Sabato scorso, dopo aver appreso che il tasso democratico della Russia aveva addirittura prodotto un corteo di donne bionde (donne bionde che marciavano per difendere i diritti delle donne bionde), il democratico Boris Eltsin deve aver pensato che il suo lavoro era terminato: è morto due giorni dopo.
La manifestazione delle bionde, invero, si è tenuta in quella stessa Nizhni Novgorod, terza città della Russia, dove a marzo aveva sfilato il più imponente corteo organizzato dall’ex campione mondiale di scacchi Garry Kasparov, noto oppositore di Putin: allora era finita a manganellate, tanto che una successiva manifestazione sempre richiesta da Kasparov era stata proibita. Per la marcia delle bionde, invece, sabato, non ci sono stati problemi: gli uomini preferiscono le donne, ma se bionde, in Russia, pare ci siano dei problemi.
Anna Saizeva, organizzatrice dell’iniziativa, ha sostenuto che le bionde in Russia sono vittime di offese e pregiudizi. Ha parlato con un tono piuttosto grave: «Ci considerano intellettualmente inferiori, delle stupidine, ma nessuno ha il diritto di offenderci».
Era seria. La manifestazione, in realtà, ha registrato una presenza di poche decine di bionde naturali, ma le cronache riferiscono di un considerevole numero di uomini russi che si è unito al corteo denotando un interesse assai diretto per le platinate. I poliziotti, intanto, chiudevano un occhio per una marcia che ufficialmente restava proibita, come in Russia lo sono praticamente tutte.
Il problema, indubbiamente, esiste.
Il problema delle bionde, almeno: in Russia sono carne da barzellette come da noi i Carabinieri, anzi peggio, perché il binomio bionda/scema ha pur sempre uno sfondo bonariamente razziale. Bionde si nasce, carabinieri si diventa.
Esempi di barzelletta russa: «Sai perché due bionde litigano quando salgono in moto? Perché vogliono stare tutte e due vicino al finestrino». Secondo esempio: «Due bionde si confrontano su come si scrive il nome di un certo Paese: Iran o Irak?».
Roba così.
I controslogan urlati dalle bionde, durante il corteo di sabato, non erano meno penosi: «Capello chiaro, mente lucida», o ancora «Una bionda non è un luogo comune, ma originale».
L’origine del pregiudizio non è noto, anche considerando che le bionde, in Russia, sono numerose quanto le more. Retaggi storici? Improbabile. Biondo era l’assediante di Stalingrado, biondo fu l’antico invasore finlandese: ma biondo è anche il russo indigeno, insomma biondo è anche Putin. La bionda come stereotipo della tontolona, probabilmente, in Russia è l’esito di un misto tra globalizzazione e ritardo culturale.
Globalizzazione perché le barzellette sulle bionde, in realtà, furoreggiano in tutto il mondo: proprio come quelle sugli avvocati e quelle sulle razze, generi che in Italia hanno meno successo o sono sostituiti da quelli sulle varie etnie. Se andate su internet è digitate «barzellette sulle bionde», vi escono 10mila risultati, se invece digitate «blonde jokes» ve ne escono più di un milione. Il che offre il fianco a un’ipotesi, pur tirata per i capelli biondi: che i pregiudizi barzellettieri sulle platinate siano storicamente nativi dei Paesi anglosassoni, e siano dovuti perlopiù al cinema americano degli anni Cinquanta e Sessanta.
La «bionda» intesa come genere, come oca, come ridanciana, come archetipo da materasso, come femmina più propensa a divertirsi, in fin dei conti è una deriva hollywoodiana per quanto vecchia come il cucco. La bionda americana è Marilyn Monroe: più centomila altre come lei. Ha tracciato il solco. Se invece è bionda ma nordica, dev’essere più sofisticata: Anita Ekberg, Ingrid Bergman, Marlene Dietrich, persino Scarlett Johansson. Se è mora, meglio che sia italiana: Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Claudia Cardinale, Monica Bellucci.
