E’ ufficiale: la Chiesa sposta voti.

RuiniEgregio Direttore,

vorrei raccontarmi che anche ‘stavolta voterò questo centrodestra, ma non ci riesco. Vorrei soprattutto eludere quello che ieri mattina mi diceva un importante direttore di giornale: «Le liste del Pdl non sono brutte, fanno proprio vomitare».
Vorrei non aver ascoltato anche quanto mi diceva, l’altro ieri mattina a Omnibus, il professor Alessandro Campi: «Oggi i parlamentari hanno una funzione tecnica che nella maggior parte dei casi è spingere un bottone. Io, una personalità che sia veramente tale, veramente indipendente, non ce la manderei in Parlamento. In questo Parlamento servono persone fedeli, capaci di star sedute anche per 15 ore».
E io gli avevo risposto così: «Ma allora di questo passo arriveremo a selezioni tipo casting, come per la Tv». Scherzavo.
Ma nel pomeriggio eccoti la telefonata di un ex parlamentare di Forza Italia: «Guarda che i casting li hanno già fatti. Adesso non so, ma nel 1994, per le politiche e le europee, tu mandavi il curriculum e loro ti facevano la prova video. Ma poi: non l’hai vista l’Unità di oggi?».
No, non avevo ancora letto che «Il Pd fa casting ad aspiranti collaboratori» e che in centinaia avevano risposto, tra questi una famosa attrice e la solita Marianna Madia. Mi ero limitato a chiedermi, sempre a Omnibus, se la ventura Camera dei rappresentanti avrebbe potuto dirsi rappresentativa; se il Parlamento alla fine debba essere il famoso specchio del Paese oppure la sua eccellenza; se davvero, a contare, ormai, sia solo un’oligarchia di cinquanta politici in contrapposizione a centinaia di spingitori di bottoni. Tutti quesiti retorici, perché pare assodato che la nostra politica sia ormai americanizzata e che il candidato ideale sarà sempre più la risultanza di un piano di marketing: un perfetto esponente di quella che un tempo chiamavamo «società civile» e che oggi pare solo una separatezza borghese dalla politica.


Mi piacerebbe, dunque, negare che parte delle candidature del Pdl facciano espressamente schifo e che siano solamente plastilina nelle mani del capi-listone. Ma non ci riesco.

Nessuno, per definizione, è indegno di entrare in Parlamento: ma quando vedi certi esclusi ti prudono le mani.
Militari contro militari, imprenditori contro imprenditori, sindacalisti contro sindacalisti, handicappati contro handicappati, e portavoce, parenti, segretarie, scienziati contro scienziati: va bene tutto.
Ma ditemi perché dev’esserci la moglie di Emilio Fede e non Daniele Capezzone, cui Berlusconi di ripiego ha offerto di fare il suo portavoce. Ditemi perché dev’esserci la chirurga di Berlusconi e la fisioterapista di Berlusconi quando di converso hanno spazzato e non sostituito praticamente tutti i liberali (da Alfredo Biondi a Egidio Sterpa a Lino Jannuzzi ) per infilare oltretutto anche il tassista Loreno Bittarelli, capopolo della cricca corporativa più illiberale d’Occidente.
Non hanno candidato Paolo Cirino Pomicino, ma abbiamo la giornalista del Tg4 Gabriella Giammanco, e Gabriella Carlucci, Elisabetta Gardini, l’avvocatessa Nunzia Di Girolamo già indicata come «la nuova Mara Carfagna» come se ci fossimo già abituati alla vecchia. Chissà che hanno pensato Elio Vito e Antonio Martusciello nel vedersi esclusi a vantaggio della nota conduttrice Elisa Alloro: questo mentre Maurizio Gasparri aveva il fegato di spiegare che le sciampiste stanno tutte a sinistra, dove pure abbondano segretarie e portavoce che di politica capiscono poco ma di accondiscendenza già di più. In compenso nel Pd non c’è l’islamista moderato Khaled Foud Allam, e non c’è neppure Nando Dalla Chiesa: ma c’è Massimo Calearo, che sino a due settimane fa aveva la suoneria del cellulare (sul serio) con l’inno di Forza Italia.

Ma è la destra che traccia il solco, benchè sempre più destra: il baricentro giocoforza si è spostato verso l’ex Alleanza nazionale e sconta la necessità di non cedere terreno alla neo forza di Francesco Storace, mentre sempre verso destra soffia ormai il vento (il refolo) dei Pro Life di Giuliano Ferrara.
L’esito più sostanziale e sottaciuto, nelle liste del Pdl, è stato un’autentica caccia al laico: inteso come chiunque avesse un passato liberale, socialista e non propriamente devoto. «I clericali hanno fatto una vera mattanza soprattutto in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Umbria» mi raccontava ieri un neo candidato ben piazzato nella lista della Campania. Esempi? Tanti, ma spicca più di tutti il caso del lombardo Dario Rivolta. E così a destra avanza la deriva vandeiana e la rincorsa al rassicurante benestare della Chiesa.
Addio, ex partito liberale di massa. Eppure «Non c’è giornale o forza politica disposta a raccontare che la Chiesa, in Italia, non sposta un solo voto» mi raccontava lunedì mattina Nando Pagnoncelli.
Che poi non è neanche vero: il mio voto l’ha quasi spostato.

