La domanda è venuta fuori parlando (leggi: cazzeggiando) con la C.T.D.R. (Critica Televisiva Di Riferimento): oggetto della discussione era la riproposizione in terza serata di “Sapore di mare”, avvenuta non mi ricordo più su quale rete qualche giorno prima.
Ora, io non so voi, ma c’è una scena, in “Sapore di mare 2” (che peraltro è già triste di suo, e mica per niente una delle canzoni della colonna sonora è la Bibbia delle pene d’amore “Ritornerai” di Bruno Lauzi: “Ti senti sola / con la tua libertà / ed è per questo / che tu ritornerai”) che, per quanto mi riguarda, è la più straziante della storia della cinematografia mondiale. C’è questo Gianni, faccia occhialuta da secchione, che sta da tre anni con Selvaggia (Isabella Ferrari). Anzi: quella sera cade proprio il loro anniversario. Selvaggia vuole uscire: vorrebbe festeggiare facendo l’amore con lui per la prima volta, ma Gianni, inaspettatamente e senza alcun valido motivo, si nega e poi si eclissa. E’ a quel punto che colpisce il corvo Fulvio (Massimo Ciavarro): la consola con parole dolci, fingendo di capirla, biasimando il fidanzato che non la merita, come solo gli uomini sanno consolare una ragazza quando han voglia di trombare. E finisce che se la tromba. Lì, sulla spiaggia, dietro ad una barca. E ad amplesso inaugurale terminato accade l’irreparabile: Selvaggia è pronta a rivestirsi, quasi sicuramente pentita di quel che ha fatto, ma alza gli occhi e vede Gianni, Gianni che era lì e ha visto tutto (o per lo meno quel che c’era da vedere per capire), Gianni in piedi, con le lacrime agli occhi, e tra le mani una torta con il numero “3” che fa capolino dalle candeline accese.
E non rompete i coglioni con il cinema d’autore, almeno per questa volta: è una scena che vale almeno dieci Lars – Von – Trier, e alla fine non ti viene nemmeno da vomitare per la telecamera a spalla.
Stavamo parlando di “Sapore di mare 2” e di “Ritornerai”, io e la C.T.D.R., dicevo, quando sorge spontanea una domanda: qual è il verso più triste mai scritto in una canzone?
Io ho iniziato e subito dovuto smettere, altrimenti questo post sarebbe stato più aggiornato di Wikipedia. Ne volevo fare una classifica, à la “31 songs”, ma davvero la lista è così provvisoria e incompleta che non ne vale la pena. Se desiderate, si accettano contributi.
Per quanto mi riguarda parto dalle più tragiche seppur poetiche, e allora non si può prescindere dalla Stefania morta di parto raccontata da Francesco Guccini in “Venezia”:
Novella Duemila e una rosa sul suo comodino,
Stefania ha lasciato un bambino.”
oppure – per rimanere più o meno sullo stesso tema – dall’autobiografia “Spark” di Tori Amos, scritta in seguito ad un aborto spontaneo che la porta a mettersi in discussione come madre:
But she couldn’t keep Baby alive
(“Era convinta di saper fermare un ghiacciaio
ma non è riuscita a tenere vivo il suo bambino”)
al punto di arrivare a credere che sia tutta colpa sua e dei suoi iniziali tentennamenti:
but you don’t / don’t really mean it.”
(“Dici che non lo vuoi, / lo ripeti e lo ripeti,
ma tu no, / non ci credi veramente”)
Poi, ecco, come in qualsiasi cosa nella quale sia implicata una nota musicale, non possono mancare i quattro ragazzi di Liverpool e l’epitaffio in occasione di una di quelle morti di cui nessuno si accorge:
and was buried along with her name,
nobody came.”
(“Eleanor Rigby è morta nella chiesa
ed è stata sepolta assieme al suo nome,
Nessuno è venuto.”)
Poi si passa al tema “amore”, e qui la diga crolla.
