Bonsgiùr, sge mappell Lollò Pandelarì. Sge suì un blogghèr italièn, e sge suì tré plù celèbre che Beppé Grillò.
If iu dont cnov mi, sceim on iù: according tu Time ai em de Person of de iear.
Chiedo perdono per l’introduzione poliglotta ma del resto, ormai, la mia è una platea internazionale.
Dicevo: sono Lollo Pandelari, quello che è diventato più famoso di Beppe Grillo, e se ancora fate finta di non conoscermi, vuol dire che siete unopuntozzeri. Io no: io sono duepuntozzero, e né voi, né i vostri figli, né i figli dei vostri figli, potrete essere mai duepuntozzeri quanto me.
Oggi è stata una giornata bella piena, e mica per niente vi sto scrivendo in uno dei pochi momenti di pausa, aggrappato con le unghie ala fusoliera del 747 che da Bruxelles (dove sono stato ospite del convegno “Il social networking culinario e le istanze del Terzo Mondo”) mi sta portando in quel di Amburgo (dove sarò relatore alla conferenza sul lavoro “Arbeit macht frei”: non ho mai avuto il piacere di conoscere gli organizzatori, ma via mail mi sono sembrati dei ragazzotti proprio simpatici, con tanta voglia di esportare nel mondo la loro soluzione contro il precariato).
Purtroppo il volo non è diretto, con tutti i disagi che questo comporta: mi avevano detto che avrei dovuto prendere la coincidenza a Monaco, ma io avevo capito che l’aereo faceva scalo, non che avrei dovuto saltare direttamente sull’ala dell’altro. Cioè, quando mi hanno anticipato che avrei“dovuto prendere la coincidenza al volo” non pensavo che intendessero letteralmente. Fa niente: la vita del bloggher duepuntozzero è questa, e comunque qui fuori ci sono meno problemi di collegamento con la rete Fon.
Alle 15:00, minuto più minuto meno, dovrei essere in grado di rendere disponibile tutto (preparazione, salto, apertura del laptop e riconnessione) in vodcast. Stay tuned.
Che la giornata sarebbe stata densa di impegni lo si è capito subito in mattinata: al tavolo della colazione in hotel io, Jang, Filo, Larry e Sergey abbiamo subito commentato la densità di incontri prevista dal programma, mentre quel briccone di Simon Peres mi fregava l’ultima colazione continentale facendomi il gesto dell’ombrello (lì mi sono annotato un appunto mnemonico: proporre agli organizzatori del convegno di Amburgo sul lavoro un workgroup gestito dal Simon; non potranno che esserne entusiasti).
Alle 10:37, qualche secondo dopo il mio intervento – un Power Point incentrato sul tema “Più Flickr per il Darfur” -, ho detto “Raga, la compagnia è bella, ma io ho un altro impegno. Cisi” che, tradotto, significa “Guys, the company is good, but I have another appointment. Seeya!”. Purtroppo non ho potuto lasciarmi intenerire dal coro di “Nooooooo!” intonato da Jang, Filo, Larry, Sergey e Simon, a cui si era aggiunta all’ultimo momento Angela Merkel: gli impegni sono impegni e non è colpa mia se la mia agenda è più fitta della loro. Verrà anche il loro momento.
Alle 11:20, sul taxi che mi conduceva all’aeroporto, ho inciso la traccia della mia parte cantata in “We are the blogs”, lodevole iniziativa del caro Michael a sostegno delle piattaforme di blog più sfortunate e senza feed Rss.
Alle 12:47, all’edicola dell’aeroporto, ho capito che sarebbe stata una giornata speciale. Vado lì per acquistare la mia copia di Nova 24 Ora e mi vedo in copertina su Time. Mi hanno eletto “Person of the Year”. Sulle prime sono rimasto incredulo, poi ho letto sotto: “You!”: intendevano proprio me.
Devo dire che gli amici di Time hanno fatto proprio un bel lavoro: se acquistate il numero di questa settimana potrete vedere me e, badate bene, in diretta! Cioè: se io mi sposto, anche la mia faccia sulla copertina si sposta; se io sorrido, anche la mia faccia sulla copertina sorride; se io faccio l’occhiolino, anche la mia faccia sulla copertina fa l’occhiolino. Quasi come se mi specchiassi. Non so che sistema avanzatissimo abbiano usato – se polimeri di silicio annacquati o nanotubi viaggiatori -, ma guardate che è pazzesco di cosa è capace la tecnologia al giorno d’oggi.
