Natale a Miami

Per la signora Nicoletta Ercole, costumista, è solo lavoro. Ieri questo, domani il Riccardo III. Allora restiamo io e lui. Simone e Christian. Degli altri non mi importa, non li capisco. Cerco, ma non ci arrivo. La sin troppo ricorrente recita natalizia scritta e diretta da Neri Parenti che di anno in anno approda in un punto diverso del globo, talvolta della storia, si dipana semplice e lineare ai miei occhi: acqua sul marmo. E non saranno né i tempi comici di un De Sica in ottima forma ed altrettanta sciocchezza caratteriale, né l’imbarazzante stereotipo di un Massimo Boldi milanese e rozzo oltremodo al di sotto della soglia del sopportabile che sapranno risollevare le sorti di un prodotto banalmente indirizzato a quelli che, all’indomani di capponi e anolini in brodo e chissà quant’altro, ben poco altro potranno più che ridere sguaiatamente, in buona sostanza, del nulla. Perché nulla c’è, lì. A meno che il gesto dell’ombrello sia cosa per la quale sganasciarsi e svenire, poi, arrendendosi alla vescica debole. O, magari, è che prevedono che a noi tutti, pii ed acerbi alla vita, la parola “cazzo” muova sincera ed imbarazzata ilarità. E forse nemmeno servono le citazioni. Ché, in fondo, non si capisce perché La Piccola Bottega degli Orrori sia finita proprio lì, e neppure L’aereo più pazzo del mondo, per dire, un po’ strapazzato da un Francesco Mandelli oramai talmente “non giovane” che MTV quasi lo rimpiange. Il livello non sale mai abbastanza. Io, evidentemente, devo aver cominciato a delirare se ad un certo punto ho letto, fra le righe del più classico dei misunderstanding, il copione di Rumori Fuori Scena (Noises Off, Michael Frayn), ma no, non era possibile. Ero nel delirio puro, mi pare lapalissiano. Del resto, la colpa è mia, ché quelli sono film fatti così. Perché si sorrida di poco, senza chiedersi niente, fruendone per quello che possono. Voi andate ma sia chiaro, comunque, è meglio il libro.

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19 Commenti

  1. E vai sono il primo e la prima volta che mi capita.
    Forse sono l’unico di santo stefano che legge macchianera.
    Per Cristian De Sica fa rivoltare nella tomba il padre…

  2. ……e la tv italiota che sponsorizza queste merdate a tutto spiano.
    merdate=libri di vespa,libri di prodi,concerti vasco,conceri di baglioni,ecc ecc ecc…………

  3. Ma caro Sasaki… perchè farsi del male?
    A volte conviene spegnere la luce anche quando si fissa il soffitto.

  4. Outing.
    Questo pomeriggio, addì 26 dicembre 2005, io sono andato a vederlo. All’Arcobaleno di Viale Tunisia.
    Sono andato con amici demenziali che da anni cercavano di convincermi e ‘stavolta c’era la scusa che poi lo storico duo si separa.
    Opinione: pensavo peggio, è stato più normale del previsto. C’è una scena in cui ho riso a crepapelle (per chi l’ha visto: quella in cui Boldi inciampa nello skateboard e finisce come finisce).
    Ma soprattutto c’è quella Vanessa Hessler che è una fiiiiiiiiiiiigaaaaaaa.

  5. Ho parlato con gli autori della sceneggiatura, di recente, a Bologna. Un simpatica coppia di paraculi romani. Ci hanno messo sei mesi a scriverla… SEI MESI!!!
    … Se dovevano scrivere “Orizzonti di Gloria” o, che so, “Il settimo sigillo”, “Big Fish”, o “Rocco e i suoi fratelli”, quanto cakkien ci avrebbero messo?…
    Ai passeri, anzi alle passere come la Hessler, l’ardua sentenza…

  6. Paragonare il delizioso “Rumori fuori scena” a “Vacanze a Miami” mi pare francamente un po’troppo, Sasa’. Magari era l’effetto della crapula natalizia, chissà.

    Mi dispiace per De Sica, che peraltro ricordo bravo regista (“Faccione” era carinissimo…). Ma pecunia non olet, notoriamente.

  7. La commedia plautina c’è sempre stata e ha sempre fatto ridere, anche prima di Plauto.
    Proprio come le commedie di Plato, anche le “recite” di Parenti sono studiatissime, lavoratissime, congegnate e funzionanti come orologi svizzeri.
    Criticare questi film non ha senso. E’ come criticare i produttori di salsiccia dicendo che il caviale è meglio. E grazie al cazzo. Non ti pare?

