Eppure parrebbe un pazzo, oggi, chi dicesse che la sinistra italiana era o anche contro la televisione, contro l’automobile, contro la metropolitana, contro i grattacieli, contro i ponti e i sottopassaggi, contro l’alta velocità in ogni sua forma, contro i termo-valorizzatori per ricavare energia dai rifiuti, e contro gli inceneritori per bruciarli, contro i de-gassificatori per evitare costosi gas-dotti, contro la variante di Valico sulla Firenze Bologna, contro la realizzazione dell’aeroporto della Malpensa, contro le paratie mobili che proteggano Venezia dall’acqua alta, e di passaggio, contro la variante di mestre, ovviamente contro il Ponte sullo stretto di Messina, contro le centrali edroelettriche e quelle nucleari, contro l’uso dei computer, contro l’automazione del lavoro, contro il part-time e contro il lavoro interinale, contro tutto ciò che si è rivelato, in pratica, causa e conseguenza della modernizzazione di questo Paese.
Si parla della sinistra che si definisce – sì – progressista.
Basta essere anziani o almeno informati per rammentare le ostilità rivolte contro tutto quel che è stato via via ricondotto alla famosa società dei consumi. Le autostrade, per esempio: la sinistra non le approvava perché privilegiavano i consumi individuali – era la tesi – a discapito del trasporto pubblico. Il 3 ottobre 1964, dopo che il governo di Aldo Moro aveva inaugurato che l’Autostrada del sole – qualcosa che davvero cambiò l’Italia – l’Unità scrisse questo: “Abbiamo l’autostrada, ma non sappiamo a che serve… è evidente l’impegno di spremere l’economia nazionale nella direzione di una motorizzazione individuale forzata… dimenticando che mancano le strade normali in città e nel resto del Paese”.
Lo schema, da allora, non è mutato: ogni grande opera verrà inquadrata come un fumo spettacolare ma privo del necessario arrosto. Roba per pochi: “Velocità alte e comode – insisteva l’Unità – soltanto per redditi più elevati”.
Polemiche datate? Sino a un certo punto. Quello che scrisse l’Unità dell’8 gennaio 1977 – il Pci era ai massimi, ma qualche autostrada intanto l’avevano fatta lo stesso – andrebbe riletto lentamente, oggi, ai pendolari della Salerno-Reggio Calabria: “Gli investimenti in autostrade hanno aperto una falla difficilmente colmabile nelle risorse del Paese, a detrimento di investimenti la cui mancanza determina continui danni economici ed ecologici”.
La magica parola – ecologia – era stata requisita dalla sinistra, non senza precise colpe, beninteso, anche di un centrodestra piuttosto vacante. Fu un delirio comunque: “Mettere fine agli sperperi in una ragnatela di autostrade – è sempre l’Unità – dando rigorosa precedenza a investimenti sociali e produttivi: ecco il nostro impegno”. Era il gergo sempreverde che andava sempre a richiamare “un diverso modello di sviluppo”.
Quale? Non è chiarissimo, ma all’inizio del 1977 proprio Enrico Berlinguer – alla vigilia di una straordinaria fase di espansione mondiale dell’Italia – dettava una precisa parola d’ordine: austerità. Si, perchè “L’austerità è il mezzo per contrastare alla radice, e per porre le basi, del superamento di un sistema che è entrato in una crisi strutturale. Lo scopo di questa austerità – disse in un celeberrimo discorso – è in primo luogo quello di instaurare una moralità nuova”.
E’ rimasta la mentalità. La sinistra progressista, nel dopoguerra, si era già opposta alla realizzazione della Metropolitana milanese; negli anni Sessanta, il tram era definito di sinistra e la metropolitana di destra: va da sé che anche le conseguenze di questo, oggi, separano lo status di certe città italiane da quello di altre metropoli europee. La sinistra progressista si oppose parimenti allo sviluppo urbanistico verticale (i grattacieli) e le conseguenze sono altrettanto note.
Una volta tinta di verde, la stessa la sinistra avrà modo di opporsi a tutti i progetti di Alta velocità ferroviaria – ovvie le conseguenze – e così pure, come detto, ma ripetiamolo, alla variante di valico Firenze-Bologna, alla realizzazione dell’aeroporto della Malpensa, al progetto Mose per salvare Venezia, per non parlare del ponte sullo Stretto e di tutto il resto.
Poi c’è la televisione, sì. Nel 1954, a dir il vero, la nascita della Tv italiana fu accolta con sospetto e freddezza non solo a sinistra: nessun quotidiano riportò la notizia in prima pagina, a parte La Stampa. Era già evidente che cosa la televisione avrebbe potuto determinare nei costumi di un Paese: negli Stati Uniti i televisori erano già trenta milioni, in Inghilterra tre, la Rai in ogni caso vantava già centinaia di dipendenti.
Un esordio in bianco e nero che forse cointribuirà a ritardare di dieci anni quello della televisione a colori: fin dal 1967 la tecnologia fu ampiamente disponibile (apparteneva già a Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Francia, Giappone e persino Unione Sovietica, sì) ma in Italia c’erano ancota queki vecchi discorsi dei consumi individuali e collettivi: “La Tv a colori è caldeggiata dagli industriali e dalla Rai” titolava l’Unità del 14 settembre 1977.
