Il bello è che ciascuno lamenta la casbah sua, ti parlano addirittura di San Siro, la parte povera del quartiere, gli sterminati casermoni attorno a Piazza Selinunte, i negozi arabi, i carcerati ai domiciliari, al Jazeera che riecheggia nei cortili, e malavita, spaccio, risse, donne islamiche che addirittura vengono alle mani davanti alla scuola via Paravia. E invece no. Sbagliato.
La casbah è quella dietro Porta Venezia, zona via Lecco-viale Tunisia, quella coi phone center e gli internet point, il Bar Eritrea e il ristorante Addis Abeba: se elimini il Lazzaretto e il Multisala pare davvero periferia africana.
O forse sono panzane, la vera casbah è in quell’intrico di viuzze dietro Corso Genova, o forse no, è nella zona Maciachini-Imbonati-Pellegrino Rossi, e poi certo, in zona Stazione Centrale: ma allora il Corvetto? In quel quartiere lo spartiacque è in fondo a via Oglio, dopodichè comincia il suk: insegne solo in arabo e per strada più arabi che italiani.
Poi c’è la zona di piazza Arcole, dietro i Navigli, vicino alla piscina Argelati: puoi incrociare donnoni in burka. E poi sì, certo, viale Padova, tre chilometri e mezzo di via, oltre 400 numeri civici: a percorrerla tutta, martedì notte, si potevano contare 85 probabili islamici, divisi in gruppetti, più una prostituta filippina. Nessun autoctono. C’era una macelleria islamica che a mezzanotte e 18 era ancora aperta, c’erano insegne di parrucchieri arabi, trionfo di kebab: in tutto 96 attività commerciali straniere aperte solo negli ultimi tre anni, compresi 40 phone center e 43 minimarket.
E’ qui la casbah.
La casbah è Milano.
Perchè a Milano, negli ultimi diec’anni, i giovani italiani tra i 18 e i 29 anni sono calati del 30 per cento, e a lasciare la metropoli sono tutt’ora 30mila l’anno, mentre i ragazzi 25-29enni extracomunitari (in maggioranza islamici) sono aumentati del 54 per cento in dieci anni. Milano resta la provincia italiana con il maggior numero di abitanti provenienti da paesi mediterranei non europei, e le imprese e ditte rette da extracomunitari, in maggioranza egiziani e marocchini sovente islamici, a Milano sono il 60 per cento di tutte quelle straniere: crescono di circa il 25 per cento l’anno e, da sole, sono il 10 per cento di tutte quelle italiane: circa 12mila imprese nel 2003.
La casbah è qui. Perchè Milano è la provincia italiana con più alunni stranieri in assoluto: circa 45mila, pari al 40 per cento della popolazione scolastica straniera di tutta la Regione (in maggioranza islamica) e al 25 per cento di quella straniera di tutto il Paese.
A Milano, appunto, il 25 per cento degli iscritti agli asili nidi è straniero.
Gli alunni italiani, a Milano, stanno fuggendo dalle scuole pubbliche e si rifugiano in quelle private che peraltro crescono del 10 per cento l’anno con lunghe liste d’attesa e aule che scoppiano: “Le famiglie scappano quando vedono classi con oltre la metà di alunni extracomunitari”, racconta una preside; “Alcune classi hanno fino al 70 per cento di alunni non italiani, mi chiedo se si debba parlare di integrazione o di scuole ghetto”.
Forse si riferiva a Via Paravia, scuola con otto scolari stranieri su dieci a dispetto della norma che vieterebbe di superare il 50 per cento. Ma ci sono anche scuole come la Besozzi e la Vidari, che hanno situazioni più o meno analoghe, mentre nella maggioranza delle scuole la percentuale resta al 30 per cento. Eppure gli extracomunitari che si iscrivono a una scuola superiore, dopo le medie, sono solamente il 2,3 per cento: gli altri vanno a lavorare, fanno altro. Ecco, che cosa fanno?
Qualcuno, magari, va nelle scuole islamiche o arabe che siano. Di via Quaranta si sa ormai tutto: la scuola, laddove i ragazzi cantavano il jihad nell’inno mattutino, ufficialmente fu chiusa perchè i locali non erano a norma. Via Quaranta è in quel di Corvetto che resta il quartiere di Milano col più alto tasso di immigrazione, la Casbah ad honorem, zone dove la presenza dell´integralismo musulmano è palpabile a tutt’ora: la moschea di via Quaranta resta inopinamentente la più estremista dell´Islam milanese (l’Imam era il famigerato Abu Omar) e la rete di macellerie coraniche sono state oggetto di indagini per presunti contatti con organizzazioni clandestine.
Il muezzin della moschea, per capire il genere, due anni fa fu denunciato dalla figlia 17enne per botte e maltrattamenti che poi toccarono anche al resto della famiglia: oggetto del contendere, oltre a posture ritenute troppo occidentali, la richiesta di cittadinanza italiana finalmente possibile dopo 10 anni: ma “siamo marocchini e resteremo marocchini” era stata l’emblematica risposta del muezzin. E come lui la pensano migliaia.
La chiusura della scuola di via Quaranta originò una diaspora: parte degli alunni è andata nella solita scuola di via Ventura (in realtà già dall’anno scorso, nel doposcuola) mentre un’altra parte è andata nella scuola pubblica e mentre un’altra parte pare scomparsa: forse ha lasciato il Paese, più probabilmente ha lasciato la scuola.
Anche di Via Ventura ormai si sa tutto: aperta senza autorizzazione, qualche ora di Corano e religione la settimana, libri di testo in lingua italiana ma scritti in Egitto. Per chi è rimasto escluso da via Ventura ci sono comunque scuole di complemento: per esempio quella di Viale Jenner, già oggetto di indagini della Digos che presunti contatti con al Qaeda. La struttura ha circa 210 bambini che ovviamente studiano il Corano, ma questo è notorio.
E’ meno noto che ad avere la sua scuoletta sia pure Ali Abu Shwaima, l’imam della moschea di Segrate già assurto agli onori delle cronache per un recente scontro televisivo con Daniela Santanchè: una scuola curiosamente mai pubblicizzata e di cui i due siti internet del centro islamico non fanno cenno.
