L’Italia è una Repubblica fondata sul creditore

Ribadisco quanto già scritto qualche mese fa:

…penso che il modo di fare business si cambia anche e soprattutto intraprendendo una strada che non porti a ingiunzioni, avvocati, tribunali, ogni qualvolta un dipendente, un collaboratore o un fornitore si fanno passare per la testa l’insana e innaturale idea molto “webunopuntozzero” di essere pagati per il lavoro svolto.

Non lo faccio a caso: molto semplicemente quest’oggi sarò costretto ad attraversare la città e tirare lo sciacquone su qualche ora di tempo di un giudice, e di un numero indefinito archivisti, segretarie, impiegati generici stipendiati con quelli che si suole definire “soldi dei contribuenti”. Anche del mio, peraltro, ma non conta ai fini del discorso.

In pratica qualche briciola di centesimo mio, vostro e loro se ne va a causa di una società – privata, non c’è nemmeno da specificarlo – che ha deciso di spenderlo nel maldestro tentativo di non pagare – o pagare meno del pattuito – il lavoro di una persona.
Roba di parecchio tempo fa e che quindi non riguarda – è giusto specificarlo – persone o aziende con cui ho a che fare in questo momento.

Perché c’è questo da dire: penserete che gli obblighi previsti da un contratto siano vincolanti per le parti che lo firmano. Beh, vi sbagliate: non qui. Non in Italia.
Qui da noi, è bene specificarlo, un qualsiasi fesso che abbia usufruito dei vostri servigi può svegliarsi una mattina e bloccarvi un pagamento che vi è dovuto con in testa una malsana idea fondata sui primitivi concetti che vado a esporvi: “Ma io, in fondo, perché lo devo pagare, questo? Sai cosa? Aspetto che mi faccia una causa di lavoro. Se mi va bene qualcuno gli dirà che non ne vale la pena e che rischierebbe di spendere la stessa cifra in avvocati. Tanto più che stipendiamo gli avvocati dell’ufficio legale interno: ricevere cause mi costa esattamente quanto non riceverne. Anzi, in qualche caso, addirittura meno. Perché se mi va male si va davanti al giudice e le statistiche dicono che finisce pari e patta: si chiude al 50%, e la metà di quello che gli devo mi resta in cassa”.

Va aggiunto, per completezza, che il sistema funziona anche al contrario: trovandomi dall’altra parte, ossia in veste di dirigente, mi capitò, tanto per raccontarne una, un tizio che accampava pretese assurde – tipo che tutti, in azienda, avrebbero dovuto obbligatoriamente chiamarlo con il nickname, evitando di riferisi a lui utilizzando semplicemente nome e cognome e/o divulgare la sua vera identità – e arrivò a minacciare pensatemente e fisicamente diversi colleghi. E siccome il suo comportamento resistette incurante alla prima lettera di richiamo, alla seconda e anche alla terza, fu infine licenziato.
Beh, fece causa all’azienda adducendo la seguente motivazione: “lo stato di mobbing a cui era stato sottoposto gli aveva provocato un grave arrossamento nella zona perianale”.
Giuro. A voi sembrerà che le sparo grosse, ma esistono testimoni che possono confermare la storia così come ve l’ho raccontata e come finì. Indovinate? Pari e patta: chiese i danni quantificandoli in una certa cifra in denaro, e gli venne riconosciuto il 50%. Furono gli stessi avvocati a consigliare di accordarsi a questo modo: “Certo che vinceremmo, se andiamo avanti, ma alla fine rischierebbe di costarvi in onorari più di quanto ci sta chiedendo”.
Credo che non si offenderà se ho reso pubblico l’episodio: alla fine gli è girata bene e ora pubblica romanzi per un editore minore eppure prestigioso. Firmandosi con il nickname, ovviamente.

Concludendo, le modalità per non pagare sono innumerevoli. In testa alla hit parade ci sono quelli – semplificherò molto, per risultare comprensibile – che aspettano vi rivolgiate al Tribunale del Lavoro; quelli che cedono rami d’azienda ad altre società e mandano fallita quella a cui avete fatturato; quelli che iscrivono a bilancio un finanziamento ad un’azienda dello stesso gruppo per servizi intangibili – per lo più indimostrabili – e comunque mai resi, in modo da svuotare le casse del denaro dovuto ai creditori.