  8. Eh.. io di solito evito di valutare a priori un film senza andarlo a vedere, ma dopo “S.P.Q.R.” anni e anni fa, mi sono ripromesso di aspettare il passaggio televisivo… casomai.
    A grandi linee, quello che mi viene da dire del lungo filone delle “Vacanze in…” più tutti i vari Vanzinismi e Neriparentismi è che negli ultimi 10 anni sono scaduti. Percarità, una risata te la strappano, ma al cinema non ci vai per capire che le battute del trailer sono solo quelle che fanno ridere.
    E non è essere prevenuti. Da un lato è ammirevole la precisione chirurgica con cui sfornano queste commedie e macinano soldi, ma i vari “Sapore di mare”, i primi Fantozzi e il meraviglioso “Una vacanza bestiale” con i Gatti, sono anni luce distanti!
    Per dire.. a me Montagnani (pace all’anima sua) faceva veramente ridere. Anche se era il filone “commediaall’italiana” precedente.
    L’unico rammarico è appunto aver perso la vera genuinità di quel tipo di commedia (e le tette della Fenech in alcuni casi…)

  9. No, sorry. Restando in metafora, non è questione di salsiccia Vs. caviale, ma di chi vuole spacciarti per caviale le uova di lompo, convincendoti pure che sono qualcosa di buono “quasi quanto il caviale”. E’dura, e poi quando finisci per assaggiare il caviale vero manco lo riconosci più. Quando i gusti declinano, è difficile poi trovare un pubblico che sia abituato ad apprezzare la qualità e a riconoscerla, soprattutto. Mentre non chiederebbe, paradossalmente, nulla di meglio…

    Anche scomodare Plauto e i fescennini mi pare un po’tirata per i capelli: Scarpelli, del resto, quand’era a corto d’idee disegnava cazzetti sui fogli dello script, mi raccontavano. E diceva: “Here’s the italian humour!”. :o((((

    Leggo proprio oggi, a consolazione, che un illustre critico del New York Times ha incluso nella rosa dei 10 migliori film del 2005 “La meglio gioventù” di M.T. Giordana e questo mi conforta molto più di quanto non lo sia leggere qui che i film di Boldi-De Sica sono ben fatti.
    Insomma, è come fare un compito di scuola superiore copiando da un bignami di situazioni-tipo comiche, bello sforzo! E mi fa una gran rabbia sentire chi ci ha lavorato perché non sono affatto scemi, ripeto. Ma non si sforzano di un’oncia. Nemmeno gli attori ci credono più.
    E tu esci fuori dalla sala, se ci vai, senza che nulla ti resti dentro (come del resto dopo aver sopportato un film di Muccino od Ozpetek, i due registi attualmente più sopravvalutati).

    Io ho esultato quando al recente festival di Annecy (ottobre 2005) in Francia, davanti a una giuria stronzissima, “E se domani” un film italiano che ha avuto una lavorazione travagliatissima, frutto dello sforzo di un produttore indipendente – diretto da un talentuoso giovane regista al debutto e con una troupe di bravissimi ragazzi del Dams – si è portato a casa i cinque premi migliori della giuria (speciale per la regia, interpretazioni maschili e femminili, colonna sonora). E continua a mietere ottime recensioni estere. Vuol dire che c’è chi ancora il cinema lo sa fare, ed è un buon artigiano, perdiana!

    La cosa terribile è invece – a fronte di ciò che ho visto nei festival e nelle rassegne, ai tanti deliziosi corti visionati, opere di ragazzi bravissimi – sentire che i film creature di Aurelio De Laurentiis (il solo grande produttore indipendente italiano rimastoci, con l’eccezione della ex Sig.ra Cecchi Gori, Rita Rusic, e le sue pieraccionate: ok, “Il ciclone” era un gioiellino d’ilarità, ma NON puoi andare avanti per nove anni rifacendolo con nomi diversi…) sono portati in palma di mano come esempi di professionalità. E per la loro promozione si mobilitano risorse degne di un oscar. E vabbe’, ma con quale esito, poi? C’è di che esserne fieri?

    Sapete, sono reduce da un recente convegno di addetti ai lavori dove si discuteva molto acutamente sull’incapacità italiana di promuovere gli eventi e le idee che stanno attorno a un film, soprattutto se bello e sconosciuto. Di creare attenzione, aspettative, attrazione attorno a un prodotto italiano. E sul fatto che naturalmente si producono sempre meno film, perché nessuno rischia, e se nessuno rischia nessuno va a vederli… e diventa un gatto che si morde la coda!:oPPP E’l’anello mancante della catena: il dannato marketing. (Ahimé, terreno che conosco bene). Bisogna sprovincializzarsi e imparare a lavorare sulla promozione in modo molto più professionale, rendersi visibili. Trovare nuovi strumenti più originali, avere il coraggio d’investire su qualcosa che non sia solo la marchetta in tv. Altrimenti, si finisce come per il fumetto: una riserva indiana.

