Per l’omicidio della donna incinta di otto mesi hanno arrestato il marito.
La notizia non è notizia ma solo fatto di cronaca perché siamo abituati a questo genere di brutalità maschile. E siamo abituati alle aggressioni fisiche e verbali a Luxuria, al “forte accento straniero” dei rapinatori della tabaccheria e ai disordini agli stadi.
Là fuori il mondo è pieno di uomini cattivi e di donne, nel caso specifico dell’omicidio di Barbara, che si indignano, si incazzano e denunciano questa crescente ondata di violenza contro le donne.
Là fuori insomma è pieno di omosessuali che si danno ragione o, sempre nel caso specifico, di donne che si danno ragione ed è per questo che non alcuna intenzione di andare là fuori o nel blog vicino, a darmi ragione da sola.
Perché questo è il punto, nessuno qui è colpevole di aver mai neanche tirato uno schiaffo alla propria compagna, ma lo siete tutti, indistintamente, di nutrire nei confronti degli ambienti femminili una certa diffidenza a meno che ovviamente, non si tratti di ambienti creati appositamente per attirare gli uomini. Ma qui non si parla di lap dance.
Sciocchezze, bazzecole, paranoie da vetero femministe che si ghettizzano da sole per poi lamentarsi, ma sono proprio questa massa di sciocchezze che rendono difficile il dialogo tra uomini e donne che contrariamente a quanto si pensa, è solo all’inizio del suo percorso.
Parlo di dialogo e non di conversazione, qui chiunque, uomini e donne, possono venire a conversare con i lettori a prescindere da cosa si portino in mezzo alle gambe, ma questa indifferenza per il sesso dell’autore di un post, non ha niente a che vedere con il dialogo che deve instaurarsi tra noi perché gli ambienti femminili non siano più necessari.
Avrei potuto indignarmi per l’omicidio della donna incinta altrove ma la mia indignazione quotidiana non riguarda un caso di cronaca come tanti altri, ma l’incapacità di far comprendere agli uomini che ogni forma di violenza trova terreno fertile nelle proprie paure anche quelle che si cerca di esorcizzare enfatizzandole.
In effetti non ho capito di cosa sono colpevole. Di cosa saremmo tutti, indistintamente, colpevoli.
Non dico che non sono colpevole: diciamo che ho capito il perché. Sono evidentemente ottuso e di questo spero che si terrà conto durante il dibattimento.
Però sono curioso: di cosa sarei colpevole?
Finchè si continuerà ad enfatizzare il sesso debole come vittima di violenze si resterà sempre nel ghetto.
Finchè non si comprenderà che non vale giocare sul gender della vittima, si continuerà ad essere vissuti sempre come una lagna. Nessuno si lamenta se muore un maschio, né fa la conta o invita alla riflessione su quanti siano i maschi vittime di violenze.
Io la pianterei con la difesa retorica dell’orgoglio di gender.
Qualcuno ha proposto un dialogo fra i sessi sulla violenza dell’omicidio avvenuto fra donne nella metro di Roma o di quelle disperate che gettano nei cassonetti il frutto di relazioni sbagliate? No. Lì si vince a Cannes.
Questo post è geniale perché è il primo post palindromo nella storia dei blog.
Se nessuno ti risponde hai ragione a sostenere che gli uomini sono tutti stronzi e che non c’è dialogo.
Se ti rispondono per dire che dici cazzate, hai sempre ragione tu perché rispondere a cazzo a qualcuno che chiede il dialogo è da stronzi.
Se ti rispondono per darti ragione, hai nuovamente ragione tu perché è da stronzi predicare bene e razzolare male.
La deduzione logica che ne consegue è quindi che la più stronza di tutti sia tu, ma questo lo sapevo già
non e’ per cattiveria, ma sinceramente non ho capito una mazza (tanto per essere maschilisti). magari fatti uno schemino su un foglio, prima di scrivere qualcosa.
figurati che io diffido anche degli ambienti di lap dance
Virginia, al di là del “siete tutti colpevoli”, credo che il post di Vis punti a riportare l’attenzione su un dato: il 70% delle donne che muore di morte violenta è vittima del partner. Una persona con cui vive e di cui si fida, e che la uccide per gelosia, per rabbia, per terrore dell’abbandono, o perché lei lo ha lasciato.
Non mi risulta che ci siano statistiche analoghe per le donne. In generale, quando qualcuno ci lascia piangiamo, non imbracciamo il fucile.
