Io non li capisco questi per cui “ok, tu sei interista, ma questa volta fai il piacere di tifare Juve, altrimenti il Milan vince lo scudetto; avrai tempo più in là per la causa interista”. Non li capisco e mi fanno paura non tanto (ma quasi quanto) quelli che vogliono battere.
Non capisco come possano sostenere con convinzione l’idea che non votare equivalga a regalare il proprio voto alla destra. Non votare significa non votare. Punto. Significa desiderare un proporzionale puro e non questa robaccia che non ti consente di dare un nome proprio alle cose: destra, centro, sinistra. Significa volersi garantire la possibilità – come è logico che sia – di giudicare le scelte di quelli che non hai scelto, evitando al contempo di pensare di esserne in parte responsabile. Significa, malgrado tutto, fare il tifo per la sconfitta del governo uscente, e tuttavia esprimere un forte pregiudizio nei confronti delle facce che sono state selezionate per batterlo. Perché alla fine me lo devono dire come deve fare, uno di sinistra, a far capire ai propri rappresentanti, se non non votandoli, che non si sente affatto rappresentato.
A dirla tutta non capisco come possano non capire che qualcuno possa provare un sincero imbarazzo nel delegare a Romano Prodi o Francesco Rutelli le proprie scelte.
Non capisco come, nel corso delle primarie, possano aver scelto le persone che hanno scelto. Poi ci arrivo: gliel’ha detto il Partito. Già, il Partito ha stabilito che il candidato era Romano Prodi, e le capre hanno seguito il gregge.
In seguito – e questo è un episodio un po’ più grave – il Partito gli ha intimato di scegliere Ferrante come candidato alla poltrona di Sindaco di Milano, e loro hanno approvato: Ferrante, come non averci pensato prima. Uno che non ha la benché minima possibilità di vincere, ma è gradito al Partito. Tra trenta milioni di persone, Ferrante.
E allora mi chiedo: ma come? Nel caso di Prodi ti rinfacciano di essere poco pratico, di non capire che la priorità è mandare via Berlusconi e che per una volta puoi risparmiarti di fare lo snob e pensare invece al bene collettivo votando uno che ha la possibilità di andare al governo. E insomma va bene tutto, fino a qui non approvo ma vi seguo: Prodi ha effettivamente più di qualche chance di essere il nuovo Presidente del Consiglio. E poi? Poi Ferrante. Uno che persino la moglie fa fatica a riconoscere, voi lo scegliete come vostro candidato. Allora prendete per i fondelli.
Mi si obietterà: tu non puoi mettere sullo stesso piano cadere in un pozzo pieno di letame col pestare una merda. Volete che vi dica che il vostro ragionamento è più efficiente e pratico? Il vostro ragionamento è sicuramente, oggettivamente, più efficiente e pratico. Contenti? Bene. Però vi puzza il piede di merda. Ecchessaràmmai, ribatterete: qualche merda bisogna pur pestarla. Che poi è un buon modo di metterla giù per dire che pur di vedere la sinistra al governo siete stati costretti a scegliere uno che è democristiano fin dalla prima staminale che, pur in modo raffazzonato, ha poi composto l’insieme.
Al che io chiedo: davvero si deve? Voglio dire – provate a seguirmi -: se per andare al governo è necessario mascherare da gente di sinistra cattolici e conservatori, Intini e De Mita, Rutelli e tutta la carovana per cui “la famiglia è un valore cristiano alla base della nostra cultura”, “i froci facciano pure i froci, ma a casa loro”, e “le cellule staminali non si toccano perché gli manca solo la parola”, ecco, se davvero abbiamo bisogno di fare credere ad una maggioranza che queste persone sono come noi, beh, allora forse questa sinistra non è ancora abbastanza rappresentativa del paese e al governo non ci deve andare.
Che poi è un concetto brutto quanto volete, ma abbastanza popolare da essersi meritato un nome: democrazia.
L’ho già detto e lo ripeto: sacrosanto il diritto di NON SCEGLIERE un candidato che NON TI PIACE.