Tutto il resto non ha fatto primavera: vagli a spiegare, ai barzellettieri e agli stereotipisti, che è bionda Cicciolina ma anche Caterine Deneuve, che è bionda Pamela Anderson ma anche Uma Thurman, che è bionda Lorella Cuccarini ma anche Ursula Andress. Non gl’importa, perché il biondo non è un colore di capelli: nessuno saprebbe classificare come bionda o mora gente come Kate Moss, Carla Bruni, Emmanuelle Beart, Brigitte Bardot: «le bionde» sono altre, sono le protagoniste del cult «Le finte bionde» di Carlo Vanzina del 1989, sono una categoria dello spirito. Bionde non si nasce: si diventa. Come i carabinieri.
Le russe non sappiamo, ma le bionde per esempio italiane sono quasi tutte tinte: basta sbirciare una grande via affollata e contare le bionde rispetto ai biondi, che pure di numero dovrebbero equivalersi.
La bionda si tinge, eppure nega e stranega. La bionda ti parla di biondo naturale ereditato dalla nonna, che è stato il sole, che ha fatto dei colpetti di sole su una base già chiara: e invece si tinge di nascosto o si mette in testa camomille o schifezze varie, magari lo fa al mare per depistare.
La bionda italiana è televisiva, indiscreta, vistosa, è una che ci tiene: sia che faccia colazione da Tiffany o che faccia la cassiera al supermercato. Il maschio latino la guarda, spesso giudica.
Anna Saizeva e il sindacato delle bionde russe, se aprissero una filiale italiana, avrebbero un successo semplicemente travolgente.
Su Second Life esisterà bene un Filippo Facci che ha aperto un’edicola..
Se c’è bisogno di qualcuno che si occupi di verificare, nell’unico modo universalmente riconosciuto affidabile, se le russe che manifestavano fossero bionde vere o bionde tinte, ecco, tenetemi presente come volontario.
Non conosco una parola di russo: apprezzate quindi lo sforzo.
Scusa Facci, ma perchè tutto ad un tratto si possono commentare di nuovo i tuoi post?
Capovolgendo la domanda, ti chiedo da lettore poco informato, perchè ne era stata interrotta la pubblicazione?
ho letto praticamente lo stesso articolo sul corriere:
http://tinyurl.com/yno22o
cos’è, telepatia?? affinità giornalistiche??stesso lancio di agenzia??
Le bionde italiane saranno sicuramente tinte. L’autore del post non è da meno.
@Joe, mi sa che devi aggiornarti:
http://www.bettybeauty.com/
(lo usano anche gli uomini; è una marca americana ma l’idea è made in Rome)
Poco reattivo…
la bionda tinta delude, perchè poi la patata è di pelo nero, mentre il bello del biondo sta nel richiamo alto/basso
Ingrid Bergman non era bionda, Scarlett Johansson non è sofisticata.
E la conclusione l’avevi già scritta altrove.
Una mia ex collega diceva sempre di essere “bionda d’animo”. Era bionda vera (si disegnava le sopracciglia con la matita, altrimenti erano invisibili), ma soprattutto era simpatica da morire. Credo intendesse quello…
Giulia wins.
La conclusione, più o meno simile, era stata già pubblicata sul blog di grazia.
nell’ottimo “occhi di serpente” Madonna,inquadrata in un contesto etilico al ristorante,chiedeva ai commensali lumi sul perchè le bionde portassero gli orecchini grandi tondi,rispondendosi da sola:per appoggiarci le caviglie quando scopano(per un istante durato troppo ho fatto finta di crederci)
cof cof.. :)
Ingrid Bergman era biondo cenere (anche se ha fatto tinte v arie pure lei) e comunque era bionda nei tratti; Scarlett Johansson non è sofisticata per noi, ma per gli americani sì; la conclusione l’avevo già scritta altrove: embeh?
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Marco, la pubblicazione dei commenti è ripresa per la stessa ragione per cui a breve verrà ri-sospesa.
voglio dire, è vero le bionde italiane sono fintissime, dicono tutte che fanno solo i colpi di sole ma erano bionde e ti fanno vedere le foto di quando avevano 3 anni, ma tu non sei tinto? pare di sì..:)
And the Oscar goes to… “bionda nei tratti”: che cazz significa???
(@Diamonds: Madonna ha le gambe corte, evidentemente: in flessione le orecchie arrivano sotto le ginocchia, per chi è minimamente sciolto nelle articolazioni).
Io sono bionda cenere, con due voglie rosse, a destra e sinistra, sopra le tempie.