Un volantino appeso a una porta secondaria della Moschea recita tuttavia così: “Si comunica che sono aperte le iscrizioni per l’anno scolastico 2006-2007. Inizio scuola: domenica 8 ottobre 2006, ore 14.30. E’ rivolta a tutti i bambini musulmani che frequentano le scuole italiane (da 4 a 14 anni) che pertanto hanno bisogno di frequentare una scuola domenicale che integri la loro educazione e le loro esperienze nell’ambito religioso. Il nostro intento è quello di aiutare i bambini affinchè diventino Inshallah, dei bravi ambasciatori dell’Islam, onorati della loro identità. Materie d’insegnamento: Corano, religione, lingua araba. Iscrizioni: sono aperte sino a domenica 29 ottobre”. C’è ancora tempo.
Del resto l’Imam l’ha anche detto di recente in un’intervista: “L’Islam trionferà, è solo questione di tempo”.
E in effetti che Milano sia “il laboratorio dell’Islam italiano” non l’ha detto lui, ma il Centro Ambrosiano di Documentazione per le Religioni, strumento dell’Arcidiocesi.
Sicchè a Milano c’è appunto il Centro Islamico di Segrate di via Cassanese 3; c’è la Casa della Cultura Islamica di via Padova 38 col suo corso di arabo per bambini; c’è l’Istituto Islamico di Viale Padova 144; c’è l’ordine sufico dei Jerrahi-Halveti di via Ascoli Piceno 24; c’è il centro Dahira Touba di via Carnevali 26; c’è la Co.Re.Is di Abd al Wahid Pallavicini, interamente composta da musulmani italiani; c’è il centro turco di viale Monza 160; ci sono gli sciiti iraniani in via Tolstoj 18, c’è molto altro che probabilmente non conosciamo.
Compresi dei dati precisi. Uno studio dell’Ismu, ex fondazione Cariplo, fa sapere che a Milano gli immigrati di religione musulmana sarebbero il 28,7 del totale, quindi 52.000 circa. Il 37 per cento di essi, poi, frequenterebbe almeno occasionalmente dei luoghi di culto o altri centri di aggregazione. Ma forse mancano all’appello i clandestini: e infatti, pur ufficiosamente, dalla Questura mormorano che a Milano i musulmani potrebbero essere da 70mila a 100mila, a occhio e croce.
E scusino la croce.
Quindi?
Mi pare che manchi uno sporchi negri tornatevene nelle vostre fottute capanne a chiudere. E anche ci rubano il lavoro e si violentano le femmine.
Casbah? Una volta si diceva pidocchiosi, miserabili, bifolchi, per sputare disprezzo su una realtà che non si poteva accettare.
Nella zona che si dipana tra piazzale Segesta, piazzale Selinunte, via Rospigliosi centinaia di edifici popolari costruiti in serie dal nulla, strappandoli alla nebbia per dare un approdo al flusso incessante di nuovi acquisti della città.
Quartieri interi eretti dal dopoguerra.
In quella zona di San Siro addirittura oggi c’è una linea di demarcazione che separa i blocchi di palazzoni che ce l’hanno fatta, amministrati e mantenuti negli anni, fino a risalire la china e trovarsi oggi nella condizione di tranquilli condomini di proprietà, e gli isolati più fatiscenti, più verso lo stadio, intorno a via Tracia, che non ingannano l’occhio sulle ragioni per cui sorsero quegli edifici.
A che serve questo articolo? A raccontarci verità che non vogliamo vedere o stronzate del genere?
Si può rendere uno spaccato della società, anche degli angoli meno esposti, o delle situazioni più sconveniente, anche senza ricorrere a un’eccitata disinformazione.
Non sarebbe più utile per tutti noi?
La descrizione di Porta Venezia fa ridere, ma via.
Trent’anni fa qualcuno avrebbe potuto scrivere le stesse cose sui meridionali a milano o torino, cinquant’anni fa sugli italiani in belgio, ottant’anni fa sugli italiani negli USA, tuttavia l’unica vera differenza è l’aspetto religioso… e noi dovremmo essere quelli che hanno a cuore la democrazia, difensori delle libertà fondamentali, come quella, ad esempio, di praticare la propria religione e di tramandarla ai propri figli…
Se nelle scuole per bambini islamici non si potesse insegnare il Corano, perché nelle scuole pubbliche dovrebbero esserci preti e cattolici dichiarati a insegnare religione? La religione cattolica è diventata forse religione di stato ultimamente?
La verità è che questi argomenti, in particolare il pericolo rappresentato dall’imporsi, per via di migrazioni dettate soprattutto da povertà, di culture e religioni diverse da quella precedentemente dominante, sono una scusa per propagandare razzismo ed odio di massa, come fece, più in grande stile, AH qualche decennio fa.
Facci,
se togli i riferimenti geografici,
amplii il riferimento agli stranieri che quel kasbah impietosamente circoscrive,
togli quel tono di esasperata denuncia (che non si capisce mai se è dovuto all’argomento o ad una ‘questione di stile’)
ecco,
sembra che tu stia parlando di Londra
oppure di Parigi o Berlino o Amsterdam.
Poteva, Facci, essere uno dei pezzi più belli scritti su una Milano città del mondo…
La verita’ e’ che non vi rendete assolutamente conto di quello che sta accadendo.
Mentre siete qui a disquisire filosoficamente del se sia giusto o meno tollerare questa invasione, l’invasione avviene, la cultura occidentale abbozza e viene massacrata, mentre la cultura islamica, rozza, violenta, aggressiva, fanatica, guadagna terreno.
Non sono mai stato razzista, per me il colore della pelle non ha mai significato nulla, ho avuto amici di famiglia marocchini e tunisini, e un amico personale di Santo Domingo, bello nero.
Quello che conta e’ LA PERSONA.
Ma se si parla in generale, ovviamente, non si puo’ parlare di una persona, si deve parlare per forza di una categoria di persone.
E le persone sono grandemente influenzate, prima di tutto, dalla cultura in cui crescono.
