Lo Stato perfetto

cutolo.jpgBuonasera, sono un munnezzaro. Non uno
scopatore o un cartonaro. Un munnezzaro. Io metto la mia tuta,
sporca, si capisce!, e guido i camion. Ora li chiamano in un altro
modo, ma sempre camion sono: hanno il cassone e la munnezza che si
perde per strada. Faccio i chilometri, e pure le file. Perché
scaricare la munnezza non è come scaricare l’uva. Non devi
fare la pesata, non devi fare il controllo, ma devi aspettare, ore,
ore e ore. C’è sempre chi arriva prima di te alla discarica.
Anche quella la chiamano in un altro modo, ma siete fessi voi che ci
credete. Sempre discarica è. Va a finire tutto là
dentro: quello che buttate dai piatti, quello che togliete dalle
case, dalle fabbriche, dalle officine. Poi viene ammassato, ci
passano il cellòfan e ve le chiamano ecoballe. Di vero ci
stanno solo le balle che vi bevete. Sì, ve le bevete. Perché
tutta la merda che cacciano le balle voi la bevete. Qualche volta la
bevono anche i pesci, come quelli che trovarono morti a quintali in
fondo al Cervaro. Mercurio, dissero, perché la discarica era
un po’ lontana. Solo che i fiumi camminano, come i camion della
munnezza. E quando si fermano è perché qualcuno si è
inceppato. Una volta pensavamo che ci fermassero pure davanti
all’oasi del wwf, vicino a Persano. Poi i capi miei diedero
diciottomila euro a famiglia, a quelli che abitavano lungo la strada.
E siamo passati. “Se li devono comprare tutti a medicine”,
dissero i capi miei. Le bestemmie, a volte, ci pigliano.
Voi non lo sapete, ma la munnezza
cammina sempre e non servono registri, controlli. Le carte le
lasciamo a voi, che credete di vivere in uno stato e invece state in
mano ai chiachielli che vivono da passacarte. Lo sapete quanto
costano i passacarte? Due lire e un cesto di formaggio. A volte
costano anche solo due paccheri in faccia. I chiachielli sono quelli
che vanno dove butta il vento. Quelli che oggi stanno con me e domani
con te. Come gli stronzi, che stanno sempre a galla. Si acontentano
di un voto per fare quello che vogliamo noi. Due lire e un cesto di
formaggio!
Ma nella vita servono pure loro. Fanno
ammuina: in televisione, sui giornali. Li chiamiamo i galli ‘ncoppa
‘a munnezza. Sono quella facciata rispettabile con cui tanto vi piace
avere a che fare.
Ci sono anche le volte che non si deve
passare. Anzi. Bisogna stare fermi. Perché sta gente deve
capire che aumenta il gasolio, aumenta la vita e costano pure i
viaggi della munnezza. E allora i capi miei salgono nelle case e
dicono: guagliù facimm ammuina. E la munnezza arriva a costare
pure quella. Un euro, dieci euro, cento euro al chilo. Dipende da
quanta ne riesci a tenere per strada. E i fessi ci credono alle
fiaccolate, alle messe, alle barricate.
Mi dispiace per voi, ma io vivo nello
stato perfetto e lo difendo. Dove non contano le raccomandazioni, ma
quello che sai fare, quante palle tieni e come le usi. Dove, se ti
capita un incidente, c’è chi pensa alla tua famiglia per te.
Dove, se sbagli, paghi e, se non puoi pagare, c’è la tua
famiglia che deve farlo. E non a crai e biscrai: subito. Se chiedi un
rinvio, paghi pure quello.
Mi dispiace, ma è lo stato
perfetto. Quello delle certezze. Quello dove il lavoro puoi trovarlo
pure a quindici anni e non devi tenere lauree, master e controcazzi:
devi faticare. Punto e basta. E devi rispettare le regole.
Le regole sono:

chi sta sopra di te è perché
è meglio di te;

fatti i cazzi tuoi;

non pretendere, merita.

E valgono per tutti.

Io so solo che chi mi dà pane,
mi viene padre.

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9 Commenti

  1. Sasaki, giurami che si capisce che è un post scritto da chi ha la faccia tra le mani e non ne può più. Se poi non si capisce, giuramelo lo stesso. peppiacere

  2. Gabriella,
    vale se giuro io al posto suo?
    Grazie sempre per ciò che scrivi.
    Anzi, non scrivere più che mi incazzo anche a leggere.

  3. Gabriella, il mio non era un appunto. Mi spiace tu mi abbia frainteso. Comunque si capisce la disperazione, che fra le altre cose, per quanto si possa, è condivisa.

  4. Ve le bevete in Campania ehh…
    Cazzo c’entrano le altre regioni, contenti Voi, di andare senza casco e senza cinture e farvi i cazzi vostri.
    Rispedisco al mittente, ora basta, la Campania non è l’Italia, uno normale non da fuoco ai rifiuti, lo sa che fanno male alla salute.
    Saluti

  5. Certo che lo sa tant’è che non a caso ho parlato di tanta inciviltà, camorra a parte.
    Cazzi, caschi e cinture qui non c’entrano.E manco i mittenti.
    I tumori quelli sì.
    La Campania non è Italia; l’Italia non è la Campania; la Campania non è Napoli, Napoli non è la Campania. I “grazieadio” e i “purtroppo” posizionali come meglio ritieni sull’asse sintagmatico.
    Non ci offendiamo; è oleografia anche questo.

  6. l’ho riletto non so quante volte. è uno schiaffo in faccia, uno sputo, una condanna.
    è una delle cose migliori che abbia mai letto in rete sul tema.

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