E insomma: sarà capitato anche a voi di avere questa musica in testa: avere l’assurda convinzione che il lavoro svolto (vostro e altrui) sia regolarmente retribuito. O che le fatture vadano liquidate (tanto più che chi le ha emesse ci ha pagato sopra – anzi no, addirittura peggio: ha anticipato – le tasse).

Se poi ci fate caso non potrete fare a meno di notare che, per qualche oscuro motivo – i più taccagni e pitocchiosi sono quelli che hanno sia i denti che il pane.
Sarà un caso, sarà quel che volete, ma gli unici responsabili amministrativi capaci di farsi negare al telefono o, in qualche caso – e anche qui: giuro -, modificare la voce rispondendo alla chiamata di un creditore per fingere il trasferimento dell’azienda, li ho visti all’interno di multinazionali e quotate in borsa. Gente, insomma, che non si accontenta di raccattare le briciole di un lauto pasto: si mangia anche la tovaglia e ciula le posate.

Per questo, un consiglio: posto che la situazione economica ve lo permetta e per quanto possibile, non accettate mai accordi transattivi che prevedano un pagamento di entità inferiore a quanto vi è legittimamente dovuto. Iniziate a pensare allo stesso modo del gatto e la volpe: male che vada, statisticamente, porterete a casa il 50%.
Sembra un niente, ma date le premesse ha un che di rivoluzionario: tentare di imporre l’idea che una qualsiasi società – ma, a maggior ragione, una multinazionale o una quotata in borsa – che specula sulle noccioline che vi deve è una società che non merita di esistere sul mercato.

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28 Commenti

  1. Verissimo. Che skifo.
    Possibile nessun esperto,ma mi andrebbe bene anche un dotto opinionista tuttologo dell’ italia_sul2, porta@porta o simili, possa trovare una soluzione alla bega degli “onerari di” che pesano troppo nello sviluppo di tali vicende ? Superficialmente mi sono sovente chiesto se non meritasse far si che tali onerari (di entrambe le parti) venissero sempre pagati,poi, dalla parte perdente,e che la parte “trionfante” prendesse i soldi che le spettano, al netto delle spese. La questione in vero è comunque di complessa soluzione ; anche nel modo ipotizzato sopra ci sarebbero molte crepe.
    Ad es., per scherzare, basta che una delle due parti (verosimilmente quella più forte) poi “arruoli” , tutti insieme, “Taormina”, “Buongiorno”, “Perry Mason” lo studio di “Ally McBeal” , quelli di de “The Practice” etc. ecc. Che uno se vince si prende i suoi dovuti ,chessò, 10’000 euro ma se perde gli tocca pagare ,tipo, milioni….un pò rischioso, mi sa che mi tirerei indietro comunque.

    Secondo me l’ unica possibilità è, di fronte alla corte, declamare : “macchianera, macchianera, macchianera”. Gira voce,lo dicono, che ti diano tre volte quanto avresti dovuto avere.

    olà

  2. Gianluca hai evidenziato uno dei mali peggiori del “sistema Italia”. Che in diverse sfumature caratterizza il comportamento di tante componenti dell’economia italiota.

    Un’altro esempio eclatante è Telecom: ti paga i lavori a 360 giorni (un anno!!!). Se ti va bene. Sì perchè se nei 360 giorni tra la tua fattura (su cui paghi IVA il mese dopo) ed il loro pagamento tu fai altro lavoro ed incrementi l’entità dei tuoi crediti, ti potai sentir richiedere di allungare ulteriormente le condizioni di pagamento, o addirittura di scontare parte del lavoro già effettuato e consegnato. Il credito utilizzato come arma di ricatto, insomma…

    Credo che affronatre in modo serio e risolutivo questa cultura pseudomalavitosa di tanti operatori del sistema economico dovrebbe essere una priorità forte per uno Stato “serio”.

  3. Forse vivo in un’alta nazione…
    Sono resp.amministrativo e non ho mai dovuto nè negarmi, nè cambiare voce…semplicemente le fatture le pago, se fanno riferimento ad ordini e contratti stipulati e se il bene/la prestazione ricevuta corrisponde a quanto concordato.

    Forse ciò accade perchè la mia azienda è una mosca bianca…direi di no.

    Ho lavorato in precedenza per una società di consulenza in tante società quotate e questa tipologia di problemi non l’ho mai vista così evidente.