Gli islamici, con la loro cultura, e il loro modo di fare, mi stanno sul cazzo.
E la cosa non cambierebbe se si parlasse probabilmente di slavi o bulgari.
Perche’ devo dire che mi sta bene?
NON MI STA BENE, PERCHE’ IN GENERALE LA CULTURA DI QUESTE POPOLAZIONI MI IRRITA E INNERVOSISCE E NON LA TOLLERO.
Se ne stiano a casa loro se vogliono trasformare l’Italia in una succursale araba.
Loro NON STANNO INTEGRANDOSI, stanno forzando la loro cultura in un altro paese.
E’ UN DISCORSO FONDAMENTALMENTE DIVERSO.
Chissa’ quando ci arriverete.
A me del tono di denuncia o meno me ne frega molto poco. Facci ha esposto dati, fatti, e chi si ostina a negarli fa del male a se’ e all’Itaglia. Pero’, caro F.F., ora mi devi anche dire che posso fare per rimediare alla situazione: dove vado a comprare l’AK47 per cominciare a far capire a ‘sti qui che a Milano, come a Torino o a Roma, non c’e’ trippa per gatti? Come convinco Prodi che bisogna introdurre leggi speciali e cominciare a stanarli casa per casa? O magari pensavi ad una piu’ pacifica petizione? O una manifestazione in piazza con La Russa (che’ Fini s’e’ appena pronunciato a favore del velo, limortaccisua!) Certo Calderoli aveva proposto l’esame di “itaglianita’”, ma questi so’ arabi, levantini falsi per natura, quindi come ti fidi? E poi tanto lo dici tu che ci sono da 40.000 a 60.000 illegali solo a Milano (e quelli bisogna veramente stanarli come i sorci!). Dove cominciamo ad organizzare le ronde? Convochi tu i comitati di liberazione o ci pensa Borghezio (a proposito, che fine ha fatto?) Dai che se ci mettiamo di buzzo buono, secondo la Caritas sono solo 3milioni (quelli legali eh?), a prenderli uno per uno e spedirli a calci in culo a casa loro facciamo ancora in tempo (ma ancora per poco, che questi si riproducono come conigli).
Dai MExe, anche a me stanno sul cazzo, organizziamo la prima ronda, alle spranghe ci pensi tu? Certo se poi quei venduti di poliziotti ci vengono fra le palle bisognera’ pensare anche a loro, quindi armi un po’ piu’ serie ci serviranno. Sai che facciamo? Le compriamo alla Casbah, pensa che paradosso! Compriamo da loro le armi e poi gliele scarichiamo addosso! Fico eh?!
Trovo p.ta Venezia uno dei quartieri più belli di Milano.
Ho opinioni chiarissime, ma sostanzialmente non le ho espresse.
Ho messo cifre, dati, fatti, ho circolato per le strade, ho parlato con persone. Molti dati sono inediti, alcuni li ho elaborati io personalmente (su viale Padova, per esempio) e ho dato notizia di una scuola araba che nessuno conosceva.
Per una volta, questo è puro giornalismo.
Le opinioni sono le vostre.
Su il Giornale del 12 ottobre non trovavi i dati della ISMU ridicoli, anzi scrivevi, esattamente “I dati della fondazione [ISMU] li trovo ridicoli e non mi risulta che siano stati presi sul serio da nessuno” (La Costituzione. Sennò fuori)?
Vedi, a me che tu sia finalmente venuto a patti con il tuo essere una specie di Borghezio munito di vocabolario non mi interessa granché, ma la coerenza… la coerenza… non è tanto più elegante della sciatta esposizione strumentale di dati provenienti da un ente che non rispettavi quando diceva cose che non ti garbavano?
E così, adesso, l’ISMU fornisce “dati precisi”. Puro giornalismo… Mavalà.
Dacia Valent
Non li possiamo ricacciare a casa, ma se integrazione deve essere, che integrazione sia. Ma devono essere LORO a integrarsi, non noi a diventare musulmani.
Non mi interessa se pregano Allah, Dio o Budda: ognuno deve essere libero di pregare come e chi gli pare. C’è chi prega inginocchiato davanti a una croce, chi col culo per aria guardando la Mecca. Non mi interessa.
Mi interessa invece molto se la religione diventa fanatismo, e se quel fanatismo arriva a dettar legge.
Non mi starebbe bene se la pillola diventasse illegale perchè così vuole la Chiesa di Roma. Mi starebbe altamente sul ca..o se alle donne TUTTE toccasse doversi mettere il burka perchè così dice la legge voluta da chi era uno straniero fino a qualche anno prima.
Perchè alla fine è di questo che dobbiamo parlare. È questo che dobbiamo temere. Mentre parliamo di stato laico quando critichiamo le interferenze della chiesa cattolica, marchiamo come razzismo la preoccupazione (che diventa rifiuto) di un’immigrazione musulmana che tende a vedere come cosa unica la religione e lo stato e le sue leggi.
Quando i musulmani votanti diventeranno la maggioranza, e porteranno in parlamento le loro regole religiose, cosa ne sarà dello stato laico? E delle nostre usanze, dei nostri costumi?
Diventeremo ospiti in casa nostra?
Egregia falsificatrice islamica,
Ho parlato giusto ieri con quelli dell’Ismu. Mi hanno mostrato una lettera che volevano spedire al Giornale ma che ora è stata superata dagli eventi, ossia dal mio articolo.
La questione è semplice: dall’Ismu mi hanno detto che a stravolgere i loro dati sei stata tu, perchè loro non hanno parlato di moschee (o non solo) ma più in generale di luoghi di aggregazione: che è molto diverso, c’è la differenza che c’è tra una chiesa e un cinema cattolico come tanti ce ne sono.
In altre parole, il dato della fondazione Ismu, per come l’avevi falsificato tu, ossia che in Italia il 46,1 dei musulmani frequenterebbe le moschee, non solo lo trovo ridicolo a tutt’ora: è ridicolo inopinatamente.
In altre parole ancora, non solo dici cazzate che sai essere cazzate, ma cerchi di farle dire all’Ismu.
Fai le analisi, che il tumore sta per arrivare.
