La seguente, bellissima storia dimostra che l’industria italiana non ha certo paura del moloch cinese, anzi.
Dunque. L’Iveco-Fiat, nel 2001, mise in piedi una joint venture italo-cinese per produrre dei furgoni Iveco Daily da vendersi a 400.000 yuan, circa 40.000 euro.
Il problema è che i furgoni, accadde poi, vennero acquistati perlopiù da tribunali cinesi che presero a trasformarli in cosiddette camere mobili di esecuzione: camioncini usi a raggiungere direttamente il luogo delle condanne a morte (10mila all’anno, in Cina) affinchè il malcapitato venisse legato a un lettino di metallo e poi siringato letalmente, il tutto controllato da un monitor posto accanto al posto di guida prima di ripartire per la tournèe. Se ne parlò in altri post.
Amnesty international, nel dicembre del 2003, decise di scrivere alla Fiat per dissuaderla dalla funerea produzione, ma gli risposero che non erano in grado di verificare l’uso dei propri veicoli da parte dell’acquirente e insomma nisba.
Ma i diritti umani alla fine trionfano sempre.
Nell’agosto del 2005, infatti, l’Iveco ha trovato il pretesto per potersi sfilare dall’imbarazzante travaglio etico e ha finalmente bloccato la produzione deii veicoli: per non offendere le autorità cinesi, come scusa, l’azienda si è limitata rilevare che dalle sue casse mancavano 12 milioni di euro (122 miliondi di yuan) per i quali purtroppo ha devuto anche denunciare il partner cinese, ma sono formalità.
Cosa non ci s’inventa, per far trionfare i diritti umani.
Siamo anche i maggiori produttori al mondo di mine anti uomo…d’altronde i soldi son soldi.
giusto per dovere di cronaca, Iveco in Cina ha venduto parecchi veicoli commerciali, le strade ne sono piene. I veicoli venduti ai tribunali sono solo un piccolo numero rispetto al totale.
La richiesta di Prodi di togliere il bando della vendita di armi alla Cina serve ad aprire nuove possibilità alle nostre aziende produttrici di armi, su certi prodotti militari l’Italia è leader mondiale. Giusto perchè la cina non è una minaccia per il sistema italiano, ma una possibilità.
Simone: lo eravamo. Per fortuna non lo siamo piu’.
Bravo Facci, stai infilando un bel post dietro l’altro! A me piacerebbe un’altra storia d’amore…
Mi ricorda moltissimo la protesta delle tute bianche di Casarin davanti alla sede della Caterpillar perchè le ruspe, abbondantemente blindate, di questa marca vengono usate dall’esercito israeliano per abbattere le case dei palestinesi.
Sarà pur sempre meglio di niente, no?
Ha ragione Facci.
abbiamo capito cosa esportare…
Beh, mi sembra francamente eccessivo incolpare la FIAT dell’uso talvolta distorto (distorto quanto si vuole) che fanno i Cinesi dei furgoncini.
Il furgoncino in sè non è un oggetto cattivo, violento, antidemocratico e forcaiolo.
Sarebbe come incolpare Merloni o la Indesit di produrre la marca di frigorifero dove Pacciani conservava carne umana delle sue vittime.
Grazie Filippo per avermi aggiornato sulla vicenda. Io ero fermo al famoso rapporto di AI del 2003 che citi, e al tempo tutti (ti ricordi?) ci si fecero sopra una crassa risata, alcuni sostenendo che manco fosse vero.
Per rispondere invece a Roberto, va detto che è (quantomeno) moralmente irresponsabile esonerare da qualunque responsabilità il venditore di un bene, trincerandosi dietro al fatto che egli, una volta venduta la merce, non ha più alcun controllo sull’uso che l’acquirente ne faccia. Infatti, avendo la Iveco la sicurezza (perché di sicurezza si può parlare, data la mole di dati informativi mai smentiti) dell’uso criminale che dei suoi prodotti veniva fatto dal governo cinese – e, per giunta, così eterodosso rispetto ai fini propri di un furgone -, avrebbe dovuto interrompere la fornitura seduta stante.
Bisogna smettere di de-moralizzare il mondo degli affari, valutando gli scambi di beni o servizi solo alla stregua del parametro crematistico: se io ferramenta ti vendo un badile sapendo con certezza che lo userai per spaccarlo in testa al tuo vicino, sarebbe forse il mio gesto moralmente ineccepibile?
Saltando poi dal campo morale a quello giuridico, sai che – per buffo che possa sembrare – a norma dell’art. 691 del codice penale, l’oste che mesce da bere all’ubriaco rischia il carcere? Eppure, l’ubriaco paga e l’oste vende il bicchiere di vino senza spreto alcuno delle leggi sulla compravendita; ciononostante, il legislatore punisce questo comportamento, perché riprovevole sul piano morale.