Questo è un dato di fatto: le violenze degli uomini sulle donne sono ancora una realtà molto più diffusa che il contrario. Un uomo muore in una rissa, muore perché gli spara un altro uomo, si schianta contro un albero in macchina, ma difficilmente viene accoppato dalla compagna o dalla ex moglie.
Ci siamo talmente abituati che ci sembra normale. Ma non lo è.
Viss hai dato un’occhiata a Lucignolo ieri sera? Ti stupisci? Io mi stupisco di come ancora ci si riferisca a certe categorie “sociali” come generi a se stanti, quasi fossero animali da istruire.
Virginia sto parlando di donne e di quella sottile discriminazione che proprio un ragionamento come il tuo favorisce. La violenza sulle donne non ha un riscontro maschile di pari entità, negarlo è stupido.
Se da operaio avessi parlato di morti sul lavoro non avresti definito lagnose le mie rivendicazioni sostenendo che sono tanti anche coloro che muoiono cascando con il jet privato o affogando in un Martini Dry.
Altrove tra l’altro si è parlato abbondantemente sia dell’omicidio sulla metro che di coloro che gettano i propri figli nei cassonetti e lo si è fatto cercando di comprendere i motivi per i quali la nostra società produce simili mostruosità. Parlo di mostruosità e non di mostri perché il mostro è un individuo singolo che non merita alcuna attenzione ma la mostruosità, intesa come fenomeno ricorrente all’interno di una società, merita invece ben più di un’attenzione.
Ciò detto, se hai avuto l’accortezza di leggere attentamente il mio post con la mentre sgombra dai pregiudizi femminili sulla lagnosità delle donne che molto spesso sono più radicati di quelli maschili, il mio invito era proprio quello di evitare quella forma di discriminazione che impedisce ai più di capire quale sia il problema.
Di fatto qui nessuno degli uomini che è intervenuto ha capito una mazza perché non si può capire un problema quando non lo si percepisce come tale e se avessi scritto questo post sul pink nessuno di loro lo avrebbe neanche letto perché di là si fanno cose da donne avvalorando la tesi che agli uomini non importa appunto una mazza di sapere cosa dicono le donne.
giulia non hai capito un cazzo, e questa mia esternazione, temo, è un tipico esempio di violenza su una donna, o no?
il post è un po’ contorto, ma quello che ho capito io è proprio il contrario, cioè che questo indignarsi per partito preso non fa che allontanare i due mondi, quello maschile da quello femminile, favorendo la violenza stessa.
per maggiore chiarezza:
ovviamente se avessi scritto, “piti non hai capito un cazzo” nessuno avrebbe parlato di violenza su un uomo o di me come un femminista..
ehi, Ove (marchio registrato), perchè proprio io? ;-)
a margine, due considerazioni:
1) la violenza è esercitata maggiormente dalgi uomini sulle donne per il motivo (SPIEGAZIONE, NON APPROVAZIONE) che la prima risorsa disponibile, e solitamente l’unica, è la forza fisica. Il toporagno non è più buono della volpe, ma se si incontrano le busca molto spesso.
2) il caso orribile di questi giorni mi schiude scenari di dubbio (direbbe galimberti) ancora uan volta. Lei le buscava fin da morosa del tipo, e le buscava in cinta del primo figlio e del secondo e abbiamo visto con la terza come è andata. Aveva un lavoro ben pagato, era, pare, una donna in gamba. E allora, perchè non l’ha mollato nelle mille volte in cui era ancora in tempo? Scusate, ma voi donne (ALCUNE) non soffrirete mica del mito dell’omaccione o di qualche forma di sindrome di stoccolma.
Viss, mi sai tuo amico, però trovo la frase:
“nessuno qui è colpevole di aver mai neanche tirato uno schiaffo alla propria compagna, ma lo siete tutti, indistintamente, di nutrire nei confronti degli ambienti femminili una certa diffidenza a meno che ovviamente, non si tratti di ambienti creati appositamente per attirare gli uomini. Ma qui non si parla di lap dance”
francamente la più infelice (in mezzo a molte acutissime) che tu abbia mai scritto sul web.
aggiungo che diffido degli ambienti di lap dance da quando mi hanno rifilato una banconota del monopoli nelle mutande
E’ proprio questo il punto Piti, perché nella nostra società sono ancora così d’attualità meccanismi di coppia così contorti? In questo caso ci è scappato il morto ma sono tantissime le coppie nelle quali una lei forte e indipendente soccombe alle violenze più o meno gravi del suo compagno e difficilmente fino a quando non ci scappa il morto, si riesce ad intervenire per evitare questa mostruosità. L’indignazione post mortem non serve a nessuno perché, come diceva ove, è un’indignazione sterile che non fa altro che allontanare i due mondi favorendo di fatto la violenza ma non serve a niente neanche negare che un problema esiste.