Ottimo Logan, alla grande, ti seguo su questa via. Allora cosa prevede la strategia dell’integrazione obbligatoria? Provo alcuni elementi:
1) conversione istantanea al cattolicesimo, anzi no che non va bene, dopo sono cattolici integralisti, meglio conversione obbligatoria all’agnosticismo (anche se, a pensarci bene, ci hanno provato in URSS ma mica era andata tanto bene)
2) controllo della conoscenza della lingua italiana (Dacia, tu come stai messa?)
3) uso obbligatorio della minigonna, per tutte le ragazze arabe sotto i 35 anni, che dovranno altresi’ girare con l’ombelico esposto (indipendentemente dalle condizioni climatiche)
4) conoscenza della storia della nazionale di calcio (inclusi i nomi di tutti i nazionali dal 1970)
5) elementi di storia e tecnica della Ferrari in formula 1
6) corso obbligatorio su: cos’e’ la mafia, come combatterla o come conviverci
7) teoria e pratica per cucinare la pizza a dovere (oddio non basta, il mio pizzettaro preferito e’ marocchino! allora anche i vari tipi di pasta e salse)
8) corso di specializzazione su “Porta a Porta” dal 1995 ad oggi
Non mi viene in mente altro, tu che dici?
Vicino casa mia c’è una scuola di yoga che non conosce nessuno.
Cavolo, Manuele, hai ragione! Mentre ci si concentra sugli arabi mussulmani ci scappano i Cinesi da sotto gli occhi! Ai Confuciani e Buddisti chi ci pensa? Non so bene quali siano i dettami della religione confuciana, ma sicuro che confliggono con la nostra cultura! E il nostro caro illuminato F.F. in effetti aveva gia’ tracciato il disegno, ora lo vedo anch’io, tutte le volte che aveva parlato dei Laogai! Come ci mettiamo con loro, sprangate stile MExe o “integrazione” stile Logan? Secondo me i Cinesi rispondono male ai cambiamenti culturali (vedi la rivoluzione culturale), proviamo con le spranghe con loro?
Visto che siamo tutti così razzisti, ignoranti, stupidi, mentecatti, ti prego, Cannonball, illuminaci con le tue perle di saggezza.
Hai qualche consiglio?
Logan, pensavo tu ne avessi, visto che ti eri espresso cosi’ chiaramente! Tu hai detto: “Non li possiamo ricacciare a casa, ma se integrazione deve essere, che integrazione sia. Ma devono essere LORO a integrarsi, non noi a diventare musulmani”, piu’ che condividere non posso. Ma come facciamo a farli integrare se il muezzin dice loro: “Marocchini siamo e marocchini resteremo”? Chissa’ se gli americani hanno ottenuto risultati degni di nota a Guantanamo…
Io, per come sono fatto, mi sento gia’ ospite in casa mia, ben altre politiche adotterei su tutto. Eppure mi tocca convivere con una maggioranza di Itagliani che non la pensano come me. E la questione si ripete ovunque io vada, un paese dove la si pensi come me non esiste. Quindi cosa fare? A me tocca abbozzare, e fingere di credere nella democrazia che mi dice quali regole garantiscono la migliore convivenza fra persone che la pensano in maniera diversa. Che poi queste persone siano marocchini, cinesi, italiani, loganiani o altro, a me, francamente, fregancazzo.
Integrazione? Il fatto è che per gli immigrati i paesi occidentali sono solo un serbatoio economico. La motivazione dei migranti è sempre la stessa: trovare un lavoro. E bisogna riconoscere che dall’articolo di Facci emerge una triste verità: la società multirazziale, soprattutto in Europa, è un sostanziale fallimento. Ciò che accade a Parigi accadrà a Milano fra qualche anno.
Il vero problema, la ragione del conflitto che porta alla contrapposizione e alla mancata integrazione? Semplice, le religioni, qualunque esse siano. Finchè non riusciremo a superare questa visione del mondo privata della ragione, non ci sarà scampo, potremo solo regredire (basti pensare al fondamentalismo religioso cristiano negli USA) e scannarci per difendere le nostre superstizioni.
x Cannonball
Gli americani a Guantanamo non cercavano quel tipo di risultato, anzi, preferivano non diventare “degni di nota”…
Al di là delle frasi cinico-sarcastiche, non posso che essere d’accordo con te su tutto il tuo post.
ho saputo che stanno cercando dei demografi all’Istat.Ti suggerirò per una parte
Dacia mi fa sapere di non riuscire più a commentare qui. Ci provo io al suo posto inoltrando quanto ha da dire.
Ambasciator non porta pena, eh.
——
Sai cosa mi fa specie? Che tu riesca a mentire così senza provae un minimo
di vergogna. Ho appena finito di parlare con Gisella Desiderato (ufficio
stampa dell’ISMU), che nega di aver mai detto quello che tu sostieni.
Anzi, mi diceva che sarebbe strano che sostenessero qualcosa di diverso da
quello che hanno scritto sulle loro pubblicazioni cartacee e su supporto
magnetico:
http://tinyurl.com/yml7uf
ed esattamente: “In Italia il 46.1% dei musulmani maggiorenni frequenta le
moschee e gli altri luoghi di culto. Tale percentuale è di 3.6 punti
percentuali inferiore a quella dei cattolici che frequentano chiese e altri
luoghi di culto.”
Filippo, sei sempre più patetico, e giuro che vedere un uomo nelle tue
condizioni non fa bene a noi donne.
Una volta riuscivi a far vibrare i lettori, oggi non più, basta leggere i
commenti a questo articolo. Ma le batterie te le cambiano?
Dacia Valent
Ma tu guarda, anch’io ieri ho parlato con Gisella Desiderato. Non solo. Mi ha anche spedito tanti dati interessanti.
Introdotti dalla seguente:
Ciao Filippo,
come d’accordo ti giro i dati Ismu su quanti sono gli extracomunitari a Mi. In particolare su quanti sono di religione musulmana e, tra loro, quanti dicono di frequentare per motivi di “aggregazione” (e quindi non strettamente religiosi) luoghi di culto e moschee.
