Se Senna interpretò per primo e al meglio il concetto di nuova Formula 1 di cui si è parlato, c’è stato un pilota che ha provato a rappresentare ancora l’impossibile arte di guidare da pazzo furioso e comunque di vincere gare e mondiale.
Per inciso stiamo parlando di una persona che fuori dall’abitacolo sembrava un ragioniere dell’INAIL, con il baffo, la scoppoletta, la panzetta, lo mogliettina che conosceva da una vita e tre figli bellissimi: ovviamente siamo nella savana e c’è il Leone, Nigel Mansueto Mansell, l’ultimo pilota scelto da Colin Chapman e da Enzo Ferrari e l’unico in grado di fare a gara con le leggi della fisica in modo tutto suo.
Ci sono tante gare, episodi, sorpassi e momenti che ha tirato fuori dal cappello. Come non ricordare l’incredibile sorpasso in Messico ai danni di Berger all’esterno della curva parabolica, l’assalto a Senna a Monaco nel 1992, la vittoria al debutto nella Indycar, quella al debutto col cambio semi-automatico di cui si è già accennato, l’ultimo giro in Spagna finito al fotofinish con Senna, il sorpasso a 3 in Ungheria, il loop a 360 gradi da 10g fatto ad Imola oppure il sorpasso a Senna al millimetro ancora in Ungheria.
La specialità di Mansell era l’attacco diretto. Trattasi della situazione in cui una macchina è un mezzo secondo-un secondo più veloce al giro e, alla fine di un recupero, si tratta di fare il sorpasso subito, senza studiare l’avversario per 10 giri. In questo eccelleva, perchè si muoveva a destra e sinistra come un invasato e quello davanti non riusciva a capire dove lui volesse passare. Per cui il malcapitato, imbambolato a guardare a destra e sinistra negli specchietti, decideva per una delle due traiettorie. E il Leone lo azzannava dall’altra parte.
Quel giorno a Silverstone nel 1987 era evidente che la gara se la potevano giocare solo lui e Piquet, entrambi su una stratosferica Williams. Piquet fece la mossa di cambiare solo una volta le gomme e lui, Mansueto, si ritrovò dopo il suo secondo cambio a 16 giri dal termine con 16 secondi di distacco.
Remi in barca? Giammai. Valvola del turbo a manetta e via con la sequenza piu’ lunga di giri più veloci della storia della F1. Come un invasato ad ogni giro, con i doppiati o senza. Più di un secondo al giro gli rosicchiava al brasiliano, che controllava motore e gomme da par suo. Appena dagli spalti capivano che pazzia stava compiendo il Leone cominciò un ola di urli che lo stesso pilota inglese ammise dopo la gara di aver sentito continuamente.
A due giri dalla fine Mansell arriva sotto a Piquet e non lo studia. Fa l’attacco diretto. Finta e controfinta. Piquet non ci capisce niente e neanche si accorge di avercelo di lato, tanto che quasi gli va addosso. Urla e delirio dal pubblico più rumoroso dei rumori stesso dei motori.
Finisce due giri dopo con la bandiera a scacchi, Mansell in trionfo, invasione di pista unica e irripetibile nel tempio british dell’automobilismo. Mansell senza benzina poco dopo il traguardo. Tutti addosso. Lui che rimedia un passaggio e si ferma a baciare la pista nel punto dove ha fatto il sorpasso.
Un mito.
PS: il titolo è in onore ad una qualifica monstre del Nigel nel 1992. La sua macchina si era rotta e salì su quella di Patrese, per staccarlo di più di un secondo. Al ritorno il padovano lo avvicino e gli strizzò gli attributi, per vedere quanto erano grossi.
Caro Darwin, questi racconti sono davvero affascinanti, complimenti. E io davanti ai Gp mi annoio davvero tanto. Bravo, bravo, bravo.
ps: mi si conceda la battutaccia maschilista: altro che Pink! Ah!
Gran Premio del Portogallo, ultima gara del Mondiale. Le due Ferrari sono in prima fila: Prost si gioca il titolo contro Senna, Mansell è il fido scudiero di stagione. La macchina è quella a becco di papera, opera del genio di Barnard, già esaltato da Carletto Darwin.
Al semaforo verde, Mansell affonda il piedone e riesce in un impresa degna della sua leggendaria guida. Invece di andare avanti, la macchina scivola in diagonale sullo schermo tv, andando a schiacciare il compagno di squadra francese. Senna passa liscio e ringrazia, finendo per indossare la seconda di tre corone iridate.