Vade retro. “La questione non è se tradurre in Italia la Tv a colori, bensì quando introdurla… chiarire se il paese può sopportare questa spesa – essi scrivevano – e quali vantaggi eventuali, se vantaggi ci sono, potrebbe dare alla nostra economia”. L’arcano, oggi, pare risolto. Ma allora lo schema non cambiava: “Si tratta di capire e decidere – tuonava l’Unità – se la Tv a colori è conciliabile con la vigente necessità di case, scuole, ospedali”. E sarà solo una battuta, ma oggi forse pare più facile requisire case e scuole e ospedali, a una comunità, che non i televisori a colori.
Tutto il resto è noia. Storia più recente e forse più rimossa: negli anni Sessanta nacque la prima tv commerciale (Telebiella, più che altro un esperimento) e la sinistra aditò “un pluralismo televisivo illegale, incostituzionale e tecnicamente impossibile”. Già. Poi i progressisti proposero che il raggio d’azione delle tv private non dovesse superare il chilometro e mezzo. Saranno sempre loro ad applaudire i pretori che spegneranno le tv di Berlusconi e che si batteranno contro gli spot televisivi: perchè non si interrompe un’emozione. Ma si interruppe.
Prendete Michele Serra, per esempio: è un accidioso e simpatico signore che pone dei quesiti ricorrenti che sono sempre quelli.
7 novembre scorso: “E’ più importante fare le grandi opere o investire nelle periferie? Viene prima l’alta velocità o il trasporto dei pendolari?”.
3 marzo 2004: “Come può, un paese che difetta nell’ordinario, cimentarsi nello straordinario?”.
Sono dubbi di cui è piastrellata tutta la pubblicistica di sinistra del dopoguerra come abbiamo visto.
La verità è che non c’è paese occidentale dove le infrastrutture non si sviluppino a velocità differenziate: se è vero che nelle metropoli stanno mettendo la fibra ottica, mentre a Ginostra, per esempio, hanno appena messo l’elettricità, il punto è che stanno progredendo sia le metropoli che Ginostra: e però non ci si può fermare ad aspettare tutte le Ginostra d’Italia, perché da qualche ci sarà sempre una strada dissestata, un acquedotto insufficiente, qualcosa che non impedisca ad altri, tuttavia, di fungere da locomotiva.
Ha ragione Serra, e chi come lui, nel temere che le due velocità possano divergere troppo; ma c’è da sperare il Paese delle Gioia Tauro e delle opere perpetue, a destra come a sinistra, abbia imparato qualcosa. Io almeno lo spero. Lui forse non più.
Gli altri, la maggioranza, non sanno semplicemente di che parlano.
Hai imparato dal Cavaliere a dire le bugie e a manipolare le parole? :-)
Tutta quella lista di cose che hai scritto è rappresentata TUTTA da cose per cui la sinistra non era “contro”, ma proponeva utilizzi/sviluppi/decisioni differenti. E vista la merda in cui ci siamo ritrovati dopo 40anni di DC, forse aveva pure ragione. Anche se ha poco senso mettere tutto nello stesso calderone.
Le due velocità hanno sicuramente un punto di rottura, e serve sempre qualcuno che traini chi resta indietro.
Rapportando Milano all’Aspromonte le cose sembrano chiare; il ragionamento sembra giusto e ben articolato, ma non tiene conto del tempo. Non voglio certo difendere alcune teorie passate che possono essere state sbagliate, ma il punto di vista va esteso.
Immagino che fra 20-30 anni molti si chiederanno perchè ci fossero persone contro il ponte sullo stretto. Semplicemente cambieranno le condizioni: la campata unica non sarà più pretestuosa, come adesso, ma utile. Per ora la macchina di testa (il ponte) deve rallentare, perchè quella di coda (il territorio) è troppo distante. E’ sbagliato giudicare quando entrambe sono già al traguardo.
Discorso simile si può probabilmente fare per la Tav. Se non ho capito male, i problemi strutturali della rete renderanno comunque l’opera poco sfruttata.
Quindi è altrettanto possibile che in passato alcuni ammodernamenti non fossero opportuini come ci appaiono adesso.
La decontestualizzazione temporale è uno dei rischi più comuni nell’interpretazione della realtà. E’ il classico “errore” di “certi politici” che citano Hegel o Smith rapportandoli al presente, per non parlare di Marx.
P.s. Mi fa piacere rivedere F.F., in fondo mi sta simpatico. Credevo avesse posto fine alle sue sofferenze dopo l’ attestazione di stima fatta da Dell’Utri, probabilmente si riferiva ai tempi de’ il Paninaro.
