Grilli parlanti

Paolo Guzzanti chiede ai suoi lettori se sono d’accordo con Beppe Grillo e gli autori de La Casta. Si chiede, l’onorevole Guzzanti nella sua paranoia, se davvero chi passa per il suo blog trovi realistico considerare che il primo tra i cinque (chissà perché cinque) problemi del Paese, oggi, è che il popolo vuole una cosa e la politica ne fa un’altra.

Ora, io non so bene da che parte stare, non so più nemmeno bene cosa sono, in virtù di questo metodo così italiano che ha bisogno di una classificazione continua dei pensieri, delle opinioni, degli atteggiamenti eccetera. Vorrei dire delle cose e non dovermi giustificare perché le ha dette prima la Lega Nord, o il vecchio PCI o l’altro ieri Alleanza Nazionale. Ai miei occhi questo modo di vedere la realtà non ha più molto senso: sfogo di questa visione un po’ più elastica dell’umanità sono situazioni quali quella francese, dove ad esempio un Primo Ministro eletto tra le fila dei conservatori sceglie come Ministro un’esponente dell’opposizione. Il mio connazionale medio non riesce ad immaginare il perché ma è presto detto: gli oppositori politici non sono nemici e, talvota, viene loro riconosciuta qualche qualità. Il fatto è che, ad esempio in Francia, non si è sempre costretti a scegliere tra un bel piatto di feci ai pinoli ed uno di regurgito all’arancia. Il nostro menu invece ci ripropone sempre le stesse identiche atrocità, a quel punto (nella sconfitta della scelta) uno vale l’altro e tanto per non cambiar niente, allora che omogeneamente si cambi tutto.

Quindi, se ieri Letizia Moratti balbettava sciocchezze sulla scuola ed oggi tocca al Ministro Fioroni, voi capirete non è che mi faccia esattamente effetto-cambiamento, discontinuità. I politici nostrani ritengono che il solo avvicendamento del colore predominante a Montecitorio basti al popolino per sapersi finalmente salvo e soddisfatto anche della sola esistenza della parte giusta. Sorpresa: non basta più. Se poi il risultato è il procrastinarsi delle medesime metodologie mafiose ed incestuose, allora siete uguali agli altri. Cambiare vuol dire cambiare, non il nome di un partito, non i nomi delle persone che indossano di volta in volta il cappello del ruolo in esame, non i colori e i logotipi di una bandiera. Cambiare vuol dire cambiare. Significa che se sono trentanni anni che diciamo che la Chiesa non deve interferire con la vita politica italiana, allora si mostri che ci muoviamo in tal senso: abbiate il coraggio di perdere voti ma recuperate una vostra coerenza. L’Onorevole Rutelli, il vice Presidente del Consiglio, qualche settimana fa accolse il Papa in veste ufficiale e nel suo discorso gli comunicò, e ci comunicò, che il Paese (il mio) si trovava ancora una volta unito nelle stesse radici cristiane che a quest’unione portarono. Esattamente l’opposto. L’Italia si è unita esattamente sul pensiero opposto: sull’anticlericalismo e sul laicismo, perdonerete se vi faccio leggere cosa scrisse Garibaldi in proposito.


Papa Pio IX, quel metro cubo di letame, è la più nociva fra le creature perché egli più di nessun altro è l’ostacolo al progresso umano, alla fratellanza fra gli uomini e dei popoli. Se sorgesse una società del demonio, che combattesse despoti e preti, mi arruolerei nelle sue file.


Garibaldi è quello cui attribuiamo l’unione dell’Italia, siamo tutti d’accordo sino a qui? Bene ora, senza andare troppo furoi dal seminato, chiudiamo e cerchiamo di ragionare.


