre, vedendo che
fanno tardi, capisca che cosa sia successo e vada a portare subitissimo
i documenti alla caserma giusta, altrimenti se passa troppo tempo i
ragazzi vengono trasferiti e una volta arruolati tanti saluti. Chi
studia è disertore.

Intraducibilità

1) Ah, chi ha meno di 30
anni in Eurasia è tanto se ha visto in tutta la sua vita 4 anni in cui
il paese non era in guerra. Per cui un’europea ha tanto da ridere se
vede i cartelloni in strada con scritto “Il piano di putin – La
vittoria della Russia”, ma, lo ridico, per quelle risate ha poco da
vantarsi. “Il piano di Putin” in russo di dice “plan Putina”. “Plan” in
gergo significa anche “fumo”. Quindi faceva tanto ridere chiedere se si
poteva fare un tiro di ‘sto plan di Putin, che doveva essere buono
assai.

2) “Avtobus” non
significa “autobus”. Significa “avtobus” e basta. Chiunque si sia fatto
scarrozzare anche solo per due fermate da un avtobus saprà bene che non
è un autobus.

Così “komunizm”, “liberalizm” e “fasism” non significano “comunismo”, “liberalismo” e “fascismo”.

Komunizm” è quello che
in Russia si è tentato di costruire, senza successo, dal 1917 al 1991.
Per i Russi, il loro non è mai stato un paese komunisticeskij, ma solo
socialisticeskij. Komunizm dunque è solo un ideologia, e la struttura
statuale che avrebbe dovuto metterla in pratica è scomparsa nel 1991,
dopo 74 anni di storia gloriosa, con un fragoroso peto.

Liberalizm” è quella
cosa che è rimasta dopo il peto, sotto El’cin soprattutto. Liberalizm
dunque significa “epoca della storia patria dominata da mafiosi,
puttane e pubblicità di ogni genere”.

Fašizm” è una cosa che
stava a ovest, ci hanno fatto la guerra. Ah, noteremo en passant: anche
Komunizm viene dalla Germania e dunque dall’ovest!

Per Dugin il Novecento ha
partorito tre –ismi. Komunizm, Fašizm, Liberalizm. In Occidente K e F
son passati, rimane L. In Russia son passati K e L, chissà che con F non vada meglio.

Morale della favola

Indovinello: abbinate il nome alle figura.

Dostoevskij F.M. – Dugin A.G. – Solženicyn A.I.

russ3.jpg

La cartina che sta appesa nella foto rappresenta l’Eurasia, con centro nella capitale Novosibirsk, o Novonovosibirsk. Le freccette immaginate voi che cosa voglion dire.

Sono molto contenta che in questa foto si veda bene dove sta l’Europa.

L’Europa ha le palle
nell’uscio tra atlantismo, new american century, eurasismo, cazzate di
Huntington… tutte queste porcate prevedono uno scontro finale in cui
l’Europa deve decidere da che parte stare.

Vista da un’europea
impantanata nella Russia centrale, l’Europa è tutta un’altra cosa. Gli
Europei sono gli unici in grado di sputare in faccia a chi propone una
scelta in questi termini, perché di lotte per l’egemonia, scontri
finali e ideologie in genere ne abbiamo pieni i coglioni. Siamo
postmoderni, siamo Babele e la nostra forza deve essere la coscienza di un’identità molteplice. Veniamo dopo la modernità, e significa che siamo
grandi abbastanza per non cercare la protezione di un’ideologia, di
formule matematiche da cui far scaturire le decisioni. Siamo grandi
abbastanza per prendere decisioni di volta in volta, sempre
rimettendoci in gioco da capo. La nostra salvezza sarà non scegliere.

Eppure, proprio perché siamo
vecchissimi e postmoderni, un po’ lo sappiamo già come andrà a finire.
Finirà come tra gli dei di Babele appunto. La dea madre sarà massacrata
dagli dei maschi e il dio che prenderà il suo posto dimostrerà che, non
essendo in grado di generare, può sostituire la capacità generatrice
delle donne e della terra con la capacità creatrice del
pensiero/parola/logos. E con questa capacità creeranno solo scontri
finali all’infinito.

Pierina Broccoli

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6 Commenti

  1. Questo lungo scritto dimostra che nel mondo c’è tanta gente che non ha nulla (ma proprio nulla) da fare. Un po’ li invidio.

  2. Vuol dire che tra qualche decennio gli USA dovranno di nuovo salvare il culo a noi europei?

  3. Eurasia per me è il ristorante cinese che c’ho sotto casa. Forse mi devo preoccupare.

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