Rivoluzionari col posto fisso

Ho davanti agli occhi i risultati di un sondaggio condotto dalla società di Renato Mannheimmer, che la dice lunga sulla voglia di futuro e di riscatto di chi vive in questo Paese.

Ad un campione rappresentativo di italiani è stato chiesto se preferiscono un lavoro sicuro ma meno redditizio ad uno meno sicuro ma con prospettive di reddito più interessanti.

Ebbene, il 71% del campione preferisce il lavoro sicuro e meno redditizio (contro il 59% del 2001); guardando il dettaglio delle risposte in funzione della composizione per età del campione “ci si trova di fronte ad un Paese in buona misura – non del tutto, per fortuna – senza età e senza voglia di futuro. Le opinioni dei meno giovani sembrano indistinguibili da quelle dei più giovani e quelle di questi ultimi visibilmente passive ed arrendevoli”.

A parte la dovuta considerazione sul fatto che nel contesto attuale esistano ancora “lavori sicuri”, mi chiedo che cosa spinge la maggior parte degli italiani a pensarla in questo modo.

Probabilmente sbaglierò io, ma mi illudo ancora che con un po’ di capacità, una forte volontà e qualche buona idea ci si possa ritagliare uno spazio lavorativo fatto di cose che si fanno con piacere e con passione, e che, anche accettando solo in minima parte i necessari compromessi imposti dalla convivenza sociale, si possa aspirare ad una condizione lavorativa appagante sia dal punto di vista umano che cerebrale.

Eh, sì… perché ho constatato di persona che non è per niente una questione economica: ho avuto il lavoro sicuro anche io, e ne sono scappato perchè il mio cervello si spegneva piano piano entrando in azienda ogni mattina e la mia voglia di fare scompariva appena seduto dietro alla scrivania, annullando progressivamente in giornate simili una all’altra l’unicità della mia persona e della mia esistenza.

Non credo che rimpiangerò mai la mia scelta: meglio una vita da precario che lobotomizzato col posto fisso.

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50 Commenti

  1. Scusami se mi permetto ma trovo questo post di una superficialità davvero sorprendente. Anzi a dire il vero mi ricorda un mio vecchio post nel quale chiedevo ai commentatori se secondo loro fosse meglio scopare tanto e bene o poco e male. Le risposte allora furono sorprendenti perchè a parte i pochi per i quali fu evidente l’ironia, furono molti, la maggior parte, a rispondermi seriamente argomentando i loro commenti sui motivi per cui secondo loro era meglio scopare tanto e bene.
    Ecco, leggendo il tuo post mi viene in mente più o meno quel post perchè senza ironia (e questo è il dramma) tu sostieni la tesi secondo la quale è meglio lavorare con soddisfazione anziché mortificando ogni giorno il proprio spirito come se si potesse scegliere il proprio lavoro decontestualizzandolo dalla situazione socio- politico- economica in cui viviamo, o da quella personale e familiare di ciascuno di noi.
    Siccome però la tua domanda è seria, ti risponderò seriamente anche se leggendoti mi pare che tu viva nel mondo delle fiabe. Vuoi sapere per esempio cosa spinge gli italiani a preferire un posto fisso e mal retribuito rispetto ad uno flessibile e meglio retribuito? Semplice, una totale e sconfinata sfiducia e disillusione nel futuro, una famiglia da mantenere, il muto trentennale da pagare, le rate per la macchina, la pensione e tutte le emozioni che ti regalano tutte queste spade di Damocle che pendono sulla tua testa, senza la necessità di svolgere un’attività che ti regali altre emozioni. Lobotomizzarsi per otto ore dietro ad una scrivania è un’aspirazione che nutrono molti di coloro che per le restanti sedici ore del giorno devono invece ingegnarsi per far quadrare i conti. L’imprenditoria qualsiasi sia la sua forma, si sviluppa e trova terreno fertile la dove esistono già delle certezze e delle garanzie acquisite in grado di limitare il rischio del futuro imprenditore soltanto alla sua incapacità individuale e non ad un contesto nel quale non è in grado di interferire.
    Che la capacità, una forte volontà e qualche buona idea siano sufficienti per ritagliarsi uno spazio lavorativo proprio forse è anche vero (anche se in questo contesto nutro forti dubbi) ma tutti coloro che non sono dotati di queste caratteristiche, tutti coloro che ogni mese devono pagare un affitto o la rata di un mutuo, tutti coloro che hanno figli, genitori o parenti a carico, quelli che lavorano da lobotomizzati per otto ore al giorno dietro ad una scrivania ma hanno un contratto che gli scade ogni mese, quelli che vivono nel nostro paese per intendersi, a loro cosa gli raccontiamo?

    p.s e poi qualcuno si scandalizza perchè su questo “rispettabile” blog un’autrice scrive un post sui conigli!