bella Jack, sono d’accordo con te. Certo è triste doverle spiegare ‘ste cose.. Facci, leggi un libro la prossima volta, e magari leggi pure le date. Ti piaverebbe un mondo dove sono tutti d’accordo? Facciamo il ponte? Sì, via, partiamo! No, io preferisco un mondo dove qualcuno è contro, e rompe i coglioni (tu ci riesci senza essere contro, ma questa è una tua patologia…)e fa domande, propone varianti, suggerisce chiavi di lettura diverse. Poi magari ha torto, o è contro per partito preso. Ma chi legge può decidere a chi credere. Il problema di Facci è che non riesce a comprendere i giornalisti dell’unità degli anni 70, o prima ancora, che scrivevano di cose sulle quali non avevano interessi privati diretti, per la cittadinanza, nell’interesse degli italiani. Dal loro punto di vista, è ovvio. Se andassimo a prendere i giornali di un’altra tendenza, troveremmo, nel tempo, le stesse contraddizioni. Il partito liberale (no, facci, non quello di adesso, quello di Giolitti, Sonnino eccetera) era contro il suffragio universale, hai già scritto un post pe rinfacciarlo, sono passati solo cento anni…
Non dimentichiamo i radicali (alcuni di loro) che hanno appoggiato la campagna di Libia nel 1911, ed hanno il coraggio, a soli 90 anni di distanza, di dirsi pacifisti.. Coma dite? Non sono gli stessi? Ma per facci non fa differenza, anche i radicali alla Colajanni si dicevano progressisti..
…oppure il nostro Filippo non ha mai preso il treno due volte al giorno, non a Ginostra s’intenda, ma a Milano. Filippo prova ad andare a chiederlo a tutti quei pendolari che ogni giorno si vanno a velocità ridotta.
Contestualizziamo… Fu Ugo La Malfa, repubblicano al governo, a far ritardare di circa 10 anni l’introduzione della televisione a colori in Italia, lo stesso che si batteva contro l’eccessivo consumo delle “fettine di vitello”, ma erano tempi in cui in Italia si cominciava a spendere, forse troppo per chi aveva vissuto le ristrettezze degli anni ’30 e ’40.
Contestualizziamo … scrivo da Bologna dove la nuova giunta ha risolto con un abile compromesso l’alternativa tra “tram di sinistra” contro (ma perché contro?) “metropolitana di destra”, il nuovo tracciato “di sinistra” ha corretto la metro “di destra” appoggiata dalla giunta Guazzaloca, stabilendo che la Underground bolognese, appena esce dal centro storico si debba trasformare in … tram, cioè in mezzo di superficie.
Contestualizziamo … i verdi bolognesi, pur di bloccare la costruzione del “passante nord” che eviterebbe l’atraversamento dell’intasatisssimo nodo autostradale di Bologna, hanno proposto di trasformare l’attuale tangenziale (gratuita) in autostrada (a pagamento), in definitiva si tratterebbe solo di far acquistare a tutti gli automobilisti di bologna il telepass …
Le risorse sono scarse, le opere pubbliche possono essere cattedrali nel deserto o inutili fiori all’occhiello, ogni investimento in infrastrutture deve essere ben ponderato ed è benvenuta la dialettica, così da evitare sperperi di danaro, però chi fa sempre il frenatore rende un pessimo servizio al suo paese.
secondo l’ advisor, l’ attraversamento medio giornaliero attuale dello stretto è costituito da 6.300 auto (e 3.300 mezzi merci, 24 treni, 54 treni merci) mentre nella tangenziale di mestre i veicoli sono 140.000 tutti i giorni.
nei calcoli il ponte può sostenere un traffico 15 volte maggiore ma è evidente il forte sottoutilizzo della struttura, visto che poi nel progetto nel lato calabria non c’è nemmeno l’ aggancio con la rete ferroviaria. 6 miliari di euro li mettiamo qua, allora?
Per mia curiosità personale, quali erano gli utilizzi/sviluppi/decisioni differenti proposti dai “progressisti” per le “grandi opere” realizzate nel passato che Facci ha citato?
Prima si fa un centro commerciale, poi si tolgono i semafori intorno e si fanno le rotonde, poi si allargano le strade che ci portano, si fanno a due corsie, si evitano gli incroci, si fa un multisala, si allargano i parcheggi, iniziano a costrurci intorno appartamenti. Anche in una zona che prima del centro commerciale faceva schifo.
Così è successo, ad esempio, intorno a “I Gigli” a Campi Bisenzio (FI), in meno di otto anni.
Facci ha ragione.
Col senno di poi, e rileggendo le cose che scriveva l’Unità, vengo pervaso dal sospetto che avessero ragione.
Per dirne una:
“è evidente l’impegno di spremere l’economia nazionale nella direzione di una motorizzazione individuale forzata”
E in effetti in quella direzione siamo andati, con le conseguenze che sono sotto il naso di tutti. C’è chi lo aveva capito 40 anni fa, tanto di cappello.
Vogliamo parlare della ragnatela di autostrade, viadotti e trafori che si sono materializzate nei pressi dei serbatoi elettorali di ciascun ministro dei lavori pubblici?
Quando giovane ingenuo vidi dei cartelli di un’autostrada che finiva nel nulla a Gravellona Toce, mi chiesi “cazzo ci sarà mai a Gravellona Toce?”. Poi capii che la chiave non era finire a Gravellona Toce, ma passare per Gattico culla dei Nicolazzi. E Remo Gaspari e i trafori. E l’autostrada per Reggio Calabria che passa ad alta quota, tra le nevi perenni, solo per poter sfiorare Cosenza, thanks onorevole Mancini. E il Veneto bianco con le sue autostrade a tre corsie, e sotto Napoli budelli strozzati.
Troppo facile spacciarla come un’opposizione ideologica alla modernità, quando era invece in atto uno sviluppo malato e tutto sbilanciato.
Di quello sviluppo paghiamo le conseguenze, non del luddismo marxista che a quanto mi pare non ebbe la forza di rallentare alcunché.