Riflettici; un saluto.
Rrancesco, scusa, ma secondo me stai in parte sovrapponendo concetti che sono diversi.
Secondo me, la distinzione, seguendo i tuoi esempi va fatta come segue:
– esistono beni intrisecamente “cattivi”, tipo le mine antiuomo, e su quelle si può ragionare in un certo modo;
-esistono beni non intrisecamente “cattivi”, come i furgoncini, rispetto ai quali il ragionamento sull’ooportunità di sospendere le forniture in caso di uso malvagio è diverso dal caso sopra;
-esistono beni che sono immediatamente, singolarmente, evidentemente e inequivocabilmente usati in modo “cattivo” opur non essendo cattivi o essendolo solo oltre se abusati, come il caso dell’alcool venduto all’ubriaco: altro caso, altro ragionamento.
E secondo me, questo terzo caso non riflette la questione Iveco-Cina: è vero che la FIAT sa anche dell’uso dei furgoni, ma non è una conseguenza così univoca come la bottiglia all’ubriaco.
Rimango nel tuo esempio: se il barista vende un alcoolico un tipo sobrio ma che probabilmente andrà a casa sua, si scola la bottiglia , si ubriaca e mena moglie e figli, ecco, quel barista non è perseguibile. Mi sembra esattamente il caso Iveco-Cina
10.000 esecuzioni su una popolazione di
1.188.000, mi sembra una percentuale inferiore
ai morti di mafia nel nostro paese, killer
a bordo di moto che giustiziano loro compaesani,
fermiamo le importazioni delle honda/kawasaky/
vere responsabili di questo massacro.
Facci fa bene a segnalare, con la dovuta evidenza, quanto avviene in Cina.
Non possiamo, non dobbiamo ignorarlo, vista anche la rilevanza, anche in termini quantitativi, di quel paese.
Tuttavia, nel caso in esame, mi pare che le osservazioni di Piti siano condivisibili: deve esistere un limite alle responsabilità di un bene, almeno sotto quel profilo, “neutro”.
A quanto ha scritto si potrebbe (ironicamente, specifico …) aggiungere:
– e ai produttori delle siringhe usate nelle esecuzioni non vogliamo dir niente?
– e ai fornitori di lacci emostatici?
– e il carburante, usato dai furgoni, chi lo fornisce?
E così via …
Almeno un miliardo di deficienti, come dimostra Egine, su una popolazione di almeno sei miliardi: fermiamo le importazioni di neonati.
Prima di tutto volevo ringraziare Mister Facci per essere tornato a postare su questo blog.. macchianera stava diventando un luogo molto noioso (e non l’ho tra i miei preferiti a caso)…
Riguardo l’argomento trattato:
non capisco “l’uso criminale” dei furgoni di cui si accusa l’autorità cinese e, come complice, il produttore FIAT. Di quale crimine stiamo parlando? La pena di morte è legale in Cina così come in altri paesi. Punto. Focalizzare il problema sulla fornitura di furgoni è un po’ come se, acciaccando una merda mentre si cammina lungo un marciapiede, uno se la prenda con madre natura perchè ha dotato i cani di un buco di culo (avrei voluto trovare una similitudine più calzante, ma questa mi faceva ridere). Vogliamo essere un partner commerciale della Cina? Il suo potenziale mercato con la sua potenziale domanda ci fa gola? La parola d’ordine è crescere, crescere e ancora crescere verso un futuro radioso? Personalmente preferisco un Negroni con ghiaccio.
Piti, a quanto vedo la tematica del “mezzo neutro” non t’è nuova, o forse sei solo molto perspicace. Ad ogni modo, rallegramenti.
Per risponderti, rimango anche io, a mia volta, nel tuo esempio che riprende il mio ;): tutto il qui pro quo si incentra sull’avverbio che tu hai usato, cioè “probabilmente”. Ecco, proprio per questa parolina l’esempio da te fatto non è ricollegabile alla vicenda in oggetto, poiché Iveco, al contrario del barista, sa che SICURAMENTE (parte de)i suoi furgoni verrano (e sono già stati) usati per quelle azioni criminali. Per cui il tuo barista, che sa che già il giorno prima (e quelli prima ancora) l’acquirente a cui ha venduto una bottiglia «di quello buono» è andato a casa, ci s’è ubriacato e ha gonfiato la moglie, ecco, quel barista glielo venderà ancora, domani, sapendo che non “probabilmente”, bensì SICURAMENTE lo userà per ubriacarsi e trovare la forza di picchiare ancora la moglie?