  2. beato te, ma la mia vita non si esaurisce con il lavoro, preferisco un posto sicuro che mi permetta di coltivare le mie vere passioni, mi faccio le mie 8 ore e quando esco mi dimentico e mi butto nella mia vera vita!bye

  3. La scelta della maggior parte degli italiani probabilmente è data dal fatto che per chi ha un basso livello di istruzione il precariato rappresenta in particolare l’essere sottopagati e vivere sotto ricatto. Oltre all’incertezza e all’esclusione dal sistema del credito. E alle scarse probabilità di avere una pensione. E alla mancanza di tutela sindacale (a differenza di tutti coloro che hanno il posto fisso).
    Io mi trovo bene nel precariato, ma faccio siti internet, database e roba simile. Se facessilo stagionale, il cameriere, o le pulizie negli uffici, forse preferirei il posto fisso.

  4. Premesso che è la prima volta che leggo questo blog, sono rimasta alquanto stupita da questo post, a mio parere esprime un’assoluta “cecità sociale ed umana”.
    Credo fermamente nel principio di emancipazione economica del lavoratore… e quel principio non passa attraverso un lavoro precario, senza garanzie, tale da ridurre chi lavora in una situazione di instabilità economica e psichica. Purtroppo sono quelli i veri lobotomizzati!
    Il neo-liberismo si è rivelato un fallimento, sarebbe meglio aggiornarsi un po’ in Economia in questo Paese che arriva sempre 30 anni dopo gli altri!

  5. beato te che stavi 8 ore (di giorno) davanti ad una scrivania e con un posto fisso, io sto 8 ore (di notte) in giro per depositi degli autobus (ora arriva pure l’inverno), e neanche è un posto fisso

  6. Bisogna innanzitutto dire che l’assunzione a tempo indeterminato non è sinonimo di posto fisso. In molti credo possiamo testimoniare come questo sia vero.
    Credo che il problema sia che gli italiani non abbiano alcun problema a cambiare lavoro anche una volta l’anno, il problema semmai è quello che ha sollevato Vis (la cui tesi sposo in pieno): se lavoro sei mesi sì, uno no, tre sì, due settimane no, un anno sì e così via, io posso anche essere flessibile e soddisfatto dei lauti guadagni e delle enormi soddisfazioni, ma questa società non è flessibile per nulla.
    Ha provato Milton Duff a comprare qualcosa a rate senza una busta paga? Ha provato Milton Duff a comprare una casa, o anche solo ad affittarla in città dagli inquilini molto competitivi come Milano, Firenze, Roma? Ha provato Milton Duff a programmare qualcosa di più ampio respiro che una settimana di vacanze? Ha provato Milton Duff (non glielo auguro) a dover stare a casa per motivi di salute anche non gravi come una gamba fratturata?

  7. Il bello dei post e’ che si possono commentare. Il bello dei commenti e’ trovare qualcuno che ha gia’ scritto tutto quello che avresti voluto commentare tu (mi riferisco a Vis). Cio’ detto, pure io sono alquanto sorpreso dal tono leggero (un po’ troppo leggero, temo) di questo post. La mia esperienza personale mi fa dire il contrario di quanto scrive Milton Duff, anzi, credo di poter dire che vincere un concorso da comunale equivalga, ormai, a vincere la lotteria. Felice di sapere che per Milton le cose vadano benone, ma la realta’ e’ un’altra.

  8. Si parla tanto di necessità di rinnovamento della classe dirigente e politica in Italia e poi si scopre l’acqua calda: molta poca gente ha voglia di rischiare, lasciando magari un posto sicuro inseguendo le sue passioni e (magari) un posto migliore.
    E’ ovvio che l’autore non si rivolge a chi ha necessità di un posto di lavoro, ma a chi (e immagino siano tanti anche tra i lettori del blog) potrebbe permettersi qualche tentativo di miglioramento.

    Altrimenti fra qualche anno saremo tutti dipendenti di multinazionali americane o cinesi.

  9. Un lavoro insicuro e ben remunerato significa che devi prendere almeno due volte e mezzo di un equivalente con il posto fisso e “poco remunerato” almeno in Italia.
    Per cui chi campa con 1000 euro al mese “sicuri” dovrebbe accettere solo richieste significativamente superiori a 2500 euro al mese per avere un posto come dici tu. Mi dici dove li trovi tutti questi posti insicuri e ben remunerati in Italia?

  10. “Ma chi è che ha dato a questo la password da autore per scrivere su Macchianera? Pietoso, davvero. Peccato perché questo sito, un tempo…”

    :D

    P.S. Quoto al 100% Vis, ha già detto tutto.