Quello che dice Beppe Grillo non è di destra e non è di sinistra e non è populista o demagogico: è un fatto. E’ che non è ammissibile che in un Parlamento, espressione della statura politica di un Paese civile, ci siano persone che hanno avuto guai con la giustizia. Il fatto stesso che si chieda a granvoce che qualcuno provveda è perché nessuno sta facendo nulla a riguardo: non ci si inventano le mozioni di popolo per amor di polemica. Se in Parlamento non avessimo anche dei delinquenti, il problema non si sarebbe mai posto. Considereremmo gentile da parte della Casta (ecco dov’è onorevole Guzzanti) prendersi la briga non prenderci in giro, o perlomeno tacere. Fanno pure gli indignati, per dio. Ecco, il Fatto, sottolineato ed esposto da Beppe Grillo è qualche cosa che andrebbe gestito, ammesso e gestito. E, scusate se calco la mano, tutto quanto sarebbe stato ancor più semplice se la dignità e l’onore fossero ancora un valore, e non un valore sulla carta ma bensì uno di quelli che ogni singolo mio connazionale sente proprio ed in mancanza del quale ha ben diritto di offendersi ed indignarsi. Invece non è così: noi -popolo- diamo importanza alle vicende della para-vita, e dico Corona, la testata di Zidane, i culi di Studio Aperto. D’altra parte, semanticamente, i candidati sono quelli che che si vestono di bianco perché puri, e gli onorevoli quelli che del proprio onore sfoggiano l’immutata natura senza soluzione di continuità: in un Paese come il nostro, in questo stato, possiamo anche chiamarli “dignitosi” tanto sono tutte parole vuote.


La lezione dal basso, onorevoli, quella di un blogger, è che i motivi della vostra futura disfatta (che non capirete) stanno già adesso in quanto avete saputo e voluto discostarvi dagli stessi termini che vi identificano per quello che invece avreste dovuto essere. Onorevole Rutelli, se le dico che gli zingari ogni giorno mi prendono a calci la macchina e me la rigano con le chiavi se non tiro fuori (ad ogni semaforo, ogni giorno, ogni mese ed ogni anno) almeno 50 centesimi (ma un euro sarebbe meglio), vuol dire che è così, non osi, non-osi, mai più dirmi che i problemi sono altri. Il nostro problema, oggi, è <em>anche</em> questo. E vuole sapere perché non se ne è mai accorto o perché non prova lo stesso livello di stanchezza che proviamo noialtri? Perché sono decenni che non guida più in città. Che è un po’ l’esatto opposto di quello che fanno i suoi elettori ogni giorno che dio mette in terra.


Ora, io che sono una persona intelligente, non pretendo che lei prenda i mezzi pubblici per andare a lavorare. So, e so immaginare per propagazione, che non se lo può permettere. Quello che esigo è che una persona nella sua posizione sappia fare un altrettanto semplice esercizio intellettuale: mettersi nei panni di. Altrimenti è l’uomo sbagliato nel posto sbagliato, perché ha perso il polso della realtà. Il che signidica che non siamo noi che ci siamo scollati da voi, siete voi che non avete più la minima idea di che stia capitando in quella realtà bizzara nella quale ci avete confinato. E se così è, allora ok, ha ragione Beppe Grillo, siete tutti d’impiccio ad un obbiettivo migliore e andate rimossi, sostituiti e dimenticati.

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8 Commenti

  1. a parte che si leggono i tag… ;)
    scrivo qui perchè so che stamattina era ospite a Omnibus (purtropop non ho potuto seguire perche’ in ritardo per il lavoro..) e ho guardato larassegna stampa delle ore 7 e spicci..beh una cosa davvero strana, insolita, frutto di mala-comunicazione è accaduta…
    La lettura dei titoli delle prime pagine sono stati tutti “censurati” ovvero non è stato letto alcun sommario degli articoli in cui si parlava di Grillo e il suo Vday, delle reazioni politiche ecc…Oltretutto nemmeno sottolineati mentre tutto (dall’occhiello agli altri sommari) lo era!!!
    Una vergogna di censura lo denuncio pubblicamente visto che non riesco ad inviare una mail di protesta a Omnibus.
    Per il resto sono daccordo che Grillo ha portato alla luce un FATTO e questo non è appartenere ad una fazione piuttosto che un’ altra, è un dovere politico da parte di tutti

