The classifica 10. Vota Vasco. Eeeeh!

“La vera trasgressione è fare una famiglia e mettere al
mondo dei figli”

(intervista al mensile Max)

Non si può fare quello che si vuole (…) Ci si deve
accontentare”

(testo di Il mondo che vorrei)

«In verità mi accorgo che non abbiamo bisogno di cose,
oggetti, ma di situazioni “dentro”. Se stai bene dentro, è ok anche
una modesta capanna – ma se vivi in una villa grandissima e il tuo riferimento
è Bill Gates, sei finito»

(dalla Lettera di San Vasco ai Giornalisti)

 

A che pro vagheggiare la Democrazia Cristiana,
quando c’è Vasco Rossi? In verità chi meglio di lui, per blandire il Paese alla
vigilia del voto? In verità Blasco è morto da anni, proprio come Gesù Cristo,
che si badi, nessuno rimprovera per questo (in genere); perciò nessuno
rimproveri Vasco, se Blasco riposa in pace: ne ha tutto il diritto, se l’è ampiamente
guadagnato (a differenza di suoi colleghi che non se lo guadagneranno mai).


Quello che ci interessa in questo scrutinio è il consenso
incrollabile, anzi crescente (350mila copie solo in prenotazione dice la casa
discografica. E noi le crediamo! Siamo credenti. Vascredenti) dei fans, più infoiati dei
tifosi di una squadra di calcio, che perlomeno quando una squadra le prende
sode se ne fanno una ragione; viceversa non c’è disco scadente di Don Vasco nel
quale masse di credenti (perché “Vasco è una fede, bastardo chi non crede”) non
individuino il dono divino della traboccante poesia, e non annuiscano
gravemente quando Don Vasco – santo subito – mette in guardia contro le
lusinghe del successo (Basta poco) o quando ricorda che “La vita non si ferma”,
come ricordano i preti dopo i funerali e Giuliano Ferrara prima delle uova.
Sarebbe giusto che i fans lasciassero in pace le sacre spoglie; purtroppo il
culto esige che il simulacro venga mostrato negli stadi e gridi “Eeeeh!”; e in
verità questo puntualmente avverrà, con l’oceanico venite adoremus estivo nel
nome dello sponsor. Forse mai
Blasco
fu altrettanto amato da vivo e in grado di generare
indotto – e ciò conferma della predilezione italiana per i morti; la cosa fa
sicuramente ben sperare i putrefatti signori che tra qualche giorno, dai seggi,
riceveranno il consueto tributo d’amore.

Il n.1 di questa settimana (e dei prossimi mesi) era
ampiamente previsto, ma anche il n.2: i R.E.M., con la loro mezzora di
motivetti all’insegna di un rock giovanile che fa un curioso contrasto con la
voce sempre dolente di Stipe. Sorprende casomai, una volta salutati i tre
podisti (nel senso che stavano sul podio) della settimana scorsa scalati dal n.3 al 5 (Jovanotti, Amy Winehouse,
Gianna Nannini) vedere il n.6 di Moby, con un disco davanti al quale uno rivaluta Giò
Di Tonno
– però Moby conferma in piccolo il discorso precedente: l’aveva forse vista
la top ten, dieci anni fa, con il suo unico disco rilevante, Play? No – ma vero
è ben, Pindemonte, eccetera. Moby toglie il sesto posto agli inspiegabili Sonohra,
assieme ai quali resistono nella top ten i Pooh (n.8), Sergio Cammariere (n.9)
e l’altalenante Eddie Vedder (n.10). Ne escono in caduta libera Neri Per Caso
(n.16), Tokio Hotel (n.18), i Finley (n.25) e i Muse (n.26).

Chiudiamo rapidamente, che si sente il rumore minaccioso dei Rossicrociati
in arrivo: segnalazioni dovute per le altre nuove uscite: il n.52 di Cristina
Donà
, ma soprattutto l’area hard-raffinata: Dream Theater al n.37 (bellissimo
il titolo: Greatest hit & 21 other pretty cool songs), Cavalera Conspiracy
al n.71, Joe Satriani al n.77. E poi, Lola Ponce al n.68, ma quello è hard di
altro genere.

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11 Commenti

  1. Io sto ancora aspettando che le poste mi consegnino l’ultimo di Satriani. Sarei curioso di capire se un disco comprato su play.com e spedito in Italia vale nella nostra classifica?

  2. Però, l’abbiamo un po’ sentita, ormai, e proferita da individui discutibili, questa storia della famiglia difficile da farsi. Secondo me, la cosa più difficile è farsi i fatti propri, per dire.

  3. E’ proprio vero, dice cose da prete, in primis quella sul coraggio di mettere su famiglia. Il rock come viatico per il cattocomunismo?

  4. Esiste una sordido quanto scientificamente provato parallelo tra la crescita del livello del conto corrente e la caduta della creatività.
    Vasco ne è solo uno degli esempi più caserecci e cialtroni. Va lì, sermona e blatera un pò a casaccio in fondo….bon, un paio di assoli di Burns e finita lì.
    Ligabue è ben peggio. Crede di essere uno che conta. E pontifica che neanche Celentano in stato di grazia.

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