Siccome ce ne sono solo due, è molto probabile che non ti piacciano entrambi.
Capisco e condivido in pieno il ragionamento di Gianluca Neri: lasciare le proprie impronte digitali sul governo del democristiano Prodi probabilmente non fa per lui, e dato che non c’è alternativa, non vota.
Che c’è di illegittimo in questo? Non annulla le elezioni, non impedisce a noi di scegliere, non rompe le balle a nessuno, non influisce sui risultati…
Mi fa un po’ sorridere poi ripensare ai commenti che lasciavate su questo stesso blog intorno alle primarie: votate Prodi, non disperdete il vostro voto, dando anche del cretino a chi avesse votato diversamente, Scalfarotto in primis.
Beh, se Gianluca non vota, è anche colpa vostra, cari “Prodi ha più chance”.
non mi risparmio niente finché vedo le interviste per la strada, la pervicacia nel guardare al proprio portafoglio, lampadati e new-mestieri che ti riempiono di parole dal vuoto significato. Ci sono dappertutto, ma là in misura infinitamente maggiore. E sono convinto che farà prima a ‘cadere’ Palermo che non milano. Oltretutto ogni volta che ci arrivo mi prendo qualche malattia legata all’inquinamento atmosferico, acustico, luminoso. L’asilo l’ho finito e da quel tempo, per milano, non è cambiato niente: la classe dirigente, politica ed economica, è sempre la stessa.
Neri non vota? Citerei Cuore: “Ecchissenefrega!” Ogni cittadino ha diritto di votare, e diritto di non votare; e se vuole credere che, in una situazione di bipolarismo, non votare la ‘propria’ parte non favorisca l’altra, è padronissimo di farlo. In quanto alla nostalgia di proporzionale puro, è tipico di chi vuole mantenere la propria purezza adamantina, lasciando alla segreteria del partito scelto la bega di sporcarsi le mani in un’alleanza col partito che invece quell’elettore detesta.
Votare vuol dire, almeno per un giorno, uscire di casa e rendersi conto che si fa parte di una comunità e che. a volte, alla vita di questa comunità bisogna partecipare . La comunità di cui si fa parte è diversa da noi, spesso non la capiamo e magari non ci piace. Però questa comunità ci da anche i mezzi per cambiarla, per farcela piacere un po’ di più. Ma se alla fine la comunità continua ad essere diversa da noi, bisogna anche accettare che la comunità non sarà mai esattamente come la vogliamo noi. Volerlo è solipsistico.
Essere cittadini vuol anche dire rendersi conto della complessità della comunità di cui si fa parte e compito della politica è di cercare una sintesi di questa complessità. Un partito non potrà mai rappresentarmi completamente. Solo io mi rappresento completamente. Un partito è comunque una sintessi di molte persone.
Votare è un dovere, un gesto di senso civico perchè ci obbliga a rapportarci alla comunità in cui viviamo e a fare una scelta sul futuro di questa comunità. Non votiamo solo per noi stessi, votiamo per gli altri, soprattutto per gli altri. Astenersi equivale a mettere la testa nella sabbia e rifiutarsi di accettare che il mondo è diverso da come lo vorremmo. E per questo che si vota soltano da adulti. Non è un premio per la maggiore età, votare è sintomo di maturità.
Votare non è turarsi il naso o scendere a compromessi, vuol solo dire fare uno sforzo di intelligenza e fantasia per capire il mondo.
Votare è qualcosa di raro sia nella Storia che nella Geografia. E’ qualcosa di prezioso che va trattato con rispetto.
Astenersi, d’altra parte, è una cosa molto italiana. Nel peggior senso del termine.
Leggittimo l’astenersi. Ma, ad occhio, non ti andrà mai bene niente. Sul discorso partiti, sei completamente berlusconiano. Sta roba che la delega, nei fatti va bene ovunque, tranne che in politica è una sincera puttanata.
E se tu non sei in grado di distinguere fra cosa sono stati i governi dal 1996 al 2001 e quello di Berlusconi,è un tuo problema culturale. L’idea di Capo, berlusconiana anch’essa, per cui nella in uno stesso partito da Ferrando a Parisi gestito assolutisticamente da Prodi, perchè cio si evince da quel che scrivi, è altrettanto stupida.