Ogni punto sollevato, in polemica netta con le “tendenze” del periodo, a me sembra ben posto. Il ragionamento è inquinato alla base dal discorso che non è concepibile un mondo privo di tutto quello che abbiamo adesso, (autostrade, tv a colori, buchi alle montagne), perchè così è “il meglio”. Fosse stato un pò diverso…evidentemente la polemica non fu così incisiva, o forse questa è la dimostrazione che il dibattito “politico” non serve a niente di fronte alle “tendenze irreversibili” del tessuto sociale.
OK, avessimo avuto il colore alla tv 10 anni dopo….e allora? La fobia del “ritardo perenne” del Paese e dell’inseguimento tecnologico e culturale di quelli “all’avanguardia” pare sia un’assioma indiscutibile…quando invece salutare sarebbe capire come essere seriamente all’avanguardia domani. Ed è quantomeno discutibile che la cosa passi per il cemento, i buchi nelle montagne e nelle città e lucine colorate su cazzafalchi catodici.
Adesso come allora, beninteso.
Il ragionamento, pur con qualche intoppo, fila.
Ci saranno sempre due velocità in questo mondo ma bisogna fare i distinguo del caso.
Ad esempio, se una nave della flotta va più lenta, non possiamo rallentare tutta la flotta stessa per colpa di un solo elemento.
Se però una nave affonda, allora la flotta deve fermarsi, credo. O mi sbaglio?
scusate, ma c’è ancora qualcuno che non si è accorto che la sinisra è profondamente e definitivamente cambiata?
filì, ho smesso di leggere alla parola “ponte sullo stretto”.
anzi, no, alle parole ponte sullo stretto e modernizzazione del paese.
ma riesci ad essere serio quando scrivi queste cose? dì la ferità filippuzzo!
Mi tremano le mani a scrivere cio’ che sto per scrivere, ma credo proprio che Filippo Facci abbia solamente, completamente, inoppugnabilmente, perfettamente, tutte le ragioni di questo mondo.
Esiste un gene (o meglio, direbbe Dawkins, un “meme”), della sinistra che e’ reazionario, punto e basta. E che e’ almeno corresponsabile, se non responsabile tout court, del fatto che viviamo nel paese piu’ arretrato d’Europa, o almeno quello con le infrastrutture piu’ indecenti. Non c’entra nulla la contestualizzazione temporale: l’autostrada del sole aveva una fortissima domanda, tant’e’ che divenne subito trafficata, Una domanda ancora piu’ grande ce la ha la TAV (addirittura si parla di un corridoio di importanza continentale, per deviare il quale VERSO l’Italia i nostri rappresentanti in sede Europea hanno smosso mari e soprattutto Monti). Anche il ponte sullo stretto e’ importante, per il motivo elementare chel 2006 e’ impensabile che per attraversare due km di mare si debbano smontare i treni vagone per vagone, infilarli su un traghetto e poi rimontarli, una volta arrivati di la’. E’ semplicemente incredibile che per due km si perdano due ore (media: un km all’ora), anche se si puo’ essere ricompensati dagli ottimi arancini del ferry, e dal sapore romantico del rito di passaggio.
Ci sono poche macchine? Grazie alla fava, facciamo il ponte e vedremo che le macchine aumentano. Il benaltrismo di sinistra e’ solo un’alibi intellettuale, ne’ originale ne’ troppo sofisticato che nasconde il meme reazionario. Il problema e’ che ne’ D’Alema ne’ Fassino sono mai stati all’estero, o quasi, o comunque l’ultimo treno che hanno preso era quando non erano mai stati all’estero. Poi hanno iniziato a vivere sulle astronavi.
“Ci sono poche macchine? Grazie alla fava, facciamo il ponte e vedremo che le macchine aumentano.”
Ma che bella idea. E’ lo stesso meccanismo per cui le strade continuano a saturarsi, e allora ne facciamo di nuove che continueranno a saturarsi anch’esse, e per le città la sera sei immobile come un cretino nella tua auto e puoi pensare ridendo a quanta distanza c’è tra la realtà (immobile) e l’idea falsa di un progresso che è continuo movimento/fare/andare senza sapere esattamente dove…Ma si vede che Facci abita in un podere su una collina della Val d’Orcia, e guarda da lontano ammirato sto bel progresso che non porta da nessuna parte, e ste città dove i medici dicono “se ha un bambino piccolo, se ne vada altrove, qui sarà sempre malato”.
No, Lupo, inverti il meccanismo: quando hanno fatto l’autostrada del sole, contro i communisti, non e’ che la gente e’ andata a comprarsi la macchina per fare su e giu’ come dei pirla: la macchina ce l’aveva gia’, e l’ha messa in autostrada per un motivo molto semplice: era terribilmente comodo.
Stessa cosa per il ponte: la macchina io ce la ho gia’, e quando ci sara’ il ponte la usero’ per andare e tornare in sicilia perche’ sara’ piu’ comoda del treno (l’hai mai preso il treno del sole?).