E’ un’escalation di tradimenti e amori inghiottiti dal tempo che parte dal Lucio Battisti fiducioso e incredulo di “Non è Francesca”:
Se c’era un uomo poi, no, non può essere lei…”
passa per il soldato raccontato da Claudio Baglioni che torna a casa in licenza e si appresta a fare una sopresa alla fidanzata, mentre lei lo previene e si fa beccare al mercato in dolce compagnia, e lui, lui tra incazzatura e pianti ci mette più o meno sei canzoni prima di arrivare (senza crederci per primo, o almeno si ha questa impressione) alla proposta del compromesso:
e non me ne importa niente / di ciò che hai fatto
se ci sei stata a letto / tanto il tempo aggiusta tutto…”
torna a Lucio Battisti e all’innamorato pentito di “Fiori rosa fiori di pesco” che, da bravo uomo, non ci mette mai una pietra sopra e, dopo un anno, va a trovare la propria ex a casa sua, convinto che magari alla fine butta bene, ma ci trova una lei imbarazzata e un uomo in accappatoio:
credevo non ci fosse nessuno con te
oh scusami tanto se puoi
signore chiedo scusa anche a lei”
e termina (ma che termini qui, l’abbiamo già spiegato, rappresenta solo un artifizio letterario) con “For no one”, i soliti Beatles e Paul Mc Cartney in particolare, alle prese con una storia che si trascina da tempo nella totale inconsapevolezza, da parte dell’elemento maschile della coppia, di trovarsi al cospetto dell’inevitabile fine:
and doesn’t feel she has to hurry, / she no longer needs you.”
(“Lei si sveglia, si trucca, / si prende il tempo che le serve
e non sente il bisogno di fare in fretta, / non ha più bisogno di te”.)
Poi ci sono quelli che se ne sono fatta una ragione, anche se si capisce che c’è voluto del tempo, come il Guccini di “Farewell”:
e il peccato fu creder speciale una storia normale. […]
E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa;
siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa.”
quelli che se la prendono, come Robbie Williams in “Sexed Up“:
Give ‘em time, we’ll forget / Let’s pretend we never met”
(“Perché non ne parliamo? / Sono qui, non gridare
Avremo tempo per dimenticare / Facciamo finta di non esserci mai incontrati”)
e chi invece ricorda stronzeggiando in compagnia del nuovo ganzo, come la Giulietta di Mark Knopfler & Co.
Now you just say “oh Romeo, yeah, you know I used to have a scene with him”
(“Mi avevi promesso tutto, mi avevi promesso mari e monti,
Adesso dici solo, oh Romeo, sì, sai, quello con cui ho avuto una storia”)
Ma la peggiore, quella più straziante e ingiusta (nei confronti di sé stesso, sia chiaro) e atroce e penosa l’ha scritta Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti. Chi conosce la travagliata storia d’amore con la compagna capirà perché; gli altri possono ripassare sulle vecchie annate di “Novella 2000”.
La si ascolta in “Tanto³”, ed è una di quelle ti lascia lì, indeciso su come comportarti: consolarlo con una mano sulla spalla o, come si fa con i cavalli feriti, sparargli, così soffre meno?
Già, la frase:
Finalmente un bell’articolo. Il migliore di tutti e’ sempre Sergio Caputo.
In “t’ho incontrata domani” si parte da:
Ora pranzo da solo in un lurido snack
un cretino mi dice “Dottore il caffè”
tra un panino e un frappé
sto scrivendo per te
un incredibile boogie.
per finire cosi’:
Ora sono in un Grill, nei paraggi di Rho
che mi lavo le mani nel privè
un signore va via
mentre urlo per te
un incredibile boogie.
In “mercy Bocu'” il nostro opera un transfert abissale su un manichino di una vetrina:
La tua storia lascia un po’ a desiderare, fermo un tassì
guastarti la serata no non è chic..
Confidarmi col tassista mi diverte, molto di più
“Mi lasci pure all’angolo e diamoci del tu”,
la vita è bella ciao Mercy bocù
Guardo le vetrine piene di bigiotteria,
scarpe parigine,
reggicalze, campionari di tappezzeria.
Lì c’è un manichino che somiglia a te
sfoggia un tailleurino giallo senape.
E dopo una fallimentare puntata al bar, la serata si chiude con il mesto ritorno a casa: l’anatopistico ottimismo dell’eroe e’ a dir poco struggente:
Alla fine quasi tutti sanno tutto,
sempre così…
conviene alzare i tacchi via di qui…
Pago il conto ed esco fuori per la strada
Mercy bocù
Un’orchestra di gatti
sta provando l’ouverture
la mia stella da’ spettacolo lassù.