E, con la tua scelta decisamente snobista e fricchettona, fai un gesto francamente irresponsabile.
Hai la coscenza pulita, mai usata. Bravo.
nel mio commento qua sopra c’è un refuso: “nella coalizone siamo” ve inserito nel punto che non si capisce.
Mi sembra che stiate equivocando la posizione di Neri come una scelta di intransigenza e come una collocazione a sinistra più esplicita di quanto non possa soddisfare l’attuale offerta politica. Ecco, potrebbe essere, sempre in piena legittimità, ma è bene non fraintendersi, che le cose stiano diversamente. E che chi non vota con queste motivazioni ha semplicemente, fatto il suo personale computo dei pro e dei contro, più facilità a venire a patti con la situazione corrente.
Non lo dico così a vuoto, ma perché mi sembra che questo tipo di equivoco ci abbia accompagnato costantemente in questi anni di ridefinizione delle collocazioni e appartenenze e ci abbia accompagnato male, mettendoci spesso k.o. Bastava infatti un “non ci sto” preventivo (ma anche un “ci sto in ogni caso”) per mandare all’aria qualsiasi confronto su cosa è in cosa si sostanzia essere di sinistra dopo l’89, dopo tangentopoli, dopo la fine dell’esilio forzato all’opposizione. Un confronto non banale e non semplice che si sarebbe dovuto fare spogliandosi delle rispettive maschere, mettendo tutte le carte sul tavolo e interrogandosi su dove si voleva andare di fronte a uno scenario tutto nuovo. L’averlo fatto solo parzialmente, impantanandosi in diatribe spesso di facciata, ha creato tra le altre cose le premesse perché un finto nuovo come Berlusconi reclamasse la scena per sé e i suoi miraggi.
Abbiamo di fronte una classe politica che è stata anch’essa poco capace di rinnovarsi e riformarsi, da cui tutti i comprensibili mugugni e insoddisfazioni degli elettori. Però secondo me si fa un’errore di interpretazione a sottolineare troppo che tutto è rimasto uguale a 10 anni fa e che i leader, le posizioni e gli schieramenti sono gli stessi: sotto la crosta quel ripensamento che non si è stati granché in grado di fare a viso aperto è comunque avvenuto. Questi anni ci hanno trasformato e molto, anche se non ne siamo ancora pienamente coscienti e la visuale rimanda uno scenario apparentemente immutato.
Penso che questa resistenza a prendere atto del cambiamento, rintracciabile sia nella timidezza e inconcludenza della sinistra che nel rifugiarsi nei sogni della destra, sia una cosa tipicamente italiana: siamo un pochino conservatori e ci piace trovare conforto nelle certezze di ieri invece che affrontare la tormenta (e l’ignoto, le soprese). Ma la vita per quanto ci fai a pugni e la ostacoli va avanti lo stesso: oggi l’Italia è come un ragazzone cresciuto nel volgere di un’estate e che non raccapezzandosi più si veste ancora come un bambinello e nega l’evidenza. Mentre questa resistenza nella sinistra riflette un’adolescenziale sfiducia nelle proprie possibilità, un tormento esistenziale di chi intuisce che si sta aprendo una porta importante e per questo viene colto dalla vertigine, nel berlusconismo c’è il rifiuto netto e la negazione a muso duro, che poi degenera nell’abbruttimento di chi non si sa accettare.
Penso che stia tutto qui il discorso. C’è una porta da aprire, dall’altra parte c’è il sole, il cortile, il quartiere, il mondo, le incognite. Da questa parte ci sono i soliti giocattoli, i fumetti, la console da gioco. Bisogna riuscire a distaccarsi per fare capolino fuori, scoprire che c’è dell’altro, prendersi qualche bastonata e poi tornare con calma. Il polo oggi, dopo essere stato per qualche tempo un liberi tutti casalingo con scorpacciate di merendine, cartoni animati a sfinimento e bigiate colossali, è diventato un nascondersi sotto le coperte, diffidando ringhiosamente di chiunque azzardi ad avvicinarsi.