Lascia perdere le astrazioni tipo “l’idea falsa di progresso”: quando ci sara’ il ponte tu userai l’espresso, che sara’ piu’ vivibile di ora perche’ io non ci saro’ piu’ -saro’ sul ponte-: vivremo meglio tutti e due. E questo, per me, si chiama progresso.
john charles ha ragione è ridicolo smontare un treno per fargli fare 2 km di mare sul battello. è ancora più ridicolo però spendere 6 miliardi di euro per fare passare sul ponte il treno e non attaccarlo con la rete ferroviaria.
il ragionamento poche macchine perchè non c’è il ponte è veramente dappoco e tralatro smentito dal prospetti finaziari del ponte stesso.
il ponte non è questione di reazionarietà della sinistra, è solamente buttare via i soldi per fare le molte opere che servono.
Questione di punti di vista, ma secondo me dappoco e’ affermare che non bisogna fare il ponte perche’ ne’ di qua ne’ di la’ c’e’ una rete ferroviaria degna. Tanto per cominciare se fai il ponte guadagni due ore sui tempi di percorrenza, cosa non dappoco, e comunque piu’ du quanto guadagneresti potenziando la rete. In secondo luogo fare il ponte non e’ in contraddizione con la modernizzazione della rete ferroviaria: e infatti esistono i progetti TAV, ma misteriosamente i benaltristi di sinistra sono contrari anche a quelli.
Sul traffico automobilistico ribadisco quanto ho detto: la stima sensata non viene da quante macchine oggi attraversano lo stretto via ferry, ma da quante macchine girano sulla messina-palermo e sulla messina-siracusa, da un lato, e sulla strada da Villa a Reggio dall’altra. Quello e’ traffico che nei mesi estivi e’ costituito da diporto e inevitabilmente si sfoghera’ sul ponte: chiunque sia familiare con quei posti sa che si tratta di un traffico immenso.
Senza considerare il fatto che il ponte puo’ essere un volano per il turismo, anche internazionale, nonche’ un’attrattiva in se’.
Il vero problema e’ un altro: sono le infiltrazioni mafiose. E qui il pds potra’ cominciare ad essere credibile quando espellera’ crisafulli, e la margherita quando fara’ ammenda della sua opposizione a borsellino.
ed ancora più ridicolo è fare un ponte a ventimila corsie con attaccate ai lati la salerno-reggiocalabria e la messina-palermo.
poi quello che vorrei capire è: ma modernizzare un paese significa spendere soldi per piramidi nel deserto e tagliare di più della metà dei fondi alla ricerca?
hai in parte ragione, però io avrei preferito prima migliorare la rete che fare il ponte. lato sicilia 8oo km di rete da elettrificare e 1440 da potenziare. 195 km sono a doppio binario e la metà è elettrificata. lato calabria come detto nel post prima, nel progetto il ponte e la ferrovia non sono collegate e non mi sembra un problema da poco. sulle auto è possibile quello che tu dici, però anche la stima favorevole non parla di aumento così significativo, anche tenendo conto del prezzo del pedaggio del biglietto.
caro Silvestro,
sulla ricerca ti ho gia’ risposto altrove: il vero colpevole e’ Berlinguer, la sua riforma criminale e la creazione sua originale del precariato “giovanile”.
Sul ponte ho l’impressione che ne’ tu ne’ l’ampia cerchia dei “contrari” sia mai salita sul “treno del sole”: ti assicuro che gia’ tagliare di due ore il tempo di percorrenza e’ un’ottima cosa. Per inciso, chi tiene alla ricerca -anch’io- dovrebbe vedere bene le grandi opere a forte impatto tecnologico.
Cio’ detto, lasciamo pure perdere il ponte -su cui comunque non solo nessuno di voi mi ha convinto, ma nemmeno mi ha risposto- su cui, almeno a sinistra, sono in minoranza: la TAV, perdio, la vogliamo fare? Le metropolitane, cazzarola, vogliamo introdurle anche nel Belpaese? Vogliamo, a sinistra, liberarci del gene reazionario che ci fa essere contrari a tutto, al nucleare, agli ogm, ai treni, alle autostrade, ai ponti e ai viadotti e ci condanna ad essere un paese marginale?
precisazione: il belin di editor taglia le lineette orizzontali, sicche’ il mio pensiero sembra ancora piu’ sconclusionato…
Massì, massì c’è un conservatorismo di sinistra che affonda le radici nel profondo e che pur non essendo dominante fa capolino nelle situazioni più diverse. Il bello è che è condiviso da base e vertici ma non sugli stessi argomenti, con l’effetto che risulta praticamente raddoppiato.
Per dirne una il PCI non ha mai veramente compreso il ’68 (ma nemmeno ora). Berlusconi invece sulle trasformazioni indotte da quella rivoluzione culturale ci ha costruito un impero mediatico.
Nel dubbio ti schieri contro, poi nel frattempo ci ragioni. Peccato che così alzi al primo pierino che passa una palla formidabile per giocare all’innovatore e costringerti su posizioni ancora più arretrate.
Tutto ben esemplificato dalla frattura a sinistra col PSI di Craxi, in cui alla fine ci han perso tutti.
Detto questo le scelte valide non dipendono solo dal cosa, l’aspetto determinante è il come. Un ponte sullo stretto come? Una tav come? In che contesto? Con che progetto?
Se si va a controllare non è che la sinistra istituzionale sia sempre aprioristicamente contro. A volte è anche aprioristicamente a favore. Come mi pare in parte il caso della TAV.
Quindi il problema è avere la flessibilità di ragionare sul merito.