Io con questo post non volevo difendere le donne né accusare gli uomini (un frase infelice è come un grosso neo peloso sulla fronte: attira l’attenzione) ma richiamare l’attenzione sulla necessità di affrontare un argomento spinoso prima che una spina delle tante si trasformi in una tragedia.
A differenza di altri, io invece ho capito perfettamente una cosa: non sono colpevole (tantomeno indistintamente) di nessuna delle cose di cui mi accusi.
Viss, la nostra è complessivamente, purtroppo una società, quella italiana intendo, molto inconsapevole, molto rudimentale, arcaica addirittura: il clan di famiglia di questo stronzo è come quello dei franzoni e come quello che, specie in provincia e specia nel sud rimane intatto come trenta, come cinquanta, forse come cento anni fa. La violenza abituale sulla moglie è una specie di quel genere, e l’accettazione della donna è a sua volta frutto di un mondo spaventosamente arretrato. Anche a me è capitato di conoscere un paio di donne in situazioni poco diverse da questa, e la base era una famiglia ignorante, incosapevole, un monolite di idiozia.
Joe, tu ti dichiari innocente, ma la banconota falsa nelle mutande me l’hai messa tu. Hai goduto nel gurdarmi lappare, adesso sgancia, cocco. Oppure racconto a tutti che tu avevo pregato di togliere la matita dalla tasca dei pantaloni, mentre ballavamo guancia a guancia, e tu mi hai detto che per scrivere usi solo il PC
Viss, la nostra è complessivamente, purtroppo una società, quella italiana intendo, molto inconsapevole, molto rudimentale, arcaica addirittura: il clan di famiglia di questo stronzo è come quello dei franzoni e come quello che, specie in provincia e specia nel sud rimane intatto come trenta, come cinquanta, forse come cento anni fa. La violenza abituale sulla moglie è una specie di quel genere, e l’accettazione della donna è a sua volta frutto di un mondo spaventosamente arretrato. Anche a me è capitato di conoscere un paio di donne in situazioni poco diverse da questa, e la base era una famiglia ignorante, incosapevole, un monolite di idiozia.
Joe, tu ti dichiari innocente, ma la banconota falsa nelle mutande me l’hai messa tu. Hai goduto nel gurdarmi lappare, adesso sgancia, cocco. Oppure racconto a tutti che ti avevo pregato di togliere la matita dalla tasca dei pantaloni, mentre ballavamo guancia a guancia, e tu mi hai detto che da anni per scrivere usi solo il PC
Lo so che ora il mio commento sembrerà stupido e fuori luogo, perché in verità nessuno ha le parole giuste per questo orrore. Pensavo a una cosa che per l’appunto sembrerà sciocca in questo momento e invece non lo è: i corsi di difesa personale. Si impara a schivare i colpi e a mettere in difficoltà l’avversario il tempo sufficiente a fuggire. Non sono concepiti per massacrare un altro essere umano, ma per salvaguardare la propria incolumità (e a questo punto direi anche di qualcun altro). Al primo segnale, quando qualcuno sta per suonartele, preoccupati innanzitutto di non prenderle, al dialogo ci pensiamo in seguito. Nei corsi di difesa personale, l’aggressore è figurato come un esterno, ma ripetendo le dinamiche di aggressione e relativa difesa, chissà che qualcuna non si renda conto di dividerci il letto. Non si possono promuovere i corsi di difesa personale dicendo “Ehi vieni che ti insegniamo come non prenderle da tuo marito”: orrore, sdegno, “la mia famiglia va bene così, un po’ di nervosismo è normale con la vita che facciamo, lo stress etc.” Poniamo di dover far fronte a una tentata rapina, uno scippo, mentiamo parzialmente a noi stesse. Lo facciamo per motivi più idioti, per questo invece no? Non so se questa mattanza di Marsciano sia stato un atto improvviso, si legge anche di violenze ripetute negli anni. Alla prima violenza fisica e verbale (quelle verbali sono continue e diffusissime: avete mai ascoltato una coppia in un grande magazzino? Io sì e ho i brividi) bisogna andarsene, se riconosci il tuo aggressore come tale dovrebbe essere un po’ più semplice.
a me le donne piacciono molto, ma ci sono dei lati totalmente oscuri che non riusciro’ mai a capire.
in risposta a quanto ribadisce visscontessa nel suo auto-commento:
“Di fatto qui nessuno degli uomini che è intervenuto ha capito una mazza perché non si può capire un problema quando non lo si percepisce come tale e se avessi scritto questo post sul pink nessuno di loro lo avrebbe neanche letto perché di là si fanno cose da donne avvalorando la tesi che agli uomini non importa appunto una mazza di sapere cosa dicono le donne.”
io, se scrivo qualcosa e in pochi lo capiscono, prima mi faccio una domanda semplice: non e’ che sono stato un po’ oscuro? poi, semmai, ricorro alla teoria molto solipsistica che se non mi hanno capito non mi possono capire. io userei il rasoio di Occam, prima della clava dell’offesa.