(Filippo Facci – Il Riformista – 12 marzo 2008)

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50 Commenti

  1. Anch’io sono attratto dalla simpatia istintiva che emana dalla levatura intellettuale di Gasparri. Anche se sono certo che Gasparri non condivida nulla del suo programma.

  2. OldMajor: non sottintendevo un’emerita cippa. La domanda era estremanente esplicita, e la risposta lo è stata altrettanto. Sul resto della bega TV che stai tirando su, non capisco di che parli, ma intuisco che ti stai incistendo polemicamente à la mode di internet, quindi, dopo un tentativo di risposta andato male, smetto di seguirti qui.

    Sul Giornale: l’articolo pacato che vagheggio non è questo qui su, ma un’ipotesi. Sul fatto che il Giornale sia solo un bruto strumento di propaganda, prendo atto della tua opinione. Al tempo stesso non nascondo che troverei certo più rilevante e umanamente edificante conoscere quella di chi lo scrive.

  3. perché meravigliarsi, però? Berlusconi è stato al governo per cinque anni (mai nessuno come lui) e con maggioranza sufficientemente ampia in parlamento (mai nessuno come lui), eppure non c’è stato un solo provvedimento liberale (non sono “liberali” i provvedimenti che gli hanno permesso di restare “a piede libero”). Perché ora, all’improvviso, il PDL doveva diventare una forza liberale?

    Ma d’altra parte, in Italia i liberali sono sempre stati pochissimi, e – di conseguenza? – incapaci di ottenere ampio consenso.

    Questa destra è clericale, clientelare, ma certo non liberale.

  4. non è un islamista moderato ma un accademico esperto di Islam che coi tempi che corrono fa differennza

  5. eeeeeh caro Facci…ero quasi sul punto di credere a questo tuo fasullo post di ribellione nei confronti delle decisioni del tuo padrone.
    Ma alla fine farai il tuo dovere da bravo cagnolino, ricorda che il padrone del Giornale ti paga lo stipendio, hai fatto il servo fino ad’oggi, perchè smettere quando è questa la tua natura?
    A proposito, in quella fantastica redazione di luminari hai una libertà senza pari? Infatti non hai proposto questo “scandalosissimo” articolo che hai scritto per un’altra perla del giornalismo: il riformista….bella roba

  6. No, adesso qualcuno mi spieghi che cosa significa essere liberali nel 2008. Qual è il loro carattere distintivo, fatta eccezione per l’ottocentesco concetto del liberalismo?
    Oppure è una parola che ha la stessa vaghezza di riformista?
    In un moto improvviso di liberalismo, ad esempio, potrei trovare simpatici i motivi di adesione di Elfi alla Santanchè?

  7. @Stefano Gorgoni:

    So che la cosa non cambia la sostanza del resto del tuo commento né che tu ne sei a favore, ma una precisazione:

    Berlusconi non è affatto rimasto al governo per 5 anni, ma per 4+1.
    Sì, a conti fatti sono 5, ma visto che lui spende quel 5 come fosse un’intera legislatura mentre in realtà i governi sono stati 2 perché è caduto una volta e se non avesse lui ricoperto pure 3 ministeri, sarebbe stata anche qualcuna di più, forse vale la pena mettere i puntini sulle i e cominciare a bloccarlo almeno sulle falsità strumentali evidenti o quantomeno non contribuire a diffonderle.

    Se ogni volta che dice “Io ho governato senza problemi per tutti e 5 gli anni” la gente cominciasse a rispondergli “Palle”, forse a domino comincerebbero a venirgli meno facili anche una serie di altre cazzate che gli sono permesse solo perché ormai la gente si beve tutto.

  8. Liberale, per esempio, sarebbe rendere accessibile il mercato a chi se lo merita.
    Per esempio liberalizzando le frequenze televisive (o almeno facendo rispettare lesentenze di una corte di giustizia internazionale), o cancellare tutta una serie di ordini professionali, licenze e privilegi. Impedire che consigli di amministrazione di aziende in teoria competitrici siano frequentati dai solito loschi figuri (i padroni dei 50 parlamentari di cui sopra). Basta? Posso continuare.

  9. giusto virginia, tutti si riempiono la bocca della parola liberale ma non si sa bene cosa voglia dire.

    certo fa figo dire di essere liberali, così si è un pò di destra ma non berlusconiani, un pò di sinistra ma riformisti, laici ma non laicisti. poi però quando si vuole fare i liberali veramente, e quindi libero mercato, tutti si spaventano.

  10. @Broono corretta osservazione. Mi chiedo quanto però questo abbia influito sul numero di provvedimenti liberali presi nell’arco di una intera legislatura. Se non fosse caduto, ce ne sarebbe stato almeno uno? Temo di no.

  11. Ah assolutamente in alcun modo.

    Soprattutto se pensi che il fossato che ha diviso i due distinti governi è stata la rimozione di Tremonti perché troppo federalista su richiesta di Fini perché troppo poco statalista.
    Quello stesso Tremonti federalista che oggi è candidato al ministero dal quale è stato rimosso su richiesta appunto di quel Fini un sacco statalista, che è poi lo stesso Fini statalista che oggi sostiene che quello stesso Tremonti federalista del quale chiese la cacciata perché troppo poco statalista, è il sostituto migliore per quel Padoa Schioppa che ha fallito perché troppo poco liberista.