  11. Roberto:”La scelta della maggior parte degli italiani probabilmente è data dal fatto che per chi ha un basso livello di istruzione il precariato rappresenta in particolare l’essere sottopagati e vivere sotto ricatto.”
    Mi dispiace contraddirti,ma ci sono campi lavorativi,anche specializzati,dove la precarietà è,purtroppo,la norma.Tecnici teatrali che si spezzano la schiena per pochi Euro ne ho conosciuti troppi…credimi.La mia personale opinione e che in questo paese non solo flessibilità e precarietà sono diventati sinonimi,ma sono anche una bella scusa per sottopagare i dipendenti.Se la flessibilità è il futuro,io non mi oppongo,ma negli USA chi fà il mio lavoro,in modo precario,guadagna 1000$ a settimana,in poche parole,se non ti garantisco lavoro continuativo,ti devo pagare di più.

  12. Anche io mi associo a Vis. Come precaria, prima di tutto, con un lavoro che mi piace ma che rischio di perdere ad ogni cambio di vento; ma anche e soprattutto perché non tutti sono fatti per vivere nel rischio costante. Alcune persone preferiscono davvero il “posto fisso”. In un mercato del lavoro sano, un lavoratore dovrebbe poter scegliere: posto fisso o occupazione flessibile, a seconda dell’indole, delle capacità e delle necessità di vita. Al momento, il precariato è praticamente l’unica forma di occupazione possibile.

    Fare la morale a un giovane che sogna una situazione di lavoro stabile come se fosse l’Eldorado è assurdo: ognuno sogna quello che non può avere. Messi nelle condizioni di scegliere serenamente, quanti di questi precari forzati opterebbero davvero per il posto fisso a mille euro?

  13. Ha veramente detto tutto Vis.

    Se poi passato il tempo di vacche grasse che (miltono) stai vivendo (cosa che non ti auguro affatto) ti ritrovi col sedere a terra, scoprirai il perchè c’è ancora il “mito” del posto fisso: in Italia non c’è l’ambiente per rischiare.

  14. Scusate ma “l’ambiente per rischiare” qual’è?
    un posto dove il rischio non è più un rischio?
    Quindi che rischio sarebbe?

    Ed in ogni caso l’ambiente per rischiare stiamo aspettando che ce lo regali qualcuno dall’alto o dovremmo cercare di costruirlo noi?

    Mi sembra che la mentalità sia sempre quella di non giocarsi del proprio. E non fate i cazzoni, non sto parlando di non può far altro ovviamente.

    Allyally: io ho ancora 13 anni di mutuo per riscattare i miei 50mq, una macchina euro 0 che mi costringeranno a cambiare e una casa arredata a metà. Lascia stare le frasi fatte ad effetto.

  15. Quoto Vis, condivido in pieno ciò che scrive.

    Con riferimento, invece, ai successivi commenti credo che si sia in parte perso il senso di quanto ha scritto Milton Duff.
    A mio parere il post fa riferimento non al rapporto tra precariato e posto fisso, ma alla preferenza accordata dagli italiani al posto fisso rispetto all’avvio di un’attività imprenditoriale.

  16. Immaginavo una valanga di commenti negativi su questo post. Però non sono d’accordo sul fatto che sia superficiale. Se lo si legge in modo superficiale sembra superficiale. Qui non si parla del fatto che sia meglio il posto fisso o quello precario. Per niente. Qui si parla della voglia delle persone di rialzare la testa.

    Premetto che ho 43 anni, ho due figli piccoli ma non ho un mutuo da pagare (odio mutui e tutto quello che sposta in avanti la mia capacità di spesa). E’ vero guadagno bene, ma mi sono sbattuto parecchio per questo. E soprattutto amo il mio lavoro. Non certo perchè mi fa guadagnare bene. Non ho mai cercato il lavoro per il guadagno, ma per aspirare ad essere migliore io, per me, la mia donna ed i miei figli. Certo è che ogni tanto mi cago sotto, non lo posso negare. Ma questo mi fa sentire vivo.

    Ma lo spirito del post è diverso. Sta nel titolo.

    Si sente una gran voglia di cambiamento in giro, perlomeno un gran parlare di voglia di cambiamento. E poi nei fatti?

    Posto fisso, stipendio a fine mese e cervello messo nel cassetto.

    Se questo è il contesto, riverenza ai gerontocrati, ampi sorrisi ai raccomandati e aggrappiamoci alla nostra bella italietta che affonda.

  17. Quotando Vis, mi viene da aggiungere:
    “è meglio vincere che perdere” (cit. – credo Boskov)
    e anche da domandare: ma non era proprio l’Italia il paese delle piccole imprese? Non si dice sempre che la ricchezza dell’Italia è creata dall’enorme quantità di mini imprenditori?
    Siamo o non siamo uno dei paesi col prodotto interno lordo più alto del mondo? Grandi industrie a cui dare il merito di tutta ‘sta produzione di ricchezza non mi pare che ce ne siano, ne deduco che la storia delle piccole imprese che creano ricchezza dev’essere realtà e non leggenda metropolitana.