L’astensione con queste motivazioni è secondo me un cercare un qualsiasi pretesto per rimanere in casa: fa freddo, l’autista dell’autobus ha la faccia cattiva. Ma è importante l’autista o dove ci porta? Ci vedo in questa astensione il sopravvivere di un modo vecchio di pensare al voto, una nostalgia (vedi il richiamo al proporzionale) di quando tanto la scelta era scontata e non determinava nessun rivolgimento degli equilibri e quindi era fortissima la rivendicazione identitaria: io sono perché voto e mi distinguo da quegli altri in base a questa scelta. Oggi l’aspetto che emerge è quello funzionale: voto perché mi aspetto un governo che si dia determinate priorità e cerchi di mettere in atto almeno una parte della visione di società in cui mi riconosco. Ma il voto non è salvifico, non ti definisce e non è risolutivo. Passato quello tocca ricominciare a sgobbare esattamente come prima, magari però impiegando le forze per andare avanti, invece che a puntellare le pareti che ti crollano addosso. E tra cinque anni le carte si saranno rimescolate, ci si potrebbe trovare tutti in posizioni molto diverse da quelle da cui si è partiti, percorsi diversi, battaglie diverse: sempre che ci si dia una chance di cambiare.
Alcuni potrebbero per esempio scoprire di riconoscersi poco nei valori della sinistra tradizionalmente intesa. Anzi magari di non esserlo proprio e di aspirare a una posizione tutto sommato più liberale che solidaristica, ma per cui oggi non si trova una rappresentazione esatta. Altri invece potrebbero scoprirsi più barricaderi di quanto sospettassero. Qualcuno tra i sostenitori del centrodestra, specie i più giovani, potrebbe rendersi conto di avere inseguito in Berlusconi non molto altro che un attore che facesse tabula rasa di un passato vincolante, in cui non si riconoscevano e che li escludeva: ottenuto lo scopo dovranno chiedersi anche loro al di là degli slogan dove vogliono andare. E ancora, altri potrebbero trovarsi trascinati dai propri interessi lontano dall’Italia o lontano dall’Europa, con le vicende di casa nostra che scivolano alla periferia della visuale, ma sono quelle scoperte che fai quando sei tranquillo che la madre patria non imploderà da un momento all’altro. Questo penso che stia già succedendo, in nuce, sotto l’epidermide ed è il grande cambiamento in corso che ancora non si vede in un quadro apparentemente statico.
Una vittoria dell’Unione in questo momento è una condizione per cui quest’Italia in gestazione (anche travagliata e inquieta) emerga e affronti i suoi problemi. Diversamente ci sarebbe un piegarsi su noi stessi e questa spinta a rimettersi in piedi prenderebbe non so bene che direzione.
ok leo, mi sono lasciato trasportare.
gli insulti beceri sono una minoranza, ok. chiedo vènia.
mettiamola così: a essere maggioranza sono quelle opinioni che vogliono togliere dignità alla posizione di neri e in generale a quelle di chi ha scelto il non voto.
di solito con argomentazioni stupidine tipo: sei tu che fai vincere gli altri, non voti perchè sei ricco, non voti perchè vuoi fare la bella figa, leopardi era pessimista perchè era gobbo.
non va bene. non mi piace. chi contesta entri nel merito. possibilmente con rispetto per l’altra posizione che in nulla, ma proprio in nulla, sta ledendo un tuo dirtto.
il non voto è una scelta dignitosissima se si giudicano i contendenti sotto il livello della decenza. e può essere dignitosissima anche per una lunga serie di altre motivazioni.
dispiace che così pochi tra quelli che scrivono commenti lo afferrino.
Cragno, la questione è diversa.