Il resto è scuro. Mi faccio i colpi di sole biondo chiaro e dunque rientrerei tra quelle “finte”. Ma io ritengo che essere bionde, non dipenda solo dal colore dei capelli: la bionda è un tipo. Pelle chiara, occhi chiari, peluria chiara e anche una certa attitudine mentale..dunque se lo sei, ma solo il colore dei capelli ti tradisce, la tinta è solo un tuo rivelatore. Aggiungo poi, che il biondo addolcisce i lineamenti e le rughe, ecco forse perchè anche la maggior parte delle signore anziane si fanno bionde.
Posso sapere che cosa sia la sovrastante?
Incredibile. Io alla fine non ho mai fatto una querela in vita mia. Ho avuto solo la tessera dei radicali. Ho cominciato scrivendo su l’Unità, su Repubblica e su Società Civile. Non mi vesto di pelle. Ho un curriculum da cronista lungo così.
Ora ditemi se non dovrei querelarlo, Cazzullo. E’ diffamazione pura. Che dovrei frare, smentire? Chiedere rettifica perchè la notte non andavo a disegnare croci celtiche?
Ecco, comunque, la rubrica che scrissi sul Giornale sabato scorso (una critica severa, ma una critica legittima) e alla quale a cui lui ha reagito.
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Conobbi Aldo Cazzullo nell’intervistarlo per un suo libro: eravamo in una saletta pubblica e ricordo che d’improvviso lui mollò il microfono e si protese verso l’arrivo di Paolo Mieli, cosa che mi colpì molto. Ora, su Magazine di giovedì, ha scritto un articolo che mi ha impresso la mestizia che è tipica delle cose prevedibili. Cazzullo scrive del Patto generazionale di Luca Josi, già sottoscritto da nomi importanti che s’impegnano a lasciare ruoli di leadership istituzionale una volta raggiunti i 60 anni: non per andare all’ospizio, ma per dare un apporto da posizioni che consentano meglio di avvantaggiarsi della loro esperienza. Cazzullo, nell’articolo, distorce il Patto e lo traduce dolosamente in termini di quarantenni che dicono ai sessantenni: fateci largo. Un pretesto, falso, per introdurre la consueta analisi su una generazione troppo individualista che peraltro si compiace nel fregare il vicino di banco. Ma ben pochi colleghi, primo problema, si asterrebbero dal giudicare Cazzullo come archetipo di tale generazione. Cazzullo è molto bravo, ma lo è in un Paese dove la bravura, secondo problema, deve sovente accompagnarsi a un’accondiscendenza verso il potere. Da qui il suo articolo.
Vabbè, tu gli hai dato del leccaculo e lui ti ha dato del fascio. Capirai la novità.
Facci, nemmeno un amico che ti avvisasse delle righe (brutte) di Cazzullo? Dove sono andati in vacanza? Più utile Macchianera che Porro.
Facci sospenderà di nuovo i commenti perchè non sopporta che lo si critichi? Sai che novità
Facci, ammetterai che il pubblico diverbio con Cazzullo mancava nel tuo album personale.
Facci? Sai che novità
Anch’io ho letto il CdS Magazine, e sono rimasto di stucco al commento dato da Cazzullo su Facci.
Potrebbe essere che l’ha scambiato per qualche altro giornalista?
Comunque con Facci tutta la vita!!! Onestamente devo dire che le cose migliori negli ultimi mesi l’ha scritte soltanto lui in Italia su alcuni argomenti.
ps Cazzullo cazzaea Faccci per l’attacco a Farina. Patetico.
@ Babuska: credo che “bionda nei tratti” sia un po’ come “mora dentro”. Il corrispettivo del “negro inside” di Jackson insomma.
In USA blondie è sinonimo di stupida, cmq non è vero le bionde sono uguali alle altre.
Nel senso che sono stupide uguali?
Ehm… ok dai era un po’ gratuita.
Filì, visto che con le parole non ti riesce di spiegarti, “dillo con i fiori”.
Potresti mandare al buon Cazzullo, chessò, un cesto di gigli bianchi.
Invece di questo articoletto sulle bionde, mi aspettavo che dicessi qualcosa di come Putin sta governando la Russia, e magari anche di come Berlusconi, per gentilezza, sostenga che quello è una vera democrazia.
