Politicamente, questa the classifica è magnifica. Al numero
uno si conferma Madonna
Ragazza Materiale
torreggia sull’opposizione, la vecchia maiala torreggia su – dal n.2 al n.9 – Vasco
Rossi, Afterhours, Jovanotti, Sud Sound System, Amy Winehouse, Caparezza,
R.E.M., Gianna Nannini e Portishead. Una top ten che brulica di Sinistra Divisa, no?
Sarà sorpreso il mitovasco, di esser rimasto così poco in testa. Dalla top 10
sono usciti il travone Leona Lewis e il diablone Piero Pelù, mentre debuttano belli
alti Sud Sound System e Afterhours, due facce emblematiche della sinistra:
quella del sud e quella del nord, okay – ma anche l’antagonismo e
l’anti-agonismo.
Il n.5 di Dammene ancora dei Sud Sound System è un po’
inatteso. Però sapete, il testo del singolo Chiedersi come mai recita “Se l’amore non c’è non rimane altro
che chiedersi come mai, solo chiedersi come mai. E nel buio per me non c’è pace
perché un’ora non passa mai, una notte non passa mai”.
…Mmmh. Fa un po’ Federico Moccia, no? Comunque il sito di Mtv spiega come “il Salento, da sempre
musa ispiratrice delle loro liriche, motivo di gioia, rabbia, dolore,
sofferenza e passione vissuta dalla gente semplice di quella parte di sud
Italia dove ancora la natura, il mare, il sole sono la cosa più importante per
cui la vita stessa ha valore”.
Che dire.
Forse: Anvedi.
Ora, questo espediente meschino del sito di Mtv lo uso anche
per gli Afterhours, al n.3 con I milanesi ammazzano il sabato – perché sono
anni che l’enorme stima che nutro per loro cozza stranamente con il fatto che
ne parlo in modo orribile. Quindi, ho deciso: saranno i bravi colleghi a
parlare di loro in modo orribile.
Partiamo da XL, che li spara in copertina. “Afterhours vs
Philopat: lo scrittore punk incontra la più importante rockband italiana”. A
pag. 40 un articolo (e lo dico con Costretti a sanguinare di Marco Philopat
nella mia cameretta) di una noia peculiare. Per tutto il pezzo o quasi il leader carismatico della più importante rockband eccetera, Manuel
Agnelli,si lagna che a Milano non ci sono spazi per le giovani band. Che disgrazia. Poi, a pag. 50 Agnelli spiega le sue canzoni “solo
per XL” a Federico Fiume, cui spiega che non parlerebbe di una frenata all’ego,
anzi: “il mio lo adoro”. A pag. 220 recensione di Luca Valtorta: spiega che gli
Afterhours “raccontano l’angoscia di esistere con passione così gelida da farvi
male” (mortacci), attribuisce agli Afterhours “una capacità anti-retorica che
lascia stupiti per la sua bellezza oscura, fredda e tagliente come un diamante”
nonché “il coraggio di essere liberi” (…a proposito di anti-retorica).
E mica è finita. A pag. 236 Gianni Santoro nello spazio live
inneggia ai loro “non-inni” e ai loro “non-manifesti”, degni delle
“non-rockstar” che sono. Già che c’è, XL vende anche un loro disco in
esclusiva. Che dire, la cosa dà sicurezza: sono più che certo che se uno dei
fantastici quattro di XL avesse trovato un difettino nel disco, lo avrebbe
gridato con il coraggio di essere liberi. Ma evidentemente.
Su rockol.it, Gianni Sibilla ha l’aria di Indiana Jones
quando soppesa l’idolo nella grotta e cerca di capire come non farsi crollare
tutto addosso. Tergiversa in lungo e in largo, poi conclude: “Un gran disco di rock, ma non nel senso letterale del termine: ci
sono le chitarre, ma non è tutto”. Poi sente il pavimento tremare, scrive che è
un disco “coraggioso, impegnativo e originale”, quindi si firma e corre via gambe in
spalla. Gianni! Guardami negli occhi: non ti ha fatto impazzire, vero? Su
Rolling Stone, niente, perché Valeria Rusconi – caina – ha rimandato la
recensione a giugno. Ah, i soliti fighetti. Quindi devo ricorrere a John Vignola, sul Mucchio
(Selvaggio). Lui ci vede “la catarsi, sostenuta da una musica che non accompagna
ma scuote, sempre, e non smette mai di essere veloce, sfuggente, erotica; si
sorregge su canzoni che si calano in un formato in cui non vengono concesse
repliche. Come fosse una prima volta, vissuta con consapevolezza e un vigore
davvero invidiabili”.