    Ora io non so se tutto questo è garanzia di prossimo liberismo, ma secondo me mica tanto.

    Ma io di economia non me ne intendo molto, io lavoro con le immagini e quella che vedo è semplicemente ridicola.

    Soprattutto se mi soffermo sul dettaglio che vede quel partito per difendere i principi del quale Fini fu disposto a far cadere addirittura il governo piuttosto che avere Tremonti ad amministrare la baracca, oggi puf dissolto nel nulla dalla sera alla mattina e il suo ex capo a vagare per studi tv a definire il nuovo progetto la vera cura per i danni che l’ultimo minstro ha causato all’italia cercando per esempio di toccare le licenze dei tassisti ai quali lui quando bloccarono la città per protesta portò il caffé.

    Ripeto, io di economia non me ne intendo, ma resta che qualcosa non mi torna.

  12. La verità è che tutti blaterano di libertà quando:
    grazie a bancomat e carte di credito sanno quanto e come utilizziamo i nostri soldi
    grazie al telepass sanno dove andiamo
    grazie a i cellulari sanno chi chiamiamo e cosa ci diciamo
    grazie a internet conoscono i nostri gusti e i nostri interessi
    grazie agli autovelox e sistemi tutor sanno quanto veloci andiamo
    grazie all’ ecopass sanno quante volte andiamo in centro
    grazie alle telecamere sparse ovunque sanno sempre cosa stai facendo
    Aggiungi poi che ogni legge nuova prevede nuovi divieti e nuovi vincoli, non fumare, non servire alcolici dopo una certa ora, non, non, non…alla fine ci trattano come se fossimo tutti dei pericolosi delinquenti da tenere sotto controllo 24 ore al giorno, almeno lasciamo perdere la libertà che è un concetto troppo alto per gli esseri umani. Perché non parliamo invece di rispetto?

  13. La qualifica di “liberale” non trova nessun posto nel dibattito di questi giorni solo perché è un termine troppo serio e impegnativo. Liberale è chi crede nei diritti individuali di libertà, da estrinsecarsi in ogni dimensione dell’agire sociale: anche in quella economica. Liberale è quindi chi crede nel merito, e nulla è più lontano dalle dinamiche in atto nel paese.

    L’ultimo governo ha dato alcuni esempi di cosa NON voglia dire essere liberali: il mastellame contro la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche e la ridicola proposta Levi sulla limitazione della libertà di espressione in rete. Quando è caduto il governicchio io non ho gioito, ma ho pensato che alcuni quasimodi della smandrappata coorte di prodi sarebbero scomparsi per sempre, ad esempio sircàna e levi. E invece eccoli lì, in lista tutti e due.

    Per questo (ma non solo) mi trovo in posizione speculare rispetto a Facci: dopo una vita di centro sinistra lo schifo è davvero troppo.

  14. Ripeto qui quello che ho già scritto da Mantellini. Ogni tanto mi vien da pensare che gli articoli di Facci andrebbero presentati senza la sua firma. Anzi: quest’ultimo avrebbe dovuto firmarlo lui stesso con un nickname tipo “marco travaglio”: sarei proprio stato curioso di leggere i commenti.

  15. “Sanno” chi?
    Mi pare un po’ complottista come visione…
    Nessuno poi ti chiede di usare i bancomat, il telepass, i cellulari, internet…
    Puoi benissimo farti una vita da “non controllato” se hai paura del complotto.

  16. John Charles, lo dico da futuro non votante, questo governicchio uscente e’ stato comunque il piu’ liberale di sempre, in Italia, pur non avendo fatto quasi niente di liberale. Ma quel quasi fa tutta la differenza con gli altri governi, che hanno fatto proprio zero, in termini liberali.

  17. questo governo è stato il più liberale di sempre????????

    oh mamma ma l’essenza stessa di questo governo è quanto di più antiliberale esista, loro credono (ancora adesso) che lo stato debba distribuire le risorse magari già che c’è organizzarci anche la felicità.

    ma ormai le parole non ha più valore, basta una campagna mediatica pro-bersani e anche i postcomunisti diventano liberali

  18. Facci, io voto a destra, ma di questo mio omonimo che agita il fantasma del comunismo ogni volta che ne combina una grossa non ne posso più.
    Storace perlomeno non parla al suo elettorato come fossero un branco di idioti.

  19. Tra l’altro, molti di quei liberali descritti da Michele amano qualificarsi anche come “indipendenti”. Mah.

    JC, liberale è un assunto di partenza condiviso, ma astratto e utopistico in quanto realisticamente impraticabile nell’atto del governare un Paese. Nella pratica, siamo tutti liberali nel momento in cui troviamo illiberale qualcun altro. E di M.L. King ne nasce uno per secolo e non in Italia.
    Però, piuttosto che votare uno come Capezzone, che si dichiara (e lo sarà senz’altro) liberale, ma che poi proclama di volere aliquote fiscali flat al 20% per tutti, oppure una madre di Rignano … preferisco uno che nella vita abbia fatto bene un mestiere e che si renda utile. Ma che l’abbia fatto davvero, non per interposta parentela imprenditoriale o per appartenenza ad una categoria, un genere umano, un’etnia, un’assenza di religione, un caso della vita.
    In assenza, a seconda delle idee, meglio scegliere fra quelli che conosciamo tutti e che sanno come mandare avanti il Paese.
    Trovo facile, pilatesco e anche presuntuoso sbandierare con orgoglio l’intenzione di non votare. Prima di sottintendere con un certo orgoglio che “questo Paese non merita il mio voto” sbeffeggiando bersagli facilissimi, mi chiederei chi sono io a differenza di quelli che schifo, per schifare questo Paese.