Chi ha sempre votato a destra e adesso è deluso da *questa* destra, magari sceglierà di non andare a votare, perché comunque non si riconosce neppure nell’altra parte. Nemmeno qui condivido la scelta, ma posso arrivare a capirlo. Ma che non vada a votare un sedicente di sinistra perché questa non è la sua sinistra ideale, perché la gente brutta e cattiva non ha votato Scalfarotto alle primarie, perché non c’è Dario Fo candidato sindaco a Milano eccetera beh, questo è da stupidi. Non si sporca le mani, non scende a compromessi (vabè, sorvoliamo va’), non si piega e non si spezza. Può permetterselo? Benissimo, ma non mi venire a parlare della dignità di questa scelta.
vergogna
Cragno:
mi pare che nessuno abbia affermato che Neri stia ledendo i diritti di chicchessia. E le contestazioni entrano nel merito eccome. Poi, insomma, non è a te che lo dovrei dire, bensì a Neri, ma visto che lui non replica e tu prendi le sue parti: nella definizione “argomentazioni NON stupidine” tu ci inserisci
1″ok, tu sei interista, ma questa volta fai il piacere di tifare Juve, altrimenti il Milan vince lo scudetto; avrai tempo più in là per la causa interista”.”?
o
2 “Mi si obietterà: tu non puoi mettere sullo stesso piano cadere in un pozzo pieno di letame col pestare una merda. ” […] Poi però vi puzza il piede di merda.
Tanto per entrare nel merito (e ribadire posizioni già espresse da altri qui):
L’esempio 1 (a parte la tristezza di continuare a fare paragoni calcistici) è insensato, perché qui si gioca in un campionato in cui l’Inter non esiste. Ma soprattutto, 2, è questo il cardine del discorso di Neri che prova che non ha capito niente: il piede puzzerà di merda anche a lui, se gli va bene; se gli va male cadrà nel pozzo. Astenersi dal voto non serve a una cippa! Lo volete capire o no?
Io (passo dal noi all’io, perché qui non sono più così sicuro di rappresentare il gruppo ;-) non contesto il non andare a votare in sé e per sé. “non vado a votare perché non me ne frega una mazza” o perché “per me pari sono”, mi va benissimo. Non sono d’accordo, ma capisco.
E’ invece il “non adare a votare” argomentato come Neri, come scelta per inviare un segnale da “non mi sento rappresentato” che è proprio di una vacuità da lasciare sgomenti. Ma che segnale? A chi? Ma pensi tutto il male che pensi della classe politica attuale e poi ti illudi che colgano un segnale come questo? Ma dove vivi?
Alle europee mi astenni perché la sinistra imbarcò Pomicino che subito eletto ringraziò con un calcio nei denti (c.v.d.).
Ma oggi, oggi no.
A votare ci vado e spero di dare un piccolo contributo a scalzare il caimano.
Lo faccio anche per i miei due figli, anche se ancora piccoli, perché i figli degli operai debbano ancora essere uguali ai figli dei professionisti (http://aiuto.blogsome.com/2006/04/04/lost-in-transmission/).
E se non gli sta bene andasse lui all’estero.
P.S. l’idea della rappresentatività del non-voto di Medo è affascinante e l’ho qualche volta vagheggiata. C’è della bibliografia in merito?
La democrazia è la forma peggiore di governo ma non ne esiste una migliore (cit.).
Non esiste il governo giusto (o se preferisci perfetto) perchè il concetto stesso di “giusto” è un concetto relativo.
Non esiste il sistema elettorale perfetto, tale concetto dipenderà dalla priorità che ci diamo (ad. es. rappresentaza = propozionale, maggioritario=stabilità).
Occorre partecipare alla vita pubblica dando delle priorità (non avremo mai la società perfetta).
Salut
Dice Bossi che se vince l’Unione lui scappa. Dai, Neri, non ti pare che questo sia un buon motivo…
Dice Bossi che se vince l’Unione lui scappa. Dai, Neri, non ti pare che questo sia un buon motivo…
Neri, tutte le tue considerazioni sono giustissime, votare Prodi significa ancora una volta tapparsi il naso per votare e ancora una volta significa sottomettersi alla volontà di un partito.