Visscontessa, anch’io sono tra quelli che non hanno capito. Andrò nello specifico: cosa intendi per “ambienti femminili”? Per piacere, spiegami di cosa diffido. Grazie mille
Cara Vis,
se ti va tanto di diffidare di qualcuno, allora temo che dovrai diffidare di una donna. Di una donna che, avendo un corpo femminile, pensa di esser per natura intitolata a comprendere le diversita’ di genere, e invece le incarna sulla sua pelle, e le difende con le unghie. Per questo Barynia – sia detto senza offesa – dice grandissime cazzate quando parla dei corsi di autodifesa, cosi’ come le altre cazzate di Piti sulla disponibilita’ della forza. La donna vittima di violenze e’, prima di tutto, vittima di se stessa, nel senso di genere. Vittima della cultura di genere che esalta la forza nell’uomo e la fragilita’ nella donna. Come esperto e studioso di questioni di genere (non c’e’ bisogno di essere fisicamente donne per esserlo) mi sono sorpreso a ripetere a mia figlia “quanto sei bella, quanto sei bella!” e al figlio di un mio caro amico “ma e’ proprio forte questo bimbo!”. Da dove viene? Bisognerebbe chiederlo a mia madre, e a sua madre prima di lei.
Nel paese (estero) dove lavoro la violenza di genere e’ endemica, e riguarda il 60% delle donne. Sono le madri a spiegare ai figli maschi che devono picchiare le loro donne (prima le sorelle, poi le mogli, quindi le figlie) per avere il loro rispetto.
In Italia siamo forse un passino avanti, ma il condizionamento avviene costantemente, a 360gradi, e non sono i maschi a porlo in essere, o non sono solo loro.
(al corso di autodifesa che ho frequentato io eravamo cinque-sei ragazze sui trenta, un paio di casalinghe cinquantenni, tre adolescenti maschi gracili, due ragazzi senegalesi; così, giusto per).
@Barynia, il corso di autodifesa serve per difenderti nella spiacevole ma ineventuale possibilita’ di un’aggressione per strada. Non lo fai per difenderti da tuo marito. Se tuo marito ti picchia, fai prima a lasciarlo subito dopo che t’ha mollato la prima sberla o t’ha tirato il primo calcio. Se resti con lui, nonostante ti picchi, non ti passa neppure per l’anticamera del cervello di fare un corso di autodifesa per difenderti da lui.
Viscontessa, credimi, non ho capito di che cosa stai parlando. Quale sia il problema che non si riesce ad affrontare. Non capisco dove vada a parare il discorso sugli “ambienti femminili” oggetto di diffidenza, se non nell’ennesimo tentativo di autoghettizzarsi e lamentarsi di non essere comprese. Non capisco che tipo di dialogo debba instaurarsi se non c’è un argomento affrontato in maniera chiara. Stai parlando della violenza maschile? Ok. E chi ne nega l’esistenza? Ma non puoi affrontarla accusando tutti gli uomini della terra di essere genericamente colpevoli.
L’indifferenza verso il sesso dell’autore, a mio parere, sarebbe una cosa molto positiva. In fondo è facile: basta trattare di mostri e mostruosità escludendo dalle premesse il fatto che lo si legge dal punto di vista delle donne.
Ineventuale? E tu che ne sai? Quello che intendevo è che i meccanismi per cui una donna rimane col suo carnefice sono complessi e mi sono oscuri. Provo rabbia e disperazione per chi resta, ma non me la sento di giudicare, non me la sento soprattutto ora di fronte a una donna incinta di otto mesi ammazzata insieme a sua figlia. Così mi accade di pensare che se magari una donna scegliesse di seguire un corso di autodifesa contro attacchi esterni affatto ineventuali, magari esercitandosi e sviluppando degli automatismi di difesa, potrebbe arrivare a rendersi conto del pericolo in cui si trova e che si rifiuta di riconoscere, andandosene prima che sia troppo tardi. Se il condizionamento è da noi a 360° e i maschi sarebbero solo in parte a porlo in essere (è quello che sostieni tu) e talune generazioni di donne sono parimenti criminalmente responsabili di questo o conniventi (è quello che sostieni tu), io dico vediamocela coi giovani autori materiali, prima.