    Broono, se i governi cadessero ogni volta che si dimette un ministro, quello di Prodi sarebbe stracaduto in questi scarsi due anni, se alcuni dei suoi ministri avessero avuto l’onestà di dimettersi per ragioni per lo meno della stessa rilevanza di quelli dell’ex governo Berlusconi. Dai, non ci si fa mancare niente neppure a sinistra.

  20. Voi-non-potete-neanche-immaginare-che-casino-ha scatenato-questo-articolo.

  21. Virginia, non sono poi così in disaccordo, eccetto quando alludi misteriosamente a qualcuno che saprebbe, a tuo avviso, mandare avanti il paese (o come dici altrove, scrivere le leggi). Mi faresti il nome? Negli ultimi quattordici anni ricordo solo leggi di contenuto pessimo, o di buon contenuto ma rimandate indietro dalla consulta perché scritte in gergo trogloditico. Ed è vero che non è difficile assumere una posizione snobistica, specie quando non si rischia sul personale, ma sappi che nel mio caso si tratta di un decisione molto sofferta, e che arriva dopo una vita di “libertà è partecipazione”. Ecco, rivendico la libertà di non partecipare più.

    Liberalismo e Bersanizzazione dell’Essere. Non ho grande stima del Teologo Pelato e delle sue autoproclamate (e mediaticamente riecheggiate) liberalizzazioni. La bersanizzazione non ha impedito alla mia banca di farmi pagare 52 euro quando ho chiuso il conto, né ai tassisti romani di aumentare le tariffe del 18%. Certo, ora per i laureati in farmacia che non hanno il padre farmacista si è aperta la possibilità di mettere su delle “parafarmacie” e di sperare che il neon delle prime quattro lettere abbia vita breve. Ma questo non ha abbassato i prezzi. Trovo molto più liberali Alesina e Perotti, personalmente.

    Quando Mastella, recitando con dizione miserrima versi di fattura ributtante, ha fatto cadere il governo ho giurato a me stesso che mai le false prospettive della memoria mi avrebbero cancellato le porcate, l’indulto, la scalata dei furbetti, l’eliminazione quasi fisica dei magistrati scomodi, il fetore della vecchia muffa di Partito che non si disperde mai, la totale latitanza nella lotta alle mafie, lo scandalo della Campania. E ora chiedo scusa, ma il maquillage veltronardo non mi basta più.

  22. FF: “Voi-non-potete-neanche-immaginare-che-casino-ha scatenato-questo-articolo.”

    Poiché, come detto, reputerei interessante che uno che scrive opinioni un giorno sì e uno no in prima pagina sul Giornale aprisse un fronte solido di critica dura e ragionata nei confronti dell’andazzo del PDL, non posso che gioirne :)

    Ma son casini segreti, nel chiuso dei retrobottega, o, come oso sperare per la crescita dell’italica specie, pubblici? In quest’ultimo caso, si potrebbe avere qualche coordinata?

  23. @Virginia:

    Non ho detto che i governi dovrebbero cadere ogni volta che si dimette un ministro, ho semplicemente ricordato che il cavaliere, piaccia o meno, non può parlare di cinque anni di legislatura riferendosi al quinquennio 2001-2005.
    Così come non sono io che il passaggio l’ho sottolineato dando ai due periodi due nomi diversi (Berlusconi II e Berlusconi III) a indicare appunto due governi diversi con tanto di passaggio dal capo dello stato tra i due giusto per spiegarla anche a quelli che non avevano capito che il governo era finito.
    Era una pura precisazione tecnica.

    Se poi proprio devo dire la mia in merito, ti posso dire che riguardo a quel quinquennio il problema non è il ministro che si è dimesso (può succedere, certo, e non per questo il governo deve cadere) ma la persona con la quale lo si sostituisce.

    Se è vero, come è vero, che un ministro che si dimette può tranquillamente essere sostituito e che questo non è sintomo di governo in crisi, meno vero è che sia normale che per ben tre volte pur di non dare il tempo all’orologio di pronunciare la parola “crisi” a correre a quel tavolo è stata sempre la stessa persona che accidentalmente era anche il leader di quel governo.
    Questo è il punto, chi l’ha sostituito, non chi ha lasciato la scrivania.

    In ultimo, comprendo il tuo tentativo di estendere al governo prodi i problemi del governo berlusconi ma privandolo dell’onestà intellettuale che secondo la tua tesi al contrario il ministro in carica (tremonti) ebbe, ma vale la pena sottolineare una piccola svista che rende la tua tesi meno solida:
    Tremonti non si dimise, venne cacciato sotto minaccia di crisi di governo da parte del principale alleato del cavaliere che ne chiese la testa in cambio della prosecuzione della legislatura.
    Che è ben diverso dal fare paralleli tra i due governi sostenendo che per lo meno in quello di berlusconi ebbero l’onestà di dimettersi quando fu il caso.