A proposito la Fondazione Ismu ci tiene a precisare che i “luoghi di culto” vanno considerati come centri di aggregazione. In pratica, per capirci, quel dato non indica quanti celebrano il ramadan, ma dice quanti hanno dichiarato di essere andati, anche solo una volta, in moschea (e non per forza per motivi religiosi).
La precisazione è importante per evitare che si ripetano equivoci come quello emerso dallo scambio di lettere con Mitra Egal Aden.
Spero che i dati siano chiari. Per info varie, chiamami quando vuoi.
Ciao,
Gisella
***
L’hai capita, finalmente, testina di cazzo?
Sarebbe come conteggiare me tra i cattolici perchè una volta, nel 1989, andai alla messa di Natale.
E piantala di telefonare a tutti, lo vuoi capire che li metti a disagio?
La tesi nell’articolo c’è ed è abbastanza evidente, ancorché non dichiarata e magari differente da quella che l’autore espliciterebbe. Ma comunque palpabile visto che è stata colta da tutti.
Non parlerei di un articolo neutrale e informativo, ma di un mix abbastanza disinvolto di descrizioni soggettive, dati statistici, deduzioni proprie, e messaggi di allarme a solidificare l’impasto.
Un conto è parlare di Istanbul, un conto è farlo della seconda città d’Italia, parlando di circostanze e luoghi che molti hanno presente, magari anche per esperienza diretta.
Per esempio nell’articolo vengono messe insieme senza distinguerle cose assolutamente non nuove e non della cronaca più attuale, con altre relative a fatti più recenti ma assodati e pacifici (quindi non a carattere di emergenze), con altre ancora legate ai temi che più catturano e inquietano l’opinione pubblica oggi, di modo da predisporre un crescendo emotivo.
Porta Venezia è uno dei luoghi, insieme a Paolo Sarpi, dell’immigrazione storica di Milano, ultradecennale in molti casi. Certo è interessata dai cambiamenti che stanno cambiando il volto di tutta la città, ma in realtà meno che altrove perché le novità si vanno a inserire in una fisionomia caratteristica del quartiere che si è delineata da mo’. Non è il luogo del disagio e delle trasformazioni brutali che invece avvengono altrove, anzi è una zona trendy che è andata rivalutandosi, aspirando ad essere un po’ il quartiere latino meneghino. Assomiglia all’Africa? Con Peppino Strippoli, la trattoria toscana, l’esclusivo Joia, il Paso de los toros, la Cineteca, Asmara, l’indiano chic, il Maruzzella.
E’ il classico quartiere cosmopolita da città europea del secolo scorso. Insomma aggiorniamoci.
La zona delle case popolari di San Siro invece è un caso di fortissimo ricambio tra italiani e stranieri nell’ultimo decennio, senza che la zona abbia drasticamente cambiato aspetto. Perché nato come quartiere dormitorio intorno al dopoguerra continua a svolgere la stessa funzione senza apprezzabili cambiamenti, a parte quelli che sono avvenuti ovunque in cinquantanni (ma meno che altrove) e quelli portati ovviamente dalle appartenenze culturali dei nuovi arrivati. Il quadro che se ne ha è di stabilità e sostanziale continuità. Non c’è lo sconvolgimento di un tessuto urbano inadatto ad accogliere migliaia di nuove famiglie, anzi è una delle aree meglio preparate della città ad affrontare l’impatto della presenza straniera. La casbah intesa come vita di decine di famiglie stipate in palazzi costruiti in serie, in vie l’una uguale all’altra, in umili e dignitose condizioni, e intesa anche come rifiuto sprezzante di tutto questo è sempre esistita lì. Una volta si diceva quartieri operai e non inquietava meno di oggi.
Caso diverso le grandi direttrici che salgono da nord verso la periferia, viale Padova, Monza, Pellegrino Rossi, dove l’impatto è stato molto più eclatante, con stabili storici, piccole vie affollate di esercizi ed uffici, un flusso di traffico abbondante e continuo. In generale si può dire che le varie zone nella trasformazione seguono l’impronta che già avevano, scontano gli stessi limiti che già le caratterizzavano, che vanno a modellare gli effetti dei nuovi arrivi. In questo caso per esempio sono una struttura urbana che già si è dimostrata insufficiente ad accogliere le trasformazioni dell’industrializzazione. Insomma gli stessi problemi che Milano si porta dietro da quando si è dovuta inventare metropoli, secondo quella tipica indolenza operosa del posto che trova sempre delle soluzioni temporanee senza riuscire a progettarsi consapevolmente, sono tutti ancora lì irrisolti, che rispuntano fuori come ferite mal suturate e ancora attendono una risposta.
Le vere situazioni esplosive comunque sono ancora altrove secondo me. Bisognerebbe andare a guardare nell’hinterland per esempio, dove c’è lo sviluppo urbanistico più impetuoso e dove tra l’altro c’è un estesissimo fenomeno di penetrazione dell’associazione a delinquere di stampo mafioso, quella che fa secondo alcuni della pianura padana, da Milano fino in Emilia, uno degli snodi fondamentali delle mafie.
Milano è una città abbandonata a sé stessa, che si regge grazie al lavoro frenetico e ad un’amministrazione del quotidiano eccellente, ma priva di una direzione politica da decenni.
Invece che darsi al terror panico sulle appartenenze religiose, entrando in risonanza con chi dall’altra parte cerca in questo un rifugio e una fuga dalla realtà, forse se si ragione in quest’ottica si potrebbero abbozzare delle risposte alle problematiche sociali e al dove si vuole andare comunità.
Leggo il sovrastante intervento e mi torna in mente un vecchio detto: “Chi sa fa, chi non sa insegna”.
Io fa.
Si rassegni dottor Facci, tonnellate di letteratura scientifica dimostrano che la natura umana tende alla multirazzialità e alla multiculturalità. La nostra biologia lo vuole, la nostra economia lo vuole, il nostro dna ne necessita. Fra qualche decennio, o secolo, chissà, non saremo più noi e loro ma un’unica razza. Come è giusto che sia. Se così non fosse la stessa razza “umana” si estinguerebbe.