Mercy bocù …
Altro tema, legato all’amore e alla morte, e’ quello della vecchiaia. Sergio scrive anche su questo parole definitive:
Sii! Cantavo bene… non ci credi? Senti qua:
du-hua du-hua du-hua du-hua du-hua du-hua …
Fior di bomboniere mi facevano le avance
du-hua du-hua du-hua du-hua du-hua du-hua …
Poi divenni astemio, e l’ottimismo mi abbrutì
mi ridussi a vivere di Novelle Cuisine…
“Essere o non essere firmati St. Laurent”
du-hua du-hua du-hua du-hua du-hua du-hua …
Gli esistenzialisti si chiedevano nei bar…
gli esistenzialisti mi snobbavano
perche’ mi hanno visto ridere
abbracciato a te…
Anche se il verso che ha cambiato la mia vita e’ quello che chiude l’incredibile “Bon Voyage”
si’, l’astronave e’ gia’ passata e tu dormivi
meglio cosi’ magari non ti divertivi…
Vero, “Ultimo Amore” di Capossela, ti strazia il cuore.
Tristezza allo stato puro.
Stupenda, tra l’altro.
Come canta Paolo Conte :”
la vera musica ti sa far ridere
e all’improvviso
ti aiuta a piangere ”
Perché , cito ancora :
” la grande musica FREQUENTA l’ANIMA “.
canta che ti passa
Davvero per niente facile scegliere quale sia il verso più triste scritto in una canzone, come propone il Neri.
Così, su due piedi, oltre ad alcuni di quelli già citati (il Guccini di Venezia e il Battisti di Fiori rosa, fiori di pesco in particolare)…
oh oh cavallo- oh oh cavallo
“c’e’ chi sta male verament, si nasce un po dove si capita, prendila con ironia” – Ma Che Tempo Fa, da Iguana Cafe’
Per non senti’ ‘a malincunia / me sa che me metto a canta’
che la regina mia è lunta’ / ma prima o poi ha da turna’
Quando la notte te vojo vasa’ / me pija una strana mania
me giro e m’arroto non riesco a trova’ / l’ora p’abbia’ ‘a sugnaria
Tant’ sì bella
ma anche:
Me ‘ncazzo m’arraio il fegato esplode / ma ‘n ci riesco a nin ci pensa’
lu sule s’abbasa sorride e mi dice / stanotte t’artocc’ ‘a sugna
Certo che, senza le melodie, dannazione…
Whose sticky hands are there
And what is this empty place
I could be happily lost but for your face
Here stands an empty house
That used to be full of life
Now it’s home for no one and his wife
It’s a hovel and…
Who can take your place?
I can’t face another day
And who will shelter me?
It’s cold in here
Cover me
Under these fingertips a strange body rolls and dips
I close my eyes and you’re here again
Later as day descends
I’ll shout from my window
To anyone listening, “I’m losing”
Who can take your place?
I can’t face another day
And who will shelter me?
It’s cold in here
Cover me
Oh in a plague of hateful questioning
Tap dancing every syllable from ear to ear
I hear the din of lovers jousting
When I’m hiding with my head to the wall
Who will shelter me?
It’s cold in here.
This House – Alison Moyet.
…e le chiamano notti
queste notti senza te…
Ma non sanno che esiste
chi di notte piange te…
Ma gli altri ridono, parlano, amano…
E la chiamano estate,
questa estate senza te
(Bruno Martino)
“sai penso che non sia stato inutile stare in sieme a te…
ok te ne vai decisone discutibile ma si lo sai…”
“puo’ darsi gia’ mi senta troppo solo perche’ conosco quel sorriso di chi ha deciso”
“Ma questa volta abbassi gli occhi e dici noi resteremo sempre buoni amici…”
La mia storia tra le dita
e nessuno ha ancora citato nick drake…
Questa canzone, non si capisce neanche bene di preciso di cosa parli, è come un fotogramma mosso, ma è di sicuro la più triste che io conosca.
Comunque il significato non è tutto, infatti quanta di questa tristezza è dovuta al testo, e quanta all’ interpretazione? Io sono convinto che Tim Buckley avrebbe potuto cantare anche l’ elenco del telefono, facendolo sembrare un tristissimo commiato funebre.
Sing a Song for You (Tim Buckley)
In my heart is where I long for you
In my smile I search for you
Each time you turn and run away I cry inside
My silly way, just too young to know any more
In my world the devil dances and dares
To leave my soul just anywhere,
Until I find peace in this world
I’ll sing a song everywhere I can
Just too young to know any more
The wind covers me cold
The starry skies all around my eyes
Far behind the city moans
Well worthy of the people there
Oh, the salms they love to hear
So let me sing a song for you
Just to help your day along
Let me sing a song for you
One I’ve known so very long
Oh, please could you find the time.