    Se hai qualche esempio di “tremonti” cacciato nel governo prodi ti seguo, altrimenti forzi paralleli che non hanno rispondenza con la realtà e quindi seguirti risulta decisamente impossibile a meno che tu non precisi che è di pura fantasia che stai parlando.

  24. Caro filippo,
    due domande. 1) se non voti QUESTO centrodestra, allora quale?
    2) Mi dispiace leggere (da te) le cose che da un po’ sto leggendo sulla lista di Giuliano Ferrara. Mi sembra che non hai capito il punto – anche dal GIornale di ieri sulla 194. tanto più oggi, quando scrivi che il “refolo” di Ferrara aiuterebbe il Pdl ad andare a destra. Ma hai presente la vita?Hai presente la morte? Hai presente un cuoricino che batte dopo sei settimane di vita? si parla di fatti, non di ideologie. Puoi sforzarti di essere appena un po’ più razionale, please?

  25. “hai presente la vita?Hai presente la morte? Hai presente un cuoricino che batte dopo sei settimane di vita? si parla di fatti, non di ideologie. Puoi sforzarti di essere appena un po’ più razionale, please?”

    Eh, in effetti la tua chiusura è una slavina di razionalità.
    E’ proprio un modo strepitoso per suggerirla come piano di confronto.

    All’elenco dei parametri razionali hai dimenticato di aggiungere che dal momento del test positivo in poi cominci a scegliere anche il nome.
    No, così, per completezza di confronto razionale.

  26. Cara, il mio pensiero è quello di Peter Singer, intervistato dal Foglio di martedì.

  27. Broono, io non voglio estendere un bel niente. Alcuni ministri di Prodi, piuttosto che fare i farfalloni per le piazze in aperto dissenso con il governo che rappresentavano, avrebbero dovuto mostrare il coraggio di dimettersi.
    E poi, perdonami, ma i gusti sono gusti: tanto è stato “cacciato” che sta sempre lì, brillante come non mai. A me piace Tremonti e morta lì.

    Certo che commenti come quello di Diana, che fanno il paio con quelli opposti di tanto neo-vetero-femministe, mortificano tanti bei ragionamenti profondi, che nulla hanno a che fare con le prossime elezioni.

  28. la politica appassiona ancora la gente, e se le liste sono così squallide e i programmi (di cui nessuno parla) identici, forse è perchè i partiti pensano il contrario, ma di questo una grande responsabilità è proprio dei vari grillo e company che continuano a esaltare l’antipolitica.

  29. A me Filippo Facci inizia a starmi simpatico: mi sembra pieno di coraggio e onestà intellettuale. E lo dico solo perchè se sta a spostà a sinistra, eh: se avesse dichiarato che glie piaceva un Berlusconi bis (tris), mi sarebbe stato subito, inconsciamente, antipatico. Nonostante la spontanea simpatia che mi ispira (vabbè, s’è capito poco, lo so)

  30. Diana è la candidata della lista pro-life Sardegna. Lo si intuiva lo so, ma per completezza.
    Capito il concetto di razionalità?

  31. Le piazze sono diventate l’ago della bilancia della politica solo da quando “qualcuno” ha cominciato a usarle mediaticamente.
    Fino a quel momento non avevano mai avuto influenza nemmeno quando ci viaggiavano pure le pistole.
    Oggi pare che tutto avvenga in piazza, quello che appare in piazza (non conta chi e con che soldi ce l’abbia messo) diventa il destino del mondo, la piazza vive, la piazza decide, la piazza sceglie.
    Pensa te, tutto questo in uno dei periodi storici nei quali il “cittadino” conta di meno.
    Curioso, eh?

    Così come un ministro che si dimette non necessariamente deve generare una caduta di governo, con lo stesso ragionamento ma in scala, un ministro che va in piazza non è meno degno di fare il ministro di un governo contro il quale quella piazza sta manifestando.

    Mi spiego?
    Mi spiego.
    Oggi si usa tanto il termine “laico”.
    Allora a me che una Bindi la domenica vada a messa dove le diranno che una buona cristiana non deve fare quello che ha fatto lei, non mi interessa nulla e tantomeno mi fa pensare che non dovrebbe ricoprire il ruolo che invece ricopriva.
    L’importante è che in aula sia parte del governo con il quale è diventata ministro e che non porti quella chiesa in cui va la domenica sulla scrivania dalla quale spedisce fax ministeriali.
    Per il resto può andare a sostenere i suoi ideali dove le pare.
    Se riuscirà a scindere le due cose, per me sarà un’ottima ministro.
    Ecco, nella stessa maniera, se uno di sinistra è sempre stato contro la guerra e oggi firma un programma che contro la guerra non è, io non lo riterrò meno degno di fare il ministro solo perché in aula vota a favore, come da programma, e fuori va in piazza a impugnare la bandiera arcobaleno.
    Lo riterrei indegno di fare il ministro se firmasse un programma che finanzia le missioni e poi al momento del voto votasse contro.
    Tutto però all’interno delle mura dell’aula.
    Quello che fa fuor sono affari suoi.
    L’incoerenza (per alcuni lo schifo) io gliela attribuisco al momento della firma del programma, al limite, non quando manterrà fede a quella firma proponendo disegni di legge sui pacs e la domenica andrà ad ascoltarsi l’angelus.