Per rimanere alle “beghe di quartiere” ritengo che ognuno possa credere a quello che vuole, fare ciò che vuole, vivere dove vuole sempre rispettando il brocardo “neminem laedere” e molto più semplicemente nel rispetto delle leggi. Leggi che tra l’altro, Le ricordo, in Italia non sono emanate da un organo islamico ma da politici che ormai troppo spesso fanno esclusivo riferimento alla religone cattolica. Ma questo è un altro discorso.
Saluti.
Via Quaranta è tra i quartieri Corvetto e Vigentino. Io purtroppo ci abito
Se è per quello io non insegno nemmeno, sono un perditempo. Detto questo percorrersi in macchina viale Padova contando phone services e kebabbari mi sembra una definizione un tantino generosa di fare. Anche se è pur vero che la categoria di suo non brilla e in tempi di sedentarietà dilagante e copia e incolla si rivalutano un sacco financo i piccoli sforzi.
Detto questo è pur vera una cosa: le situazioni le si può affrontare se ne si è consapevoli e ne si parla. Fintantoché si lascerà a Libero o al Giornale l’esclusiva di raccontare parti del nostro quotidiano così visibilmente rimosse o ‘alleggerite’ dalla stampa mainstream – per poi scattare alla prima dichiarazione di un imam o sull’ultimo incidente in studio – si lascerà sempre un appiglio alle posizione più oltranziste.
E quando si passa da quelli che scrivono e proclamano, a quelli che, veramente, fanno può diventare un serio problema.
p.s. un dettaglio minore, ma ghiotto: africana a parte, Porta Venezia non è più periferia all’incirca dai tempi di Renzo Tramaglino
p.p.s. lasciamo perdere la razza unica prossima futura e la multirazzialità come destino naturale e pensiamo piuttosto al presente. Non esiste la naturalità in ambito sociale, ci sono comunità alla ricerca continua di un equilibrio e uno spuntare incessante di elementi che mettono in discussione l’acquisito. Lavoriamo su questo, con realismo.
Rock the casbah.
Filipo, io ho addirittura difficoltà a conteggiarti nel genere umano, figurati tra una qualsiasi delle sue speci o gruppi.
Ora, a me francamente non mi interessa sapere come la tua percezione dell’ISMU sia cambiata, ne prendo semplicemente nota.
Un pochino, però, mi dispiace. Per l’Ismu.
Dacia Valent
p.s: che meraviglia leggere una cosa come questa: “Non esiste la naturalità in ambito sociale, ci sono comunità alla ricerca continua di un equilibrio e uno spuntare incessante di elementi che mettono in discussione l’acquisito. Lavoriamo su questo, con realismo”. Grazie, Antonio.
Fac-ci
Fac-ci
Fac-ciiii!!!
(vai così!)
“Un volantino appeso a una porta secondaria della Moschea recita tuttavia così: “Si comunica che sono aperte le iscrizioni per l’anno scolastico 2006-2007. Inizio scuola: domenica 8 ottobre 2006, ore 14.30. E’ rivolta a tutti i bambini musulmani che frequentano le scuole italiane (da 4 a 14 anni) che pertanto hanno bisogno di frequentare una scuola domenicale che integri la loro educazione e le loro esperienze nell’ambito religioso. Il nostro intento è quello di aiutare i bambini affinchè diventino Inshallah, dei bravi ambasciatori dell’Islam, onorati della loro identità. Materie d’insegnamento: Corano, religione, lingua araba. Iscrizioni: sono aperte sino a domenica 29 ottobre””.
Facci, non so se hai mai sentito parlare delle scuole di catechismo…
Ho sentito parlare di quelle autorizzate. Anche la Questura ha sentito parlare di quelle autorizzate, e non deliberatamente nascoste.
Ma che c’è, un epidemia di masochismo? Avete finito di obiettare cazzate?
le cifre sono chiare, e di problemi di integrazione ci sono e ci saranno. ma, da quello che vedo qui a firenze, alle nuove generazioni di musulmani, diaciamo quelli fino ai 25 anni – sia quelli nati qui che quelli arrivati dopo – importa ben poco dell’islam, ascoltano hip-hop e bevono coca cola e non hanno la minima voglia di iniziare una guerra di civiltà. e di ascoltare un imam gli importa quanto a me di ascoltare il mio parroco. e lo dico perché con il mio lavoro ne incontro davvero tanti, soprattutto maschi ma anche femmine.
io penso che sia giusto combattere certe battaglie, difendere la nostra società laica e la libertà dell’individuo contro chi vive qui ma vuole limitare la libertà dei propri figli in nome di pregiudizi portati dal proprio paese di origine (e qui fortunatamente superati da secoli).
ma i figli, davvero, non vogliono altro che questa libertà. ed aver paura di loro, vederli tutti come nemici, come potenziali conquistatori, è un errore gravissimo, che può solo allontanare una vera armonia che tra una o due generazioni arriverà comunque. e non lo dico perché mi sento un profeta, ma perché vedo quello che questi ragazzi cercano. e le ragazze soprattutto. vogliono solo vivere liberamente, ed in pace, ed usicre con chi vogliono. magari dovranno combattere con le loro famiglie, molti di loro. ma non noi. noi eventualmente dovremo aiutarli. senza sentirci paladini dell’occidente, che la battaglia è tutta loro.
Anche l’esercito italiano è poca cosa rispetto alla totalità degli italiani.
il problema è che una minoranza di islamici, già descritta e postata, l’Ucoii, parla e si muove a nome di tutti.
Caro Filippo, trovo i dati interessanti. Non posso giudicare se sono tutti esatti, ma siccome di default mi fido, considero che siano tutti veri.
Mi va da aggiungere alcuni fatti/esperienze fatte in un paese (la Germania) che questo fenomeno di immigrazione lo vive da molto più tempo dell’Italia. Non ti sto qui a ricordare che qui da noi le percentuali di immigrazione sono molto più alte di quelle da te citate. E che soprattutto queste percentuali sono lì da decenni.
A mio modesto parere, per quello che riguarda la prima generazione di immigrazione e la seconda maschile, vedo e ho sentore di “frizioni” di integrazione. Non le giudico moralmente, non mi sembra un’invasione. Però si sente che il problema c’è.