    Accettare poi un contratto che prevede un pagamento a 360 giorni, vuol dire anche un pò cercarsela…

  4. Aggiungo due cose a quanto detto da Neri.

    1) Anzitutto anche gli enti pubblici (in particolare regionali e provinciali) hanno il vizietto di non pagare. Ricordate questo caso? http://tinyurl.com/ynefpz

    2) Per evitare grane di questo tipo, sempre più professionisti decidono di vendere i propri crediti ad una banca. La banca mi rimborsa una certa percentuale della fattura (dopo averne valutato il rischio e studiato il creditore) e si occuperà poi lei di riscuotere.

    Un’ultima precisazione.
    Non sempre l’avvocato a cui vi siete rivolti è così onesto da consigliarvi subito di accettare il 50%. Spesso (e lo dico perché conosco gente che lavora nel “campo”) preferiscono istigarvi ad andare avanti con la causa, che a loro avvocati ovviamente frutta, promettendovi che le probabilità di riavere tutto sono alte.
    Al tempo stesso il loro lavoro si limiterà a fare copia-e-incolla del vostro nome su modelli già pronti, stamparli, spacciarveli come oro e poi mostrarvi il conto.

  5. @”Accettare poi un contratto che prevede un pagamento a 360 giorni, vuol dire anche un pò cercarsela…” mia moglie lavora per il ministero delle finanze e devono ancora pagarle gli stipendi da settembre 2005 in poi. Il contratto diceva a 60 giorni….
    Sì, sei una mosca bianca

  6. Negli ultimi mesi mi sono trovata nella stessa situazione e sono ricorsa a un avvocato (amico e onesto). Ho vinto.
    Solo che io sono una di quelle condannata a un contratto “a progetto”, che maschera in pratica un vero e proprio lavoro dipendente. Il mio capo ha avuto la faccia tosta di fare le pulci pure in una situazione che era già di per sé vantaggiosa (per l’agenzia).
    Per fortuna, da libera professionista non mi è ancora capitato di non essere pagata (altrimenti mi tocca passare all’organetto e alla scimmietta), ma direi che la situazione lavorativa sia allo sbando.

    In media, la forza lavoro è considerata al pari del volontariato, e spesso e volentieri si basa su rapporti di forza che sfiorano il ricatto.
    Certo è che se la riduciamo a una lotta del singolo contro un sistema (strutturale e valoriale), non faremo molto.
    Ah, riguardo al sistema creditizio…purtroppo questo non funziona con l’affitto!

  7. condivido lo sdegno. non suggerisco i rimedi perché sono illegali, mentre non pagare le fatture – si direbbe – non lo è. “suum tribuere cuique” è uno dei principi fondamentali sui quali si regge qualunque convivenza civile. se la convivenza non è civile, il singolo ha diritto a prendere le sue contromisure. mi fermo qua, ai confini dell’apologia di reato :-)

  8. Condivido al 100%, tranne che per una cosa: non deve essere necessariamente una società privata. Ormai anche lo Stato si limita a pagare con “riconoscimenti di debito” che verranno coperti in un futuro imprecisato.
    Questi fenomeni di elusione delle regole più elementari sono un peso colossale che grava sul nostro sviluppo. Ma lo Stato, invece che combatterli, li fa propri. E’ normale, per esempio, che gli enti statali,invece che assumere dipendenti, prendano collaboratori a progetto licenziandoli e riassumendoli subito dopo per poterli pagare di meno? Se nemmeno lo Stato rispetta i propri dipendenti e i propri creditori…

  9. Metti che tu sia il realizzatore di un’idea. Attorno a questa poi riunisci altre otto persone per formare una squadra di lavoro. Metti che poi comincino ad arrivare i soldi. E’ a questo punto che tre di questi otto comincino ad ordire per convincere gli altri. Metti che alla fine gli otto ti mettano nella condizione di dovertene andare dalla squadra di lavoro. E metti che, non paghi, comincino a smerdandoti a destra e manca cercando di fregarti l’idea. Tipo che siccome tu sei uno di quelli onesti e ingenui anche un po’ al vomito, non hai pensato di registrare il marchio. E allora quelli vanno dal grafico, se lo fan dare e facciano domanda di registrazione. Che tanto lì, parole dell’ufficio marchi e brevetti, non stanno mica a controllare la liceità per cui sei fregato. L’aspetto divertente della storia che son tutti compagni convinti e Berlusconi è una merda. Già.