Che dire.
Forse: stica.
Infine, Manuel Agnelli medesimo. Sul sito internet della più importante rockband,
descrive il disco con le parole: “Una strada, una macchina, un musicista guida
nel traffico milanese: è concentrato, fissa al di là del vetro, estrapola
pensieri, si spiega, esplora e ogni parola non è scelta a caso, come le strade
che forse in questo breve tragitto accompagnano a qualcosa che non si potrà
certo definire ‘solo musica’”.
Che dire.
Forse: meco.
O forse, che alla fine sono così eloquenti quando si
recensiscono da soli.
Quelli di Madeddu sono i post più interessanti del momento, qui a Macchianera. Anche perchè di là ci stanno ammorbando i coglioni con Facci vs Travaglio & Grillo.
Tornando ad argomenti più seri dell’invidia, il disco degli Afterhours è tutto quello che vogliono ma è impossibile (soprattutto per chi non lavora ad XL) non notare che, insieme a delle perle di rara bellezza come ‘Naufragio sull’isola del tesoro’, ‘Tema: la mia città’ e ‘Dove si va da qui’, ci sono una serie di cosucce un po’ scontate che dagli Afterhours non ti aspetti. Oddio, che poi ci voglia molto coraggio nel fare un disco con pezzi che durano un minuto e mezzo o due ok, però che ‘anche il paradiso può diventare inferno’ beh, oddio…E forse non ho fatto nemmeno l’esempio migliore. Mi riservo di trascriverne altri. Ma ciò non toglie che meglio i paradisi (e gli inferni) degli Afterhours che un solo secondo di Vasco Rossi…
Errata corrige: ‘Anche il paradiso può essere un inferno’. Ma giacchè mi trovo aggiungo che ‘E’ dura essere Silvan’ è proprio inutile.
Gli Afterhours stanno all’ Arte come Scienze della Comunicazione sta a un corso di laurea.
No zio, non l’ho capita.
Quoto in toto Eco.
I post del Madeddu non solo sono eccellenti, ma sono tra i pochi ancora sopportabili in questo marasma che è diventato macchianera.
Sul tema Afterhours ho discusso un paio di giorni da Mediatrek (Assante) sostenendo la tesi che sono i vecchi Baustelle.
Nel senso dell’antipatia che provi guardandoli o sentendoli sono un Baustelle back to the future.
Cioè mi sto incartando ma spero di aver reso il senso (e stica!).
Manuel Agnelli nun se pò vede, un pò come Cammariere e Zampaglione altri due della serie “io sò io e voi nun siete un cazzo”.
Quindi Paolo posso scaraventare io la palla in rete, visto che ballonzola a pochi metri dalla riga col portiere sdraiato?
“A furia di essere incensati, di ricevere benevoli squittii dalla stampa specializzata, di messianizzarsi in giro per il mondo, di cercare in giro qualcuno ancora con il coraggio di vedere il mondo e finire sempre per puntare coraggiosamente il dito su sè stesso, Manuel Agnelli si è definitivamente bevuto il cervello e quest’ultimo disco degli Afterhours è sostanzialmente inutile, freddo, manieristico”
E lo dico con la morte nel cuore perchè io (non come te) li amo seriamente da un sacco di anni.
belin, mi tocca quotare Tomas Locatelli (a proposito: auguri!)
cosaa???
è uscito un nuovo disco dei portishead?
almeno è bello come i primi due (ufficiali e da studio)?
non vorrei rimanere tremendamente deluso …
Moi, rimarrai tremendamente deluso dall’inutilità e dal manierismo (per citare il condivisibile De Marinis) dei Portishead. Un disco che sa di carta carbone.
A proposito di De Marinis: non dico la morte nel cuore, ma almeno un po’ di stato comatoso o di coma farmacologico nel cuore ce l’ho anch’io. La quantità industriale di idee, che hanno caratterizzato ‘Hai paura del buio?’, ‘Quello che non c’è’ e ‘Ballate per piccole iene’, dischi che reputo i migliori e che amo alla follia,credo siano terminate. Adesso si campa un po’ di rendita, direi.