    Ecco perché a noi riescono ad ammannire anche un filmino mediocre e caruccio come “Il mio grasso grosso matrimonio greco” e ne fanno un campione d’incassi, mentre non siamo capaci di valorizzare i nostri prodotti anche di qualità migliore in modo decente. E perché qui siamo costretti a rivalutare persino il trash, a trovarvi contenuti e rimandi inesistenti, pur di dire “commedia all’italiana”…
    … Grunt… :o((((

  10. Somma, paragonare i primi fantozzi ai polpettoni natalizi del post, ma anche ai vari sapore di mare o i vari carabinieri con Fenech incorporata, non è minimamente possibile, un paragone regge solo con i primi due Amici Miei.

    Gli stivali dei soldati,
    l’occhio della madre!!!!

  11. E le riprese in pellicola invece che in digitale, l’uso della luce, la sua sensuale morbidezza. Il colore come tavolozza e non come pixel, che mi ha ridestato il vecchio, mai sopito istinto di ex colorista professionale di fumetti (a mano, sia chiaro. Tutte le tecniche).
    Non c’è paragone.

    Rivisto tutto un mese fa, esattamente: sensazioni che credevo perse. Benedette le scuole di cinema (e le società che producono pellicole) che ti regalano chilometri gratis pur di filmare… ragazzi, fatevi sotto. Partecipate ai concorsi, alle rassegne, provateci; tirate fuori la creatività e raccontate storie: è bellissimo!

  12. Anvedichejedi, per favore, spiegami bene questa cosa della pellicola: quali scuole di cinema? In quale città?
    grazie

  13. Bologna, Officinema presso la cineteca in via Azzo Gardino: l’ultima rassegna di corti si è tenuta a fine novembre. Contatta la Bologna Film Commission (c’è un sito apposito, trovi tutto sul web) o la Film Commission Regionale della tua regione (se esiste…) che finanziano film (corti o medi, in tutto o in parte) a fondo perduto a condizione che tu utilizzi location e maestranze locali, che ti forniscono loro. Devi informarti meglio per le modalità della domanda, non so come funzioni nei dettagli e se intendano privilegiare i diplomati al Dams e alla scuola di cinematografia o i residenti nella regione.

    Comunque nulla ti vieta di partecipare a concorsi anche pubblicitari, di tener d’occhio piccole rassegne qualificate (Torino per l’horror, Pordenone…). Io ti consiglio anche i corti della pluriel che vengono presentati ogni anno a Venezia e altrove, fucina di nuovi talenti. Basta concorrere con una buona sceneggiatura: se la tua viene selezionata nella rosa dei finalisti, ti mettono a disposizione tutta la troupe per girare un corto pubblicitario di 5′. E poi puoi vincere uno dei premi finali se alla giuria di vip (tra i quali c’è Nichetti come presidente), allo sponsor e al pubblico piace il tuo corto.

    I premi sono di vario genere: dalla metratura di pellicola, ai soldi, ai contratti con case di produzione… tentar non nuoce! Il regolamento lo trovi nel sito citroen e il prossimo bando si aprirà in primavera. L’ultima edizione è stata deliziosa: Tommy Lo Svelto, il corto vincitore, era un gioiellino e l’ha diretto una ragazza giovanissima.
    In bocca al lupo… ;o)))

  14. Anvedichejedi, ti ringrazio immensamente (una che legge Bret Ellis…), e ringrazio Sasaki e Neri (non me ne vogliate) per l’ospitalità. Ciao, grazie ancora.

  15. De nada… spero tanto che tu ce la faccia!;o))) Bret Easton Ellis in realtà ho iniziato ad apprezzarlo per amore, lo confesso: la prima traduzione che lessi era pessima. Poi, Culicchia mi ha fulminato: tutto grazie a un uomo che ho amato molto (e come me adora “Il Maestro e Margherita”), il quale ha portato per due anni a teatro “American Psycho”. Interpretava Pat Bateman… con un’aderenza psicologica notevole, dato che fisicamente è l’antitesi di come lo descrive Bret. All’epoca era solo un bravo giovane attore di belle speranze, oggi è diventato un talentaccio di meritatissimo successo: fu lui a convincermi, dato che è il suo scrittore preferito. ;o))))

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