    Che Tremonti sia sempre lì non dimostra nulla in termini di “pesantezza di cacciata”.
    Fu cacciato su richiesta di Fini e a causa delle sue scelte economiche, questa è la storia nel senso di reale cronologia di fatti, non cambia solo perché oggi è di nuovo pronto allo start.
    Anche Fini nemmeno tre mesi fa dava dell’esaltato a Berlusconi eppure oggi sta riuscendo a far apparire Bondi un incontenibile testa calda, al suo confronto.

    Ti piace?
    Legittimo.
    Ma solo dicendo, come infatti fai, “però anche voi” puoi vedere la situazione meno ridicola di quella che è.

  32. Caro Broono, Tremonti fu talmente cacciato che tornò ben presto. E nel mentre che fu cacciato non restò certo esiliato o disoccupato.
    Se ci vogliamo ammazzare amicalmente non facciamolo su Tremonti, dai. Salvo che tu non abbia argomentazioni un po’ più approfondite nello specifico.
    Circa l’uso delle piazze e del loro valore, anche lì perdonami, lascerei perdere.
    Se proprio vuoi vincere alla grande, è meglio che provi a parlarmi di Maria De Filippi. Per quanto anche lì, non si sa mai …

    La precisazione di Sara inspessisce di brutto il dibattito politico in corso. Quasi sposta un casino di voti.

  33. Ma sì Virginia, sì.
    Metto delle x su ogni punto che magnanimamente mi hai offerto per confront…vincere e ti dico che sì, hai ragione come sempre tu che sei più bellissima di tutti e scusa se ho avuto l’ardire di pensare che avrei potuto rivolgermi a te guardandoti dallo stesso livello.
    Sciocco io.
    E’ che a furia di guardare la De Filippi mi sono davvero convinto che basta il cuore e non serve la tecnica e tutti possiamo farcela se solo lo vogliamo e per un istante ho pensato che potevo anch’io essere bravo come te e dire le cose grandi.

    Perdonami di nuovo.
    E grazie, per avermi lo stesso dedicato qualche minuto della tua vita.

  34. Filippo l’abbiamo convertito, adesso manca solo Virginia … ahahahahahahah!

  35. Sarebbe interessante sapere se a Facci sarebbe stato permesso pubblicare un articolo del genere sul Giornale. Io, che sono malizioso, dico “col cazzo”.

  36. Per convertire Virginia temo ci voglia l’esorcista, ma anche, un bacio. :)
    Virginia, intanto come terapia ripeti questa giaculatoria: “Anche il figlio di un operaio può diventare un professionista!”.
    Ripetilo fino che non sentirai una certa leggerezza prendere corpo in te. Allora tutto ti sembrerà più chiaro, ed il Grande (ed in fondo, triste) Truccatore altro non ti apparirà come un semplice e povero incidente nella storia di questo paese ancora immaturo.

  37. Scusatemi se intervengo “quasi anonimamente”, ma ho problemi con la registrazione…
    Ho letto con vivo interesse sia l’articolo di Facci che le reazioni che ha suscitato.
    Per la verità, mi ha lasciata un po’ sgomenta il primo commento, quello di Virginia, che
    si è fatta un’idea abbastanza colorita su chi dichiara di essere “liberale”. Be’, Virginia, non ho ottanta anni (forse disquisirò dell’ombelico…), ma sono liberale. E si
    domanda ancora cosa significhi esserlo nel 2008. Esattamente la stessa cosa che significava (fatti i dovuti aggiustamenti della società attuale: ad esempio, non viviamo sotto l’occupazione di upaese straniero, non abbiamo la monarchia) uno due secoli fa: porre la propria libertà individuale – frutto di diritti fondamentali inviolabili – quale limite alle ingerenze esterne, siano esse dello Stato o della chiesa (leggi: delle religioni). Ecco perché il liberalismo è antistatalista, ovvero fissa invalicabili paletti ai poteri dello Stato, quand’anche democratico; paletti che delimitano il confine oltre il quale lo Stato non può andare, a meno di non ledere diritti e libertà dei cittadini. E lo statalismo, portato alle più esasperate conseguenze, è totalitarismo. La
    recente “odiosa vertenza” tra laici verso chiesa che – scusa Virginia – non è solo una
    sollevazione di qualche blogger e di 4 giornali, ma di tutto il mondo liberale (e non solo), rientra perfettamente in quest’ottica. Si esige che la chiesa, o le religioni in generale, non interferiscano in alcun modo sulle scelte dello Stato, che deve essere laico, cioè non condizionato ideologicamente, religiosamente o moralmente da terzi. Questo è il senso dell’avversione al clericalismo, senza assolutamente conferire a questo termine il significato dispregiativo che ha acquistato. Attenzione: questo non significa che le “persone” debbano non avere credo religioso. Ma nel momento in cui quelle “persone” diventano parte dello Stato e debbono occuparsi della “polis”, in quanto
    “politici” sono tenuti a non modellare leggi e provvedimenti per rederli conformi al loro credo, o alla morale del loro credo.Quello, deve star fuori dalle aule parlamentari. Questo è il liberalismo, che è dottina politica. Il liberismo, di ci ho trovato traccia in qualche commento, è dottrina economica: ma questa è un’altra cosa. E mi dispiace per Virginia, che andrà a votare “programmi” e “persone”, non conoscendo nulla dell’idea (se avessi scritto “ideale” avrebbe detto che ho 94 anni…) con cui quei “programmi” saranno attuati da quelle “persone”. E se ti privassero, Virginia, di qualche diritto inviolabile e fondamentale che dài per acquisito (ad esempio, il divorzio, per non parlare dell’aborto), che diresti? Per chiudere: complimenti a Facci per la presa di posizione e per la risposta data a Tommaso Tervisiol, splendido esempio di liberalismo. Facci scrive quello che vuole perché questo rientra nei suoi diritti fondamentali ed inviolabili (libertà di espressione). E tranquillamente ammette che Il Giornale, un pezzo del genere, non l’avrebbe pubblicato, secondo lui (Facci), legittimamente: rispetto (io, Facci) la tua libertà di scelta, perché anche questo è un diritto fondamentale e inviolabile.
    Loredana C.