Singolarmente ed egoisticamente ognuno è libero di fare ciò che ritiene meglio e se per ribadire la propria posizione, alla faccia degli altri, ritiene di non votare, ne ha tutto il diritto,
Che ognuno pensi per se, al suo piccolo gruzzolo che rischia di essere tassato, alla tenuta di campagna dei suoi genitori che rischia di essere gravata dalle tasse di successione, al suo piccolo giardinetto che rischia di essere infestato di extra comunitari.
Ognuno è libero di esprimere il proprio dissenzo come meglio crede, alla faccia degli altri, alla faccia della comunità, alla faccia del bene collettivo.
Duri e puri senza compromessi, mia madre oggi ha votato Fini perchè ha detto che l’unica cosa che le interessa è il suo piccolo orto di terra, tu invece oggi non hai votato perchè ciò che interessa te è il tuo piccolo orto mentale.
L’unico appunto che mi sento di muoverti è che non era necessario scovare tutte queste scuse per giustificare il tuo astensionismo, avrei apprezzato di più la pubblica ammissione del tuo egoismo o in alternativa un pietoso silenzio.
Brogli elettorali
Oggi ho votato. 9 volte.
Mi è toccato farlo perché una serie di guru della rete ha deciso che sono troppo fighetti per sporcarsi con una cosa cheap come il suf…
Brogli elettorali
Oggi ho votato. 9 volte.
Mi è toccato farlo perché una serie di guru della rete ha deciso che sono troppo fighetti per sporcarsi con una cosa cheap come il suf…
La cosa peggiore è che c’è gente che vota a sinistra pur di mandare a casa Berlusconi nonostante a questa gente la sinistra non piaccia. E allora sti qui son veramente coglioni, scusate.
Indifendibile Neri, indifendibile…
Gianluca, ammettilo che non voti perchè non hai voglia di uscire di casa… ;-))
@Veronica
“Si può festeggiare anche per la sconfitta di qualcuno” (cit)
Non mi risulta che Intini (che pure mi impedisce di votare Rosa nel Pugno al senato, come avrei invece desiderato) possa essere ascrivibile alla famigli di Rutelli e De Mita, quella dei cattolici omofobici.
la posizione “mi astengo perchè non vi va bene nè il rosso nè il nero” potrebbe essere espressa con la scheda bianca (che attualmente va alla maggioranza): del resto persino nelle votazioni parlamentari c’è l’opzione “nè questo nè quello”, astenuto.
astensione = scheda bianca
menefreghismo/febbre/cazzi vari = “sto a casa e non voto”
Grassilli, si evince che io e te lo conosciamo bene. Siamo i soli in questi giorni ad aver mosso il dubbio Neri non abbia voglia. tutto qui. :)
NON FACCIAMOCI ABOLIRE
L’ICI, I Coglioni Italiani, vi da appuntamento Lunedì 10 Aprile Ore 19 Largo di Torre Argentina, Roma
Seguirà pellegrinaggio Palazzo Grazioli/Piazza Santi Apostoli
Sapete qual è il motivo per cui questo post di Neri vi fa così incazzare? Perché sapete benissimo che ha ragione. Perché è esattamente quello che abbiamo pensato tutti noi elettori di sinistra questa mattina quando abbiamo barrato un partito che non ci rappresenta nemmeno un po’. Questa mattina quando abbiamo votato dei politici che mai prenderemmo in considerazione se dall’altra parte non ci fosse una controparte così forte come il Cavaliere.
Neri ha ragione e lo sappiamo tutti. Queste sue parole ci infastidiscono, certo, l’idea di altri cinque anni berlusconiani ci è insopportabile. Nulla di più vero.
Trovo però che sarebbe un buon inizio rispettare la decisione, per altro ben argomentata, di qualcuno che forse ha fatto più cose lui per la sinistra qui dentro, che la maggior parte dei politici che di sinistra si professa.
ot (insomma) ma esilarante
http://tinyurl.com/g636d
E’ pur vero che stavolta ci turiamo il naso per cacciare Berlusconi, ma la prossima volta dovremo *di nuovo* turarci il naso per evitare Fini.
E poi?