E’ inutile, ma ci provo ugualmente…
Esimio Facci,
potrebbe gentilmente prendere pubblicamente le dovute distanze dalla linea dichiaratamente omofoba del quotidiano Il Giornale?
Proprio oggi si legge un commento firmato “la redazione” in cui si accusa la Rai prodiana di sdoganare la PERVERSIONE omosessuale nei suoi programmi: roba da chiedere l’intervento dei Caschi Blu oppure un’ulteriore risoluzione dell’Europarlamento (che già si è espresso in materia).
I froci hanno un po’ rotto i coglioni, nel globale.
Davide, io non so certo dare risposta alle tue interrogazioni, però posso dirti con certezza che il commento, sul quotidiano cartaceo, è firmato Marco Palmisano. Tu probabilmente l’hai letto dal sito.
Preferisco ancora i froci ai coglioni, nel globale.
Egregio Davide, in prima pagina, sul Giornale, ultimamente, ho pubblicato (mi hanno pubblicato) i seguenti.
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Signor Direttore, la notizia che un 16enne di Torino si è suicidato perchè stufo di essere bersagliato dai compagni come “gay”, ciò che non era, è stata enfatizzata sui giornali con modalità molto diverse. Chi l’ha sparato in prima pagina, chi ha confinato la notizia come una “breve”, chi non l’ha neppure data. Ecco, non vorrei che il criterio, questa volta, fosse stato legato alle posizioni politiche sui Dico e in generale sugli omosessuali: in un periodo, ricordiamo, in cui c’è chi cerca di accreditare l’omosessualità come una devianza da debellare o come una malattia da guarire. Vorrei la sua opinione. (F.F.)
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Grazie, senatore Del’Utri. La costruenda cultura di destra è inquinata da fantasmi che si pensava seppelliti dalla Storia, dal liberalismo, dal metodo sperimentale: una religiosità retriva e ideologica che nulla spartisce con la pratica cattolica di milioni di italiani, e che tuttavia cerca, ora, di spacciare l’omosessuale come un malato da curare, un patologico anormale. Campioni di questo neo-oscurantismo, a mio personale avviso, sono i settimanali Tempi e Il Domenicale, quest’ultimo da Lei editato, e al quale Ella, il 10 febbraio scorso, ha recentemente inviato una lettera di cui riporto frammento: “Caro direttore, ognuno ha il diritto di dire ciò che pensa, ma quando questo diritto è esercitato pubblicamente attraverso le pagine di un giornale, il Domenicale, che vorrebbe fare della cultura liberale, non comprendo perché trasmettere un messaggio così radicale e inquietante come quello sul tema dell’omosessualità come patologia. Leggendo il titolo ed entrando nello specifico mi sono sentito fortemente a disagio come persona e come editore.?Non è accettabile che ci sia qualcuno che vuole imporre l’idea dell’uomo perfetto versus il diverso da respingere, anzi da curare, da portare sulla retta via”.
Grazie. Era ora.
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Le questioni biogenetiche sono certo le questioni del futuro, ma ciò non significa che si debbano rimettere in discussione anche i fondamentali della civiltà moderna. Con la scusa delle libere opinioni, di questo passo, vedremo dibattiti in par condicio anche con chi sostiene che il Sole giri attorno alla Terra, mentre altri ribadiranno che le donne hanno il cervello più piccolo e che i bambini schizofrenici dovremmo riportarli dall’esorcista. Ha fatto bene Paolo Guzzanti, ieri, a rimettere qualche puntino sulle i: gli omosessuali esistono come esistono i mancini, è una questione cromosomica, esistono anche tra gli animali, è un fattore naturale e non psicologico: punto, ripunto e strapunto. E’ acclarato, almeno su questo non c’è nessuna discussione da fare, nulla da dimostrare. Chi sostenga (parlamentare, poi) che gli omosessuali siano affetti da psicopatologie, o non ha studiato o è in malafede, e non si vengano a citare libri di pseudoscienziati alla Joseph Nicolosi o paccottiglia del genere. Chi vuole esser contrario ai Dico faccia pure, ci mancherebbe, ma per tutto il resto non ci riprovi, perchè cozzerebbe contro intransigenze che non indeboliscono l’Occidente: sono l’Occidente.