Ah, mi sono scordato che anche il figlio non scherzava: ( Questo è un’ suo inedito)
Forget Her
( Jaff Buckley )
While the city’s busy sleeping
All your troubles lie awake / All the noise has died away
I walk the streets to stop my weeping
But she’ll never change her ways
Don’t fool yourself
She was heartache from the moment that you met her
My heart feels so still
As i try to find the will to forget her somehow
Oh i think i’ve forgotten her now
Her love is a rose dead and dying
Dropping her petals and man i know
All full of wine the world before her
But sober with no place to go
Don’t fool yourself
She was heartache from the moment that you met her
My heart is frozen still
As i try to find the will to forget her somehow
She’s somewhere out there now
Oh my tears fall down as i tried to forget
The love was a joke from the day that we met
All of the words all of her men
All of my pain when i think back to when
Remember her hair as it shone in the sun
It was there on the bed when i knew what she’d done
Tell yourself over and over you wont ever need her again
Don’t fool yourself
She was heartache from the moment that you met her
Oh my heart is frozen still
As i try to find the will to forget her somehow
She’s out there somewhere now
Oh
She was heartache from the day that i first met her
My heart is frozen still
As i try to find the will to forget you somehow
‘Cause i know you’re somewhere out there right now
Che m’e’ ‘mparate e fa
Che m’e’ ‘mparate e fa
Si doppe tantu tiempu te si scordata ‘e me
E quanne me guardave
E je pure te guardave
Cu ll’uocchie me studiavo
Tutt’e mosse ca facive.
Sinnamurata ‘e me
Ma sienteme, chi t’o fa fa
E torna ‘n’ata vota
‘Mbraccio a chillu lla
Sinnamurata ‘e me
Ma sienteme, non ce pensa’
E torna ‘n’ata vota
Addu chillu lla.
Che t’aggia ditte a fa
Che t’aggia ditte fa
Pruvamme ‘n’ata vota
Pe ‘n’ora po basta’
Pe te senti’ ‘e parla’
E pe te dicere ca po
Nun m’aspettave niente ‘a te
Cchiu’ ‘e chello ca si stata.
Sinnamurata ‘e me
Ma sienteme, chi t’o fa fa
E torna ‘n’ata vota
‘Mbraccio a chillu lla
Sinnamurata ‘e me
Ma sienteme, non ce pensa’
E torna ‘n’ata vota
Addu chillu lla.
Te si spugliata cca’
Te si spugliata cca’
Si bella e nun ‘o saccie
Comme faccie a te gurda’
Te vojje bene ancora
Ma pe dice po pe ‘ddi
E intanto t’accuntento
Cu chesta canzuncella
Sinnamurata ‘e me
Ma sienteme, chi t’o fa fa
E torna ‘n’ata vota
‘Mbraccio a chillu lla
Sinnamurata ‘e me
Ma sienteme, non ce pensa’
E torna ‘n’ata vota
Addu chillu lla.
” muoio disperato. E non ho amato mai tanto la vita ”
“ridi, pagliaccio!”
Omaggio alla grandissima Gabriella Ferri, per la canzone più malinconica di sempre:
“Sempre”
(Castellacci, Pisano)
Ognuno ha tanta storia
tante facce nella memoria
tanto di tutto tanto di niente
le parole di tanta gente.
Tanto buio tanto colore
tanta noia tanto amore
tante sciocchezze tante passioni
tanto silenzio tante canzoni.
Anche tu così presente
così solo nella mia mente
tu che sempre mi amerai
tu che giuri e giuro anch’io
anche tu amore mio
così certo e così bello.
Anche tu diventerai
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più
come un vecchio ritornello.
Anche tu così presente – sempre
così solo nella mia mente – sempre
tu che sempre mi amerai – sempre
tu che giuri e giuro anch’io – sempre
anche tu amore mio – sempre
così certo e così bello.
Anche tu diventerai
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più.
Ognuno ha tanta storia
tante facce nella memoria
tanto di tutto tanto di niente
le parole di tanta gente.
Anche tu così presente
così solo nella mia mente
tu che sempre mi amerai
tu che giuri e giuro anch’io
anche tu amore mio
così certo e così bello
Anche tu diventerai
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più.
Pino, mi auguro che tu sia ancora da queste parti, voglio approfittare per dirti che “Tu dimmi quando quando…” più delle altre mi scatena inevitabilmente la malinconia del grande Massimo Troisi, e anche che ho trovato estremamente gustose le collaborazioni con il grande Pat Metheny.