A me invece interessa parlare della terza generazione maschile e della seconda generazione femminile, della quale ho contatto diretto. Ecco, ti vorrei assicurare, e con te tutti quelli che parlano di Eurabia e di fine della cultura occidentale, che non succederà. Semplicemente questa “invasione” non porta a nulla. Perchè le donne si distaccano fortemente dal modo di essere delle generazione precedente. E perchè anche gli uomini, che hanno bisogno di una generazione in più, se ne distaccano.
E in realtà il proliferare delle scuole dice proprio il contrario di quello che si pensa in generale: perchè si sente il bisogno, in un paese straniero, di una scuola per la lingua e la religione del paese di provenienza? Perchè le “tradizioni” si stanno perdendo.
Vedila dal punto di vista numerico. Per le cifre che hai citato tu, di scuole ce ne vorrebbero centinaia. Siccome invece ce ne sono poco, ipso facto moltissime persone a quelle scuole non ci andranno.
L’immagine che per me sintetizza tutto ciò, e che mi fa guardare con sorriso all’animosità che c’è intorno al problema, è la classica scena del padre tutto vestito bene, della madre accanto col velo, e insieme della figlia fighissima 20 enne con jeans basso e il tanga che gli esce fuori.
Voi ancora non avete avuto l’occasione/gioia di vedere questa scena. Ci vorranno una decina d’anni.
Ma ti assicuro che vale più di dieci libri della Fallaci. E, conoscendoti, sono sicuro che per la figlia 20enne non ci sarà scampo!
PS: con riferimento all’ultima parte, e a tutti quelli che citeranno il caso della povera Hima, vorrei dire loro, in anticipo, che purtroppo anche questi casi danno ragione a chi, come il sottoscritto, vede la prima generazione perdere nei confronti della seconda.
Perchè se si arriva ad uccidere, vuol dire che non si hanno più argomenti. Culturalmente stanno perdendo, e reagiscono in modo violento.
I ragazzi italiani che si laureano escono dall’Italia perchè i lavori che gli vengono proposti sono troppo umilianti lasciandoli così agli immigrati che non si schifano di nulla.
Fabrizio, il tuo commento sarebbe stato perfetto se fosse stato scritto cinque anni fa.
La questione dell’immigrazione e non-integrazione islamica è molto cambiata, è cambiata dappertutto. Non stiamo parlando – in questo e altri post – dei processi di immigrazione mondiale da una generazione all’altra, ciò che potrebbe essere trasferito a qualsiasi tempo e luogo ed etnia. Stiamo specificamente parlando di un’immigrazione qualitativamente e quantitativamente diversa che riguarda immigrati che tendono a non integrarsi in maniera assai diversa da come in parte è fisiologico che accada da sempre: non sono gli italiani che ovunque siano andati (in Germania particolarmente) si sono dapprima conchiusi un po’ come i cinesi, ma di gente che, coadiuvata da una minoranza oggettivamente estremista, non vuole integrarsi per niente ma soprattutto non vuole farlo frattanto sovvertendo le regole dell’Europa laica e liberale. Molti di questi sono davvero convinti di doverci colonizzare perchè Allah glielo impone. E si organizzano, se ne sbattono delle leggi, predicano la poligamia e in qualche caqso sono anche riusciti ad avere più assegni familiari per più mogli (giuro) e soprattutto maltrattano e considerano la donna come la nostra Costituzione vieta.
Questa gente c’è, esiste, ha spesso contatti (inchieste alla mano) con cellule terroristiche, sono l’avanguardia (retroguardia) che si fa portavoce di tutti loro, ed ‘ sempre una estrema ma decisa minoranza a tracciare la via. I musulmani son o gente particolare. A colonizzare interi paesi e trasformarli in estremisti islamici, in Africa, hanno impiegato tre minuti e poche centinaia di persone. Da noi è diverso: ma sempre di colonizzazione-conversione si tratta, perchè sono loro a dirlo, anche gli apparenti moderati che – attenzione – in realtà non sono moderati per niente. Un giorno ti racconto qualcosa su Via Ventura che ora non posso, visto che io in Via Ventura ci abito.
L’immigrazione e integrazione che descrivi tu, Fabrizio, quella fisiologica, è proprio quella che è messa a rischio.
La tua buona fede è palese, ma tu purtroppo mi rappresenti (peraltro con buon senno) chi non ha proprio compreso che cosa sta accadendo.
Nella tua Germania le cose sono un po’ particolari (anche in positivo) ma ti faccio un piccolo esempio che c’entra sino a un certo punto, ma già che ci sono lo cito.
Saprai che in Germania c’è una fortissima componente turca. Bene: per alcuni aspetti, e su alcuni aspetti, se n’è sempre stata buona. Ebbene, solo grazie e un rinnovato orgoglio degli ultimi anni, il famoso genocidio degli armeni è diventato completamente assente dai libri di scuola tedeschi. Il quotidiano tedesco Die Welt, pochi mesi fa, annunciava che il Brandeburgo aveva deciso di eliminare ogni riferimento ai massacri ottomani ed era rimasto, Il Brandeburgo, l’ultimo stato tedesco a parlarne in un testo scolastico; secondo Die Welt, era la mera conseguenza di pressioni esercitate da Ankara, quella che vuole entrare in Europa.
Saluti.
Grande F.F., cosi’ si parla! Chiaro e tondo, papale papale. Ai colonizzatori si risponde in punta di fucile: hai gia’ i contatti con i finanziatori per comprare gli AK47? Dove e quando ci si raduna per cominciare a contarsi? Mi devo portare qualche indumento per dissimulare la mia identita’? E’ meglio un cappuccio bianco a punta o una maschera tipo zorro?
P.S. Ma a te queste sicurezze chi te le da’? Hai partecipato (dopo esserti fatto crescere la barba, tinto i capelli e indossato lenti a contatto nere) ad una riunione segreta al Cairo dei Fratelli Musulmani o cosa? Sei venuto in possesso del famoso documento sulla “soluzione finale” firmato da nientepopo’dimeno che Bin Laden? Quando hai preso l’ultima volta le pasticche, si’ quelle blu, che ti aveva prescritto il medico?