    E la realtà mi sembra una base più solida su cui discutere, rispetto a un sondaggio. Che poi magari il sondaggio è corretto, ma sicuramente è monco. Per essere completo, sarebbe interessante sapere qual è la risposta alla stessa domanda in altri paesi, tipo Francia, Germania, Usa e magari anche in un paese con paracaduti sociali con i controcazzi tipo la Danimarca.

  18. Milton:
    “E soprattutto amo il mio lavoro. Non certo perchè mi fa guadagnare bene.”

    Il sondaggio che hai riportato però non riguarda questo.

    “è stato chiesto se preferiscono un lavoro sicuro ma meno redditizio ad uno meno sicuro ma con prospettive di reddito più interessanti.”

    SI parla esplicitamente di REDDITO, non di qualità e interesse del lavoro.
    Forse alla domanda: “preferite un lavoro sicuro ma lobotomizzante a uno meno sicuro ma molto più gradevole?” avrebbero risposto diversamente.

    E comunque devo riquotare vis e sottolineare la scorrettezza della domanda e delle conclusioni che se ne traggono.
    Se chiedi “Preferite farvi tagliare un braccio o due gambe?” e poi ne deduci che il 90% degli italiani *vogliono* farsi tagliare un braccio, le tue capacità deduttive sono un po’ limitate.

    Insomma: perché associ per forza l’idea del posto fisso alla lobotomia? Io conosco anche tanta gente che ha un posto fisso e un lavoro stimolante, che gli piace fare, così come conosco pure qualche imprenditore che “imprende” per ragioni di necessità economica, ma a cui il proprio lavoro fa mediamente schifo.

  19. Che poi le spinte rivoluzionarie, mi pare, son venute dai salariati, mica dal popolo delle partite IVA. Milton, non so, non riesco a convincermi; non capisco come mai anelare ad un posto fisso consegua la riverenza ai gerontocrati.

  20. Leo, hai ragione… ho messo solo quel dato per ragioni di spazio… ma ho allegato un commento del “sondaggista” che ti riporto per intero e che tu, anche in versione ridotta, non hai considerato. Lì sta il punto.

    “Provate a domandare ad un campione rappresentativo di italiani se preferiscono un lavoro sicuro ma meno redditizio ad uno meno sicuro ma con prospettive di reddito più interessanti.
    Provate a domandare loro se, guardando in avanti, immaginano orizzonti piatti o profili di vita dinamici e frontiere che si spostano incessantemente in avanti.1 E provate a leggere le risposte alle vostre domande
    guardando alla composizione per età del vostro campione. Fatelo. E vi troverete di fronte ad
    un paese in buona misura – non del tutto, per fortuna – senza età e senza futuro. Le opinioni
    dei meno giovani vi sembreranno indistinguibili da quelle dei più giovani e quelle di questi
    ultimi visibilmente passive ed arrendevoli. Fatelo e faticherete non poco a trovare i segni
    dell’audacia e dell’ambizione. A sessanta come a vent’anni.”

  21. Non so se ho capito cosa mi dici di non aver considerato. TI riferisci al virgolettato che inizia con “ci si trova di fronte ad un Paese”?

    Se è quello, l’ho considerato sì, ma l’ho pure scartato, per ciò che ho scritto prima: se l’unica domanda che è stata fatta è quella che hai scritto tu, mi pare una premessa talmente errata da invalidare qualunque considerazione, positiva o negativa, che se possa trarre.

  22. Milton tu confondi l’ambizione ad un posto fisso con quella di sentirsi personalmente realizzati dando per scontato che la propria posizione lavorativa sia l’unico metro di misura per quantificare la presunta voglia di cambiamento di cui tutti dicono di sentire il bisogno.
    Purtroppo il bisogno di cambiamento ha radici molto più profonde che prima di potersi occupare della possibilità dei suoi membri di sentirsi realizzati, ha bisogno di creare quella stabilità in grado di consentire quella che adesso non è una scelta ma una necessità di sopravvivenza.
    Tra l’altro sostenere l’equazione posto fisso uguale lobotomizzazione denota una scarsissima conoscenza e una offensiva considerazione del mondo del lavoro.

  23. @Alex: se vuoi ti mando il mio cv … me lo trovi tu un posto precario ma dove guadagno tanto e “esprimo appieno le mie potenzialità”?? scusa la franchezza, ma si vede che non sei un genotire single con mutuo da pagare!
    Fare lo “spirito libero” piacerebbe anche a me, solo che non me lo posso permettere … e come me tanti altri, credimi.
    L’unica frase ad effetto che conosco (perchè l’ho sentita tante volte) è “signora, la bambina ha bisogno dell’apparecchio … come intende saldare?”, “signora, ci sarebbe quel conticino da pagare …”

  24. “Le opinioni dei meno giovani sembrano indistinguibili da quelle dei più giovani e quelle di questi ultimi visibilmente passive ed arrendevoli”.