Ecco, questo il mio ricordo di Nigel Mansell. Comunque un gran pilota. Straordinario esempio di istinto, fra i più puri e irrazionali della storia della formula 1. Per quanto riguarda la ragione, che tanto sarebbe piaciuta a quei signori francesi del ‘700 e anche al Carlo Darwin originale, beh il primo pensiero non va al Leone. Forse neanche il secondo.
PS: Grande post. Vado in edicola, ho dimenticato di prendere il dvd della Gazzetta.
Si dice che Nigel Mansell sia il pilota misterioso del programma inglese di culto Top Gear, che tratta l’argomento “motori” in maniera absolutely incorrect.
leggendo questo post, e non solo, ho come l’impressione che io e Carletto Darwin abbiamo visto un film diverso. Va bene così. A distanza di anni credo sia inutile mettersi a contestare punto per punto le affermazioni di Carletto. Una cosa, però, la voglio dire riportando una celebre frase di Michele Alboreto: “Sulla Williams di Mansell l’unica cosa intelligente sono le sospensioni.”
Magno Carletto.
Non potrei essere più d’accordo.
Il leone d’ inghilterra è il mio più amato di sempre.
Magari alcuni (Senna, Schumacher)si saranno dimostrati nel complesso più forti, ma in certe caratteristiche è stato ineguagliabile;
in primis nei sorpassi.
Mai ne ho visti più fare di tal genere e in tal quantità (su youtube mancano, ma ne rimembro altri del livello di quello su Berger).
La F1 ,dell’ ultimo quarto di secolo, più divertente è stata quella con Nigel presente.
Il “suo stile” da leone furioso alla guida , pur promettendo spasso per il pubblico ad ogni gara , sovente non si rivelerà il migliore per la conquista di gare e soprattutto campionati (di questi ultimi probabilmente almeno 2 era possibile vincerli tranquillamente, con una maggiore oculatezza).
Essi andranno a Prost o Piquet , secondo me inferiori, ma ragionieri e non “folli” come l’ inglese.
Può darsi che alla fine abbiano avuto ragione loro, carta canta e la storia si fa con i palmares.
Sarà … io però vidi ,e di Prost e Piquet di ricordi ne ho ben pochi , Mansell lo ricordo con fervore e nostalgia.
olà
p.s. e quando svenne per aver provato a spingere la macchina al traguardo, dopo che, primo con enorme vantaggio, si fermò all’ultima curva a causa della benzina terminata .
p.s.2. dei dvd gazzetta mi sa che meritano solo l’ 1, il 3 e il 4.
henrietta, mansell non è the stig, questo lo so per certo.
Lunar, dov’è che avrei scritto che era un genio? Io il film me lo ricordo tutto. E ho parlato di emozioni, di pazzie, di sfide alle leggi della fisica. Questo era Mansell.
Guardati il sorpasso a Berger in Messico.
Credo, sono quasi sicuro, che il sorpasso ruota a ruota con Senna in fondo al rettifilo fosse in Spagna, uno dei dritti con più alta velocità finale.
Chiedo venia. Era il Montmelò. Mi sono confuso col sorpasso simile che fece Piquet a Senna all’Hungaroring nel 1986, quello in cui Piquet andò in derapata. Altro pezzo da cineteca.
http://www.youtube.com/watch?v=v8pQ-rBEEYU
Grazie di avercelo ricordato, Fabrizio. Quel sorpasso di Piquet mi ha cambiato la vita. Ecco perché lo preferivo a Mansell. E non mi pare poco.
Dire che Piquet e Prost sono inferiori a Mansell è eresia.
Passi il fatto che lo amavi e ti dava emozioni, ma reputarlo superiore…
era un idiota coraggioso col piede pesante. Non capiva nulla di setup e sapeva andare forte solo con macchine messe a posto da altri… Nel 1986, 1987 e 1991 ha perso con la macchina migliore. Nel 1992 per vincere un mondiale ha avuto bisogno di un’astronave e di ordini di scuderia precisi a Patrese che a inizio anno andava più forte di lui… ma di cosa stiamo parlando?
Non ricordi sorpassi di Piquet? Non ricordi che Mansell stesso in quel Gp dopo essere stato messo dietro da Nelson in qualifica diss: “Sui curvoni veloci Piquet va più forte di me, ha più coraggio…”