  2. temo che non riusciremmo a disfarci di loro.Hanno cravatte e maschere buone per ogni occasione.Al limite possono portarci a fare il giro dell’isolato cercando di convincerci di essere dalla nostra parte,per poi riportarci a cuccia nella Vergine di Norimberga(con tutti i telecomandi a portata di mano)

  3. Nel post ci sono spunti interessanti ma dove va a parare? Io dico che il bersaglio è completamente sbagliato. Praticamente i politici dovrebbero farsi fuori da soli, nonostante la massiccia legittimazione da parte degli elettori.

    Siamo seri. Se gli elettori italiani si rifiutassero di seguire la retorica delle “radici cristiane”, negando il voto, tali slogan vuoti sparirebbero in un attimo. Stesso discorso per la retorica comunista.

    Infine non capirò mai questo concetto, anzi lo considero par particolarmente grave:

    “non è ammissibile che in un Parlamento, espressione della statura politica di un Paese civile, ci siano persone che hanno avuto guai con la giustizia”.

  4. La democrazia, rozzamente, si sposta in internet. come previsto. Poteva essere Macchianera e non Beppe Grillo (secondo me, sarebbe stato meglio): ma Macchianera ha rifiutato, e non parlo di Gianluca Neri ma proprio di voi lettori. Entro un anno (ne parlavamo da tempo, ma adesso sembra proprio vicino) ci sarà il primo sciopero nazionale dei precari organizzato su internet. Peccato, ancora, che da tutto ciò Clarence-Macchianera adesso voglia restare fuori.

  5. “non è ammissibile che in un Parlamento, espressione della statura politica di un Paese civile, ci siano persone che hanno avuto guai con la giustizia”.

    e perché? Ricordiamoci che siamo in uno stato di diritto, e si è innocenti almeno fino al terzo grado di giudizio. Si fanno i processi e se uno è colpevole in parlamento non ci sta perché lo dicono i giudici, altrimenti ha tutto il diritto di sottoporsi al giudizio degli elettori.
    Se dà fastidio avere un parlamentare con guai giudiziari pendenti non lo si vota. Se viene eletto, vuol dire che agli elettori non interessa che abbia giudizi pendenti, e non c’è beppe grillo che tenga.
    Semmai è indegno di un paese civile avere un sistema elettorale in cui non si può esprimere la prefenenza, ecco…

  6. Caro Domenico, il problema è che il pregiudicato non viene eletto dal popolo ma sono le segreterie di partito a piazzarlo nel collegio !
    Ma comunque anche fosse possibile la preferenza tra Previti (CONDANNATO DEFINITIVAMENTE) e , diciamo Bertinotti, uno di destra come si comporta?

  7. Caro Belthazar,
    Previti, condannato definitivamente, è ineleggibile, e se eletto non può più sedere in parlamento. E se non sbaglio in parlamento non c’è più. Semma è uno scandalo che ci vogliano tanti anni per avere una sentenza di terzo grado.
    Il problema è che abbiamo una legge elettore schifida – ma la legge elettorale è un effetto, non una causa – e una classe politica schifida perché abbiamo lasciato fare per cinquant’anni. Salvo poi accorgercene all’improvviso e lasciarci andare a linciaggi indiscriminati come fu in parte per tangentopoli, come sta per succedere ora. Peccato che passata l’indignazione tutto torni come prima. Non abbiamo bisogno dell’indignazione un po’ forcaiola e un po’ fascista dei vari beppe grillo (che a me sta pure simpatico, per carità. un grandissimo uomo di spettacolo), ma di un elettorato attento, informato e costante che metta il pepe sul culo agli eletti ogni giorno, invece di dargli fuoco una volta ogni vent’anni.