    Io sono molto giovane e ho scelto una professione che impone mobilità. Faccio il copywriter e nell’ambiente pubblicitario è impensabile fare carriera restando inchiodati a un’agenzia, a un cliente, a una sedia. Per questo molti art e copy accettano di buon grado il precariato e ambiscono più all’aumento di stipendio che a un’eventuale assunzione. Arresi! Ma come biasimarli?

    Il potere contrattuale, paradossalmente, è sottovalutato proprio in un ambiente in cui le agenzie di pubblicità più prestigiose (McCann Erickson, D’Alv BBDO, Armando Testa, Ogilvy) funzionano così: ti prendono come stagista a 300 euro al mese, ti costringono a lavorare fino alle 3 di notte quasi tutti i giorni, ti mandano via dopo 1 anno e ti rimpiazzano con un una serie di altri poveri pirla. Passivi! Ma come biasimarli, ripeto.

    Io ho iniziato la mia carriera nella più grande agenzia di promozioni di Europa, a 1000 euro al mese, contratto a progetto. Un ambiente schifoso, l’età media era sui 50 anni. Io ne avevo 21. Adesso lavoro in un’agenzia di pubblicità molto più piccola e ho uno stipendio molto più alto. E ho ancora un contratto a progetto. Purtroppo, non si può mica avere tutto.

  25. Direi che la risposta di vis è perfetta, un post così arrogante e superficiale come questo non merita ulteriori commenti .
    E’ evidente che a Milton Duff la vita da precario ha fatto molto male.

  26. Milton ha sicuramente piu’ palle della maggior parte dei commentatori del suo post. E’ sicuramente meno ricattabile, piu’ disincantato e piu’ incline al rinnovamento. Il ‘postato fisso’ ha solo da perdere da qualsiasi cambiamento. Sicuramente tendera’ a cercare di risolvere i prorpi problemi con soluzioni diverse da scioperi di categoria perche’ difficilmente si potra’ mai essere sindacalizzato. Quando un dipendente sciopera dice implicitamente che il suo lavoro vale esattamente quanto quello di qualsiasi altro; questo credo che per Milton sia una eresia. Probabilmente Milton e’ molto piu’ preparato e in gamba di tanti altri e il sistema italia dovrebbe premiarlo a discapito di una economia basata sul posto fisso.

  27. Io dico: mai schiavi del padrone! Non siamo cani.
    La colpa di tutto, lo vedete dai sondaggi, è sempre dei padroni, dei capi, dei proprietari. La gente preferisce obbedire al padrone, che ti tira un osso, piuttosto che andare a cercarsi nel bosco un bel capriolo da azzannare… (Scusate il paragone sanguinario.)

    I padroni.
    Loro in BMW e noi nemmeno in BMX. Non vogliamo la loro auto, ma vogliamo ciò che ci spetta. Ridateci tutto, cagate fuori il nostro futuro che vi siete pappati.

    Lotta, lotta, lotta.

  28. Milton, ma perchè ti sei firmato “dipendente statale” nel commento precedente?

  29. Vis, prima di tutto voglio dirti che apprezzo i tuoi commenti che, pur nella loro durezza, esprimono comunque in modo pacato e motivato un punto di vista diverso dal mio.

    E comunque mi sento d’accordo con te con gran parte delle tue risposte: in 300 battute di semplificazioni se ne devono fare molto e lo spirito è discutere, scambiarsi opinioni e capire meglio quello che pensano gli altri. In questo i tuoi commenti colpiscono il segno.

    Da parte mia io sto cercando di capire se c’è speranza di cambiare le cose o questo è ormai un paese abulico, immanettato dai mutui e dalle rate della macchina, che solo una situazione “modello Argentina” può cambiare? Quanto pensi che lo Stato possa ancora resistere, se ha bisogno di mangiarsi non solo i tuoi contributi, ma anche il tuo TFR per tenere in piedi il carrozzone del posto sicuro? Per quanto credi che rimmarrà ancora sicuro il tuo posto sicuro? C’è bisogno della bancarotta totale per fare alzare le antenne alle persone, soprattutto a quelle più giovani che hanno meno da perdere e più da guadagnare rischiando?

    PS: per tua informazione lavoro dal 1989 e dal primo giorno di ufficio non sono mai stato senza lavorare. Il commento su lobotmia e lavoro fisso è un commento personale, basato sulla mia diretta esperienza come dipendente di una società di assicurazioni per 4 anni.