  10. Domiziano, guarda che se hai delle prove documentate della tua idea, o che possano ricostruire l’accaduto (che so, email di coinvolgimento degli otto, qualcosa scritta con data), al posto tuo andrei da un avvocato. Se vuoi ti passo il mio.
    “Al vomito” ci sono gli stronzi, mica gli ingenui (ribaltiamo anche questa concezione, per favore)

  11. Confermo tutto e aggiungo quelli che ti prendono “in prova” (vale a dire: lavori gratis per un po’ e poi ti caccio per prenderne un altro “in prova”); quelli che ti fanno lavorare gratis perché loro per principio non pagano, e comunque tu ti fai l’esperienza e il nome; quelli che ti comunicano che il tuo contratto non verrà rinnovato (dopo averti detto per mesi il contrario) il giorno dopo averlo fatto scadere; quelli che ti obbligano alla partita IVA pagandoti una miseria… devo continuare?

    Suggerimento per giovani avvocati in cerca di occupazione: costituire piccole cooperative in cui, a tariffe minime, ci si occupi esclusivamente di recupero crediti per conto di lavoratori sfruttati. Il lavoro non mancherebbe MAI.

  12. La cosa davvero comica è che l’autore di questo post è lo stesso che due post fa ha avuto l’idea molto “webduepuntozero” di farsi rifare il template pagandolo in “link e cotillons”?

  13. Per quanto riguarda la beffa+danno del dover pagare l’IVA o le tasse su fatture emesse e non pagate, il rimedio pare esserci.

    Il mio commercialista (che in quanto tale si presume la sappia lunga) mi presenta il conto mandandomi una sorta di fac-simile della fattura, su cui è scritto (ricopio testuale, così potete fare copia e incolla):

    La presente bozza non costituisce fattura. La fattura verrà emessa all’atto del pagamento ai sensi dell’art. n° 6 D.P.D 26/10/1972 n° 633

    Non gli ho mai chiesto a che serve, ma penso proprio sia utile per il caso di cui stiamo parlando.

  14. Quanto è vero. E io che lavoro per l’80% con l’estero dico che è un’abitudine tutta nostra.

    Ho due esperienze, per raccontare solo le ultime, relative ad una società di Milano e a una di Roma. La prima ha usufruito dei nostri servizi professionali per tutto l’anno 2005. Non molto ma ci doveva 15.000 euro. Telefonate, lettere, raccomandate. Alla fine l’avvocato. Dopo sei mesi (società che andava alla grande e aperta da soli due anni) ha dichiarato il fallimento. Vediamo con i giudici che succede.

    L’altra un po’ meno grave (perchè dice che pagherà) ma altrettanto scocciante: servizi offerti ad un agenzia di comunicazione il cui cliente finale era un istituzione pubblica importante (un Mi..stero).
    Come supponevo, ma avevo chiesto prima e firmato sul contratto il pagamento a 60 gg, sostengon che pagheranno (5.000 miseri euro per una società come la loro) solo quando il loro cliente avrà pagato.

    E sono passati già 9 mesi

  15. Quanto è vero. E io che lavoro per l’80% con l’estero dico che è un’abitudine tutta nostra.

    Ho due esperienze, per raccontare solo le ultime, relative ad una società di Milano e a una di Roma. La prima ha usufruito dei nostri servizi professionali per tutto l’anno 2005. Non molto ma ci doveva 15.000 euro. Telefonate, lettere, raccomandate. Alla fine l’avvocato. Dopo sei mesi (società che andava alla grande e aperta da soli due anni) ha dichiarato il fallimento. Vediamo con i giudici che succede.

    L’altra un po’ meno grave (perchè dice che pagherà) ma altrettanto scocciante: servizi offerti ad un agenzia di comunicazione il cui cliente finale era un istituzione pubblica importante (un Mi..stero).
    Come supponevo, ma avevo chiesto prima e firmato sul contratto il pagamento a 60 gg, sostengon che pagheranno (5.000 miseri euro per una società come la loro) solo quando il loro cliente avrà pagato.

    E sono passati già 9 mesi.

  16. Lavoro a Zurigo per una multinazionale, tra le mie funzioni sono legal entity controller e lavoro a strettissimo contatto con i più importanti studi legali commerciali.
    La soluzione delle multinazionali, anche per accordi intrinsecamente italiani, è spesso di stipulare contratti di diritto svizzero. Dimostrazione che per uno stato, avere la certezza del diritto non è solo risparmio di costi e di sprechi, ma anche fonte di reddito.
    Il mio consiglio è firmare contratti con clausule che prevedano la risoluzione delle dispute di fronte ad un collegio arbitrale (con attribuzione delle spese legali ad opera del collegio arbitrale secondo giustizia).
    Si garantisce la celerità, ed il lodo arbitrale è esecutivo come una sentenza. Solo scegliete bene l’arbitro.