Ora come ora accontentiamoci di mandare a casa il polo. Comunque il centrosinistra rimane il più abile rispetto al come.
Nel frattempo cominciamo a pensare a quello che verrà dopo. Dopo Prodi. Quella è la prospettiva in cui mettersi, bisogna guardare lontano. Se vince la sinistra ci sarà un governo capace di amministrare e garantire la pace sociale. Quella pace va sfruttata per costruire un progetto per il dopo (anche perché margherita e DS sembrano destinati alla decomposizione/fusione reciproca). Idem per la destra da cui si spera emerga una classe dirigente meno ridicola dell’attuale.
terrore, miseria e morte.
Ricordatevelo :))))))))))
“sulla ricerca ti ho gia’ risposto altrove: il vero colpevole e’ Berlinguer, la sua riforma criminale e la creazione sua originale del precariato “giovanile”.”
caro charles,
se ti metti a leggere i dati sui fondi devoluti alla ricerca, vedrai che quel 1,4% del pil si è ridotto di più della metà.
in più si sono ridotti i finanziamenti per il controllo.
in breve, questo governo non ha mai investito nella ricerca, anzi, ha tolto solo soldi.
per quanto riguarda i contratti a tempo determinato che con i finanziamenti poco hanno a che fare(qui spiegami il ruolo di berlinguer), erano fatti per l’introduzione flessibile nel posto di lavoro, e sarebbero dovuti essere per tre anni, se non ricordo male, dopodichè ci sarebbe dovuta essere l’assunzione.
poi sono venuti i cococo, i cocopro e per ultimi
i vari fantasiosi contratti rinnovabili di mese in mese partoriti in questi 5 anni di “buongoverno”.
con ultima perla la riforma moratti che rende il posto da ricercatore precario a vita.
ora non sarei neanche così contrario ad un lavoro a contratto, ma lo stipendio mi deve consentire di vivere, di farmi almeno una pensione alternativa e un’assicurazione sulla salute (visto che questo buongoverno non vede di buon occhio il welfare).insomma, se devo essere un libero professionista vorrei anche uno stipendio da libero professionista.
altrimenti parlare di flessibilità con uno stipendio da fame, significa prendere per il culo.
io poi non sono mai stato contrario al nucleare, non sono contrario assolutamente alla metropolitana (vivo a roma) ma una cosa è investire intelligentemente in strutture utili, una cosa è buttare i soldi dalla finestra, o meglio, regalarli con allegri appalti a gentaglia.
le cose vanno fate, ma vanno fatte bene, altrimenti è peggio ( e non ti rifaccio l’esempio del ponte)
Molte cose sono condivisibili. Personalmente sulla Malpensa non riesco a vedere un solo motivo valido del perche’ esista. Ci saranno sicuramente dei motivi praticissimi, solo che io a distanza di anni non sono ancora riuscito a trovarne uno.
A Facci, se c’è, vorrei chiedere se ha mai creduto di vivere nella Quinta Potenza Mondiale, come si diceva ai tempi dei paninari.
Perché c’era allora un’altro modo di vedere le cose: secondo alcuni l’Italia stava vivendo molto al di sopra delle proprie capacità, in parte vendendosi il futuro, in parte incassandosi i dividendi che le provenivano dal culo di essere in una posizione strategica indispensabile per la Nato.
Chi vedeva le cose in questo altro modo, non è che andasse in giro dicendo: “non ci possiamo permettere le autostrade e il tv color”; più spesso si poneva la domanda: “siamo davvero in grado di permetterci le autostrade e il tv color?” A sinistra c’erano più dubbi sullo sviluppo che a destra perché a sinistra c’erano, in principio, teorie alternative sullo sviluppo. Che poi sono sbiadite. Ma è sbiadito anche il nostro sviluppo.
Poi, d’accordo, il tv color è più bello della radio. Ma il tv color è diventato un duopolio con un abbassamento pauroso degli standard estetici e morali: come mai? Forse perché abbiamo ammesso una tecnologia avanzata in un popolo culturalmente ed economicamente impreparato al pluralismo dell’informazione e dell’advertising. A sinistra qualcuno si poneva il problema.
E l’autostrada è comoda. Ma ci muoiono all’anno più persone che in Palestina. Forse perché privilegiare il trasporto su gomma non era un’ottima idea, anche considerata la morfologia del Paese. Ma era un’ottima idea per i benzinai.
Adesso comunque il capo dei benzinai dice che dobbiamo progressivamente disfarci del petrolio. Se lo dice lui, naturalmente, ci adegueremo.
Sul fatto che l’eccessivo peso del trasporto su ruota in Italia sia un problema, anche sulla salute dei cittadini non vedo dubbi neanche tra i politici di destra, se poi si deve andare a carcare le posizioni dei vari partiti su singole decisioni vorrei ricordare che tutti i politici ex democristiani, ex socialisti, ex socialdemocratici ed ex missini attualmente parte di questa maggioranza di destra hanno votato a favore quando l’italia ha aderito al trattato di Maastricht con la legge del 3 novembre 1992 n. 454 e adesso danno la colpa di tutti i problemi all’Euro dei comunisti, che paradossalmente sono stai gli unici a votare contro.
Ma questo è normale l’elettore medio del centrodestra è troppo ignorante per saperlo.