  30. Chi cavolo ti ha detto che posto fisso significhi cervello nel cassetto. In questo modo offendi milioni di lavoratori che si fanno il culo tutti i giorni. Tu devi essere il classico borghese cretino che si realizza solo nel lavoro e quindi tu hai messo il cervello in soffitta. Dio come mi manca Pasolini per smerdare questi individui

  31. Voltaire (mi pare) diceva: “Non condivido ciò che dici ma mi batterò perché tu abbia il diritto di dirlo”. Io sono uno di quelli (pochi, da quello che sento) che ha un lavoro fisso e piuttosto ben remunerato. Beh, non ci crederai: mi piace e tutto sommato lo faccio volentieri (lavoro nella stessa azienda da più di 17 anni). Non mi sento affatto lobotomizzato né alienato.

    Chissà… dovrò farmi vedere da uno specialista?

  32. io penso che se avessi un figlio piccolo e non avessi la certezza di potergli garantire un letto e abbastanza cibo impazzirei.In mancanza di questa condizione credo che sia sempre il caso di bruciare vascelli per andare oltre

  33. Milton ha sicuramente piu’ palle della maggior parte dei commentatori del suo post. E’ sicuramente meno ricattabile, piu’ disincantato e piu’ incline al rinnovamento. Il ‘postato fisso’ ha solo da perdere da qualsiasi cambiamento. Sicuramente tendera’ a cercare di risolvere i prorpi problemi con soluzioni diverse da scioperi di categoria perche’ difficilmente si potra’ mai essere sindacalizzato. Quando un dipendente sciopera dice implicitamente che il suo lavoro vale esattamente quanto quello di qualsiasi altro; questo credo che per Milton sia una eresia. Probabilmente Milton e’ molto piu’ preparato e in gamba di tanti altri e il sistema italia dovrebbe premiarlo a discapito di una economia basata sul posto fisso.

  34. Posso? Sì.
    Dico: mai schiavi del padrone. Basta. Non siamo cani.
    La colpa di tutto, lo vedete dai sondaggi, è sempre dei padroni, dei capi, dei proprietari. La gente preferisce obbedire al padrone, che ti tira un osso, piuttosto che andare a cercarsi nel bosco un bel capriolo da azzannare… (Scusate il paragone sanguinario.)

    I padroni.
    Loro in BMW e noi nemmeno in BMX. Non vogliamo la loro auto, ma vogliamo ciò che ci spetta. Ridateci tutto, cagate fuori il nostro futuro che vi siete pappati.

    Lotta, lotta, lotta.

  35. Condivido i commenti, in particolare quello di Vis. Cerco però di dare una lettura differente del post, che non lo redime da un atteggiamento che più che superficiale a me sembra spocchioso, ma tant’è.
    In Italia manca, da sempre, la cultura del self-made-man. Le attività remunerative si tramandano da sempre di padre in figlio, e chi è fuori da questa catena si limita a “lavorare sotto padrone”. Manca, anche in casi in cui forse le condizioni economiche lo permetterebbero, la cultura del “rischio”, dell’aprire un’attività in proprio e cercare una propria via, magari essendo anche più realizzati come persone. Tuttavia, anche data questa lettura, non mi sentirei di incolpare la mia generazione di questo: abbiamo passato dai 3 ai 25 anni facendo ciò che ci veniva detto di fare. Siamo cresciuti in un paese in cui il lavoro statale e di PA erano la norma. Oggi, buttati fuori dal “sistema formativo” dopo anni di sacrifici (nostri e familiari, specie economici), è ovvio che la prima cosa da fare è cercare un modo per pararsi e “sistemarsi” nel più breve tempo possibile, non tentare il colpo o fare la scalata al potere da corsa all’oro.
    E’ triste dirlo, specie per me che sono in questo limbo, ma di sogni qui in giro ce ne sono pochi, e anche una mediocrità stipendiata oramai non è più un incubo, anzi.

  36. Posso fare il cerchiobottista? A me il discorso di fondo, lavoro a parte, mi sembra quello di una società che sta tagliando come un’accetta le fasce sociali (voloevo scrivere classi, ma poi succede il finimondo):
    1. Top Management che vive di sponda e guadagna molto
    2. Classe media dinamica e imprenditoriale, che non ha lavoro fisso, guadagna molto ma in modo incostante
    3. Classe bassa col lavoro fisso e le rate
    Non mi sembra che il Milton abbia tutti i torti nel dire che, vista dalla classe 2, la 3 non è appetitosa. Ma è anche vero che vista dalla 3 ci sono le rate, il ragazzino sul fuoco e il latte che piange.
    Però ragazzi, questa è una guerra tra poveri e probabili poveri del 2000. La questione vera è nel chiedersi il motivo per cui la società, da 30 anni a questa parte, va in quella direzione.