“Raining in Baltimore”, Counting Crows. Anche per me è una coltellata. Come pure “Blower’s Daughter” di Damien Rice (e “Closer” annesso).
Con “Ancora tu” di Battisti, non mi sono ancora ripresa.
Più che la tristezza delle parole, spesso è incredibile la contemporanea coincidenza di alcune canzoni con episodi personali. Che aumentano il magone.
Molte diventano inascoltabili.
Poi non sopporto quelle dove non capisci come è andata a finire la storia.
Qui ci vuole una sana orgia. Ma tutti con l’iPod, però.
Ma “Viola d’inverno” di Vecchioni no?
Per la cronaca il testo è questo qui, credo sia da Oscar del magone:
Arriverà che fumo o che do l’acqua ai fiori,
o che ti ho appena detto:
“scendo, porto il cane fuori”,
che avrò una mezza fetta di torta in bocca,
o la saliva di un bacio appena dato,
arriverà, lo farà così in fretta
che non sarò neanche emozionato…
Arriverà che dormo o sogno,
o piscio o mentre sto guidando,
la sentirò benissimo suonare mentre sbando,
e non potrò confonderla con niente,
perché ha un suono maledettamente eterno:
e poi si sente quella volta sola
la viola d’inverno.
Bello è che non sei mai preparato,
che tanto capita sempre agli altri,
vivere in fondo è scontato
che non t’immagini mai che basti
e resta indietro sempre un discorso
e resta indietro sempre un rimorso…
E non potrò parlarti, strizzarti l’occhio,
non potrò farti segni,
tutto questo è vietato da inscrutabili disegni,
e tu ti chiederai che cosa vuole dire tutto quell’improvviso starti intorno
perché tu non potrai,
non la potrai sentire la mia viola d’inverno.
E allora penserò che niente ha avuto senso
a parte questo averti amata,
amata in così poco tempo;
e che il mondo non vale un tuo sorriso,
e nessuna canzone è più grande di un tuo giorno
e che si tenga il resto,
me compreso, la viola d’inverno.
E dopo aver diviso tutto:
la rabbia, i figli, lo schifo e il volo,
questa è davvero l’unica cosa
che devo proprio fare da solo
e dopo aver diviso tutto
neanche ti avverto che vado via,
ma non mi dire pure stavolta
che faccio di testa mia:
tienila stretta la testa mia.
La canzone più triste è “Famous blue raincoat”, Leonard Cohen. Non ve la copincollo perchè dovete ascoltarla, leggere non basta.
In Italiano… Beh, c’è da scegliere. Forse Fossati, “La casa del serpente”: “Io so soltanto che con te ho aspettato / e che il tempo mio non è bastato”.
“Io sarei una donna azzardata, una madre snaturata.
Una showgirl improvvisata anche un po’ stonata,
gamba alta e voluttuosa e appaio anche odiosa.
Guardami negli occhi, guardami nel cuore, ogni donna ha un suo dolore
che si porta dentro, non mostra al mondo e che non confessa mai.
Guarda il tempo come vola. Si vive una volta sola.
Io sarei una strana creatura, quella storia che esplode. E non dura.
La tempesta e l’azzurro del mare che ti fa delirare.
Sono l’incubo delle tue notti intere.
E se ancora non l’hai capita, io voglio il miele della vita”.
Loredana Lecciso.
Sassi che il mare ha consumato
sono le mie parole d’amore per te
Io non t’ho saputo amare
non ti ho saputo dare quel che volevi da me
Ogni parola che ci diciamo è stata
detta mille volte
Ogni attimo che noi viviamo è stato
vissuto mille volte …
non so se è più triste Paoli con gli occhiali neri o la scena dei “Mostri” in cui la canta il poveraccio
Per la sezione “capezzali” consiglierei invece le canzoni “L’amico” di Gaber, e “Frankenstein” di Masini, veri capolavori di strazio ospedaliero.
Una citazione particolare va anche ad “Albergo a ore”, però nella versione italiana di Herbert Pagani, solo perchè Gino Paoli è ancora vivo…
Era già tutto previsto
fin da quando tu ballando
mi hai baciato di nascosto
mentre lui che non guardava
agli amici raccontava
delle cose che sai dire
delle cose che sai fare
nei momenti dell’amore
mentre ti stringevo forte
e tu mi dicevi piano «io non lo amo, io non lo amo»
E’ Cocciante e nel resto del testo diventa ancora più opprimente
e che dire di questo battisti allegrissimo…
“Dimmi perchè ridi amore mio
proprio così buffo sono io?
la sua risposta dolce non seppi mai!