Il marito che uccide la moglie incinta non è un “mostro” è solo il frutto troppo maturo di una società che fan ben poco per condannare ed evitare le violenze in famiglia. Tra moglie e marito non mettere dito. Quanta omertà esiste ancora intorno a questo problema?
E’ pieno di ambienti femminili e senza far fatica alcuna anche di siti femminili che non parlano solo di smalto per le unghie e parrucchiere, quanto interessa leggerli, seguirli o anche solo farci una capatina per capire di cosa stiamo facendo?
Cannoball, diffido di uomi e donne o di nessuno nella stessa maniera. Non sono sotto accusa gli uomini che comunque hanno risposto al mio post perchè stato pubblicato su un blog a prevalenza maschile (ribadisco che se lo avessi pubblicato altrove non lo avrebbero neanche letto) ma la nostra società che sforna ancora pargoli invitati a far vedere alla zia che “gran pisellino” che hanno. Abbiamo abolito le armi giocattolo come regalo di Natale ai nostri nipoti, non si potrebbe abolire anche il gran pisellino da mostrare alla zia?
cannonball, hai mai notato che la prima caratteristica del bullo fra i ragazzini è quella di essere più forte fisicamente dei suoi coetanei? e hai mai notato che le donna quasi mai uxoricide,con relativamente maggior frequenza uccidono i figli?
non ti viene il sospetto che la disponibilità continua di un’arma naturale, la forza fisica, che non richiede permessi dalla questura, che non te la dimentichi nel cassetto, che non fa mai cilecca sia spesso il quid in più in menti ovviamente già malate, ma che non ucciderebbero magari un altro uomo a botte, perchè non sno sicuri di essere loro a suonarle?
Non sono per niente d’accordo, Piti.
Spesso il bullismo non ha niente a che vedere con la “prestanza” fisica.
@Piti, mi spiace ma sbagli. Il bullo fra i ragazzini quasi mai e’ il piu’ forte, sempre e solo il piu’ violento. Essere violenti non dipende dalla forza fisica, ma dalla forma mentale.
@Vis, ci troviamo sulla stessa frequenza, sono d’accordissimo, ma allora dovevi esprimerti meglio nel post, perche’ in questo tuo commento hai detto cose diverse.
@Barynia, mi spiace, se pensi che un corso di autodifesa possa cambiare la mentalita’ di una donna picchiata dal marito, penso che sei anni luce da un qualsiasi contatto con la realta’. E comunque che suggeriresti di fare, rendere i corsi obbligatori?
una citazione fra mille possibili (fate un giretto su google)
dal sito: www/iltuopsicologo.it/bullsimo.asp
“(I bulli) Si dimostrano molto abili nelle attività sportive e di gioco e sanno trarsi d’impaccio anche nelle situazioni difficili. Al contrario di ciò che generalmente si pensa, non presentano ansia o insicurezze. Sono caratterizzati quindi da un modello reattivo-aggressivo associato, se maschi, alla forza fisica che, suscitando popolarità, tende ad auto-rinforzarsi negativamente raggiungendo i propri obiettivi.”
fine citazione
In generale, negare l’impatto psicologico della prestanza fisica nelle relazioni interpersonali (OVVIO, QUANDO NON TEMPERATE DA EDUCAZIONE, AMBIENTE ECC) significa non capire una fetta importante delle dinamiche umane, per quanto spiacevoli.
Del resto, se vogliamo fare un parallelo, nei paesi dove le armisono più diffuse che da noi, la loro disponibilità induce all’utilizzo delle medesime anche e soprattutto quando la situazione non richiederebbe una misura così estrema.
Chiunque abbia conosciuto, per esempio, dei pugili, anche dilettanti, è ovvio sa che la sicurezza di poter menare l’intrlocutore gioca unruolo decisivo nelle relazioni.
Norman mailer parlò addirttura di una potenziale follia del campione mondiale dei pesi massimi, perchè teoricamente imabttibile in una colluttazione.