  38. Le persone libere sono rare perché essere liberi significa anche rendersi la vita difficile, farsi un sacco di nemici e combattere ogni giorno per difendere lo spazio che riesci a conquistarti. Non sarà mai un partito a renderci liberi. La libertà non può essere concessa, è un controsenso. Le persone libere formano uno stato libero. I servi formano uno stato arretrato, bigotto, illiberale e povero, come quello in cui viviamo.

  39. Gentile Loredana, ti ringrazio per l’attenzione che mi hai riservato e ti dico subito di non sgomentarti. Mi esprimerò in modo disordinato e impulsivo, ma ti assicuro che ho chiaro il significato di liberale. Tanto che lo do come assunto di base.
    Ma non basta. Ed è pure poco praticabile alla lettera.
    Tu dici che in nome del liberalismo bisogna limitare i poteri dello Stato, che a loro volta non devono subire limiti di fronte alla minaccia di interferenze ideologiche o religiose. Sono begli ideali, che io in modo colorito ho definito ragionamenti dell’ombelico se posti di fronte ai problemi veri di questo Paese (ad esempio, il caso Alitalia o quello della Campania).
    Ciò che ho contestato a Facci è la motivazione per cui ha deciso di non votare PDL (“l’esito più sostanziale e sottaciuto, nelle liste del Pdl, è stato un’autentica caccia al laico: inteso come chiunque avesse un passato liberale, socialista e non propriamente devoto”), pur essendo evidente che queste liste elettorali includono una serie di casi imbarazzanti. Motivazione che è senz’altro apprezzabile nel momento in cui si pone avanti a tutto la passione per le battaglie a favore dei diritti e la purezza delle idee. Forse anche l’amicizia o la stima personale per qualche escluso. Questo nel migliore dei casi, mentre nel peggiore si prediligono gli argomenti popolari nei blog, tralasciando, forse per ignoranza, cose più consistenti.
    Quello che non condivido insomma è che si prescinda, nell’esprimere un voto politico, dai programmi per governare il Paese. Io posso trovare simpatico un candidato per le sue idee liberali, ma se poi è assolutamente impreparato su temi di maggior sostanza, non so a che cosa serva. Gli ideali, che mi fanno portare rispetto verso chi combatte per loro, sono inutili per far ripartire il Pil, ridurre il debito pubblico, moderare il caro-vita, accrescere l’occupazione, concepire grandi opere, ecc.
    E’ più o meno la stessa ragione per cui non condivido l’iniziativa di Giuliano Ferrara di candidarsi con una lista basata solo su temi complessi che non pertengono in prima battuta all’arena politica. E per questo motivo ho pure definito odiosa la questione Laici verso Cattolici come base di un ragionamento politico. Tu stessa ti trovi a concordare con me che quelle persone – sia chiaro, non solo gli appartenenti a un confessionale, ma anche i laicisti a tutti i costi – debbano occuparsi di “polis”.
    E poi scusa, sarò ottimista, ma chi è che vuole privarmi dei diritti fondamentali e inviolabili in questo Paese?
    Facci, infine, ha fatto una libera scelta, ma ho il sospetto che tutta questa approvazione nei suoi confronti risieda nel fatto che scrive per il Giornale. Non so di quale popolarità avrebbe goduto se l’avesse fatta da posizioni opposte.

  40. Questa sera, ore 23.45, chi vuole può guardare Tetris (la7) dove torno a parlare dell’argomento.

  41. Facci,
    era spaventato per la pigotta in carne ed ossa o per quella di pezza?
    ***********************************************
    Quando guardo queste figliole “papaline” della provincia di Benevento cresciute a pizza chiena e sasicchie alla brace, foularino al collo e laurea in giurisprudenza SENZA botta, io, terronissima creatura, corta e nera, rivaluto a questo punto a pieni voti la splendida performance del cardone cucinato dalla sig.ra Mastella in casa Vespa davanti al plastico.
    Almeno se magnava quaccheccosa!
    Detto ciò, più che dire che so stirare abbastanza passionemment le camicie,usare il “folletto”, mettere in ordine i libri per colori e fare discreti pompini, non dirò.
    Spero che Berlusconi mi ascolti e mi sistemi con il primo miliardario a disposizione.
    E fanculo alla pigotta!!