Ripeto: non è un disco da gettar via, ci sono dei momenti, come dire, alti, ma credo che la vena ispiratrice sia terminata. E’ un disco che a tratti mi ha ricordato il travaglio (ma non Travaglio, per carità di dio smnettiamola!!!) interiore di Morgan che, senza pudore, ha messo al centro del suo ultimo (incantevole) disco la storia d’amore con quella lì e la di loro figlia. Beh, così è anche per l’Agnelli, il quale spesso e volentieri si sofferma sulle proprie dinamiche familiari. Anch’egli risparmiando in pudore.
Ma la favola è termita, temo, e se così fosse dovremmo contare l’ennesima vittima del tempo che passa: dopo Subsonica, morti nel 2005,e Marlene Kuntz, morti nel 2007, gli Afterhours 2008, i Cardarelli della musica italiana.
Invece il disco dei Portishead è bellissimo!!!
Tra l’altro ha un punteggio di 85 su metacritic (http://www.metacritic.com/music/artists/portishead/third) e un rating di 8.8 su Pitchfork (http://www.pitchforkmedia.com/article/record_review/50072-third).
beh, ascoltando qualcosa su youtube devo dire che mi sembra molto bello …
lo stile aspro, asciutto, inconfondibile dei P è mantenuto ma mi pare di sentire innesti sperimentali che alle mie orecchie di cultore del rock progressivo-sperimentale anni 70 non dispiacciono affatto.
anche il II dei P all’uscita fu criticatissimo con alcuni che dicevano che era una copia spudorata del I privo della stessa carica emozionale-poetica, altri che invece si lamentavano dell’eccessivo distacco dallo stile del I …
è x questo che nn mi fido tanto della critica, ma delle mie orecchie …
cmq si converrà che i P rappresentano una delle esperienze musicali più entusiasmanti ed innovative degli ultimi anni (secondi forse solo ai radiohead – da OK comp in poi xò -) …
No, regà, il problema vero, ma proprio grande, è “E’ dura essere Silvan”. Come gli è venuto in mente?
Comunque io non credo che sia un discorso di vena poetica esaurita, nè di morte celebrale del gruppo. La cosa che mi ha stupito di più è stato vedere Agnelli sul palco del primo maggio che sembrava una mamma. Con questo maglione slargato e un caschetto imbarazzante. Poi ti fa tre pezzi nuovi (tra cui l’altrettanto imbarazzante Neppure carne da cannone per Dio) e una cover.
Spero che il prossimo cd sia di nuovo all’altezza dei precedenti.
Con un po’ meno di clamore attorno.
“P” dei Portishead è un gran bel disco. Se il primo (capolavoro assoluto) ed il secondo (bello ed apprezzabile sopratutto adesso) erano piuttosto simili, quest’ultimo invece è qualcosa di diverso. Per chi gli piacciono i Radiohead di “Kid A” ed “Amnesiac” qui troverà pane per i suoi denti.
Moi,non intendevo, chiaramente, condizionare il tuo ascolto. Anche perchè non ci sono riuscito. Era solo un parere. Li ho riascoltati, a dire il vero, proprio oggi e, per quanto si lascino udire, (stiamo parlando dei Portishead, mica di Apicella) continuano a sapere di carta carbone. Riproverò più tardi.
Jimmy: avevo detto di Silvan ma adesso ci aggiungo i pochi istanti nella lavatrice che, dato che son pochi, avrebbero tranquillamente potuto essere trascurati. Se non si trattasse degli Afterhours avrei detto che è pessima. ‘Neppure carne da cannone per Dio’ non la capisco affatto. E non mi piace affatto.
Mi piace, invece, il collo a barchetta dell’Agnelli. Sbarazzino.
No,no, stavo omettendo e invece devo: ‘Tutti gli uomini del presidente’. Impresentabile.
Ho scoperto gli Afterhours solo da ‘La ballata delle piccole iene in poi’:quindi appartengo alla chiera di coloro che arrivano allegramente quando labnd è diventata commerciale(ho fatto lo stesso con i Litfibe, invece con i Subsonica ho fatto l’inverso).
‘I milanesi ammazzano il sabato’ , per me, è un gran bel disco.E Manuel Agnelli un grande personaggio, grande carisma