  8. Sono così tanti gli spunti interessanti da raccogliere, che manca lo spazio, e il tempo. Provo a buttarne giù qualcuno.

    1. Girotondi e grillini. Si sente in giro che i girotondini erano élite, e i grillini razzumaglia. Minchiate colossali: perché sono le stesse persone. Chi nel 2002 era indignato per la riduzione della politica a (mal)affare privato adesso è esasperato da un cambio di governo che non ha cambiato nulla. D’Alema, Fassino e gli altri ectoplasmi si adoperarono per diffamare, soffocare e reprimere i girotondini, e ci riuscirono perché non è difficile, anche per ele-menti non brillantissimi, avere la meglio su gruppi tenuti insieme dalla sola reazione ad una frustrazione. Sintomaticamente, i girondini si sgonfiano dopo il 14 settembre 2002, immediatamente dopo avere riunito un milione di persone in Piazza San Giovanni a Roma. Come chi muore per un’impresa troppo grande rispetto alle sue forze.

    2. Leadership. I girontodini non avevano un condottiero. Moretti è stato un simbolo importante, ma non ha la capacità di penetrazione di Grillo, né la sua intelligenza dei mezzi di comunicazione. Inarrivabile e geniale nei guizzi d’anticipo e di sintesi (“continuiamo così, facciamoci del male”, “Dì qualcosa di sinistra”, “sarò sempre con una minoranza di persone”, “con questi leader non vinceremo mai”), manca però di tenuta e di capacità di estendere il consenso.

    3. Grillo, invece, viene da lontano: e non perché fu cacciato senza ritorno dalla rai craxiana per avere ironizzato sul leggendario viaggio in cina del cinghialone con la sua coorte dei miracoli (specie sparizioni), ma perché da vent’anni scopre, mette in evidenza, svela tematiche che di lì a poco esploderanno: e non parlo solo di telecom e parmalat, ma di questioni di respiro molto più ampio: consumo etico, boicottaggio, ruolo attivo del consumatore, risparmio energetico, petrolio, case farmaceutiche, brevetti intellettuali.
    Per esperienza personale mi sento di dire che Grillo è una persona seria: con un gruppo di amici ponemmo alla sua attenzione un problema, gli inviammo documentazione. Dopo i primi contatti sparì, ma miracolosamente quanto inaspettatamente quel problema entrò nei suoi spettacoli e la gente ne parlò.

    4. I giornali. Per Mughini l’Italia di Grillo è semplicemente “di merda”, Scalfari si accoda alle prefiche che accostano grillo a Giannini passando per il “populismo”; il nostro Facci ritrova l’antica eleganza, facendoci sapere che Grillo è un assassino (anche se, pare, solo colposo).
    Il problema dei giornali è la strabiliante capacità di cogliere il lato epidermico della cosa, senza riuscire, magari per errore, a capire nulla di ciò che accade. Per 24 ore, poi, hanno provato ad infierire su ipotetiche “offese a biagi”, ma poi è venuto fuori che erano fantasmi di un assessore buontempone, che si è immediatamente rimangiato tutto.
    E’ un po’ come quando dicono che il problema di Andreotti è il bacio di Riina (vedi mai fosse froscio) e non gli incontri con Bontate, Manciaracina, l’amicizia con i Salvo, il vassallaggio di Lima.
    O che il problema di D’Alema sarebbe il “facci sognare”, e non il fatto che s’offrisse di aiutare il Consorte (an vedi: frosci pure loro?) nelle sue scalate illegali con pressioni politiche (almeno politiche) e flussi di denaro misteriosi.
    E questo è il problema dell’informazione.
    Poi uno si stupisce che va su internet, e come giornali legge metro e quello nuovo che fanno in sardegna, di cui non mi viene il nome, e che è senz’altro il mejo quotidiano italiano checcè.

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