Prendere poi come esempio di progresso la televisione a colori mi sembra semplicemente ridicolo.
Certo che per rispondere a Facci basterebbe un antologia delle cose dette in questi 10 anni dai politici della Lega, ne hanno dette e fatte molto di peggio, a partire dal sogno di una grande banca padana che volevano creare con l’aiuto del buon Fiorani fino ad arrivare alla depenalizzazione della xenofobia e del razzismo appena passata.
“Ma questo è normale l’elettore medio del centrodestra è troppo ignorante per saperlo.”
Verissimo. L’elettore di centro-destra capisce circa l’1% di politica. E quello di sinistra è ancora peggio: ne capisce il 5% e crede di capirne il 105%.
@ murmur79 : la matematica non è un opinione, il 5% non è meno dell’ 1%, per cui stante le tue statistiche l’elettore di sinistra è meglio di quello di destra :)
Non ho detto che l’elettore di destra non capisce di politica, conoscere la storia e capire la politica sono 2 cose molto diverse.
Io non penso di capir molto di politica, ma ho una buona memoria e i voltafaccia di chi dice una cosa oggi e tra 2 anni dice il contrario mi fanno un poco schifo, di qualunque orientamento politico siano.
Per esempio nel 1993 Tremonti proponeva di diminuire la tassazione sulle attivita produttive e sui lavoratori recuperando introiti grazie alla tassazione dello sfuttamento economico di beni pubblici come le aree turistiche e, guardacsao le frequenze radiotelevisive.
poi ha cambiato stranamente idea, e l’Italia è l’unico paese che fa pagare alle emittenti radiotelevisive private un canone di sfruttamento puramente simbolico.
L’anno scorso il governo USA ha incassato 10 miliardi di dollari di licenze per l’utilizzo delle frequenze necessarie alla trasmissinone della televisione digitale terrestre, lo stato italiano ha incassato zero, tanto i soldi li prende gia a quei polli dei contribuenti!
Che bello. Mi sembra di vedere F.F. affianco a Bonaiuti, in conferenza stampa, con l’Unità del ’77 in mano e un sorriso beota stampato in faccia, “vedete? Sono dei comunisti!”. Un Silvio-bis coi capelli rossi e gli occhiali da fighetto.
meno male che ci sono Facci e Bush a dire cose di sinistra :-)
Comunque ‘sto Facci mi sta facendo troppi regali con i suoi interventi per non ringraziarlo. Grazie.
per “John Charles”
“…l’ampia cerchia dei “contrari” sia mai salita sul “treno del sole””
caro John mai fatto il pendolare? mai stato sui regionali che entrano ed escono da Milano, 2 volte al giorno, 5 giorni la settimana, estate-inverno. Prova a chiederlo a loro cosa ne pensano dell’attraversamento dello stretto di Messina? ah dimenticavo , tra di loro ci saranno anche molti il cui “meme” non è senz’altro di sinistra
Caro Gian, possiamo fare lo stesso sondaggio anche a Winnipeg o a Tegucigalpa, ma non vedo cosa c’entri. (In realta’, devo dire che il piu’ appassionato discorso a favore del ponte me lo fece nel 1999 un signore di Boston, a Boston, che amava molto l’Italia. Che sorpresa, eh?)
Peraltro sono un discreto frequentatore della Bovisa, per cui conosco i locali del nord, come anche quelli intorno a Roma: stai tranquillo che sono incomparabilmente piu’ puliti, organizzati e meno traboccanti degli espressi che attraversano lo stretto.
Rispiego perche’ gli argomenti del tipo “ci sono tante altre cose da fare”, che chiamo “benaltristi”, non mi convincono: perche’ vale per tutte le opere, grandi o piccole: c’e’ sempre qualcosa di piu’ urgente, senz’altro. Solo che l’effetto di questo tipo di opposizione e’ che poi non si fa nulla, ne’ di urgente ne’ di non urgente. Io i radicali li odio, trovo che siano degli indegni pagliacci, pero’ su questo tema esiste un libro interessante, che si chiama “Il paese del non fare”, scritto da Giovanni Negri. Nonostante l’autore e’ un bel libro, che fa ragionare su questi temi: e non secondo astrazioni, che non servono a nulla, ma seguendo i fatti. Te lo consiglio.
per john charles
intanto ho riletto piano tutto il thread e mi scuso per aver usato il termine dappoco, non volevo mancare di rispetto (ma l’ho fatto). rimango della mia opinione sul ponte che è un’opera per ora insensata (oppure un gioco divertente con 4 tiranti da 382 metri e 720mila metri cubi di ancoraggi) e finora non abbiamo ancora approfondito il tema del lineamento geologico dell’ area. riguardo agli americani e alla loro costruzioni analoghe in aree sismiche, è un confronto impari sul tema dell’ attitudine e della capacità. crolla un ponte? lo rifanno. una città viene inondata? la rimettono in sesto abbastanza velocemente. noi stiamo ancora con dei container dell’ ultimo terremoto. un conto e l’ idealità della grande opera un conto cosa sei capace realmente di fare.
Per Chicco B.
Nessun problema per il “dappoco”, anzi, il dibattito in calce al pezzo di Facci mi sembra estremamente civile rispetto agli standard della rete, anche perche’ finora Facci non e’ intervenuto ad insultare nessuno dei convenuti (cosa comunque meno sorprendente del mio trovarmi d’accordo con lui).