L’auto che partiva e dietro lei
ferma sulla strada lontano ormai
lei che rincorreva inutilmente noi”
(la luce dell’est)
Simon & Garfunkel:
I am a rock,
I am an island.
I’ve built walls,
A fortress deep and mighty,
That none may penetrate.
I have no need of friendship; friendship causes pain.
It’s laughter and it’s loving I disdain
…
I am shielded in my armor,
Hiding in my room, safe within my womb.
I touch no one and no one touches me.
I am a rock,
I am an island.
And a rock feels no pain;
And an island never cries.
ma come, “canzone per un’amica” no?
People who are trying to decide whether to create a blog or not go through a thought process much like this:
1. The world sure needs more of ME.
2. Maybe I’ll shout more often so that people nearby can experience the joy of knowing my thoughts.
3. No, wait, shouting looks too crazy.
4. I know – I’ll write down my daily thoughts and badger people to read them.
5. If only there was a description for this process that doesn’t involve the words egomaniac or unnecessary.
6. What? It’s called a blog? I’m there!
The blogger’s philosophy goes something like this:
Everything that I think about is more fascinating than the crap in your head.
The beauty of blogging, as compared to writing a book, is that no editor will be interfering with my random spelling and grammar, my complete disregard for the facts, and my wandering sentences that seem to go on and on and never end so that you feel like you need to take a breath and clear your head before you can even consider making it to the end of the sentence that probably didn’t need to be written anyhoo.
tristeeeeeeeezza, per favore vai viiiiiiiiiaaa, e non tristezzaaaaaaaaaaa!!!!! ecc. ecc.
Già dal titolo si vede che l’autore capisce ben poco di musica, come è poi confermato dal contenuto del post.
La canzone “Canzone” di Vasco
“…e questa sera nel letto metterò/
una coperta in più per chè se no/
farà freddo senza averti/
senza averti sempre addosso/
e sarà triste lo so/
ma la tristezza però/
la puoi rinchiudere dentro una canzone che canterò…”
Victor Jara (che già la fine che gli hanno fatto fare mette una tristezza enorme addosso)… Te recuerdo Amanda
Te recuerdo Amanda
la calle mojada
corriendo a la fábrica
donde trabajaba Manuel.
La sonrisa ancha
la lluvia en el pelo
no importaba nada
ibas a encontrarte con él
con él, con él, con él
que partió a la sierra
que nunca hizo daño
que partió a la sierra
y en cinco minutos
quedó destrozado
suena la sirena
de vuelta al trabajo
muchos no volvieron
tampoco Manuel.
Come non sei tuuuu uh uh uh…
Vecchio Frack ”
by Domenico Modugno
E’ giunta mezzanotte
si spengono i rumori
si spegne anche l’insegna
di quell’ultimo caffè
Le strade son deserte
deserte e silenziose
un’ultima carrozza cigolando se ne va.
Il fiume corre lento
frusciando sotto i ponti
La luna splende in cielo
dorme tutta la città
Solo va
un uomo in frack.
Ha il cilindro per cappello
due diamanti per gemelli
Un bastone di cristallo
la gardenia nell’occhiello
E sul candido gilet
Un papillon, un papillon di seta blu.
Bon nuit bon nuit bon nuit bon nuit
buona notte
Va dicendo ad ogni cosa
ai fanali illuminati
Ad un gatto innammorato
che randagio se ne va.
E’ giunta ormai l’aurora
si spengono i fanali
Si spegne a poco a poco tutta quanta la città
La luna si è incantata
sorpresa e impallidita
Pian piano scolorandosi nel cielo sparirà.
Sbadiglia una finestra
sul fiume silenzioso
E nella luce bianca galleggiando se ne va
Un cilindro
un fiore e un frack.
Galleggiando dolcemente e lasciandosi cullare
Se ne scende lentamente
sotto i ponti verso il mare
Verso il mare se ne va
Chi mai sarà, chi mai sarà
quell’uomo in frack.
Adieu adieu adieu adieu, addio al mondo
Ai ricordi del passato
Ad un sogno mai sognato
Ad un attimo d’amore che mai più ritornerà.
Questa è la canzone più triste che conosco!
“Ti ricordi che meraviglia, la festa delle medie?”
“Tu non vieni!”