E ancora, credete che se quel cazzo di marito fosse stato, per sfortunata costituzione fisica, non in grado di esercitare tranquillamente (tranquillamente perchè certo di vincere sempre) il suo dominio violento sulla povra moglie, si sarebbe azzardato ad alzare le mani in continuzione.
tutti facciamo a botte, da ragazzi, qualche volta, e magari con persone forti quanto noi (o magari di più). Me quella è una condizine che sconsiglia il ricorso alla violenza. Se siamo superiori e niente altro interviene a limitare o smussare la violenza, la componenete fondamentale è la forza fisica.
poi, fate un po’voi
mi scuso per la quantità industriale di refusi nel mio intervento precedente
Cazzata stratosferica.
Non riconsoco la fonte (leggi: psicologonline).
Tranquillo, dolce Piti.
Non chiamo la Stronzetti.
No, a questo punto lo chiedo a te che possiamo fare. Che possiamo fare?
Ce l’hai con me?
“Alle femmine ci devi dare minchia, minchia, minchia e botte” [cit.]
Tenera morosita, ringraziata per la dolcezza che gentilmente mi attribuisci, mi sfugge il magistero che ti conferisce la sicumera di giudicare cazzata stratosferica la teoria dell’uomo violento perchè indotto dalla supremazia fisica. Il sito di cui riporto un copiaincolla è uno dei molti che su google ne parlano, e dicono la stessa cosa, più o meno, e questo ho letto varie volte, e – te lo dico con delcezza, visto che ti piace- collima anche con l’esperienza quotidiana che noi, i nostri figli o nipoti, la nostra vita, insomma, ci ha insegnato.
Dunque, a sentire te, la schiacciante superiorità muscolare maschile non è una causa, se la persona non è indirizzata a soluzioni non conflittuali dall’ambiente, della violenza. Anzi, secondo te, par di capire, la forza fisica o la sua rappresentazione non hanno incidenza nella percezione di sè e nella relazione con altri. Notevole, davvero.
E secondo te, perchè, per fare un esempio, c’è gente che si spacca il fegato e si spappola i testicoli assumendo sostanza che permettono di allenarsi in palestra per ore, senz aguadagni significativi, al solo scopo di ingrossarsi e assumere un aspetto poco rassicurante veso il prossimo.
Sono casi rari, anche se non rarissimi: ma aiutano a capire le dinamiche sottintese al rapporto fra forza (vera o rappresentata) e psiche.
la verità è che nessuno avrebbe letto questo post sul blog rosa perchè il blog rosa che avete realizzato è molto DELUDENTE.
Gentilissimo Piti,
presa visione della sua missiva, e rallegratami per i di Lei complimenti, mi preme risponderle in merito.
I cosiddetti “bulli” non sempre corrispondono all’identikit dell'”Incredibile Hulk”.
Molto spesso si celano dietro spesse lenti da miope e poca ciccia e si sentono frustrati e disadattati al pari del compagno burlato o minacciato, che dir si voglia.
In età adolescenziale non si ha una personalità definita ma “in transizione” e, pertanto, piu che badare al proprio aspetto robusto o dopato, si bada all’assimilazione di un modello per qualche ragione ritenuto vincente, e all’esercizio di una leadership all’interno del gruppo che può tranquillamente prescindere da bilancieri e compresse di testosterone.
In merito ai palestrati, dunque, il discorso da fare sarebbe un altro.
La prego di accettare i miei saluti e le mie bottiglie di vino e le cento rose rosse che, per corromperLa, le inviai…
Adieu, mon Pitou **********;o)
Sys, abbiamo realizzato chi? e qualcuno ha provato a darci un’occhiata ogni tanto prima che il tempo ne decretasse la sua morte naturale?
il sottoscritto ci ha dato un’occhiata non dico tutti i giorni ma quasi (gli accessi sono tracciabili, immagino) e l’ha appunto trovato MOLTO deludente.
e la delusione comporta un’aspettativa positiva, che rimane appunto delusa: tradotto in italiano, vista l’acutezza di molti commenti lasciati da voi pulzelle qui su MN, devo dire che mi aspettavo molto, MOLTO di più.
è stata una delusione sotto tutti i punti di vista, sia per la scarsità di partecipanti/scriventi, sia per la rarefazione dei post, sia per le polveri bagnate di quasi tutti i post…
una rilettura autocritica passato un po’ di tempo, vedrai che te lo confermerà.
senza rancore, anzi con molta simpatia,
Sys
sys non preoccuparti sono appena entrata nella fase autocritica della settimana per cui ben vengano i tuoi appunti :-)
Che barba, che noia, che barba, che noia….ma se sono bravissime!!
Scrivono molto bene, invece, queste ‘donno/ragazze’.Io le ammiro molto.
Forse si sentivano semplicemente figlie di un dio minore, in quanto cronologicamente sopraggiunte.