Trovo anche questa tua ultima riflessione assai ragionevole ma non del tutto convincente: per i dati tecnici ci sono i tecnici, e di loro tendenzialmente mi fido (e forse faccio male: nella vicenda Vajont un lavoro ingegneristico perfetto e di punta provoco’ una strage proprio perche’ i rilievi geologici erano stati svolti in modo colpevole e criminale: ma sono passati piu’ di quarantadue anni, e forse i tecnici di oggi sono migliori: forse).
Per quanto riguarda il ponte le perplessita’ piu’ rilevanti restano, a mio parere, sulle infiltrazioni mafiose.
Tuttavia, anche per colpa mia, ho l’impressione che il dibattito sia deragliato: la questione del ponte e’ per molti versi estrema; piu’ fisiologica, secondo me, e’ la questione delle infrastrutture ordinarie: autostrade, TAV e trasporti. Ad esempio, io trovo incredibile che da Rosignano a Civitavecchia non ci sia un’autostrada, per cui andare da Livorno a Roma e’ lungo, scomodo e rischioso. Ma vallo a spiegare ai Verdi. Trovo scandaloso che a Roma ci siano due linee di metropolitana, dal funzionamento cialtronesco e dagli orari da Convento di Santa Mariuccia. Trovo ridicolo che su 18000 km di vie ferrate solo 330 siano adattate all’alta velocita’ (il tratto tra Firenze e Roma. Pare che ora sia prolungato fino a Napoli, ma finche’ non lo uso non ci credo). Trovo deprimente, ogni volta che torno dall’estero (dove passo gran parte del mio tempo), il gap ineludibile tra i servizi del paese da cui provengo (sia il Canada o la Spagna o la Germania) e quello a cui, volente o nolente, appartengo.
E credo che una buona parte della colpa ce l’abbia la parte politica che ho sempre votato.
signor facci perché non dà un’occhiata al mio blog e mi dice che ne pensa? la domatrice di elefanti non è male…ma anche in limo veritas non è da buttare via..per le recensioni le faccio lo sconto…ma se vuole può leggere le mie preferite: quella sulla signorina julie e su sarah kane..le risparmio la premessa ad ortega..grazie
ri-gassificatori, non de-gassificatori
ah? giusto perché altrimenti: degressisti! no, scherzo era una battuta. il pezzo di filippo facci era giusto nella direzione, qualche bersaglio qua e là può trovare voci in disaccordo (la mia, per esempio sul ponte). la modernizzazione del paese ha sempre vissuto di freni e doppie accelarate, tenendo conto che stiamo ancora finanziando il terremoto del belice (notizia elettorale di ieri o ierilaltro).
sui verdi: i verdi a volte sono usati come scusa. nel comune in cui sono nato e ho deciso di risiedere e lavorare ora, dopo aver girato un pò l’italia e la germania, ogni volta che c’è da prendere una decisione su: rotonde, trafori, metrò leggero bonifiche varie, non si può! ci sono i verdi. ma poi guardo. quali verdi? la regione è di centrodestra, la provincia è di centrodestra, il comune è di centrodestra e così quell’ intorno. i verdi sono anche una foglia di fico per mascherare incapacità.
Eppure,spostando di pochissimo la visuale questa modernizzazione arieggia paurosamente l’accanimento terapeutico.Ma forse sono io strano(oppure il premier,che a quanto pare in questo momento è pure dalla Pivetti,mi ha ruppe la minchia,facendomi sragionare)
Ma ci “FACCI” il piacere, avrebbe detto Totò !! Non si capisce se le tue affermazioni derivino da ingenuità, ignoranza o malafede, oppure da tutte tre insieme ! Il concepire la cosidetta “modernizzazione” soltanto come attività rivolta a realizzare infrastrutture è un atteggiamento ideologico ( per usare un benevolo eufemismo!! )che fa perfettamente comprendere come mai in Italia si sia concretamente affermato il berlusconismo!!!! Codesto tipo di “modernizzazione” rascura completamente il fatto che la crosta terrestre è abitata da uomini e pone al centro del proprio interesse un tipo di sviluppo di carattere materiale, ignorando il fatto che la nostra società ha oggi prevalentemente bisogno di progresso in termini sociali : miglioramento dell’assistenza sanitaria ed agli anziani, serie riforme scolastiche, eque politiche per la casa,lotta al monopolio dell’informazione ed in generale a tutti i monopoli e cartelli, lotta all’evasione fiscale, contributiva ed al lavoro nero, politiche di assistenza per gli immigrati,riforma del sistema carcerario etcc..C’è invece chi oggi vorrebbe estendere la frenesia consumistica e del superfluo anche ai beni colletivi, impegnando prezione risorse nella realizzazione di opere faraoniche e sostanzialmente inutili o poco utili, assecondando gli interessi di quei gruppi finanziari che cercano unicamente la massima remunerazione del capitale in un ottica totalmente autoreferenziale, tipica del capitalismo più straccione e di rapina !! Finchè ci sara gente che ragiona come Te, Berlusconi avrà vita facile !!
mamma mia che caduta…e ancora fuma?!?!? auguri facci lei è un vero uomo ragno ….ma lo sa che gi intellettuali non devono fare lavori di fatica?!?!