Quante volte ancora dovremo turarci il naso e votare i DeMitaMastella per evitare chissà che orrori?
Ho votato. Ma il dubbio atroce rimane.
Francamente a me sembra più orrorifica l’idea di avere un Bertinotti o un Prodi al governo. E il mio cervello si rifiuta proprio di immaginare anche lontanamente un Luxuria e/o un Caruso in Parlamento.
Francamente a me sembra più orrorifica l’idea di avere un Bertinotti o un Prodi al governo. E il mio cervello si rifiuta proprio di immaginare anche lontanamente un Luxuria e/o un Caruso in Parlamento.
Gianluca, non avrei mai voluto dirlo…non sarà che tu non capisci un po’ troppo?
Oh, ma c’è davvero qualcuno che legge tutti questi commenti? Io non ce la faccio.
Qualcuno ha parlato di “egoismo”. Giustissimo. Io però aggiungerei anche “irresponsabilità”.
Caro Macchianera,
Mai contraddire un ubriaco.
Aspetta il giorno dopo, quando gli è passata.
:-)
Succo, hai ragione al 100%.
Entrambi gli schieramenti fanno pietà, abbiamo votato delle autentiche merdazze.
Gianfilippo: tu hai votato “delle autentiche merdazze” e tu ti senti intristito.
Io ho votato uno schieramento che reputavo decente e oggi sono una splendida ventottenne.
“A tutti coloro che fossero intenzionati a non votare ricordo che (particolarmente in un sistema bipolare), un’astensione dal voto corrisponde a un “mezzo voto” assegnato a chi vincerà. Mi spiego:”
[a] il numero assoluto dei voti necessari per vincere, cioè per avere un voto in più dell’avversario, diminuisce col diminuire del numero dei votanti effettivi rispetto agli aventi diritto al voto. Se gli aventi diritto al voto sono dieci e tutti e dieci votano, occorrono sei voti per vincere; ma se due si astengono, per vincere bastano cinque voti. Grazie all’astensione il vincitore, qualunque sia, vince più facilmente.
[b] il peso percentuale di ciascun singolo voto, e quindi della differenza di voti tra il vincente e il perdente, aumentano con il diminuire del numero dei votanti effettivi rispetto agli aventi diritto al voto. Se gli aventi diritto al voto sono dieci, tutti e dieci votano, e il vincitore vince con sei voti, allora il vincitore ha vinto con il 60% dei voti espressi contro il 40% del perdente (20 punti di differenza); ma se due si astengono e il vincitore vince con cinque voti, allora il vincitore ha vinto con il 62,5 dei voti espressi contro il 37,5% del perdente (25 punti di differenza). Grazie all’astensione il vincitore, qualunque sia, si ritroverà com una maggioranza apparentemente più rappresentativa e comunque più forte in termini di sedie occupate in parlamento.
[c] poiché (diversamente dai referendum abrogativi) non esiste un quorum al di sotto del quale le elezioni non sono valide, l’ “effetto sfiducia al sistema” dell’astensione è molto scarso. I voti non espressi spariscono rapidissimamente da ogni conteggio e da ogni discorso: il “non voto” non produce nemmeno un “effetto non voto”.
In sostanza: chi crede di non votare, in realtà vota per chi vincerà. Non votare è uno dei tanti modi di accorrere in soccorso del vincitore.
http://www.vibrissebollettino.net/archives/2006/04/dichiarazione_d_1.html#more
Mi aggiungo anch’io, Gianfilippo. Sono felice di aver votato la mia degna coalizione, felicissimo di aver partecipato, e sono in fremente attesa dei risultati, perché non vedo l’ora che Berlusconi esca dal governo del paese che stava uccidendo e perché penso che il nuovo governo farà bene per l’interesse dell’Italia di tutti e non di uno.
Succo, che Neri abbia fatto cose di sinistra è tutto da vedere, che poi ne abbia fatte ad esempio più di Prodi in questa campagna elettorale è assolutamente falso. Neri si è semplicemente sottratto a questa difficilissima campagna elettorale occupandosi solo di reality e della sua radio, mentre le armate mediatiche del cavaliere “massacravano” Prodi.