“Non importa, sai, c’avevo judo… ma se serve vi porto i dischi, così potrete ballare i lenti”
“Porta pure, ma non entri…”
Tapparella – EelST
Bobo: Thumbing my way, come molte cazoni dei PJ, non è per nulla triste. Cazzo, è una canzone ceh parla di sopravvivenza, come può essere triste sopravvivere? “I am thumbing my way back to heaven” è la fine del dolore, che ovviamente non è mai indolore neppure lei.
Dimenticavo… “Many Too Many”, Genesis.
Many too many have stood where I stand
Many more, will stand here too
I think what I find strange is the way
You built me up and knocked me down again
The part was fun but now it’s over
Why can’t I just leave the stage?
Maybe that’s because you securely
Locked me up and threw away the key
Oh mama, please would you find the key
Oh pretty mama, please won’t you let me go free
I thought I was lucky, I thought that I’d got it made
How could I be so blind?
You said goodbye on a corner
That I thought led to the straight
You set me on a firmly laid
And simple course and then removed the road
Oh mama, please help me find my way
Oh pretty mama, please lead me through the next day
I thought I was lucky, I thought that I’d got it made
How could I be so blind?
@typesetter:
diciamo che io intendevo “struggente” piuttosto che “triste” (il che, ammetto, è in contrapposizione con il titolo del post).
e lo stesso discorso vale per “let down” dei radiohead.
“You’re the only one I want now
I never heard your name.
Let’s hope we meet some day
If we don’t it’s all the same.
I’ll meet the ones between us,
And be thinkin’ ’bout you
And all the places I have seen
And why you where not there.”
(T. Van Zandt, “Highway Kind”)
Ma triste non vuol certo dire brutto, no?
Tralasciando il fatto che non ho mai visto nessuno dei vari sapori di mare o di sale I, II III o IV, un anno prima o un anno dopo, la prima canzone che mi era saltata in mente era “Ultimo Amore” di Capossela, ma l’ho vista già citata.
Vorrei ricordare allora “Angoscia metropolitana” o “Ti ricordi, Michel” di Lolli, o tutto l’album “Tutti morimmo a stento” di Fabrizio de Andrè, “un giorno dopo l’altro” di Tenco (molte canzoni di Tenco sono tristi ma bellissime), “Stasera pago io” di Modugno, ma anche la splendida “Nothing compares to you” di S. o’ Connor, e buona parte del repertorio di Nick CAve (“your funeral, my trial”, “Stagger Lee”…).
Certo che citare Nek o Max (ca)Pezzali in mezzo a tanti “veri” autori….
il tuo server ha fatto l’operazione ora legale all’inverso? sono le 12.18 e il timestamp riporta 14.18!
Hallelujah di Leonard Cohen.
e se vogliamo abbinarla a una scena, allora voto per la versione di Rufus Wainwright in Shrek (con Shrek e Fiona soli a disperarsi).
Vecchioni, non può mancare nella lista delle canzoni tristi, oserei dire crepuscolari:
“Ora so cosa hai visto sul soffitto
l’ultima volta che ti sei distesa
sbarrasti gli occhi e ti spezzasti il cuore.
Tu l’hai visto finire il nostro amore…
Il nostro amore… ”
(La tua assenza)
Leave, but dont Leave me….
Pink Floyd
Capita a volte che si lascia qualcuno per incomprensioni, crisi proprie. Ma ci si ama ancora, tutti e due. E ogni tanto ci si lancia dei messaggi a vicenda, ma nessuno dei due riesce a fare un passo decisivo per il riavvicinamento, per paura di far soffrire ancora, per paura di soffrire ancora. E ognuno dei due inizia a frequentare altre persone, ma senza troppa convinzione, perché dentro si sa che prima o poi quel passo decisivo lo si farà, un giorno lei e lui saranno pronti per stare di nuovo insieme, questa volta per sempre. Sembra un accordo tacito, frasi buttate qua e là quando si parlano al telefono, come se fossero battute. Poi succede che lui muore, così, all’improvviso. E lei rimane lì, con questo senso di gelo dentro, con tutte quello che ancora aveva da dirgli, con tutto quello che ancora avrebbe voluto vivere con lui.
A me strazia la canzone di Giorgia ‘Gocce di memoria’, perché capisco benissimo cosa provava quando l’ha scritta, perché l’ho provato sulla mia pelle.
“inestimabile e inafferabile la tua assenza che mi appartiene
siamo gocce di un passato che non può più tornare
questo tempo ci ha tradito, è inafferrabile
racconterò di te, inventerò per te quello che non abbiamo
Le promesse sono infrante come pioggia su di noi
Le parole sono stanche, ma so che tu mi ascolterai
Aspettiamo un altro viaggio, un destino una verità
E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso….”