Mi fa molto piacere discorrere con te; sei una persona pacata e ben preparata.
@Franceso Minciotti: io non ho dato alcun giudizio (in particolare nessuno assoluzione) sia verso la FIAT sia verso la Caterpillar. Bisogna però distinguere per esempio dalla IBM, che ha progettato macchine rispondendo alla precisa esigenza dei nazisti di contabilizzare i prigionieri dei campi, e la FIAT che costruisce furgoni, ne vende centinaia di migliaia, e alcuni di questi vengono poi modificati dall’acquirente per scopi disumani. Sarebbe come condannare la Mercedes se un terrorista imbottisce una SLK di tritolo e la lancia contro una ambascita. Bisogna condannare il terrorista che fa scempio di una SLK, invece che fare esplodere Renault.
Francesco, ti ringrazio (e ricambio): semplicemente, trovo che nei blog, e su Macchianera in particolare, si esageri con eccessiva aggressività nella difesa apodittica delle proprie posizioni, per poter rimanere immutabili nei propri convincimenti.
Passando alla questione Fiat e ubriachi, mi sento di dire questo: il barista che sa di vendere la bottiglia a un ubriacone come l’abbiamo descritto è moralmente responsabile, ma non giuridicamente. Se non ricordo male, i motivi psicologici non possono essere imputabili a chi favorisce un reato. Tipicamente affittare una casa a chi pensa di usarla per sfruttare la prostituzione. E mi pare -sbaglierò- il caso dei furgoni FIAT.
Invece il barista che vende alcool a una persona che è ubriaca qui e ora commette anche un reato, punibile, perchè siamo oltre il caso dei motivi psicologici inconoscibili.
La FIAT sa di suo che alcuni Iveco diventeranno patiboli a quattro ruote, però il Governo che glieli commissiona non glielo dice a Torino(li fa modificare in Cina, mi par di capire), e nemmeno li usa tutti per quello scopo, suppongo.
Pertanto, dal punto di vista della legge, la cosa regge. Moralmente, meno, ma è impensabile che il capitale si pieghi all’etica. Che, come dicono fonti più autorevoli di me, diventa pat-etica, quando si scontra con il detrrminismo affaristico.
Scusa un domanda, da quello che avevo letto la produzione di furgoni iveco in cina era di 70mila veicoli al ano, ora, di fronte a 10mila condanne a morte al anno, l’idea che questi furgoni siausati principalmente come camere mobili di esecuzione non sta in piedi dal punto di vista puramente aritmetico, a meno che si pensi che i tribunali acquistino 7 furgoni per ogni condanna a morte.
penso al caso delle cartine lunghe.. tutti sanno che ci si fa le sigarette con quelle corte e che quelle lunghe sono quasi esclusivamente usate per rollarsi le canne, illegali in italia.. chi è responsabile? la rizla, che le mette sul mercato italiano in quantità che non possono che essere giustificate da altro che un loro uso illegale? o siamo noi consumatori hashish, che ne sfruttiamo le potenzialità “rollative”, distorcendone l’utilizzo? o forse lo stato italiano, che dovrebbe dire alla rizla: no, grazie, ma quelle non le vogliamo nelle nostre tabaccherie. solo che nel caso cinese, il consumatore è lo stato stesso, che ne legalizza l’uso distorto. non è allora responsabilità del produttore, essendo l’unico in questo caso che può farlo, accertarsi dell’uso morale dei suoi prodotti?
dettom questo: lunga vita a mister rizla!
pensa se le avessero fatte in “duna”, le esecuzioni.
Scommetto che la garanzia è 3 anni o 100.000 esecuzioni.
“Le autorità prelevano gli organi dei condannati a morte in quanto appartengono ufficialmente allo Stato. Dai giustiziati poi spesso prelevano il collagene e altre sostanze che servono per la produzione di prodotti di bellezza, tutti destinati al mercato europeo. […] I laogai sono fonti inesauribili di mano d’opera gratuita. Sono parte integrante dell’economia cinese. Un’economia basata sulla schiavitù.”
C’è di peggio che un’iniezione letale su un furgone Fiat..
La soluzione è semplice.
Informatevi ed evitate di comperare ogni cosa sia prodotta, parzialmente o integralmente in cina.
Altrimenti per voi varrà la frase di De Andrè: anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti.
Vi accorgerete che una scielta del genere comporta un notevole sacrificio economico e anche rinunce fastidiose, ma nessuna battaglia si combatte senza sacrificio.
Nemmeno le olimpiadi li smuovono, questo è di oggi: http://web.amnesty.org/library/index/engasa170462006
troppo tardi Facci, tu sei gia nato.