  17. Joe, sì, però l’autore del post ospita anche una certa quantità di blog su un server senza far pagare un centesimo a nessuno, che io sappia. E ha aiutato un sacco di gente a risolvere cazzilli più o meno grandi (vedi alla voce Daveblog) di natura tecnologica.

    Per cui non credo che la richiesta di spezzettamento del template necessaria al trasloco su WP sia una richiesta eccessiva, o esorbitante rispetto al normale genere di aiuto che la gente si scambia nella cosiddetta blogosfera :)

  18. Devo sottoscrivere sillaba per sillaba. Per esperienze vissute e timori condivisi. Sillaba per sillaba. Punteggiatura, financo.
    [Ste]

  19. Giulia, il punto non è quello.
    Il punto è la coerenza: uno fa quello che denuncia con indignazione lo schifo di questa società che campa sull’idea “molto webduepuntozero” di non pagare i propri collaboratori quando il collaboratore non pagato è lui.
    Poi (o prima) cerca collaboratori che nel solito stile “webduepuntozero” non ha nessuna intenzione di pagare.

    P.S: Che Macchianera ospiti tanti blog senza far pagare nulla sinceramente non sono affari miei: lo fanno anche Google, Splinder, WordPress.com, e decine di altri. Così come non mi riguarda e non mi frega quello che il Neri dovesse guadagnare con le pubblicità sul suo blog a dispetto di quanto possa pensare (si fa per dire) quell’anonimo e zerbinato “commentatore di Macchianera”.

  20. La storia che racconti la vedo come una via crucis parallela a chi lavora come “para-dipendente”. In Italia c’è l’etica furba di “quelli che non”. Quelli che non pagano, e che fregano il collega imprenditore o libero professionista. Quelli che non pagano stipendi adeguati e fregano i lavoratori. E quelli che non lavorano negli uffici pubblici, i “fannulloni” del prof Ichino. quelli che non pagano i contributi. quelli che non pagano le tasse. E che ci fregano a tutti, visto lo sfascio dei nostri servizi, visto lo sfascio del paese che sopratutto grazie a questa etica ribalda è arrivato al livello che tuti vediamo.

    Forse è ora che per esempio da blog letti e autorevoli come questi esca una voglia di creare aggregazioni politiche nuove – altro che partito democratico o partito popolare. Finora la contrapposizione ha usato categorie vecchie, corporative o di classe, per definire gli schieramenti: operai e impiegati contro imprenditori e professionisti.

    Invece c’è bisogno di riaggregare i valori politi attorno ad altre priorità. Io penso che una persona che lavora come dipendente e onostamente si debba sentire molto più vicino a te che non a un altro lavoratore che si imbosca, specie se dipendente pubblico.

    LA nostra classe politica – in parte quella dirigente – è vecchia e usa categorie vecchie. Mi sa che urge un po’ di impegno politico di base da parte di tutti….

  21. Da persona che cerca di mandare avanti una famiglia con il tipo di lavoro richiesto da Macchianera e che si “dispiace molto” quando legge di richieste (che io giudico) professionali da svolgere dietro un compenso di “link e cotillons”, non posso far altro che quotare Joe Tempesta. A meno che chi non risponde sia un “dilettante” che fa del web “solo una passione”… beh in questo caso aspetto di vedere i risultati del suo lavoro (che per non essere troppo OT, non verra’ pagato con qualcosa che si puo’ usare come buoni spesa per il supermercato).

  22. Da persona che cerca di mandare avanti una famiglia con il tipo di lavoro richiesto da Macchianera e che si “dispiace molto” quando legge di richieste (che io giudico) professionali da svolgere dietro un compenso di “link e cotillons”, non posso far altro che quotare Joe Tempesta. A meno che chi non risponde sia un “dilettante” che fa del web “solo una passione”… beh in questo caso aspetto di vedere i risultati del suo lavoro (che per non essere troppo OT, non verra’ pagato con qualcosa che si puo’ usare come buoni spesa per il supermercato).

  23. Maurizio: credo rimarrai stupito dalla qualità dei dilettanti che ci sono là fuori. Consideralo casomai un metro per valutare la tua indiscussa (e costosa) professionalità.

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