L’unico problema è che non posso leggerlo al cesso, altrimenti mi vedete, e non è bello. Ma fa niente: la vita del bloggher duepuntozzero è anche questa: essere un personaggio pubblico comporta rinunciare a quel po’ di privacy.
Alle 13:56 atterro a Londra e una mezz’ora più tardi, in una pausa del convegno “Nuove forme di blogging per prevenire i monsoni”, battezzo il figlio di Brad e Angelina.
Alle 14:20 adotto legalmente Madonna.
Alle 15:16 un paparazzo coglie di sorpresa me e Britney mentre usciamo dal taxi. E quello senza mutande sono io.
Alle 16:40, dopo una corsa in aereo a Stoccolma dove ho presenziato a sorpresa alla conferenza “Il ruolo delle tag nella prevenzione dei tumori al seno”, chiamo i ragazzi del convegno sul lavoro di Amburgo e gli faccio la mia proposta del un workgroup gestito da Simon Peres. Gli amici amburghesi sono dubbiosi: il programma è già in stampa, e in più si sono divisi in due fazioni: quelli che ritengono Peres tutto fumo e niente arrosto e quelli che, invece, lo immaginano bene anche arrosto.
Alle 17:24 inauguro una nuova televisione all-news Cecoslovacca e, all’uscita, mi dicono, restituisco la vista a un cieco. Il bello è che sulle prime non me ne sono accorto: ho dovuto sentire con le mie orecchie la ricostruzione della vicenda al telegiornale. Il problema è che quando mi hanno intervistato l’ho raccontata così: insomma, no? Stavo camminando e vedo questa carta di credito per terra: subito mi chiedo di chi possa essere. Vedo, a qualche decina di metri da me, sullo stesso marciapiede, un signore che ha il portafogli che gli sta cadendo dalla tasca: con prontezza di riflessi e passo veloce lo raggiungo e tento di spiegargli che ho ritrovato la sua tessera, ma lui non capisce né la mia lingua né le altre sei che parlo fluentemente. Così vedo un agente di polizia nei paraggi e lo chiamo perché faccia da interprete. Sfodero il mio miglior idioma del posto e dico: “Ho restituito la Visa al Ceko”. E poi si è scatenato un pandemonio mediatico. Boh.
Alle 18:58 rientro tra i confini nazionali e atterro a Brescia Ghedi, appena in tempo per partecipare al talk show di TeleClusone che ha per tema: “L’introduzione del Top Level Domain ‘.pota’, tra entusiasti e riluttanti”.
Alle 19:59, dopo una corsa in macchina in compagnia di Marshall Mc. Luhan e Derrick De Kerckhove che litigano su chi deve guidare, e la spunta il vecchio Mac perché la spider è sua, raggiungo Milano e l’università, dove tengo un simposio sul “Web 2.0”: spiego ai convenuti quanto è dura eppure appagante la vita del bloggher duepuntozzero: dover continuamente spiegare che duepuntozzero significa “L’utente al centro” e sopportare i risolini e le battute di quelli delle ultime file che ti dicono che è uno slogan che va bene per il sito web di Pierferdinando Casini; essere sbatacchiato come la pallina di un flipper per tutta europa, alla ricerca del convegno con i migliori stuzzichini, o quello che ha i free drink; parlare – e male – sei lingue e a volte fare confusione al punto di sembrare (ormai anche fisicamente) quello che “Nel nome della rosa” dice sempre “Penitenziagite!”.
Non è facile la vita del bloggher duepuntozzero, ma è anche questa, e la faccio per voi. Per voi unopuntozzeri irriconoscenti che poi andate a commentare sul blog di Beppe Grillo e poi in quella classifica di BlogBabel non mi fate salire al primo maledetto e strameritatissimo posto.
Voglio dire: io sono Lollo Pandelari, terzo nella graduatoria europea di Technorati dei blogger che possono vantare di avere almeno 5 consonanti nel cognome; l’autore dello scoop che vi permise di scoprire che Google cambiò la tonalità pantone di blu della “o” del logo; quello che anticipò il restyling dell’icona “I’m feeling Lucky” un’ora e mezza prima che fosse messa online.