Caro, per dissimulare la tua identità non occorre che ti porti alcun indumento particolare.
Scusate, mi dite che gusto c’è a commentare i post di uno che se non siete d’accordo con lui vi dà delle teste di cazzo? :-|
Forse effettivamente c’è solo quell’epidemia di masochismo di cui sopra.
Facci, capisco che il tuo mestiere sia far lievitare un po’ l’allarme sociale; ma se tra gli ingredienti di questo lievito c’è la necessità di comunicare alla Questura tutte le scuole domenicali di catechismo, il sospetto che tu stia esagerando apposta la situazione c’è.
Nel caso descritto da te, la scuola domenicale è talmente nascosta che c’è un avviso sulla porta secondaria.
Fabrizio, di quindicenni islamiche che si vestono come delle sciantose se ne vedono parecchie anche da noi, e ti dirò, la cosa mi consola fino a un certo punto. Mi devi dimostrare che c’è più umanesimo in Britney Spears che in Maometto, perché io, l’odioso relativista culturale, non ne sono affatto sicuro.
Siam forti noi europei. Permettiamo agli islamici di vivere tra noi. Purché alla domenica non pretendano di insegnare ai figli i dettami dell’islam. O al limite devono comunicarlo in questura.
Sentite, a me non interessa essere il vostro guru e convincervi di questo o quello. Lo so bene che sono oggetto perlopiù di sfoghi e frustrazioni, qui.
Fuori di qui invece ho miei lettori, miei interlocutori e una professionalità che continuo a rimbalzare qui nonostante i vostri maltrattamenti. Perchè? Perchè secondo me a qualcosa serve.
Ma un consiglio ve lo do. Di cuore.
Informatevi. Leggete dei libri. Fate qualcosa.
Montevideo – Il prete Roy Bourgeois, fondatore della SOA WATCH, ha iniziato un giro per le principali capitali dell’America latina, per convincere i governi a boicottare la Scuola delle Americhe, di fondazione USA. Quella scuola dipende dal Pentagono: finora ha preparato, in 60 anni, più di 61.000 ufficiali latino-americani, da cui sono usciti i dittatori e i carnefici dei decenni passati.
MESSIS – MISSIONI ESTERE SACRO CUORE – anno LVIII- n.8 – pag.12
Facci,
tu fuori di qui hai qualcuno che ti paga uno stipendio per scrivere ciò che scrivi. I tuoi estimatori sono il lettore medio del Giornale, che è identico poi a quello di Libero. Il fatto che ti “estimino” non depone a tuo favore.
Appena metti il naso fuori da quelle pagine e ti confronti con persone meno pavloviane (MuSSulmano? cacca – America? libertà – Israele? olocausto) subisci, come fai giustamente notare, “maltrattamenti”.
A me che tu abbia fatto il “marchettone giornalistico” per evitarti la lettera di protesta dell’Ismu mi da l’esatta misura della tua povertà.
Il vero elzevirista è capace di rispondere alzando un sopracciglio e “freddarti” con una battuta, di quelle buone, come ad esempio faceva Fortebraccio. Tu ti limiti a fare le puzzette, dire cacca cacca pupù, e pensi di essere un polemista.
Guarda che dirti che questo pezzo è la summma dei luoghi comuni razzisti che uno ascolta nei bar del Giambellino, non è uno sfogo né l’espressione di una qualche frustrazione, bensì una semplice constatazione.
Quindi, visto che sono contro i maltrattamenti ad ogni forma di vita, compresa la tua, sarebbe il caso che valutassi di far “rimbalzare” qui i pipponi antislamici che il tuo editore ti paga per scrivere.
Fatto. Adesso strepita.
Dacia Valent
Ma tu pensa, che alla fine l’internet doveva servire a veicolare ‘ste scemenze qua. Il vecchio Circolo dei Civili di Caltanissetta, però con tante lucine psichedeliche che fa così moderno. E i vecchi soci del circolo, poareti, a sentenziare fra uno scatarro e l’altro che le fimmine sono tutte bottane, i giovani non portano cchiù rispetto e macari i contadini pretendono. Ma vi guardate addosso. ogni tanto? No, non tu, povero Tocci: quelli che ancora ti danno corda e chiacchierano amabilmente con te di fimmine, di carusi screanzati e di contadini.
Vogliamo parlare dei dati, dei fatti? A me sembra che l’articolo contenga dati volutamente un po’ imbellettati per causare nel lettore certe reazioni. Quando scrivi “mormorano che a Milano i musulmani [immigrati, credo] potrebbero essere da 70mila a 100mila” concludi un periodo in cui di fatto dici che che gli immigrati musulmani sono il 3-4% della popolazione di Milano (circa 1.5M). Di questi il 37% ha frequentato occasionalmente una moschea: quindi addirittura l’1% della popolazione di Milano. Tra l’altro l’inquietante “gli immigrati di religione musulmana sarebbero il 28,7 del totale” mi sembra, a occhio, che sia in realtà coerente con la media mondiale.
E prima: I giovani italiani sono calati del 30% e i giovani immigrati musulmani sono cresciuti del 50%. Tradotto in numeri con l’ausilio delle cifre citate prima e un po’ di naso vuol dire comunque che di giovani italiani ce ne saranno centinaia di migliaia, mentre di loro pari musulmani immigrati forse qualche migliaia.
Non voglio entrare nel merito dell’immagine complessiva data dall’articolo perchè sinceramente non sono abbastanza informato, ma ne so abbastanza di gestione di numeri per dire che questi sono stati ripuliti. Questa cosa mi trasmette poca credibilità. Ed è un peccato, perchè magari non era necessario.
baciamo le mani, ricc.
respect, dacia
Chi fosse interessato ad analogo reportage, ma su Genova:
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=127962
Voi due siete uno spasso.
Come a dire che negli stessi posti, nel mitico “prima” (quando le cose andavano meglio, ma quando?), non ci fosse degrado, spaccio, povertà. Il problema è che adesso si bestemmia un altro dio se no si arriva alla fine del mese? era su questo il, con rispetto parlando, pezzo?