E nel giorno del voto, dopo il silenzio di questi mesi, ti fa l’articoletto per giustificare il non voto. Se fosse stato per tipi come lui non avremmo avuto nessuna chance di mandare via Berlusconi.
Non meriterebbe neppure di gioire. Invece coerentemente ha intenzione di stappare champagne.
A proposito, ci sono ancora 4 ore e mezzo per ripensarci. E’ bello andare a votare e sperare. Prendi la scheda, esci da casa e vai!
AMEN!!! Sono uno di quei lurker (si dice così?) che leggono mille blog, ma non scrivono mai. Questa volta ho dovuto dire che, DA UOMO DI DESTRA, penso cose esattamente simmetriche a quelle dell’autore del post, e sono dovuto giungere alla medesima, desolante, conclusione di non recarmi al seggio. Proporci “Prodi o Berlusconi” è stata un’offesa al popolo italiano!!! Dopo 10 (non 2, DIECI!!!) anni di distruzione dello Stato, si ripresentano le stesse due facce, che già erano vecchie 10 anni fa!!! Io non ci sto. Col mio non voto ho voluto dire che sono pronto a votare solo qualcuno NUOVO! Senza condannati in via definitiva per reati gravissimi in lista (e non mi si dica “Io voto Di Pietro che non li ha”, basta ipocrisie, con questo metodo si votano le coalizioni). Questi 2 uomini sono uguali. Io guardo il piccolo mondo in cui vivo, quello dei neolaureati: l’Università è stata DEVASTATA dal 3+2 di Prodi e il suo compare Berlusconi ha dato la mazzata alla scuola secondaria; il precariato eccessivo “alla Berlusconi” sta rovinando una generazione, dice il buon mortadella, ma dimentica che i CoCoCo li ha inventati lui. Sono uguali!!! Uno ha finito i disastri dell’altro. Il mio voto non l’avranno. E a coloro che mi dicono “sì, ma non votando non cambierai mai niente” io rispondo “E votando? Ti ripropongono la minestra riscaldata di 10 anni fa!” Che cambiamento!!! Forse, invece, se gli italiani non fossero andati alle urne avremmo dato l’unico vero segnale forte possibile.
1) “Non votare è uno dei tanti modi di accorrere in soccorso del vincitore.”
2)”Non votare significa lasciare che votino gli altri anche per te: le elezioni si decidono sulla base delle percentuali, sicchè il tuo non-voto equivale al votare chi vince.”
Ancora non riesco a capacitarmi del perchè così tante persone ripetono questa cosa.
Il non voto rende semplicemente più pesante il voto degli altri.
Se vota 80% degli italiani il mio voto invece che per una persona è come se “pesasse per 1,25” per così dire.
Poi magari sarò tardo io, ma l’ equazione astensionismo = votare vincitore non l’ ho mai capita.
olà
Liberissimo di astenerti Sig. Macchianera, poi però per cortesia astieniti dal parlare di Politica per un quinquennio, anche da questo blog!
A questo punto è e sarebbe un tuo preciso dover morale il silenzio su tali argomentazioni!
Credo di esser stato sufficientemente chiaro…
Stai a rosicà. Ti volevi presentare come candidato ma questa legge elettorale te l’ha impedito. Sarà per la prossima. Sempre che l’astensionismo, dinnanzi a un Neri candidato per la Camera, non aumenti vertiginosamente.
Chi resta a casa quando la battaglia comincia
e lascia che gli altri combattano per la sua causa
deve stare attento: perché
chi non partecipa alla battaglia
parteciperà alla disfatta.
Neppure evita la battaglia
chi la battaglia vuole evitare: perché
combatterà per la causa del nemico
chi per la propria causa non ha combattuto.
Bertolt Brecht
Chi l’ha detto che Ferrante non ha alcuna possibilità di vincere? Non dimentichiamoci che ha contro la Moratti. Tra uno sconosciuto totale e una tizia detestata praticamente da chiunque, chi vi sembra più avvantaggiato?