  42. Va detto che in effetti Telese ‘sto gran conduttore (giornalista non so) non è e che se si è trovato a condurre dibattiti politici è per coincidenza di tempistiche tra palinsesto e campagna elettorale, più che per reali meriti e predisposizione.

    La cosa poteva anche passare inosservata, se umilmente avesse capito che quello che gli conviene fare è lasciar fare agli ospiti (non tutti, certo) che l’attualità gli consente di aver davanti.
    Invece ha voluto prendere ‘sta strada del non adeguato per farne argomento di ogni puntata riuscendo soltanto a evidenziare, parlandone appunto ogni puntata, la fondatezza assoluta della tesi.
    Ieri sera il dibattito è stato demenziale e non per colpa degli ospiti, ma per l’impossibilità di far prendere allo stesso una direzione che andasse da qualche parte, una qualsiasi.
    Tocca dar ragione a Pannella e al suo, certo col solito tono da vittima, essersi rifiutato di fare show da mezzogiorno in famiglia.

    A evidenziare l’imbecillità, politica e mediatica, delle 3 cose elencate dall’avvocatessa azzurra (“il paese è in ginocchio! Non si arriva a fine mese! I giovani non sono tutelati!”) prese pari pari dalla prima pagina del kit del candidato fornito dalla redazione azzurra la settimana scorsa a pagina “A ogni occasione prima dite “Il PD di Prodi” scandendo bene “di Prodi” e poi a seguire le seguenti voci…”, sarebbero bastate le cose dette dai restani ospiti, compresa la Meloni, naturalmente, ché condivisione delle idee a parte è tutt’altro che inadeguata.

    Se quelle cose avessero avuto lo spazio che meritavano, naturalmente, invece che vederselo sottrarre dal sassolino tolto dalla scarpa col servizio sulla tv di Ferrara agli esordi genere “specchio riflesso”, dall’Indovina Chi e dal fumetto per spiegarci che Andreotti era giovane quando ha cominciato.

    E’ stato troppo ottimista, Facci, quando ha annunciato che avrebbe parlato dell’argomento.
    Forse ultimamente non aveva avuto occasione di seguire il programma.

    Nota tecnica per Morosita:
    Sulla cromaticità degli scaffali vale il proprio occhio, certo.
    Ma per stabilire la qualità di un pompino è la voce di chi lo riceve che va considerata, non quella di chi lo fa.

    Ché a sentire noi uomini anche noi siamo tutti dei maghi del sesso, poi a sentire voi, nel 99% dei casi è già tanto se vi troviamo a letto ad aspettarci.

    :)

  43. Spiace essere sempre in disaccordo, Virginia, ma al contrario di molti altri programmi politici il liberalismo è speso piuttosto facile da applicare ai casi concreti, anche a quelli che tu citi: per quanto riguarda Alitalia, è sempre stato non liberale pompare l’azienda di denaro pubblico e infliggerle l’inconcludente accanimento terapeutico degli ultimi anni. Alitalia aveva tutte le carte in regola per un fallimento con tutti i crismi (nonché i controcazzi) almeno dieci anni fa. Dalle sue ceneri sarebbe nata o una nuova compagnia molto più adatta a restare nel mercato, come nei casi di Sabena e Swiss, o un mercato con nuovi attori. Ovviamente sarebbe stato meglio per tutti, compresi i cassintegrati, gran parte dei quali, se non tutti, se non di più, avrebbero trovato contratti di lavoro veri e non umilianti proposte di contratti di formazione a settecento euro al mese. L’unico che ci avrebbe perso è l’inevatibile Cimoli, ma abbiamo così tanta fiducia nelle sue pur nascoste doti, da essere convinti che se ne sarebbe fatto una ragione.
    Questo per dire, e non sono io ad essermelo inventato, che non essere liberali non è poi così progressista.

    Circa la monnezza, certamente non è stato meritocratico affidarne la raccolta ad Impregilo, azienda la cui sfera di competenza è ancora più nebulosa delle capacità di Cimoli. La valutazione tecnica data ad Impregilo dal jury è stata pessima, solo che la ditta oscura offriva lo smaltimento a un prezzo stracciato, e così ha vinto. La bontà del prezzo poi si è spiegata: lo smaltimento consisteva nel buttare la rumenta a Pianura.

    Oltretutto la gara per l’attribuzione dell’appalto venne fatta all’italiana, ossia con un bando che escludeva di fatto le ditte straniere.

    Infine, Virginia, credo che oggi la battaglia sui diritti sia di grande rilievo, e metterei al primo posto l’incredibile, infamissima, medievale legge 40, che ferisce, umilia e rende oggetto il corpo della donna. Passando per la 194, e arrivando alle già citate illiberalità del governicchio prodi-levi-sircana, dio li ostracizzi dai media per non vederne più, almeno, i volti infausti, ma non tacendo l’occupazione abusiva delle frequenze, ecco, io credo che la lotta per i diritti sia ora assolutamente irrinunciabile.

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