Ora vi devo lasciare: come vi ho anticipato, sono diretto ad Amburgo, ma prima di atterrare ho chiesto all’amico pilota (scoprendo che è un blogger anche lui) se si poteva fare quella cosa tipo Supermen, che giriamo giriamo a tutta velocità attorno alla terra e facciamo tornare indietro il tempo a quando ho iniziato a scrivere questo post, in modo che io possa tentare quel che fino ad oggi, anche per un bloggher duepuntozzero, era inimmaginabile: intervistare il me stesso di dieci minuti fa…
– Bonsgiùr, sge mappell Lollò Pandelarì. Sge suì un blogghèr italièn, e sge suì tré plù celèbre che Beppé Grillò. If iu dont cnov mi, sceim on iù: according tu Time ai em de Person of de iear…
ROTFL! Conosco almeno un paio di persone a cui tutto ciò si addice alla perfezione… :P
Dottori, il vero Lollo Pandelari avrebbe messo piu link.
ottimo :)
ma.. questo è il “post of the year”! :)
E’ più che altro un’esperienza di scrittura sotto acidi, in uno stato alterato della coscienza.
LSD 2.0, ovvero: come strippare ai tempi del blogghe.
Mi pare che il post si adatti perfettamente a un noto blogger. Verso la fine del post c’è un particolare che mi avrebbe tolto ogni dubbio, se il duepuntozzero qua sopra non avesse mostrato dimestichezza con l’uso della punteggiatura.
Ao, allora il Time da’ il premio a personaggio dell’anno agli internauti del web…….
beh, a dir la verita’ avrebbe vinto Hugo Chavez, guardate un po’ i risultati sulla pagina del Time in cui votare…….Chavez 35%
http://www.time.com/time/personoftheyear/2006/walkup/
bella
Mah. Io dico solo “mah”.
L’abbiamo capito tutti a chi si riferisce. Pande…
Divertente!
Già, il successo non ammette scuse!!!
[quote]Alle 10:37, qualche secondo dopo il mio intervento – un Power Point incentrato sul tema “Più Flickr per il Darfur”[/quote]
Come membro IB4D Italian blog for Darfur mi permetto di dirti che se per te “300 mila morti, 2 milioni di sfollati, 200 mila rifugiati. Una tragedia che si consuma da tre anni e attualmente ancora in fase molto critica [Darfur]” è un motivo per fare ironia, ho dei dubbi sulla cultura espressa da questo blog e dalla blogosfera italiana … coerenza please !
Oh, mi chiedevo giusto quando sarebbe arrivato quello “che il darfur”. Enore Savoia (ma è un nick, vero?), nonostante il fatto che non possiate farvene una ragione, si può fare ironia proprio su tutto, dalla morte del papa agli stupri. funziona solo così, se vuoi però puoi batterti strenuamente perché si smetta, nulla hosta.
Anche l’ironia può essere stupida o intelligente.
O forse mi sono espresso male, l’ironia è una sola, ma chi la fa…
Scherzi a parte, ragazzi, anche gli umoristi italiani ci stanno aiutando a raccontare il dramma del Darfur, ma l’ironia o la satira è un pò come un’arma, può salvarti la vita o ucciderti.
http://www.savetherabbit.net/darfur
E’ una questione di cattivo gusto. Poi, certo, si può scherzare su tutto, se uno si sente in coscienza di farlo. Cordiali saluti
@Sasaky … non è un nick è il mio nome e cognome …non ho bisogno [come tanti] di nascondermi dietro un nick !!! autori che si nascondono dientro nick ..mah ! questa blogosfera assomiglia sempre di più ad una chat … e tutti conoscono le controindicazioni della “dipendenza da chat” nonchè quella da internet! :D
“Effettivamente trovo i blogghisti dei gran cazzoni. Mi riferisco a quelli che si sono troppo innamorati del mezzo e che si atteggiano a casta. Mi riferisco anche a quelli che non sono critici verso i colleghi, per la maggior parte parolai logorroici. Quanto a me, mi consideri pure il principe dei cazzoni. ” Cit.
Enore Savoia è un nome vero. Ahah. Sì. Certo. Come no!