  37. a parte la confusione tra il “redditizio” e il “..piacere e con passione” ovvero la realizzazione personale, la teoria di milton della ricerca è giusta, ma teoria.
    il lavoro è una sfida, lo sopporto per questo, per dimostrare di potercela fare.
    le ambizioni sono infinite, la realtà sono più di 10 ore al giorno in ufficio.
    e non mi sono fermato: ero fisso, ho rischiato, sono cresciuto.
    ma la realizzazione è un altra cosa.. bisogna essere proprio fortunati per trovarla retribuita, dipendente o meno.
    per realizzarsi uno lavora gratis, la notte, dopo le 10 ore e senza crederci troppo o diventa ossessione.

  38. Milton, mi sembra dalle reazioni al tuo post, che la situazione sia mooolto piu’ drammatica di come l’hai posta tu citando il sondaggio. E’ ovvio che se gli intervistati del sondaggio potessero concepire un’alternativa alle proprie scelte di vita, avrebbero risposto altrimenti, ed il sondaggio non avrebbe rivelato un panorama cosi’ desolante. Purtroppo hai proprio azzeccato, ed il panorama e’ proprio desolante. Chi sta commentando non sospetta neppure l’esistenza di alternative alle proprie scelte: “abbandonare il posto sicuro? ma sei pazzo? e i figli, il mutuo, le rate? sei scemo? ti fingi di essere chi non sei per darti ragione da solo?”

    Non voglio sostenere che tutti coloro che hanno il posto fisso siano lobotomizzati, ci mancherebbe, sarebbe stupido, c’e’ bisogno di tutte le diverse professionalita’ per fare un sistema funzionante, e non si sta discutendo di fare classifiche fra chi e’ dipendente a tempo indeterminato e gli altri. Qui si sta discutendo della capacita’ di interpretare il futuro in maniera ottimista, di fare (o evitare) scelte che implichino rischio (relativo) perche’ si ritiene che al 90% se ne verra’ a capo. E ovviamente si sta generalizzando, non si possono creare categorie da esempi individuali. Semmai la domanda e’ “perche’?”

  39. Milton, io vivo in affitto, ho un contratto co.co.co che mi viene rinnovato ogni anno e da quando mi sono resa conto che in questo paese il possesso è un delitto da punire con una nuova tassazione, mi rifiuto di possedere qualsiasi cosa.
    Ho la tua età il che significa che come te sono nata e cresciuta negli anni del boom economico, anni nei quale i nostri genitori, che avevano fatto la fame e la guerra, credevano in un futuro migliore e conservavano anche le croste di pane per assicurarci quel briciolo di sicurezza economica di cui loro avevano potuto godere solo in età adulta.
    Il posto fisso non è mai stata una nostra ambizione ma un’ambizione dei nostri genitori per i quali la “sicurezza” era un bisogno primario il cui soddisfacimento era già di per se una realizzazione personale e sociale.
    Per anni ho combattuto questa mentalità convinta che la vita potesse offrirmi qualcosa di più e di meglio ma crescendo mi sono resa conto che tutte le mie potenzialità dovevano quotidianamente fare i conti con chi ci governa e che negli anni non solo non è riuscito a favorire le condizioni per un rinnovamento concreto, ma è andato via via perdendo anche una propria identità e polverizzando di fatto anche quelle ideologie politiche in cui credevo.
    Ad oggi in un paese nel quale la classe politica e dirigente è sbiadita, incompetente, noiosa e attraente come una seduta da un dentista, in un paese nel quale non ho punti di riferimento, nel quale non ho avversari ma neanche compagni e che non mi offre neanche la possibilità di sperare che la prossima volta andrà meglio, non ho neanche voglia di impegnarmi a costruire qualcosa che domani potrebbe essere l’obiettivo principale della tassazione di un governo di cui oggi neanche sospetto l’esistenza. Domattina, per come vanno le cose nel nostro paese, potrebbe alzarsi un personaggio qualunque del circo mediatico in cui viviamo e potrebbe fondare un nuovo partito alimentando le speranze di tanti come è già successo.
    Non lo avrei mai creduto, ma ultimamente sono addirittura arrivata a rimpiangere gli anni della vecchia democrazia cristiana e con essa quelle misere garanzie, come il posto fisso, che alla luce di come vanno le cose attualmente nel nostro paese, mi sembrano adesso una gran conquista.

  40. Ma non è vero niente che chi lavora da esterno guadagna di più di chi ha il posto fisso. Le proporzioni del mondo sono sempre le stesse: per uno che guadagna molto ce ne sono x che guadagnano normale (senza 13a e senza 14a e senza ferie pagate e senza malattia). Non è che da esterni diventiamo tutti capi del mondo. Ma chi se l’è inventata ‘sta baggianata? La flessibilità in Italia è stata ovviamente interpretata in modo personale e a dirigerla sono le aziende (che con la flessibilità ci gudagnano molto più di prima), non certo i lavoratori. Per cui la tua rivoluzione è finita ancora prima di cominciare.