Un saluto a tutte!!!! (la mania dei saluti delle radio libere, temo, non mi abbandonerà più).
si si Morosita, e siamo anche bravissime nel rammendare i calzini e nel tenerli in ordine che visto le motivazioni delle violenze dell’omicida di Perugia, è sempre meglio essere previdenti:-)
LETTERA A UNA PROFESSORESSA
Spett.le Prof. Morosita,
ricevo la sua gradita missiva e mi accingo a risponderLe a stretto giro. E questo al solo scopo di evitare che la sua mente sia minimamente adombrata dal dubbio che io non legga ciò che Lei, con infinita grazia, competenza e professionalità, si cura di insegnarmi. Da parte mia, devo con rincrescimento convivere con il sospetto che, ahimè, Lei, non mi ricambi la cortesia, per dirla con le imperiture parole che segnarono la fine dei giorni terreni del povero Piero.
Quanto intendevo comunicarLe, sia pure nei limiti della mia inadeguatezza culturale, umana e professionale, delle quali mai mi stancherò di chiedere venia, è quanto segue.
La componente fisica della violenza è l’aspetto primordiale, quella probabilmente inscritta nel cervello rettile (quello dal quale io, lo confesso, mai riuscii a emanciparmi nonostante i commendevoli sforzi educativi della mia famiglia, delle autorità religiose preposte e financo della scuola, sia pure per i pochi anni, venti, che mi videro indegno allievo). Ora, pare che non solo io non sia riuscito a lasciarmi alle spalle questa sgradevole eredità degli ominidi dai quali, sia pure con dettagli tuttora controversi, ma -si tenga forte, Professoressa- pare tutti si discenda: ma che addirittura esistano deplorevoli casi, ohimè, nei quali l’apparato educativo latu sensu (che tanto si sforzò nel mio trascurabile caso) sia addirittura carente quand’anche non assente.
E’ ovvia conseguenza che, là dove la canalizzazione dell’aggressività primordiale di cui sopra in forme socialmente accettabili (per esempio, impartendo lezioni sui c.d. blog) sia sostanzialmene fallita, accada che i soggetti fisicamente in grado di risolvere detti conflitti con modalità violente seguano con alto grado di probabilità questa soluzioni delle controversie.
Nè vorrei dimenticare, en passant, la componente puramente meccanica per la quale è fortemente probabile che se un soggetto adopra violenza fisica a danno di altri con regolarità regolarmente, lo faccia a partire da un dato di maggior forza fisica.
Diverso è il caso del soggetto frustrato, magari proprio a cagione della astenia fisica, che -a volte dopo attese della durata di anni se non decenni- ottiene rivalsa delle frustrazioni patite attuando condotte che ignorano la sofferenza dell’altro, sebbene sia empaticamente avvertita, nel momento in cui la società lo pone in una condizione di vantaggio che compensi l’antica subordinazione. Di nuovo ci soccorre lo scomparso F. De Andrè, parlando di un magistrato di ridotta statura (figura peraltro mutuata da altre letterature, in particolare Nordamericana) che una volta in grado di esprimere una violenza socialmente accettata, prova piacere nel praticarla.
Del resto, il caso dal quale siamo partiti, un soggetto maschile verosimilmente di livello culturale medio basso, confermato da un ambiente in parte rurale tuttora connotato da arcaicismi di stampo maschilista e implicitamente violenti, e in grado di esprimere una rivalsa su base puramente fisica (le botte, le minacce) sulla vittima, pare confermare la diagnosi sopra esposta.
Sinceramente suo,
piti
Alla fine, l’unico modo per far comportare l’uomo più da uomo e meno da bestia, è educarlo e acculturarlo. I comportamenti da “mostri” ci saranno sempre, perchè l’indole prevale anche sull’educazione, in certi casi. Ma in media le cose andrebbero meglio.. il problema è che chi è deputato ad educare, ad acculturare, a dare esempi, a impartire le nozioni di senso civico e civile, ha già abdicato dal proprio compito da decenni.
Piti, tu confondi una condizione necessaria con la causa. E’ chiaro che per ammazzare qualcuno in un incidente stradale devo avere un’auto, ma il fatto di avere un’auto non e’ la causa del fatto che uccido qualcuno in un incidente stradale. E’ chiaro che per ammazzare di botte qualcuno devo essere piu’ forte di lui/lei, ma il fatto di essere fisicamente forti non mi conduce automaticamente ad ammazzare di botte chiunque incontri. Al di la’ della tua necessita’ di sostenere la tua tesi in una tenzone informatica, dovresti ben riconoscere che avrai incontrato decine e decine di persone fortissime ma mansuete, e che anzi proprio in virtu’ della loro straordinaria forza fisica, non hanno nessuna necessita’ di mostrarsi aggressivi o violenti. L’essere violento non deriva dal fatto di essere piu’ forti, ma da una condizione mentale (che puo’ essere culturale, beninteso) che contraddistingue il carattere di una persona, a prescindere dal fatto che sia forte o no.
