“Per la prima volta ho provato che cosa vuol dire l’umiliazione di non esistere. Con Gianni, con quell’uomo che stava morendo, ho vissuto 26 anni. Ma per le istituzioni, per l’ospedale, io ero nessuno. Non il convivente, non un parente. Nessuno. Solo un estraneo con nessun diritto.“
Su La Repubblica di oggi le toccanti parole di Ivan Dragoni, il compagno del fondatore della libreria Babele Gianni Delle Foglie scomparso una settimana fa.
Per tutti quelli che non capiscono perché i gay italiani rompono tanto le scatole protestando e manifestando per ottenere diritti che esistono già in tanti altri Paesi, europei e non solo.
Per chi disapprova se ce la prendiamo con la Chiesa cattolica, che vuole negarceli.
Per chi pensa che non siano una priorità per la maggioranza al governo, che ha cose ben più urgenti di cui occuparsi come la candidatura di Veltroni per il PD, per esempio.
Se oggi sarò al Christopher Street Day – il Gay Pride di Milano – anche io che non ho un compagno, è perché credo che quello che è successo a Ivan e ad altri sia profondamente ingiusto.
Solo un estraneo con nessun diritto
(Visited 81 times, 1 visits today)
Contratti civili.
Fanculi incivili. Facciamola finita con questa vergognosa pantomima: i contratti privati sono SEMPRE impugnabili. Si accetta ipocritamente che una coppia omosessuale esista, ma si rifiuta di concederle alcun diritto, aggrappandosi a minchiate di stampo religioso o a inesistenti “leggi naturali”. Vergogna.
Ringraziate la Chiesa.
Sempre.
Anche con qualche donazione ogni tanto.
Altrimenti come fanno a pagarsi la stampa per insabbiare i casi dei preti pedofili ?
Ringraziate gente ;)
Non so se l’elezione di Veltroni sia più importante della questione gay, certo penso che per il centrosinistra ci siano molte questioni più importanti di diritti per tutti (compresi i gay ma non in quanto gay)
anch’io non sono gay, ma quello che è successo è veramente ingiusto
C’è sempre qualcos’altro di più importante.
sarà che sono entrate in una fase di qualunquismo, ma basta con i gay che non parlano e non si lamentano altro che dei loro diritti e questi cazzo di gay pride carnevaleschi. penso che fa meglio sentire 5 volte al giorno su tutte le radio la bellissima gino e l’alfetta di silvestri. sensibilizza molto meglio dei gay stessi al problema.
ps macchianera sta diventando un blog di una noia mortale!
Simbax, in una società civile dovrebbe fare scandalo anche fra gli eterosessuali che i cittadini omosessuali di questo paese siano privati dei più elementari diritti sociali. E’ roba da medioevo: dovrebbe disturbare tutti. Chi si lamenta di questo scontento, evidentemente, ritiene che la negazione di un diritto umano non lo riguardi.
ecco, mi preoccupavo che qualcuno non dicesse “basta coi gay e i loro diritti”. Adesso sono posso dormire tranquillo.
Ecco, la cosa che non capiscono è che non si tratta solo dei diritti dei gay. Oggi sono i gay a vedere violati i loro diritti, ieri o domani potrebbero essere i neri, i bambini, gli zingari, i lavoratori, gli imprenditori, le donne, i musulmani, gli atei, i cattolici, etc. I diritti dei gay sono i miei diritti.
Da “Camere separate” (1989) di Pier Vittorio Tondelli:
Il padre rientra. Leo capisce che deve andarsene. Thomas è restituito, nel momento finale, alla famiglia, alle stesse persone che l’hanno fatto nascere e che ora, con il cuore devastato dalla sofferenza, stanno cercando di aiutarlo a morire. Non c’è posto per lui in questa ricomposizione parentale. Lui non ha sposato Thomas, non ha avuto figli con lui, nessuno dei due porta per l’anagrafe il nome dell’altro e non c’è un solo registro canonico sulla faccia della terra su cui siano vergate le firme dei testimoni della loro unione. Eppure per oltre tre anni si sono amati con passione, hanno vissuto insieme a Parigi, a Milano, in giro per l’Europa. Hanno scritto insieme, hanno suonato, hanno ballato. Si sono azzuffati, si sono strapazzati, anche odiati. Si sono amati. Ma è come se improvvisamente, accanto a quel letto d’agonia, Leo si rendesse conto di aver vissuto non una grande storia d’amore, ma una piccola avventura di collegio. Come se gli dicessero vi siete divertiti e questo va bene. Ma qui stiamo combattendo per la vita. Qui la vita è in gioco. E noi, un padre, una madre, un figlio siamo le figure reali della vita.
Leo sente allora l’interezza della propria vita abissalmente separata dai grandi accadimenti del vivere e del morire. Come se avesse sempre vissuto in una zona separata della società. Come se il suo star male al mondo, o il suo essere felice, il suo vagabondare, tutto si fosse svolto su un palcoscenico. Ora finiva la rappresentazione. I padri e le madri, la chiesa, lo stato, gli uffici d’anagrafe ristabilivano il loro possesso. Riordinavano, seppellivano, consegnavano tutto alla polvere azzerante degli archivi. Tutto meno l’insignificante dolore di un ragazzo estraneo. Leo stringe la mano al padre di Thomas. Lo guarda negli occhi. Lo stesso viso di Thomas. Se Thomas avesse raggiunto i cinquant’anni sarebbe forse diventato così, un bel signore alto, dai modi distinti, un po’ curvo sulle spalle con quelle incredibili sopracciglia folte e nere. Ma Thomas sta morendo. A venticinque anni. E lui, Leo, che ne ha solo quattro di più, si ritrova vedovo di un compagno che è come non avesse mai avuto; e, a proposito del quale, non esiste nemmeno una parola, in nessun vocabolario umano, che possa definire chi per lui è stato non un marito, non una moglie, non un amante, non solamente un compagno ma la parte essenziale di un nuovo e comune destino. Guarda Thomas in fondo alla stanza e lo saluta. Gli dice “A presto, cerca di guarire” ma Thomas non risponde, né gli rivolge parola. Lo guarda con i suoi occhi neri, enormi, grandissimi, che si aggrappano con disperazione, con angoscia, con terrore a quella figura che sta uscendo per sempre dalla sua vita. Leo non può più sopportare quegli occhi spalancati. Vede solo quelli. La stanza intera è fatta degli occhi di Thomas. Abbassa la testa e esce balbettando ancora qualche frase di circostanza. E’ ben consapevole che si porterà dentro per anni, fino alla fine, lo sguardo del bambino-Thomas sul letto estremo della sua camera separata.
non ho detto basta con i gay e i loro diritti. nel mio blog del problema dico e dei diritti ai gay ne ho parlato fino alla nausea. per me possono dare ai gay pure il matrimonio. il problema è che non ha alcun senso continuare a dire le stesse cose e imporre un pensiero a chi non lo capisce. evidentemente bisogna trovare un altro messaggio comunicativo. il conflitto non porta da nessuna parte e i gay non chiedono ma pretendono e questo è sbagliato. bisogna far capire a chi evidentemente non capisce, soprattutto i nostri politici seguaci del papa, che i diritti per i gay sono importanti per vivere in una società civile.
i gay pride poi non servono a nulla. alimentano nella gente più conservatrice dissenso e vedono i gay come arroganti che pretendono e vogliono trasformare la loro società a seconda delle loro esigenze.