    Poi, per carità, io lavoro da autonoma, guadagno pochino ma son contenta lo stesso perché non ho un capo presumibilmente rompicazzo che mi viene a fare le pulci.

  41. Personalmente ho ricevuto molte proposte da parte delle aziende per le quali ho lavorato di aprire la P.I. allo stesso compenso di quando ero assunto……naturalmente non stò parlando del netto…ma del lordo.Ne conosco molti che hanno fatto la scielta sbagliata….Una cosa è prendere 1400 euro lordi con un contratto e altra cosa è prendere la stessa cifra ed avere una P.I che ti succhia quasi la metà del compenso.Poi non meravigliamoci di quelli che scaricano tutto,anche la carta igienica.

  42. Penso anchio che Milton ha insultato gratuitamente i lavoratori dipendenti, come gran parte di quelli che hano un lavoro autonomo soddisfacente.
    Forse lui non sa che attualmente ci sono molti lavoratori autonomi che non sono praticamente schiavi di chi gli da da lavorare.
    Terzisti che hanno il fiato sul collo del cliente, la cui vita è ben peggio da tutti i punti di vista del piu disgraziato lavoratore dipendente.
    Esistono molti lavoratori dipendenti che amano il proprio lavoro, che fanno lavori dignitosi senza essere nè maltrattati ne lobotomizzzati.
    Soprattutto perchè i datori di lavoro considerano merce preziosa i dipendenti capaci, intelligenti e fedeli, che esistono ancora.
    Soprattutto il desiderio di sicurezza del posto di lavoro è così diffuso perchè la situazione è devvero schifosa, e gli ottimisti secondo me sono solo incoscenti.

  43. La verità è che quasi tutte le persone che conosco che hanno fatto qualche scelta coraggiosa (o almeno controcorrente) hanno in comune una cosa: se lo potevano permettere. Al di là della retorica del successo, cerchiamo di parlare del mondo reale. Di quanto costa un appartamento in affitto in città dove il mercato lo fanno i posti letto e non i metri quadrati. Di trentenni trattati come coglioni, sopratutto se non ci sono mamma e papà dietro a firmare il mutuo in banca. Del grande baraccone del credito al consumo i cui volantini ci hanno invaso da un giorno all’altro. Potrei continuare all’infinito, ma mi piacerebbe invece che qualche ottimista mi spiegasse in quali settori uno dovrebbe rischiare e prosperare oggi (non 10-20-30 anni fa, che è troppo facile) e perchè.

  44. “accettando solo in minima parte i necessari compromessi imposti dalla convivenza sociale, si possa aspirare ad una condizione lavorativa appagante sia dal punto di vista umano che cerebrale.”

    Questa frase la amo!

    Ma a parte questo: avete mai pensato a un mercato del lavoro dove non esista il “posto fisso”. Dove non esistano i contratti a tempo determinato, dove tutti siamo “precariamete” uguali davanti a una banca o a un padrone di casa?
    Tutti.

    Il neoliberalismo richiede questa codizione per potere funzionare altrimeti si chiama sistema a caste.

    E per farla breve: c’e’ chi cerca un posto di lavoro e chi cerca un lavoro.

    (p.s. in Danimarca non esistono i contratti a tempo indeterminato)

  45. Se in Danimarca non esistono contratti a tempo indeterminato c’è un motivo. Non si può azzardare un paragone tra la Danimarca e l’Italia. Il sistema di Welfare danese funziona in quel modo-qualcuno direbbe benissimo- anche e soprattutto perchè stiamo parlando di una nazione con 5 milioni di abitanti.Comunque il post si presta a facili fraintendimenti-anche per questo è interessante-ma non credo sia semplicistico come sembra. Rappresenta i lparere opinabile di qualcuno. Parere che mi sento di condividere.

  46. Vis, grande commento il tuo ultimo. Totalmente diverso dai precedenti, quelli si’ mi parevano superficiali. Sono totalmente completamente integralmente d’accordo con te. Quello e’ il nodo della questione, e l’unica risposta possibile. Abbiamo smarrito i futuri possibili, e questa e’ la spiegazione del risultato di quel fottuto sondaggio. Alla fine i futuri possibili sono spariti insieme al muro di Berlino, ed il neoliberismo di Libo non pare a nessuno una prospettiva allettante, soprattutto ai CoCoCo, CoCoPro e PIvati vari. Ma che possibilita’ abbiamo dinanzi? Mica possiamo metterci a gridare: aridatece baffone?!

  47. Fiducia nel futuro? Quale futuro?

    Gotetrunks indica un post di Milton Duff (su Macchianera) ed il commento di Viss.
    Quanto a me, spero di trovare un lavoro sicuro, e se possibile soddisfacente.
    Ovvero: prima la sicurezza, poi la realizzazione.
    Fiducia nel futuro? Quale futuro?

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