Premesso che Guccini scrive anche canzoni allegre (p.es. “Black-out”), o addirittura interi dischi (“Opera Buffa”), segnalerei la sua traduzione in modenese della “Zietta” di Serrat.
La ziatta (La tieta)
A la desterà al veint
con un colp al persian
l’è acsè lèrgh al sòo let
e i linzòo fradd e grand
tòt dò i oc’ mez e srèe
zercherà n’ètra man
sèinza catèr nisun
come aièr, come edman
Al so stèr da per lèe
l’è un sò amigh da tant’an
ch’a l’ ch’gnass tòtt i sòo quèl
fin al pighi dla man;
la scultarà al gnulèr
d’un gat vec’ e castrèe
ch’a gh’ dòrm inzèmma a i znoc
d’invèren tòtt al dè.
Un breviari apugièe
in vatta a la tulatta
e un gaz d’acqua trincèe
quand a s’lèva la ziatta
Un spec’ vec’ e incrinèe
a gh’arcurdarà pian
come al tiemp l’è pasèe
come in vulèe via i an,
e gl’insaggni dl’etèe
per al stridi i s’ sèn pèrs,
quanti rughi ch’a gh’è
e i oc’ come i èn divèrs.
L’a gh’ butarà un suris
la purtinèra ed ca’
per l’urgói cg’ a gh’la lèe
perché a gh’ fa bèin i fat;
tòtt i dè fèr l’istass
ciapèr al filibùs
per badèr ai tragatt
d’un avuchèe nèe stóff,
cun al quèl an andrèe
l’aviva fat la “stratta”
ma tant tèimp l’è pasèe
ch’a n s’arcorda la ziatta.
Lèe ch’l’ha sèimpr in piò un piat
quand ariva Nadèl,
lèe ch’la ‘n vòl mai nisun
se un dè, a chès, l’a s’ sèint mèl,
lèe ch’l’a ‘n gh’ha gnanca un fióo
sol quall ed sóo fradel,
lèe ch’l dis: “L’a ‘n va mel!”
Ch’l’a dis: “A fagh tant bè!”
E la dmanga del Pèlmi
la cumprarà a sòo anvod
un bel ram longh d’uliv
e un pèr ed calzatt nóv
e po’ in cesa tótt dóo
i faran come al pret
e i pregherai Gesó
ch’a l’va a Gerusalem;
po’ a gh’ darà soquant franch
de mattr’ind ‘na casatta
perché a s’ dèv risparmièr
com la fa lèe, ziatta.
E un dè a s’gh’ha da murir
com’ piò o meno i fan tótt,
cun ‘na frèva da gnint
l’andrà in cal póst tant brótt;
l’avrà bele paghe
un prèt ch’a s’sèint a póst,
la casa, al funerèl
e la Massa di mort,
E i fior ch’i andrai andrèe
al sóo trèst suplimèint
i èn cal cosi che pass
a l’ se scorda la zèint;
a gh’ resterà po’ i fior
e i drap negher e zal
e dedrèe un vec’ amigh
scuvèrt un mumèint fa
e un santèin a l’ dirà
ch’l’è morta n’ètra sciatta;
ch’l’arpóunsa in pès, amen,
e scurdaramm la ziatta.
Canzone per te
Sergio Endrigo
La festa appena incominciata e già finita
il cielo non e più con noi
il nostro amore era l’invidia di chi è solo
era il mio orgoglio, la tua allegria
E’ stato tanto grande ormai, non sa morire
per questo canto, e canto te
La solitudine che tu mi hai regalato
io la coltivo come un fiore
Chissà se finirà,
se un nuovo sogno la mia mano prenderà
se a un’altra io dirò le cose che io dicevo a te
Ma oggi devo dire che ti voglio bene
per questo canto, e canto te
E’ stato tanto grande ormai, non sa morire
per questo canto, e canto te
Chissà se finirà ……
ciao a tutti, secondo me una meravigliosa canzone è quella degli ARID-ME AND MY MELODY
…Oh creature
…Oh love
Strained now
Til we get enough
I ain?t afraid no more
As they batter down the door…
altra song molto triste è CREEP-RADIOHEAD
When you were here before
Couldn’t look you in the eye
You’re just like an angel
Your skin makes me cry
You float like a feather
In a beautiful world
And I wish I was special
You’re so fuckin’ special….
buona giornata a tutti……Ric