Infine, a riprova di quanto dico, ti suggerirei di dare un’occhiata ai casi (crescenti, a quanto dicono le statistiche) di violenza femminile nei confronti del marito. In questi casi, a quanto mi si dice, a prescindere dalla sua forza fisica, l’uomo vive una condizione di soggezione psicologica di cui si avvale la moglie per pestarlo ben benino, utilizzando, laddove la forza non arrivi, armi improprie di vario tipo.
Infine, come educatore, ho assistito personalmente a casi in cui bambini piccolissimi fisicamente, e molto minori di eta’ (tipo 7-8 anni), erano in grado di picchiare selvaggiamente (calci in faccia o su parti intime, morsi a sangue, testate, etc.) bambini ben piu’ grandi (sia in senso anagrafico che fisico, da 12-13 anni in su) che pero’ non avevano la loro dimestichezza (usualmente sviluppata in ambito familiare) con la violenza.
Dissipate le nubi di preoccupazione circa l’eventuale mancata lettura da parte sua, egregio Piti, mi accingo a risponderLE.
Di seguito, Le sue pregiate mani scrivevano alla sottoscritta:
(…secondo te, par di capire, la forza fisica o la sua rappresentazione non hanno incidenza nella percezione di sè e nella relazione con altri. Notevole, davvero”).
LA SOTTOSCRITTA:
Mai affermato questo. La forza fisica, secondo me, supporta quanto di comportamentale emerge.
In due parole, se uno è mentalmente ed emotivamente “predisposto” a “bullare”, lo farà a prescindere dai suoi muscoli.
Che poi aleggi la leggenda secondo cui il frustrato covi per decenni, poi parta, vada nel Kansas, e faccia un massacro di maestre e personale ATA (mi alleggerisco, adesso;), nache questa non è sempre vera.
Il frustrato o il forzuto agiscono secondo motivazioni e modalità/tempistiche differenti.
Che poi un bullo ciccione sia l’ennesima delle sfighe che ti può capitare (come compagno o come Stronzetti), è un altro discorso.
Corro a medicarmi. Appunto.
(Leccaculo adesso ;)
La prego di accettare i miei piu cordiali saluti e l’augurio di un meraviglioso fin d’aprés-midi.
Sua,
Morosita
(Ah, sono una radiologa, io, altro che Prof!!!)
cannonball, scusa, ma il punto è che la condizione necessaria SI FA CAUSA.
Paro paro è il disocrso dellarmi negli USA. E’ ovvio che per sparare a uno devo avere una pistola, ma se ce l’ho è forte e non sempre controllabile l apulsione a utilizzarla.
Quanto al fatto che di solito non tutti coloro che sono forti fisicamente menano il prossimo, mai sostenuto il contrario. Esiste una cosa che si chiama educazione, come sai meglio di me.
Egr. rad. prof. sorellin. simpat. ostinat. Morosita,
come per il suo autorevole compagno di opinioni sig Cannonball (persone entrambe degnissime), mi rincresce constatare che considerate l’io psichico come un “a priori” rispetto alla conformazione fisica. In realtà, essendo che noi “siamo” il nostro corpo, capita che la di lui (del corpo) conformazione incida nella formazione dell’io.
Ribadendo che non poca parte del fenomeno di civilizzazione consiste nell’inibizione della condotta violenta che i forti praticherebbero in assenza della suddetta civilizzazione, mi permetta di porgerle i miei più disitinti saluti.
tuo per sempre
piti
Vis, tu che sei moglie e madre, dovresti indignarti proprio per il duplice omicidio, invece. A parte il fatto di cronaca, il fatto è che non siamo al sicuro dalla violenza nemmeno nelle nostre case e i nostri figli non sono al sicuro neanche nelle nostre pance. Li uccidiamo a colpi di mestolo mentre dormono nel loro letto, oppure ci sgozzano loro con la sega elettrica appena crescono. Inutile stupirsi che non si riesca ad avere un dialogo tra estranei del sesso opposto. Come diceva il buon Eggers non mi ricordo dove: gli esseri umani sono uno sfinimento. Tutti quanti. La violenza è unisex perché l’umanità è un genere deperibile. Amen.